Sdraiami

Sdraiami di Berarda Del Vecchio

Ero entrato da Feltrinelli per comprare un vocabolario di spagnolo tascabile e come il solito ho dato un’occhiata in giro, sfogliando qua e là qualche libro. Girando ho notato un libretto con su scritto “sdraiami” e il volto di una ragazza bruna che spiccava in copertina.

L’ho guardato per un attimo e poi ho proseguito nel mio giro fino ai dizionari, dove ho scelto quello che mi sembrava il più adatto alla bisogna.

Però nella mia testa frullava quella immagine e il titolo del libro, così andando verso la cassa mi sono fermato nuovamente.

Ho dato un’occhiata al prezzo 10€, che con lo sconto 30% si riduceva 7€; più o meno quello di una rivista col vantaggio che il libro sarebbe finito in biblioteca, che dopo il trasloco era molto dimagrita.

Non ho letto la quarta pagina di copertina, perché l’ho sempre considerata alla stregua dei ‘bugiardini’ dei medicinali, che dicono tutto fuorché la verità. Sono passato direttamente all’indice per studiarne l’organizzazione. Andava bene: suddiviso per parti con tanti titoletti invitanti.

Poi ho letto l’introduzione e un pezzo dal titolo intrigante: la lettura veloce di queste pagine mi hanno convinto.

L’ho preso e sono andato alla cassa.

In tre sere l’ho letto tutto tra una sbirciatina a Splinder per leggere qualche blog e qualche raro commento lasciato da gentili visitatori del mio e un popup di Thunderbird, che mi annunciava l’arrivo di un e-mail

Bene, adesso arriviamo alla conclusione.

Leggendo il bugiardino di pagina 4 un lettore si sarebbe aspettato chi sa quali piccanti segreti sull’incapacità amatoria del maschio italico, in realtà è il classico libro da ombrellone senza doverti concentrare troppo sulla lettura.

La narrazione è accattivante e scorrevole anche se un po’ sconclusionata nei riferimenti temporali, scritto col linguaggio dei ragazzi degli anni novanta. Naturalmente gli attuali trentenni fanno un tuffo nel passato adolenscenziale, per gli altri sembra un linguaggio demenziale, ma è ovvio che va bene così.

La parte migliore è quella iniziale dove l’autrice ha cercato di analizzare (non troppo in verità) le problematiche dei ragazzi alle prese coi primi amori. Poi diventa un po’ banale, più convenzionale. Non mancano passaggi ameni e piacevoli che fanno sorridere per la disarmante freschezza con cui sono narrati (la descrizione dei vari tipi di fidanzati).

Dalla lettura si potrebbe ricavare questa morale