Lo scoiattolo e Aloisa (parte prima)

Non passava giorno che lo scoiattolo se ne andasse in giro. Al mattino si lasciava cadere sul muschio giù dal faggio, oppure, a volte, dalla punta di un ramo finiva nello stagno proprio sul dorso di una libellula, che poi senza fiatare lo portava sull’altra riva. Prendeva sempre la prima strada che gli si parava davanti. Ma se poi gli capitava un viottolo laterale lo imboccava, e se gli riusciva di scordarsi dei progetti che aveva per la giornata, se li scordava. Così un giorno stava andando dall’elefante, che traslocava e aveva bisogno di aiuto, quand’ecco che vide un sentiero sabbioso tutto pieno di curve. Lo prese. C’era un cartello che diceva: STRADA VERSO IL LIMITE. E’ lì che voglio andare!, pensò lo scoiattolo. Ma con grande dispiacere incontrò subito un’altra deviazione…

….la prese e continuò a saltellare per il sentiero. Vide un cartello appeso al ramo più alto e prese l’ascensore per la cima sulle spalle di una farfalla gialla. – Ultimo piano, prego – disse lo scoiattolo alla farfalla e volò su dinnanzi al cartello, che lesse ad alta voce

Lo scoiattolo e Aloisa (parte seconda)

..’Che buffo cartello’ disse ad alta voce mentre si dirigeva nella deviazione di sinistra, ma poi andò verso destra all’ultimo momento.

Però era indeciso su quale deviazione prendere al prossimo sentiero, quando vide…

‘Uh! che delizioso pranzetto vedo davanti a me!’ e si diresse verso il nocciolo carico di frutti. Non fece tre passi, anzi tre saltelli, che si sentì tirare prima la coda, poi la pelliccia.

Si voltò corrucciato e arrabbiato, ma non scorse nulla. Pensava che forse gli era sembrato che qualcuno avesse acchiappato la sua maestosa coda e riprese a saltellare.

Qualcuno voleva rovinargli la colazione. Così meditava lo scoiattolo, quando vide un essere indefinito tra le foglie del nocciolo.

‘Chi sei?’ borbottò l’affamato scoiattolo ‘Perché mi disturbi?’ Sembrava un bambino o un nanetto che stava per gioco a cavalcioni di un ramo o meglio di esile ramo che non pareva affatto sentirne il peso.

Lo scoiattolo vide un moscone e saltò sul dorso per farsi traghettare verso l’intruso. Provò a cogliere una nocciola, ma si sentì bacchettare la zampa. ‘Ohibo’! Come ti permetti?’ esclamò ancor più irritato tutto dolorante.

Non era un bambino o un nanetto, ma una singolare figura femminile piccola e grassottela ma leggera ed eterea. Un po’ bruttina, invero. ‘Che fai nelle mie terre senza pagare il pedaggio?’ chiese di malagrazia.

‘Non ho letto nessun cartello che vietava l’ingresso agli scoiattoli!’ rispose scortese ‘E poi perché dovrei pagare qualcosa!’

Lo scoiattolo sempre a cavalcioni del moscone che dava segni di insofferenza aspettava che l’intrusa se ne andasse dall’albero. Però dopo un’attesa infinita per lui tornò sul viottolo per cercare qualche altro albero non presidiato.

Alla biforcazione si chiese come al solito quale direzione prendere, tanto una valeva l’altra.

Seguì l’istinto ed andò a sinistra, ma il sentiero era sbarrato ancora dalla figura femminile che aveva appena lasciato sul nocciolo.

‘Io sono il fantasma Aloisa, che presidia questo parco. Tutti mi devono rendere omaggio!’ sussurrò non propriamente amica la figura femminile.

Lo scoiattolo la osservò di sbieco e pensava che quel simulacro di donna volesse intimidirlo per impedirgli di fare una scorpacciata di noccioline.

E poi omaggiare per che cosa? Perché era un fantasma femmina? Però lei rimaneva lì a sbarrargli il passo in attesa di qualcosa. Lui se era già dimenticato e poi non aveva nulla con sé.

Aloisa lo apostrofò in maniera poco cortese perché lo scoiattolo non voleva lasciare un piccolo ricordo di sé alla base della statua.

Lo scoiattolo si girò e rigirò ma il fantasma era sempre più irritato davanti a lui. Sbuffò perché trovava la situazione comica e sgradevole allo stesso tempo, senza trovare un sistema per uscire dall’impasse. Veramente non ci aveva pensato minimamente perché la memoria non era troppo ferrea.

Sbottò con ‘Uffa!’ e si guardo intorno per cercare un passaggio senza vedere niente. Si sedette sulla coda reggendo il capo mentre lo stomaco reclamava qualcosa brontolando minacciosamente.

La figura femminile, anzi il fantasma femmina, era sempre lì a braccia conserte in attesa.

Lo scoiattolo non sapendo cosa fare le domandò di raccontare la storia della sua vita.

Aloisa mossa a compassione permise allo scoiattolo di mangiare un paio di nocciole e tre ghiande prima di cominciare.

Era una storia triste di abbandoni e tradimenti da parte del marito. Poveretto lui, pensava lo scoiattolo, con una moglie così bisbetica non poteva certo starle accanto.

Il racconto annoiava lo scoiattolo che si guardava intorno per cercare un passaggio per tornare da dove era venuto.

Finalmente una bella farfalla bianca passò accanto a lui per raccoglierlo e depositarlo oltre il muro di cinta.

Lo scoiattolo ritrovò ill buon umore perché non ricordava nulla di quello che aveva fatto o sentito. Si sentiva felice e canticchiava mentre tornava al suo albero o almeno quello che credeva fosse il suo albero.

Che buffa storia era questa dello scoiattolo, che viveva con la testa tra le nuvole e scordava impegni e promesse come se fossero noccioline. Fortunatamente uno così farfallone vive solo nel mondo della fantasia.

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(FINE)