Prove di riconciliazione

Matteo insisteva testardo e cocciuto come un mulo, perché voleva parlare, chiarire, far capire i motivi del litigio culminato con l’abbandono di Micaela sul ciglio della statale sotto una pioggia battente e mettendo in pericolo l’incolumità della ragazza.

Però per lei c’era poco da spiegare "quello che aveva fatto, non merita perdono!" diceva a se stessa non per auto convincersi che il gesto non meritava comprensione, ma perché lui era troppo pericoloso con quelli scatti d’ira violenta ed incontrollata.

Era talmente molesto che stava pensando seriamente di prendere un’altra scheda telefonica, perché riceveva decine di telefonate irritanti tutti i giorni.

Lei che era schiva e riflessiva e dal carattere franco e deciso si ritrovava irresoluta e balbettante quando pensava a Matteo per poi riacquistare tutta la propria grinta quando erano a tu per tu. Aveva chiaro l’obiettivo a breve termine: chiudere brillantemente gli studi di architettura e ritagliarsi il proprio spazio professionale anche se adesso non coglieva in modo percettibile la maniera più idonea per raggiungerlo. Però per lo screzio con Marco era entrata in crisi psicologica sugli obiettivi da perseguire per di più disturbata dall’assillo di Matteo.

Il martellante tentativo di lui per ricucire uno strappo assolutamente indifendibile la metteva in difficoltà perché le toglieva o meglio attenuava quella forza interiore che l’aveva sostenuta finora. Lei che si considerava fortunata per quanto le era stato elargito fino a quel momento possedeva un equilibrio interiore e una ragionevole consapevolezza che "la vita è fatica e il successo va conquistato con le proprie forze". Però adesso tutte queste certezze erano messe a dura prova tanto che non si sentiva più tanto sicura se era corretto negare a Matteo la possibilità di spiegare l’inspiegabile.

Tutti questi pensieri, dubbi ed incertezze erano annotati meticolosamente in un diario che mai nessuno aveva avuto il privilegio di leggere. Anzi nessuno era a conoscenza che ne teneva uno anche se questo era la normalità per le ragazze della sua età. In realtà erano più di uno perché questo esercizio di memoria futura l’aveva da quando aveva sedici anni. Erano tutti ben mimetizzati nascosti all’interno di libri dall’aspetto innocuo mescolati tra volumi di narrativa e fantasy e testi scolastici.

Il suo dubbio assomigliava alla classica margherita del "m’ama, non m’ama" con una certezza che ogni scelta avrebbe prodotto dei guasti.

"Se consento" diceva una sera mentre discorreva con Silvia "non significa che ho intenzione di riprendere un rapporto ormai guastato in modo irrimediabile. Gli concedo solo di dare delle spiegazioni su un comportamento ingiustificabile in maniera assoluta".

Proseguendo nel ragionamento accennava ai pericoli che poteva correre negandogli la possibilità di un incontro a quattro occhi. Di sicuro avrebbe dovuto cambiare scheda telefonica per far cessare il bombardamento tecnologico al quale la stava sottoponendo. Poi non si sarebbe sentita più sicura fuori dalle mura di casa per il timore di vederlo materializzarsi all’improvviso senza avere la minima certezza che l’incontro non finisse in tragedia.

"Certamente" proseguiva Micaela nell’analisi dei pro e dei contro "certamente non è scevro di pericoli l’ipotetico incontro chiarificatore, perché …" e fece una lunga pausa.

"Si, hai ragione" rispose Silvia "ma mi sembra che l’incontro in qualunque maniera finisca sia il male minore".

Micaela si sentiva accerchiata da un lato Matteo con il carattere passionale e possessivo, dall’altro lato Marco col rancore di chi non veniva preso in considerazione e lei al centro della scena senza possibilità di manovre salvo quella di sparire da Padova.

Nonostante le lunghe discussioni con Silvia sapeva che le decisioni dipendevano solo da lei senza l’aiuto di altri. Così non passava giorno che non si ponesse la solita domanda "Cosa fare?" trovando la medesima risposta "non lo so".

Matteo non riusciva a darsi pace perché ancora una volta aveva rovinato tutto per il quel carattere irascibile che lo tormentava come una fastidiosa zanzara.

"E pensare" si ripeteva più volte "sono romantico e mite, piuttosto conciliante e pacifico. Però quando ho i miei cinque minuti ho scatti d’ira e reazioni sproporzionate rispetto all’evento".

Micaela gli aveva fatto girare la testa con una passione che non aveva mai avuto prima tanto che il pensiero di perderla era un accadimento che gli creava scompiglio più di una malattia grave.

Capiva perfettamente che la sua sarebbe stata una missione impossibile perché quello che aveva fatto non poteva essere compreso e minimizzato.

"Però ci devo provare" continuava a dire a se stesso "almeno avrò dato delle spiegazioni".

Era ben conscio che nessuna chiarificazione avrebbe avuto il potere di riannodare i fili del rapporto strappati e lacerati bruscamente. Quindi provava in tutti i modi di contattare Micaela senza risultati apprezzabili, anzi ogni giorno che passava comprendeva che ci sarebbe voluto un miracolo per ottenere quell’incontro chiarificatore. Però lui non rinunciava al suo proposito.

Erano passate alcune settimane, quando una sera all’ennesimo squillo sentì la voce di Micaela che diceva "Ciao". Col cuore in tumulto e la voce roca per l’emozione riuscì a dire solo un banale "come stai?" mentre avrebbe voluto aggiungere altre mille parole che rimasero confinate nella testa.

La conversazione stentava a decollare perché lei era molto imbarazzata e fredda come il ghiaccio e lui era in notevole confusione mentale.

Tra lunghe pause silenziose e parole stentate si misero d’accordo di vedersi in Prato della Valle verso sera un paio di giorni dopo.

Entrambi esausti e dubbiosi si chiedevano se sarebbe stato opportuno incontrarsi perché avrebbe finito per essere un incontro penoso e carico di tensione. Più di una volta ebbero la tentazione di richiamarsi e dirsi "mi dispiace, ma è meglio non vedersi", ma non ebbero il coraggio di farlo.

E macerati dal dubbio due sere dopo si incontrarono.

 

(Capitolo 25)

Il racconto prosegue…

La non pubblicazione dei nuovi capitoli è puramente tecnica. Il mio PC ha preso l’influenza ed è sotto cura di antibiotici.

Le pubblicazioni, spero, riprenderenno presto!