Nuovo frammento (2)

Paolo aprì gli occhi sentendo le mani intorpidite che faticavano a muoversi agili, mentre erano sorde ai suoi comandi.
“Dove sono?” si chiese turbato, vedendo le luci accese e lo screensaver del computer. Si domandava incerto perché era lì sulla scrivania a dormire anziché nel letto. Non ricordava nulla della notte appena trascorsa o meglio di come l’aveva trascorsa.
Osservava le immagini scorrere, dissolversi, salire e discendere in un caleidoscopio di forme che apparivano e sparivano.
“La notte stellata” gli compariva innanzi agli occhi ancora gonfi di sonno: era il quadro di Van Gogh che gli piaceva di più in assoluto. Gli suscitava inquietudine e commozione vedere quelle pennellate di nero e di blu notte interrotte da macchie di colore giallo, che sembravano muoversi, animarsi sotto la spinta della fantasia.
Ogni volta che compariva si fermava incantato a guardare.
“Cosa ci faccio” diceva a se stesso “di fronte al computer? Perché non sono a letto?”
Aveva dimenticato nel sonno mattutino le inquietudini della sera e della notte, Laura e i tormenti dell’amore.
Come un viandante che dopo aver camminato a lungo tutta la notte rimaneva abbagliato dal sorgere del sole e metteva una mano sopra gli occhi incerti nella luce mattutina per ripararli e per vedere dove posava i passi, così Paolo corrugava la fronte pensando all’essersi addormentato sul tavolo davanti al computer.
Non ricordava quali attività notturne avesse svolto, forse aveva letto la posta o forse no, forse aveva navigato alla ricerca di qualcosa che non rammentava.
Poi lentamente riemerse dalle nebbie del non ricordo mentre uno alla volta gli tornarono alla mente tutti i pensieri che l’avevano accompagnato dal giorno precedente. L’aspetto più difficile, e anche il più importante, era mantenere l’equilibrio tra sogno e realtà. Come altre facce della propria esistenza, anche le espressioni emotive abituali avrebbero potuto cristallizzarsi in una routine tale da eliminare la capacità di assaporare la vita nella sua interezza.
Guardò l’orologio e decise che era giunta l’ora di dare la sveglia a Matteo.

Nuovo frammento (1)

Agnese era stremata ed infreddolita quando riemerse dal sonno agitato e pieno di incubi sgradevoli e di sogni piacevoli.
Apri gli occhi impastati dal lungo dormire mentre pensava se il sole era già sorto o stava sorgendo, poiché dalle imposte filtrava una timida luce che sciabolava lungo le pareti.
Sperava che fosse una bella giornata perché le avrebbe consentito di fare un lungo giro in bicicletta col vento fresco in faccia; ne avvertiva la necessità dopo il lungo giorno precedente trascorso tra tensione e ansie su quello che le avrebbe riservato il futuro.
Si sentiva stanca e depressa dopo la lunga contesa con Giulio, ma adesso era timorosa di udire al telefono la voce di Marco, che le rendeva noto la sua indisponibilità.
Riascoltava con la mente la telefonata del giorno precedente, quando l’intuito femminile le suggeriva la speranza che lui avrebbe mantenuto la promessa. In misura analoga la paura, che fosse stata ingannata dall’intuizione, aleggiava pesante nei pensieri e non la voleva abbandonare.
Queste riflessioni discordanti avrebbero potuto avere diversi effetti su di lei tanto che avrebbe dovuto stare attenta, perché da un lato incoraggiavano un comportamento compulsivo e dall’altro le emozioni acquistavano tanto impeto che era difficile non cedere ad urgenze ed a impulsi improvvisi che col tempo avrebbero potuto rivelarsi negativi, se avesse cercato di razionalizzare i sentimenti.
Dunque era preferibile alzarsi e pensare ad altro piuttosto che rimanere nel letto a rimuginare timori e delusioni, speranze e pensieri opachi.
Lo stomaco a digiuno da un giorno reclamava qualcosa per saziare la propria fame.
Il sole illuminava il giardino di sbieco, allungando sul prato e sul muro sottili ombre quasi fossero modelle in sfilata sulla passerella. Giorno dopo giorno si sarebbe levato sempre più in alto sull’orizzonte fino a quando a maggio lo avrebbe inondato di piena luce.
Respirò rumorosamente mentre stiracchiava le braccia davanti alla finestra aperta e pensava: “Mi devo sbrigare se voglio essere di ritorno per mezzogiorno”.
Era sua intenzione andare in città per qualche acquisto rimandato più volte, ma che ora era diventato urgente come la voglia di incontrare Marco.
Lasciata la finestra aperta, si precipitò in cucina a prepararsi un caffè nero e bollente, che l’avrebbe svegliata completamente e poi via di corsa in bicicletta.