Collina vicino alla città, 10 agosto 2010, mezzanotte

Laura e Luca sdraiati sul prato osservano il cielo nero come la pece perché la luna c’è ma non si vede: è quella piena.
Sopra di loro una miriade di punti luminosi si accendono man mano che l’occhio si abitua all’intensità luminosa della notte e acquistano luce.
Cercano la stella polare, perché le Perseidi sono lì, vicine.
“E’ quella” dice Laura indicando una stella luminosa.
“No, no!” replica Luca mentre individua il grande carro che appare perfettamente visibile alla sua sinistra.
“Vedi” le dice indicando con l’indice un puntino luminoso “quella è la stella polare”.
Laura si sforza di leggere nella carta del cielo quel minuscolo segno brillante indicato da Luca, ma per lei ogni stella è uguale a un’altra.
Lui le spiega come riconoscerla, partendo dal grande carro e arrivando a Cassiopea.
“Vedi quella specie di serpentina.. “.
“No! Vedo solo tanti puntini luminosi. Qualcuno più brillante, qualcuno sbiadito. Mi hanno detto che, se la luce è tremolante, sono stelle, altrimenti pianeti”.
La ragazza fatica a seguire l’amico, che le sfiora con la mano il seno destro, mentre si accosta a lei col corpo.
“E no! Resta al tuo posto!” intima decisa “Nessuna licenza!”.
“Sto facendo lo stupido?” chiede incerto Luca.
“Voglio vedere le stelle cadenti e non preoccuparmi dove metti le mani” replica pacata.
Luca ride e si sistema distante, mentre Laura emette un sospiro di sollievo.
“il primo round è vinto ai punti. Però quelli successivi?” dice fra sé e sé ridacchiando soddisfatta.
Quella del ragazzo è invece una risata amara perché riflette il loro rapporto mai decollato. Lui avrebbe voluto che Laura diventasse la sua ragazza, ma lei si è sempre negata. Eppure tra loro c’è un buon feeling perché si scambiano confidenze importanti e ascoltano osservazioni e suggerimenti dell’altro. Però tutto si arena lì. Non riesce a scalare le pareti del cuore, che restano lisce e pericolosamente instabili.
L’amicizia gli sta stretta da tempo, perché percepisce lo scherno degli amici che lo sfottono sempre più marcatamente.
Però sicuramente lei è stata preziosa un anno prima, quando amici e conoscenti l’avevano abbandonato come un cane rognoso. Laura gli era stata vicina e l’aveva incoraggiato a superare quel momento buio. Senza di lei sarebbe caduto in una depressione da incubo.
“Non posso permettermi di perdere un’amica così preziosa, che mi ascolta con pazienza. Io non sempre riesco a tollerare le sue esternazioni, le sue richieste di consigli! E poi mi pento! Però se lei..”
Laura lo osserva di profilo che si staglia con il chiarore della città e pensa di essere stata troppo dura quando l’ha messo in riga. Però non vuole dare appigli a maggiori intimità, vuole mantenere le distanze fisiche per evitare fraintendimenti sulle sue intenzioni.
“Sei offeso?” gli domanda con tono dolce come per offrire un ramoscello d’ulivo.
“Sei silenzioso e non mi spieghi più nulla”.
Luca si gira su un fianco verso di lei e la guarda riconoscendone solo la sagoma.
“Stavo pensando. Mi sono domandato perché tra noi non è mai sbocciato nulla. Ti sento distante anche se parliamo spesso di questioni intime..”.
“E’ meglio così” replica lei con tono neutro “E’ meglio così. Non vorrei perdere la tua amicizia.. Sei l’amico più prezioso che ho”.
“E’ perché se tu diventassi la mia ragazza, si perderebbe la nostra amicizia?” chiede con finta ingenuità, interrompendola.
Laura sta zitta, riflette, misura le parole, non vuole offenderlo, non ha nessuna voglia di discutere questi argomenti. Però… qualcosa deve dire, non può stare in silenzio. Non era sua intenzione avviare una discussione su questo tema, ma adesso deve ballare soprattutto in tempo per non finire coi piedi pestati dal suo ballerino.
“Hai mai avuta una ragazza?” gli spara secca come una fucilata.
“No!”  risponde ridendo. E’ una risata amara che racconta molte cose.
“Io, sì! E quando ci siamo lasciati non eravamo certamente buoni amici!”.
Luca ride di gusto a bocca larga e replica ironicamente.
“Hai avuto una ragazza? Non ti facevo lesbica! E chi era? Me la fai conoscere? Non si sa mai..”.
Laura sa di essersi incastrata con le sue stesse parole.
“Sciocco! E’ sottinteso che se tu hai una ragazza, io ho un ragazzo! Sono etero e non omo. Lo sai benissimo, perché ti dico tutto. E poi.. dobbiamo litigarci su queste sciocchezze? Mi ero immaginata una serata con scie a iosa tanto che sarebbe stato facile pensare a un desiderio”.
E si alza raccogliendo le gambe con le braccia e pensa.
“Ho fatto una cazzata ad accettare il suo invito! Me ne stavo a casa tranqui e ora sarei a nanna. Invece sono qui a litigare con Luca su degli indovinelli che non meritano risposta. Speriamo di vedere una stella cadente e poi via di corsa!”.
Però adesso deve fare buon viso a cattivo gioco e osserva il cielo che le sembra più chiaro. E’ solo un’illusione ottica perché il suo occhio si sta progressivamente adattando alle condizioni di luminosità nella quale si trova immersa.
Stanno in silenzio ognuno avvolto nei propri pensieri, quando Luca esclama: “Ecco, là! Che bellissima scia!”.
Laura si volta verso il punto indicato e non nota niente. Solo buio e qualche puntino luminoso. E’ delusa perché non ha visto nulla e comincia ad avvertire qualche brivido di freddo, perché l’umidità della notte penetra nella pelle.
“Ho freddo. Mi accompagni a casa?” chiede con tono neutro ma deciso.
“Ma non hai visto nulla! Aspetta ancora qualche minuto e poi ti riaccompagno” replica un Luca deluso.
Aveva immaginato una serata frizzante e divertente, invece si sta rivelando deludente e litigiosa.
“Per fortuna che tra un po’ si smobilita” pensa amaro Luca “Mi devo mettere il cuore in pace. Quello di Laura è un fortino inespugnabile. Mi devo accontentare di entrare solo su invito e sparire in fretta prima che mi cacci via lei”.
Laura si stringe nelle spalle e non ribatte, mentre osserva distratta il cielo.
“Che bella! Erano anni che non ne vedevo una! Ora il desiderio” esclama con gioia la ragazza.
Mentalmente si augura di ritrovare il suo vecchio Nokia, mentre si alzano per incamminarsi verso il posto dove è parcheggiata la macchina.
Prova a comporre il vecchio numero con malcelato tremore e sente il tono di chiamata.
Ha un sussulto, perché non sperava di sentirlo. Fino a ieri una voce femminile meccanica ripeteva come un mantra che il cliente non era raggiungibile. Adesso squilla, adesso è vivo.
“Pronto! Aspettavo questa chiamata”.