Ellie

Ellie sta ritta sulla punta dell’imbarcazione che solca quel tratto di baia che da Wenona porta a Holland Island. Sono poche miglia, ma le sembrano una distanza enorme.
Il vento gelido le sferza il viso come le lame dell’erpice frantumano le zolle del campo appena arato. Però lei non sente le punture sulle guance.
Lei è avvolta nella cerata gialla con le mani ben salde sul parapetto, attenta a non scivolare nelle acque grigiastre della Chesapeake Bay, dove l’enorme estuario del Potomac si confonde con l’Atlantico.
Vuole osservare per l’ultima volta la grande casa vittoriana, che sta lentamente agonizzando, divorata dalle maree e dall’incuria degli uomini, prima che la furia delle onde invernali non completino il loro lavoro.
La casa è disabitata da molti decenni dopo aver conosciuto dei fasti migliori ormai ricordi. Però per lei è sempre stata una meta di pellegrinaggio nel periodo estivo per osservare quel fazzoletto di terra che emerge tra fondali bassi nel mezzo della baia come un faro in prossimità della costa. Non c’è pescatore, né amante del mare che non conosca quell’isolotto posto in mezzo a tanti altri, come il punto di riferimento preciso dell’immenso estuario del fiume che attraversa Washington. Adesso però le cose stanno cambiando e tra non molto quel riferimento sarà il tema dei loro racconti ai figli, ai nipoti.
Ricorda con nostalgia i racconti del nonno, il pastore protestante della piccola comunità che ha popolato l’isola all’inizio del novecento. E’ rimasta sempre affascinata da quei 160 acri che hanno sfidato il mare in tempesta e il gelido vento invernale, quando da piccola stava intorno al camino ad ascoltare le mille storie, che Stephen Powell le narrava.
Adesso l’isola dei suoi sogni non c’è più, perché anche l’ultimo relitto umano sta per cedere sotto i colpi impetuosi delle onde in tempesta.
Ha sempre sognato di acquistare quel lembo di terra che lei ha trasformato in una sorta di paradiso terrestre, ma il mare lentamente se la sta mangiando. E lei non può più farlo. Sarebbe fatica sprecata come quella dell’omonimo del nonno che ha lottato per quindici anni prima di gettare la spugna.
“Ho letto che la colpa è nostra, perché i mutamenti climatici hanno innalzato il livello delle acque. Sarà vero?” si domanda mentre la piccola lancia continua ad avanzare lentamente nella gelida baia, illuminata da un pallido sole di fine ottobre.
Le onde s’infrangono sulla prua, mentre l’imbarcazione vibra verso l’alto per scendere verso il basso, seguendo il moto ondoso delle acque, mentre Ellie continua ad osservare innanzi a sé alla ricerca dell’isola dei sogni.
Voli di gabbiani intrecciano disegni aerei eleganti e precisi sopra la sua testa, ma lei cerca sull’orizzonte grigio il segno che tra non molto non vedrà più. Ormai si confonde col bianco sporco delle onde e lo scuro della terra sommersa come un tutt’uno cielo, acqua e terra.
Stringe le spalle in segno di resa, mentre il vento fa scivolare di sbieco una lacrima che scende sul viso.
L’ultima volta è stato in agosto, quando di ritorno dalle vacanze, è tornata su Holland Island. Le acque erano di grigio verde che riflettevano il sole alto nel cielo, mentre su quella piccola striscia di sabbia e acquitrini, popolata da enormi pellicani, si ergeva ancora malinconica quella casa vittoriana.
Sembrava una scommessa il suo svettare sull’isola, perché era rimasto l’unico ricordo che segnalava una presenza umana ormai passata.
Aveva letto qualche giorno prima la sparata in prima pagina su Washington Post che l’isola non c’era più. Un groppo alla gola l’aveva tenuta avvinta con gli occhi su quella fotografia: una casa di sghimbescio mestamente ripiegata su se stessa, circondata da onde che s’infrangevano contro come se fosse uno scoglio in mezzo al mare.
Era stata male, incapace di darsi una ragione sul perché l’uomo non sia riuscito a strappare quel lembo di terra alla natura.
Vede in questo emblema la sconfitta sua e di coloro che hanno creduto di vincere la scommessa. Così ha organizzato questa uscita perché il ricordo non sia solo una fotografia.
La lancia si avvicina lentamente a riva tra le spume bianche delle onde, mentre la casa sembra un gigante morente.
Osserva e ricorda quello che il nonno ha narrato prima di morire.

Ellie e il suo sogno

Ellie sta ritta sulla punta dell’imbarcazione che solca quel tratto di baia che da Wenona porta a Holland Island.
Il vento gelido le sferza il viso come le lame dell’erpice frantumano le zolle del campo appena arato.
Lei sta avvolta nella cerata gialla con le mani ben salde sul parapetto attenta a non scivolare nelle acque grigiastre della Chesapeake Bay, dove l’enorme estuario del Potomac si confonde con l’Atlantico.
Vuole osservare per l’ultima volta la grande casa vittoriana, che sta lentamente agonizzando, divorata dalle maree e dall’incuria degli uomini.
La casa è disabitata da decenni dopo aver conosciuto dei fasti ormai ricordi.. Però per lei è una meta di pellegrinaggio nel periodo estivo per osservare quel fazzoletto di terra che emerge tra fondali bassi nel mezzo della baia come un faro in prossimità della costa.
Ricorda con nostalgia i racconti del nonno, il pastore protestante della piccola comunità che ha popolato l’isola all’inizio del novecento. E’ rimasta sempre affascinata da quei 160 acri che hanno sfidato il mare in tempesta e il gelido vento invernale, quando da piccola stava intorno al camino ad ascoltare le mille storie, che Stephen Powell le narrava.
Adesso l’isola dei suoi sogni non c’è più, perché anche l’ultimo relitto umano sta per cedere sotto i colpi impetuosi delle onde in tempesta.
Ha sempre sognato di acquistare quel lembo di terra che lei ha trasformato in una sorta di paradiso terrestre, ma il mare lentamente se la sta mangiando.
“Ho letto che la colpa è nostra, perché i mutamenti climatici hanno innalzato il livello delle acque. Sarà vero?” si domanda mentre la piccola lancia continua ad avanzare lentamente nella gelida baia, illuminata da un pallido sole.

11 agosto 2010 – passata la mezzanotte

“Ciao!”.
Una voce femminile calda arriva alle orecchie di Laura.
“Ciao! Sono Laura e tu chi sei?”.
“Sara. Abbiamo trovato un vecchio Nokia corroso dalla sabbia e dalla salsedine, ma la SIM stranamente è ancora funzionante. E’ il tuo?”
La ragazza ha un groppo in gola, non riesce a rispondere dall’emozione, farfuglia, incespica nelle parole, sente il mondo girare in una miriade di turbamenti.
Luca la guarda, la prende sotto braccio come per sorreggerla. Si stringe a lei con passione.
Lei lascia fare: sono troppo forti le sensazioni che sta provando per intimargli di tenere le mani a posto.
“Cosa è successo?” le sussurra nell’orecchio accostando il proprio corpo al suo.
“Luca, una cosa stupenda! La stella cadente ha esaudito il mio desiderio!” urla con gioia incontenibile.
“Quale desiderio?” riprende il ragazzo alzando il tono della voce.
“Ho ritrovato il mio vecchio Nokia! E’ ancora vivo!”.
Luca si stacca e l’osserva nel buio della notte, mentre lei batte le mani come per applaudire se stessa.
Sara con Matteo stanno ascoltando quello che i due ragazzi dicono e si stringono forte. Si guardano stupiti ma sorridono felici. Sono partecipi della grande gioia che arriva attraverso il telefono e ripensano alla giornata appena conclusa. E’ volata via tra passioni e litigi, tra incomprensioni e momenti di felicità, leggendo dei messaggi non loro.
La tempesta del pomeriggio s’è placata e la calma è tornata sulla loro relazione. Si sono chiariti, hanno parlato di loro e di quello che sarà il domani, trovando un comune denominatore nel loro rapporto. C’è voluta una SIM per riprendere un dialogo interrotto.
Tornati in città, hanno scelto di passare la serata in trattoria, anziché rifugiarsi nei propri appartamenti. Vogliono festeggiare una ritrovata sintonia dopo tanto gelo.
Erano rimasti gli ultimi commensali del locale, mentre il cameriere si aggirava intorno al tavolo per far comprendere che era giunto il momento di togliere le tende. Sembrava un rapace pronto ad afferrare la preda, mentre i due ragazzi continuavano a parlare tra loro senza curarsi delle manovre.
“Chissà se Laura chiamerà stasera?” aveva detto Sara stringendo in una mano il telefono con la Sim innestata, e con l’altra il braccio di Matteo.
Provvidenziale è arrivata la telefonata attesa, così possono saldare il conto e lasciare la trattoria soddisfatti.
“Ci sei ancora?” chiede Sara con un filo di voce per non interrompere quel tripudio di gioia.
“Sì!” urla Laura con tutto il fiato che ha in corpo “Non sai quale gioia mi stai procurando! Ho visto una stella cadente stasera e il desiderio è diventato realtà!”
“Quando possiamo vederci?”
“Io parto domani alle sette per la Grecia. Porca miseria! E resto lontana per dieci giorni! E..” Laura non osa chiedere di incontrarsi stasera.
“Mi spiace. Ma se vuoi ..”.
“Vederci subito? Certo! Luca sarà felicissimo di accompagnarmi. Vero Luca?”
Sara ride con Matteo e aggiunge sottovoce che hanno indovinato il nome del confidente destinatario dei messaggi.
“Abbiamo avuto intuito!” ridacchia la ragazza.
“Dove ci vediamo?” chiede Laura con voce malferma per la grande emozione che sta provando.
“A casa mia. Via Molo Romano 28. Non puoi sbagliare: è una vecchia costruzione singola. Noi saremo lì ad aspettarti col tuo ragazzo”.
“Mi puoi dare qualche indicazione?”
“Hai presente Viale Europa? Al di là della ferrovia. Quando l’avete passata, telefonami che ti guido. Il percorso è un po’ tortuoso”.
“Non so come ringraziarti! Luca dice di conoscere la strada! A dopo”.
“Ciao!” e chiude la conversazione.
Sara e Matteo escono dal locale dopo aver lasciato una lauta mancia al cameriere che tira un sospiro di sollievo, perché anche gli ultimi clienti hanno lasciato il locale.
“Andiamo a casa mia ad aspettare Laura e Luca. Chissà se è riuscito far breccia nel cuore di Laura?”
Matteo, cingendole la schiena, ride e la bacia.
“Credi? No, no! Lei lo tiene a distanza! Me lo sento. Non hai ascoltato con quale tono di comando gli ha chiesto di accompagnarla? Lo stesso degli SMS! No, rimane solo un amico! E lui sbava per diventare il suo ragazzo”.
“Tifo per lui! Un amico così è prezioso come l’oro! Sembra tanto carino e disponibile!” e si avviano alla macchina.
Laura abbraccia Luca e lo bacia con trasporto.
“Stasera farei follie anche con te, ma non posso!” gli urla in faccia.
“E perché?” risponde tra il seccato e lo speranzoso.
“Abbiamo la notte davanti a noi”.
“No, stanotte niente. Domani parto e il viaggio è lungo” risponde meno entusiasticamente la ragazza.
“E quando?”
“E chi lo sa! Un giorno forse..!”
Durante il viaggio Laura sembra un fiume in piena. Parla e ride, gesticola e dimostra tutta la sua contentezza.
Luca è meno contento, si sente preso in giro. Soprattutto stasera.
Risponde a monosillabi senza partecipare alla gioia di Laura, che lo lambisce leggermente.
Suonano e sono accolti da Sara e Matteo sull’ingresso.
“Ciao! Ora possiamo conoscervi dopo aver tanto pensato come eravate. Entrate”.
E la porta si chiude alle spalle.

Collina vicino alla città, 10 agosto 2010, mezzanotte

Laura e Luca sdraiati sul prato osservano il cielo nero come la pece perché la luna c’è ma non si vede: è quella piena.
Sopra di loro una miriade di punti luminosi si accendono man mano che l’occhio si abitua all’intensità luminosa della notte e acquistano luce.
Cercano la stella polare, perché le Perseidi sono lì, vicine.
“E’ quella” dice Laura indicando una stella luminosa.
“No, no!” replica Luca mentre individua il grande carro che appare perfettamente visibile alla sua sinistra.
“Vedi” le dice indicando con l’indice un puntino luminoso “quella è la stella polare”.
Laura si sforza di leggere nella carta del cielo quel minuscolo segno brillante indicato da Luca, ma per lei ogni stella è uguale a un’altra.
Lui le spiega come riconoscerla, partendo dal grande carro e arrivando a Cassiopea.
“Vedi quella specie di serpentina.. “.
“No! Vedo solo tanti puntini luminosi. Qualcuno più brillante, qualcuno sbiadito. Mi hanno detto che, se la luce è tremolante, sono stelle, altrimenti pianeti”.
La ragazza fatica a seguire l’amico, che le sfiora con la mano il seno destro, mentre si accosta a lei col corpo.
“E no! Resta al tuo posto!” intima decisa “Nessuna licenza!”.
“Sto facendo lo stupido?” chiede incerto Luca.
“Voglio vedere le stelle cadenti e non preoccuparmi dove metti le mani” replica pacata.
Luca ride e si sistema distante, mentre Laura emette un sospiro di sollievo.
“il primo round è vinto ai punti. Però quelli successivi?” dice fra sé e sé ridacchiando soddisfatta.
Quella del ragazzo è invece una risata amara perché riflette il loro rapporto mai decollato. Lui avrebbe voluto che Laura diventasse la sua ragazza, ma lei si è sempre negata. Eppure tra loro c’è un buon feeling perché si scambiano confidenze importanti e ascoltano osservazioni e suggerimenti dell’altro. Però tutto si arena lì. Non riesce a scalare le pareti del cuore, che restano lisce e pericolosamente instabili.
L’amicizia gli sta stretta da tempo, perché percepisce lo scherno degli amici che lo sfottono sempre più marcatamente.
Però sicuramente lei è stata preziosa un anno prima, quando amici e conoscenti l’avevano abbandonato come un cane rognoso. Laura gli era stata vicina e l’aveva incoraggiato a superare quel momento buio. Senza di lei sarebbe caduto in una depressione da incubo.
“Non posso permettermi di perdere un’amica così preziosa, che mi ascolta con pazienza. Io non sempre riesco a tollerare le sue esternazioni, le sue richieste di consigli! E poi mi pento! Però se lei..”
Laura lo osserva di profilo che si staglia con il chiarore della città e pensa di essere stata troppo dura quando l’ha messo in riga. Però non vuole dare appigli a maggiori intimità, vuole mantenere le distanze fisiche per evitare fraintendimenti sulle sue intenzioni.
“Sei offeso?” gli domanda con tono dolce come per offrire un ramoscello d’ulivo.
“Sei silenzioso e non mi spieghi più nulla”.
Luca si gira su un fianco verso di lei e la guarda riconoscendone solo la sagoma.
“Stavo pensando. Mi sono domandato perché tra noi non è mai sbocciato nulla. Ti sento distante anche se parliamo spesso di questioni intime..”.
“E’ meglio così” replica lei con tono neutro “E’ meglio così. Non vorrei perdere la tua amicizia.. Sei l’amico più prezioso che ho”.
“E’ perché se tu diventassi la mia ragazza, si perderebbe la nostra amicizia?” chiede con finta ingenuità, interrompendola.
Laura sta zitta, riflette, misura le parole, non vuole offenderlo, non ha nessuna voglia di discutere questi argomenti. Però… qualcosa deve dire, non può stare in silenzio. Non era sua intenzione avviare una discussione su questo tema, ma adesso deve ballare soprattutto in tempo per non finire coi piedi pestati dal suo ballerino.
“Hai mai avuta una ragazza?” gli spara secca come una fucilata.
“No!”  risponde ridendo. E’ una risata amara che racconta molte cose.
“Io, sì! E quando ci siamo lasciati non eravamo certamente buoni amici!”.
Luca ride di gusto a bocca larga e replica ironicamente.
“Hai avuto una ragazza? Non ti facevo lesbica! E chi era? Me la fai conoscere? Non si sa mai..”.
Laura sa di essersi incastrata con le sue stesse parole.
“Sciocco! E’ sottinteso che se tu hai una ragazza, io ho un ragazzo! Sono etero e non omo. Lo sai benissimo, perché ti dico tutto. E poi.. dobbiamo litigarci su queste sciocchezze? Mi ero immaginata una serata con scie a iosa tanto che sarebbe stato facile pensare a un desiderio”.
E si alza raccogliendo le gambe con le braccia e pensa.
“Ho fatto una cazzata ad accettare il suo invito! Me ne stavo a casa tranqui e ora sarei a nanna. Invece sono qui a litigare con Luca su degli indovinelli che non meritano risposta. Speriamo di vedere una stella cadente e poi via di corsa!”.
Però adesso deve fare buon viso a cattivo gioco e osserva il cielo che le sembra più chiaro. E’ solo un’illusione ottica perché il suo occhio si sta progressivamente adattando alle condizioni di luminosità nella quale si trova immersa.
Stanno in silenzio ognuno avvolto nei propri pensieri, quando Luca esclama: “Ecco, là! Che bellissima scia!”.
Laura si volta verso il punto indicato e non nota niente. Solo buio e qualche puntino luminoso. E’ delusa perché non ha visto nulla e comincia ad avvertire qualche brivido di freddo, perché l’umidità della notte penetra nella pelle.
“Ho freddo. Mi accompagni a casa?” chiede con tono neutro ma deciso.
“Ma non hai visto nulla! Aspetta ancora qualche minuto e poi ti riaccompagno” replica un Luca deluso.
Aveva immaginato una serata frizzante e divertente, invece si sta rivelando deludente e litigiosa.
“Per fortuna che tra un po’ si smobilita” pensa amaro Luca “Mi devo mettere il cuore in pace. Quello di Laura è un fortino inespugnabile. Mi devo accontentare di entrare solo su invito e sparire in fretta prima che mi cacci via lei”.
Laura si stringe nelle spalle e non ribatte, mentre osserva distratta il cielo.
“Che bella! Erano anni che non ne vedevo una! Ora il desiderio” esclama con gioia la ragazza.
Mentalmente si augura di ritrovare il suo vecchio Nokia, mentre si alzano per incamminarsi verso il posto dove è parcheggiata la macchina.
Prova a comporre il vecchio numero con malcelato tremore e sente il tono di chiamata.
Ha un sussulto, perché non sperava di sentirlo. Fino a ieri una voce femminile meccanica ripeteva come un mantra che il cliente non era raggiungibile. Adesso squilla, adesso è vivo.
“Pronto! Aspettavo questa chiamata”.

Spiaggia, 10 agosto 2010, pomeriggio inoltrato – Terza conversazione

Sara legge un nuovo gruppo di sms e ha un groppo alla gola, perché avverte l’immensa tristezza e solitudine di Laura, che si sente abbandonata anche da Luca.
 
Laura:  piena crisi=(vorrei mandare 1 mex a Alex x dirgli k mha dato fast k sta con 1° mia      
            amica, frs sn anco gelosa, frs è sl xk il ft k lui mha dt k nn tiene + amme mha     
            sorpreso.. k fc? Rx tadb <3
Luca:   nn so ke dirti
Laura:  ma k ce l'hai cn me? Ho ft qlks k nn va? se è csi scsmi
Luca:   No no niente è ke io nn so cm aiutarti cpt! Rx tadb
Laura: Preferisco k nn m parli +,  >.< meglio k stia male sl io invece k tt e 2, io csn
           abituata**
Luca:   no tranki, Xdxd xmq sei stata una delle poke ke mi ha aiutato 1 anno fa
 
“Di sicuro Laura è in grande crisi” esordisce Sara, mentre legge i messaggi che ha trascritto.
“Alex le dice che sta con una sua amica e non tiene più a lei. Io al suo posto l’avrei mandato al diavolo! E lei insiste nel cercare una soluzione e ..”
Matteo la guarda e le sfiora la guancia con la mano come per ricucire lo squarcio nella tela. Riflette prima di parlare, perché dire qualcosa per essere frainteso è sempre in tempo.
“Mi sembra patetica quel ‘frs sn anco gelosa’! Il forse è di troppo! Io sarei gelosissimo se la mia ragazza mi dicesse ‘il ft k lui mha dt k nn tiene + amme’ perché sta con un mio amico! Farei una piazzata colossale, chiedendo spiegazioni all’amico! Spiegazioni? No, gli spaccherei la faccia! Un amico che mi fotte la donna? Non lo sopporterei! E di sicuro non è un mio amico! Però Laura è tremendamente ingenua con quel ‘mh sorpreso..’! La mia ragazza mi dice che sta con un mio amico e che non tiene più a me. Io mi dichiaro sorpreso? No! Sarei incazzato nero e la prenderei a sberle! Ma forse ragiono da perfetto maschilista”.
Matteo si infervora nella sua filippica alzando la voce e gesticolando come se volesse mimare le azioni. Si calma e tace.
Sara lo osserva stupita, perché non l’ha mai visto così agitato. Mentre lui parlava, il tono è diventato quasi stridulo, gli occhi si sono accesi di una luce che non conosceva, le mani si sono agitate nell’aria a descrivere figure evanescenti.
“Ma Laura è una donna innamorata, che vede il suo Alex sfilare via, defilarsi, abbandonarla per un’altra. Vorrebbe fermare il processo di dissolvenza del suo amore e chiede aiuto all’unico sul quale può contare: Luca. Ci rimarrei male anch’io se lui secco mi avesse detto ‘nn so ke dirti’. La risposta è esemplare ‘ma k ce l'hai cn me? Ho ft qlks k nn va? se è csi scsmi’. Lei crede di avere scritto qualcosa che l’ha offeso oppure pensa che lui ce l’abbia con lei per qualcosa detto o fatto nel passato. E’ una reazione molto umana di una donna che ha ricevuto uno schiaffo virtuale dal suo ragazzo. Non riesco a capirti quando affermi che è patetica. Dimostri di essere insensibile! Non riesci a comprendere la psiche femminile?”.
Matteo abbassa gli occhi e poi la fissa intensamente.
“Forse ho usato l’aggettivo meno appropriato, ma quello che ho voluto affermare era chiaro. Io avrei fatto una scenata di gelosia senza il forse e non sarei rimasto sorpreso se lei mi avesse detto che non gliene fregava nulla di me! Se sta con un altro, come potrebbe avere interessi verso di me? Mi sembra ovvio che non ne avrebbe nemmeno un’unghia! Se tu mi mandassi un sms dove scrivi che mi lasci perché stai con Luigi, amico mio, e aggiungi che non te ne frega più nulla di me, io andrei su tutte le furie! Altro che chiedere suggerimenti a Michela, l’amica confidente, sul da farsi! Come ho detto poc’anzi spaccherei la faccia a Luigi e ti prenderei a schiaffi!..”
“Ma io non sono di tua proprietà!” replica furente Sara “Se ti lascio vuol dire che non sono più innamorata di te! Perché dovrei proseguire una relazione che è ormai morta? Il tuo atteggiamento è indisponente! Evidentemente non ti conosco a sufficienza!.. Direi proprio che non ti conosco affatto!”
Matteo si morde le labbra, conta fino a dieci prima di rispondere, perché spera di misurare le parole e di non lasciarsi travolgere dalla foga di rispondere.
“Sono sorpreso. Non mi sembra di avere detto qualcosa tale da turbare il nostro rapporto. Stiamo leggendo dei mozziconi di messaggi di una ragazza con l’amico confidente sulla relazione che lei ha con un tipo, che l’ha piantata. Ma quello che è grave è che la discussione sta degenerando in una lite tra noi come se tu fossi Laura e io Alex. Ricapitolando, cosa ne sappiamo del loro rapporto personale? Da questi sms direi nulla o giù di lì. Le uniche informazioni sono che lei si lamenta perché il suo ragazzo la tratta a pesci in faccia, perché lui sembra preferire un’altra ragazza. Sono pienamente d’accordo che Laura sia veramente innamorata, ma Alex mi sembra il classico farfallone che svolazza da una ragazza all’altra, fregandosene se qualcuna sta male. Se lei lo insegue, lo cerca, si dice sorpresa perché lui ammette di stare con un’altra, per giunta una amica, poi in futuro come potrà essere considerata da questo ragazzo? Esattamente come uno zerbino utile solo a pulirsi i piedi! Forse, anzi niente forse, non capisco nulla della mentalità femminile, soprattutto quando sono sinceramente innamorate. Però il punto non sta lì, ma sbollito l’innamoramento si devono riportare i piedi a terra. In conclusione se ‘sto benedetto Alex dichiara di non tenere più a Laura, lei dovrebbe capire che è meglio lasciarlo perdere e girargli al largo!”.
Matteo prende il viso di Sara e sigilla le sue labbra su quelle di lei.
“Facciamo la pace? Pensiamo a noi e non a Laura?”.

Città, 10 agosto 2010, sera

Laura riflette su se stessa e sulla solitudine che prova da quando quel fatidico 2 maggio ha litigato con Alex, troncando ogni rapporto.
Quella relazione non doveva nemmeno essere cominciata, ma testardamente ha forzato la mano, ha voluto a tutti i costi avviarla. Però adesso ha lasciato un cumulo di macerie dentro di lei, che con molta fatica tenta di spallarle via.
Ricorda come Fede, l’amica di sempre, l’aveva cercata di dissuadere, perché a Alex piaceva Kris, un’amica comune.
Riflette sullo strano concetto di amica applicata a Kris, perché è tutto fuorché questo. E’ una semplice conoscenza, che frequenta lo stesso giro, e nulla più. Lei non si sognerebbe mai di confidarle che le piace la pizza margherita, perché a stento si dicono due parole.
“Si, le solite quattro chiacchiere incolori, quando per sbaglio è posizionata vicino a me. Ma il tutto si ferma lì! No, non è la tipa che vorrei come amica! Tra noi non c’è nessun feeling. Lei ignora me e io contraccambio senza rimorsi. Mi sembra infida, subdola e tenta di fare la svampita per attirare gli sguardi degli altri ragazzi. Flirta con tutti, ma mi sa che li lascia con l’acquolina in bocca. No, non la da con facilità, anche se apparentemente sembra disinibita. Però con Alex … Si, con lui è stato diverso. E’ stata lei a rincorrerlo e mi sa che con lui ci stava..” e una smorfia di gelosia increspa la fronte e le labbra.
Si domanda, perché pensa sempre a lui, anche adesso che è stato cancellato, spazzato via dalla mente, e ricorda bene quello che la Fede le diceva di lui.
“Non vedi” le diceva “Ti prende in giro. Non sai quello che racconta di te, vantandosi con gli amici. Dice che sai fare dei pompini deliziosi. E’ vero? E se anche fossero solo falsità, loro ci credono! E come ci credono! Le chiacchiere girano in fretta. Se avrai una relazione con Toni, Mark o uno degli altri, sarà la prima cosa che ti chiederanno! Come credi di scansartela? Non ci riuscirai”.
Quelle parole sono state delle coltellate assassine alla schiena che ha finto di assorbire con disinvoltura e noncuranza, ma le hanno ulcerato il cuore. Non voleva credere che il suo Alex andasse a sbandierare in giro quello che facevano, ma poi si era dovuta ricredere. E quel maledetto 2 maggio avevano litigato proprio su questo punto. Lui le ha detto che non c’era nulla di strano, perché tutti raccontano agli amici cosa fanno con la propria ragazza. Però a lei questo non è andato giù ed è corsa via, perdendo il prezioso Nokia.
“E’ vero! Maledizione! Una volta sola! Ma lui mi ha fatto passare per esperta! Che esperienza deprimente! Si, ho ceduto dopo molte insistenze, ma alla fine è stato un flop clamoroso. Eppure Bea, Vale, la Fra hanno sempre sostenuto che è qualcosa di sublime. Non ho mai capito che sensazioni abbiano provato. Per me è stato disgustoso. Per un nonnulla non ho vomitato l’anima. Mi ricordo che lui si è vantato di questo con tutti, ma lo ha fatto per umiliarmi. Io sono stata come una cieca che non ha voluto affidarsi agli altri sensi per muoversi nell’ambiente circostante, sbattendo in continuazione contro tutti gli ostacoli incontrati. Sono stata sorda e dissennata, muta e incapace di comprendere la vera natura di Alex. Fino all’ultimo ho sperato che cambiasse. Solo illusioni e delusioni che mi hanno fatto stare male. Anzi malissimo. E’ come se avessi la scimmia addosso. Ogni volta che ricordo qualcosa, lui c’è sempre”.
I suoi pensieri tornano sempre su questi due argomenti: Alex e l’amatissimo Nokia. Entrambi sono stati persi e difficilmente potrà recuperarli.
Se la perdita del telefono è una ferita che non riesce a rimarginarsi, quella di Alex con tempo passerà. In questi mesi di dolore intenso e prolungato ha percepito bene cosa non andava con lui, i motivi per i quali è stato un bene che abbia aperto definitivamente gli occhi.
A lui piaceva Cristina, che Laura e Fede hanno sempre chiamato Kris, una ragazza tanto appariscente quanto inconsistente. Lei però preferiva i grandi e non i bambini, come diceva in tono spregiativo, della sua età. Con Alex per quanto ci provasse non era mai riuscita a conquistarlo: solo qualche flirt passeggero, usato da specchietto per le allodole per catturare chi veramente gli interessava.
Per lui Laura era un corpo da usare senz’anima, solo e semplicemente per sfogare le pulsioni. Lei invece era veramente innamorata e non voleva vedere difetti nel suo Alex, lo difendeva sempre anche se l’evidenza diceva il contrario.
Era talmente cieca che fingeva di non vedere quando lui faceva il cascamorto con Kris. In ugual maniera era sorda tanto che non voleva ascoltare le pesanti allusioni degli amici di Alex. Rideva come se fossero battute scherzose. Poi ultimamente le battute erano diventate più chiare e dirette, insopportabili, mentre qualcuno aveva allungato le mani su lei senza che lui intervenisse a difenderla.
Questa è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso.
“E’ inutile tornarci su. E’ chiuso e bon! Ma Luca si sta gasando troppo da quando ho rotto con Alex! Ha una scuffia che mi costringe a tenerlo a bada col fucile! Spero che stasera tenga le mani a modo! Forse dovevo rifiutare, ma volevo vedere le stelle cadenti e fare un desiderio. Ma come faccio a dirgli che non è il mio tipo? Come amico va bene, come raga no! Però sono una bella baghina a stuzzicarlo con quegli sms! Kiss, kiss! Il cuore rosso, amore.. Gli metto la classica carotina davanti al naso e lo porto a spasso. Ma va a finire che una di queste volte mi zompa addosso e avrò il mio daffare per tenerlo lontano”.
Laura guarda l’ora e decide di mangiare gli ultimi residui del frigo, perché non ha voglia di uscire a prendersi un trancio di pizza sotto casa.
Sta andando in cucina, quando ascolta quell’insopportabile suoneria che odia. Guarda il numero e sbuffa.
“E’ Luca! Ho appena finito di pensarlo che appare per rompere le scatole. Che vuole? E’ ancora presto! Doveva venire alle dieci”.
Pigia il tasto verde per aprire la conversazione e ascolta quello che le deve dire.
“Ciao! Tra cinque minuti sono lì e andiamo a mangiarci una pizza insieme, prima di salire in collina a vedere le stelle”.
“Va bene” risponde stancamente Laura “Ti aspetto sul portone di casa”.
“No, puoi restare su, perché passo in pizzeria a prenderla. Birra o coca?”
“Uffa” borbotta infastidita, perché ha da poco riflettuto sul loro rapporto “No. In casa c’è già tutto in ordine per la partenza! Andiamo in pizzeria. Stiamo più comodi e la mangiamo calda. Ciao” e chiude la conversazione.
Laura sbuffa “Cominciamo bene la serata! Chissà il dopo…” e si tira dietro la porta.

Spiaggia, 10 agosto 2010, prime ore del pomeriggio – Seconda conversazione

Sara inghiotte le lacrime e non ha deciso se perdonare Matteo, mentre legge il secondo blocco di sms.

Laura: sto vedendo film con Johnny Dpp e H. Ledg… ODDIO Sbav k Fìghonì assurdi k sn:
Q__Li amo <3.. rx se vuoi.. kix
Luca: kattiva
Laura: Fuck amore sn unici bellissimi Fìgoni: Q__johnny trpp sexy
Luca: vbb, lo vedo ankio. Hai parlato cn mamma dell'exm fin male?
Laura: … ancora nn le ho dt tt ql k vlv dirle, gliel'ho sl anticipato xD..<3..
Luca:  Ok tadb
 
“Però, non male le provocazioni civettuole! Figoni, sbavo, troppo sexy..”
Lei gli fa notare che sembra un modo innocente per evadere dalle tensioni che il rapporto con Alex le riserva.
“Sarà! Però sembra giocare col topolino” afferma serio Matteo “Lo stuzzica, lo ingelosisce. Va bene che sia un amico, ma lo tratta come uno zerbino”.
Sara annuisce e pensa che lei non riuscirebbe ad avere con un uomo un rapporto confidenziale come potrebbe esserci con un vero amico intimo e fidato. Ragiona che fa già molta fatica con Irene a confidarsi e al pensiero di farlo con una persona di sesso maschile le appare impossibile. Sicuramente non riuscirebbe a parlare di determinati argomenti reconditi o connessi alla sfera personale più segreta, perché si troverebbe in notevole imbarazzo nell’affrontarli. Non è che si trovi a disagio nel discorrere di sesso, di esperienze personali, di aspirazioni, perché sono argomenti che ha affrontato molte volte con le amiche. Però erano confidenze che si scambiavano tra di loro, quando erano in vena di sincerità. Stranamente si porta appresso dei retaggi, che ha sempre pensato che non le appartengano. In realtà sono dei tabù che discendono dal particolare tipo di crescita personale nell’ambiente familiare. Quindi certi discorsi sulle esperienze sessuali non riesce ad affrontarli con la necessario lucidità e sincerità specialmente se l’interlocutore è di sesso maschile per via di una specie di blocco mentale che glielo impedisce.
Da questo punto di vista percepisce di essere molto differente da molte altre coetanee pronte a parlare di tutto con tutti senza nessun filtro. Lei, no! Non ci riesce. A tratti sembra che lei sia un relitto fossile per queste idee un tantino retrò, ma non è in grado di superare questa barriera psicologica, né di abbattere quel muro che la divide dall’essere aperta anche su questi argomenti.
Per lei l’altro sesso è visto solo come un compagno di vita col quale vuole condividere gioie e dolori quotidiani, con quale spera di costruire giorno dopo giorno un esistenza di rispetto e di amore. Però forse comprende di essere una persona antica da contrapporre alla definizione di donna moderna, come troppe volte si legge sui media, si ascolta nelle chiacchiere. Però si domanda se queste distinzioni siano solo il frutto di un immaginario collettivo che vuole esorcizzare i ricordi di un passato neppure troppo distante per proiettarsi in ambito diverso. Eppure osserva che le donne cercano di stare solo con altre donne come gli uomini d’altra parte.
“Non si creano dei nuovi ghetti non dissimili da quelli dai quali si vuole uscire?” si domanda incerta e un po’ in confusione.
“Tu riusciresti ad avere un rapporto con una donna come ce l’hanno Laura e Luca?” gli spara a bruciapelo come per trovare conferma alle proprie idee.
Lui non risponde subito. Tergiversa colto alla sprovvista da una domanda tanto diretta quanto pertinente a quello che stanno tentando di decifrare e comprendere. Però è indeciso, titubante, perché la prima risposta sarebbe stata un no deciso e senza troppi distinguo.
“Forse si, forse no” risponde ambiguo cercando di prendere tempo.
“Non mi sembra una gran risposta. Ne so quanto cinque secondi fa! Io non ci riuscirei. Sarebbe troppo stress calibrare le parole affinché queste vengano interpretate correttamente. E poi sarebbe troppo superficiale il rapporto d’amicizia. No, decisamente non sopporterei l’idea che un uomo possa essere il confidente amico al quale rivolgermi per avere consigli o osservazioni! Certamente potrei apprezzarne il sostegno nei momenti di grande difficoltà. Ma tutto resta confinato lì”.
D’altra parte Sara riflette che fa fatica a trovare in un’altra donna la persona alla quale voglia affidare le parti più intime dei propri pensieri. Comprende che un rapporto uomo donna su una base di amicizia non è condiviso nemmeno da Matteo nonostante la risposta vaga e possibilista che suona più come una negazione che un’affermazione. Su questo non ha dubbi, perché si percepisce chiaramente dal tono della voce.
Continua a non percepire quale strano vincolo lega Laura a Luca e viceversa. Le appaiano anomale alcune parole come amore, quel TADB, quell’emoticon a forma di cuore. Eppure è chiaro che Laura lo considera solo un amico, un confidente e basta.
Aspetta la risposta di Matteo che tarda ad arrivare come se non fosse in grado di esprimere un parere, qualsiasi esso sia.
Lui continua a tacere cercando le parole giuste per non accrescere ulteriormente quella tensione che ha innescato poco prima con la battuta infelice sull’altra donna, peraltro inesistente, senza essere creduto.
Conviene con lei che tra un uomo e una donna non può esserci un rapporto così confidenziale come potrebbe nascere tra due persone del medesimo sesso. Però si domanda in quale maniera possa esprimere il concetto senza suscitare nuove incomprensioni.
“Come fai a esporre a una ragazza che ieri sera hai scopato la Cori solo per il semplice gusto di farlo? Oppure se lei ti dice che ha fatto all’amore con un ragazzo spiegandoti le sensazioni provate, come riesci a rimanere neutro senza che ti venga la voglia di provarci anche tu? No, questo tipo rapporto non può sussistere e non può funzionare. Certo che in caso di necessità puoi offrire il tuo sostegno disinteressato, ma la cosa è morta lì! Però devo pur dirle qualcosa..”.
Matteo è sempre più imbarazzato e alla fine comincia a parlare.
“No, io non potrei essere al posto di Luca. Non ci riuscirei per nulla! Ascoltare le confidenze di Laura proprio non ci penso, mi avrebbero infastidito. Passi cercare l’amicizia disinteressata, ma la confidenza mi sembra troppo”.
Avrebbe voluto aggiungere che per lui una donna è una conquista da trasformare in innamoramento, ma poi decide di non dire nulla. Non gli sembra il caso. Di danni ne ha già combinati troppi per oggi e non gradisce peggiorare la situazione già incerta.
Sara vorrebbe che lui aggiungesse particolari, precisazioni senza ottenere risposte apprezzabili.
Comprende che forse è meglio concentrarsi sul prossimo blocco di sms, perché Matteo sta sulla difensiva, attento a non aggiungere parole di troppo dopo il litigio di poco prima.

Città, 10 agosto 2010 – tardo pomeriggio

Laura ha sognato ma non ricorda nulla, né se era bello o brutto. Un vuoto leggero nella mente la rende eccitata e nervosa come sempre le capita se qualcosa non gira come lei ha immaginato.
In questo momento non le interessa tenere traccia delle visioni che hanno popolato il sonno, perché la sua attenzione è rivolta altrove. Inoltre le immagini sono svanite nel medesimo istante nel quale ha riaperto gli occhi, ma non ha nessuna importanza questa perdita di conoscenze.
Raramente le ricorda e dunque nemmeno questa volta fa eccezione alla regola.
E’ accaldata e sudaticcia per l’afa che opprime la stanza, la città, le persone e sbuffa.
Legge l’ora sul display della radiosveglia: 18 e 30.
“Ho dormito per oltre tre ore!” si dice stupita e si alza perché tra non molto arriva Luca.
“La valigia sta tranquilla vicino all’ingresso. I vestiti per domani mattina sono appesi sulle grucce nell’attesa di essere indossati. Stasera cosa metto? Ci sarà freddo e umido oppure caldo e afa? Ora mi faccio una doccia e poi ci penserò”.
Non ha molta voglia di riflettere su questi particolari, perché il desiderio primario è togliersi quella sensazione di umidità che permea la pelle, vorrebbe sentire solo il fresco scivolare leggero sul viso, sulle braccia.
Mette sul lettore il CD “Appetite for Destruction” dei Guns ‘N Roses che spara le sue note per la casa. E’ stato il loro primo album nei lontani anni ottanta, quando lei è ancora in cielo in attesa di allietare i genitori. Però li ha scoperti più tardi con iTunes. Subito è stato un primo e grande amore musicale, che non è mai scemato in tutti questi anni. Non si è stancata mai di ascoltare Sweet child o’ mine, un brano dell’album, che ha imparato a memoria.
Sotto l’acqua scrosciante canta a squarciagola, incurante del frastuono della musica e delle sue parole. I genitori sono partiti ieri per la vacanze, gli altri inquilini del caseggiato sono fuori città. Lei è la padrona assoluta del condominio tanto che, se qualche malintenzionato entrasse, non potrebbe chiedere soccorso a nessuno, perché nemmeno un cane potrebbe udire le sue invocazioni di aiuto. L’essere sola non le dispiace più di tanto, perché sa che non capiterà o forse spera che non avvenga in questo momento.
Turbante in testa, completamente nuda si aggira alla ricerca di quello che vorrà indossare sia sotto sia sopra. E’ indecisa. Niente la soddisfa.
“Se dovessi uscire con Alex..” e si ferma indispettita “Perché arrivo sempre a quel nome?”.
Eppure sono passati tre mesi da quando ha cancellato quel nome dal cuore e dalla mente, ma sempre subdolamente affiora nei momenti meno opportuni e la rende nervosa.
“Luca sicuramente è il mio migliore amico, confidente e consigliere da molti anni” e ricorda con un sorriso la prima volta che l’ha conosciuto.
Lei aveva poco più di tredici anni e lui quattordici appena compiuti e stavano impacciati e intimoriti nel cortile del liceo scientifico in attesa di entrare il primo giorno di scuola. Uno sguardo, un sorriso fra mille volti sconosciuti come per rassicurarsi. C’erano anche visi noti, ma si sentivano stranamente timidi e timorosi di unirsi al vociare allegro degli altri. Poi sono arrivate le chiamate delle prime classi a sciogliere le tensioni.
Si ritrovano gomito a gomito nell’aula e con un’occhiata d’intesa si siedono l’uno accanto all’altro.
“Luca” dice lui arrossendo un poco.
“Laura” risponde lei non meno imbarazzata.
E immediatamente c’è stato feeling senza la necessità di altre parole. Un percorso netto li ha portati all’esame di maturità dove hanno avuto la medesima votazione: 57/60.
Qui i loro percorsi si sono divisi: lei a Firenze per architettura, lui a Bologna per ingegneria. Però pur distanti sono sempre stati vicini, uniti dagli sms.
Al tempo del liceo li hanno chiamati “i fidanzatini della A”, perché erano sempre insieme come se vivessero in un mondo separato dagli altri compagni di classe. Nonostante le loro smentite nessuno ha mai creduto che tra loro non ci fosse nulla, perché appariva inverosimile.
In realtà Laura l’ha sempre e solo considerato un grande amico e nulla più.
Luca avrebbe voluto il passaggio successivo: da amico a compagno di vita, ma lei lo ha sempre tenuto lontano senza concedergli mai una chance.
Anche adesso, dopo il naufragio della relazione con Alex, ha sperato di essere qualcosa di più senza nessun successo. E in qualche modo si è rassegnato al ruolo dove lei l’ha confinato.
“No, non posso illuderlo! Perderei un prezioso consigliere. Non c’è nulla in Luca che mi attrae né fisicamente né intellettualmente. Siamo due persone diverse che sono perfette nel discutere, nel consigliare, nel sostenersi a vicenda nei momenti critici, ma non riuscirebbero per nulla a convivere insieme. Abbiamo concezioni differenti della vita in comune, dell’adattarsi ai limiti che questa impone”.
Laura continua ad aggirarsi per la casa ascoltando la banda rock che ama di più.
Infila un paio di mutandine castigatissime e una maglietta blu prima di rifugiarsi in cucina a mangiare qualcosa. Il frigo è praticamente vuoto perché per due settimane l’appartamento rimarrà disabitato. Lei non ha voglia di uscire alla ricerca di una pizzeria e si accontenta di quel poco che c’è: un po’ di formaggio indurito e tutta crosta, qualche fetta di pane per toast avvizzita pronta a fare la muffa, una birra e un paio di pesche dalla buccia grinza come la pelle di una vecchia.
Quello che rimarrà domani finirà nel rusco prima della partenza. Non vuole lasciare avanzi di cibi che si guasterebbero in un paio di giorni. L’esperienza l’ha già fatta una volta e non è stato piacevole il ritorno.
Calmata la fame, indossa un paio di Levi’s che ormai hanno qualche anno di vita e scarpe da ginnastica Superga bianche. Dal cassetto estrae una sciarpa di seta da avvolgere attorno al collo, perché non vuole rovinare la vacanza con una tonsillite. Niente borsa da tenere in mano o a tracolla. Qualche spicciolo, le chiavi di casa e il nuovo Nokia nelle tasche capienti dei jeans. Tutte cose pratiche per stare all’aperto stasera.
“Sono pronta” e aspetta l’arrivo di Luca.

Spiaggia, 10 agosto 2010 – pomeriggio

Il clima è mutato come se all’improvviso fosse piombato un vento gelido a raffreddare la calura della spiaggia.
Sara è immusonita, risponde a stento alle sollecitazioni di Matteo, che si sforza di ricucire lo strappo.
Quelle esternazioni l’hanno ferita perché non se le aspettava. Poi si domanda se erano solo battute, come afferma, oppure corrispondono a verità, come sta pensando. Ultimamente l’ha percepito distante come se avesse qualcosa da dire senza averne il coraggio. Quindi potrebbe equivalere al vero che lui ha un’altra e che tiene in piedi due relazioni nell’attesa di decidere quale delle due mollare.
Essere in competizione non le dispiace, anzi la stimola. Però esserne all’oscuro la innervosisce, perché non conosce con chi deve combattere, con quale armi e su quale terreno. Per lei è una mancanza di lealtà e questo l’infastidisce molto di più che non conoscere l’esatta situazione.
Prova a concentrarsi sul secondo blocco di sms che ha trascritto inghiottendo le lacrime, che sono ancora più salate della salsedine che incrosta le ciglia. Non vuole dimostrarsi debole ma mostra l’orgoglio del quale è dotata.
“Ormai ho trent’anni. Non sono più una ragazzina che piange perché il suo ragazzo le ha confessato l’inconfessabile. Matteo mi piace, ma dopo quello che è successo oggi devo riflettere. Forse voleva ingelosirmi, forse voleva capire come la prendevo, ma qualcosa mi dice che devo ragionare sulla nostra relazione. E’ vero che oggi si dimostra attento, pronto a cogliere ogni sfumatura del mio carattere, passionale come mai lo era stato prima. Ma..ieri come era? E l’altro ieri? E i giorni precedenti? Sembrava che io non esistessi! Una telefonata veloce per un breve saluto. Un sms al limite del freddo e nulla più. Oggi la metamorfosi, un cambio radicale di atteggiamento. Perché? Però la risposta tarda ad arrivare o meglio non esiste. O così mi appare. Mi domando ancora perché è uscito con quella battuta. E’ vero che stavano parlando di Laura, del suo rapporto con Alex e con il misterioso amico, che abbiamo chiamato Luca. Ma questo la giustifica?”.
Sara è sempre chiusa a riccio, non vuole aprirsi, né mostrare un varco nel quale lui possa insinuarsi per scardinare le difese che non sono così salde come vuole mostrare esternamente.
Finge di concentrarsi sui messaggi, ma la testa è altrove. E’ alla ricerca di risposte attraverso il concatenare degli eventi passati, delle parole dette o taciute, delle sensazioni provate o solo pensate. Però cresce in lei la confusione. Elementi contraddittori possono essere letti con sfaccettature diverse, in un modo o in quello diametralmente opposto.
Ripercorre gli ultimi mesi con la calma che il momento concitato può offrire per rileggere con altri occhi gli avvenimenti, le parole sussurrate o non pronunciate, gli incontri fugaci o intensi. E’ un insieme composito difficile da districare perché richiede una serenità che adesso manca.
Però obiettivamente la freddezza c’era da entrambe le parti. E’ stata lei a raffreddare il rapporto oppure lui? La domanda non ha una risposta chiara e netta. Forse sono stati entrambi. Perché? E di nuovo ricorre questa domanda alla quale non riesce a rispondere.
Indubbiamente la fiammata iniziale è stata bellissima, intrigante e coinvolgente. Sembrava che il grande amore, quello con la A maiuscola fosse arrivato finalmente dopo anni di passioni brevi e deludenti. Però poi inspiegabilmente è ripiegato su se stesso perdendo vivacità come la natura in autunno, la stagione delle foglie morte. Infine il freddo inverno ravvivato ogni tanto da qualche raggio di pallido sole è calato tra loro. Oggi sembrava che la primavera rinnovasse i loro sentimenti, ma un brusco temporale ha abbassato la temperatura riportando il gelo, la sensazione di un inverno non ancora finito.
Sente la voce di Matteo lontana e ovattata che parla che di come Laura sia stata ambigua quando descrive il mancato sms che ha scatenato la reazione di Alex.
“Non capisco” dice cercando di stringerla a sé “perché doveva mandarle un messaggio. Innanzitutto quale obbligo aveva Alex a scriverle? E poi cosa doveva scriverle? Va bene che non doveva mandare a Luca un romanzo, una storia, ma detto così genericamente non mi convince. Mancano dei pezzi o sono stati cancellati”.
Sara ritorna ad osservare il primo blocco e deve dare atto che le osservazioni sono pertinenti. Però poi cade nell’apatia che si manifesta con lo sguardo perso nel vuoto a fissare l’orizzonte tra cielo e acqua, il quel punto dove non si distingue più nulla.
“Analogamente” prosegue Matteo non percependo alcuna reazione da parte della ragazza “mi pare fuori luogo la reazione di Alex al darsi appuntamento per il giorno dopo. Se Laura gli interessava non doveva prendere il telefono per dirle brutalmente di non rompere! Dunque se l’aveva scaricata o aveva intenzione di farlo era sufficiente snobbarla e non rispondere più! Così non va! Laura tiene un atteggiamento di basso profilo in questo frangente”.
“Laura amava Alex e voleva ricucire uno strappo e ridare slancio alla relazione!” esclama Sara, facendo sentire finalmente la propria voce.
“Sarà, ma non sono convinto” ribatte Matteo scuotendo la testa.
“Allora è come tra noi” conclude Sara “Dici di avere un’altra e poi rettifichi che era solo una battuta! E io dovrei crederci?”.
Lui le prende il viso con dolcezza e la fissa con decisione, mentre due lacrime atterrano sulla sabbia.
“So di avere detto una cazzata e sono consapevole che sarà difficile sradicarti dalla mente quella battuta infelice. Però la nostra situazione apparentemente uguale alla loro è molto diversa. Tu non mi hai sollecitato delle risposte sullo stato della nostra relazione, che ammetto sta languendo per colpa mia. La mia uscita è stata stimolata dal dibattito sui messaggi di Laura pensando di fare lo spiritoso. In realtà ti ho ferita peccando di indelicatezza. Oggi ti ho osservato con molta attenzione come mai l’ho fatto in precedenza. Ho compreso l’errore commesso nelle settimane passate. Oltre ad essere bella, hai una sensibilità che non ho mai riscontrato in una donna. Forse ho frequentato delle ragazze superficiali oppure, più probabilmente, ho cercato solo facili avventure. Dunque ti chiedo scusa e di concedermi un’altra chance per rimediare”.
Sara non risponde né sì né no, perché è combattuta tra il perdono per fare la pace e l’essere offesa per rimanere sulle sue.