Lo scontro

Tutto sembrava procedere col vento in poppa, mentre la permanenza di Dan a Holland Island stava volgendo al termine.
Le giornate umide e fredde dei primi di novembre non erano invitanti per fare delle passeggiate, ma loro avvolti nei pesanti mantelli non mancavano di camminare lungo la strada che costeggiava l’acqua. Più che teneri amanti sembravano due maturi amici tanto compostamente stavano l’uno accanto all’altra.
Gli isolani non mancavano di commentare con malignità quell’unione amorale tra una donna sola e il suo ospite maschile, che alloggiava nella casa di lei.
La mattina, che precedette la partenza di Dan, avvenne un episodio spiacevole.
Il reverendo White, che curava le anime degli abitanti di Holland Island, infastidito dal tono di aperta sfida che Angie teneva nei confronti della comunità, li fermò mentre facevano il solito giro.
“Miss Fairbanks!” disse con tono solenne e duro il pastore “Si fermi un momento. Le devo parlare”.
Angie l’osservò con occhio poco benevolo e un tantino torvo e si pose con aria irritata di fronte a lui. Un atteggiamento di provocazione che preannunciava temporale.
“Cos’ha da dirmi, reverendo? E’ un discorso lungo o di poche parole?”
Il tono era secco, non arrogante. Era di chi non accettava intromissioni nella sua vita privata. Lo sguardo era lampeggiante di collera, mentre la voce denotava impeto nervoso che stentava a trattenersi nei giusti confini.
Dan si scostò dai due contendenti, perché non aveva nessuna intenzione di farsi coinvolgere nella disputa.
“Sì, questo è un litigio in piena regola. E di sicuro l’argomento è la mia presenza. Non comprendo questo rigurgito di falso moralismo. E’ una donna adulta, che vive sola senza legami con un altro uomo. Quindi può frequentare gli uomini che vuole. Senza nessun obbligo morale. Ritengo giusto che possa disporre della sua vita come meglio crede. Non dà pubblico scandalo quando è sotto gli occhi di tutti. E’ sempre cortese e sorridente.  Molte persone si accompagnano di nascosto con altre di sesso opposto, ma per loro non c’è riprovazione pubblica solo perché si finge di non vedere e non sapere. Noi stiamo insieme alla luce del sole, in maniera limpida e cristallina, senza sotterfugi di sorta. Cosa c’è di riprovevole in questo? Solo perché dormiamo sotto lo stesso tetto? Ma quante persone, sposate o non sposate, lo fanno? Ma è meglio che io rimanga defilato e intervenga solo se la discussione dovesse degenerare”.
Questo erano i pensieri di Dan mentre Angie e il reverendo continuavano a fronteggiarsi come se fosse il duello decisivo. Una specie di sfida a OK Corral.
Il reverendo White cominciò a parlare a voce bassa, mentre osservava l’uomo che si teneva prudentemente in disparte come se l’argomento non lo riguardasse.
“Lei venga qui!” disse alzando il tono “Deve ascoltare quello che sto dicendo a Miss Fairbanks”.
Angie reagì nervosamente con gli occhi infiammati dall’ira.
“Deve parlare con me oppure con lui?”
“Con entrambi” replicò irritato.
“E c’è bisogno che ci disturbi sulla pubblica via? Può bussare al mio portone e le sarà aperto” e si girò di scatto allontanandosi.
“Angie” disse con pacatezza Dan “Il reverendo non ha intenzione di tenere un sermone. Più semplicemente vuole fare quattro chiacchiere in amicizia”.
Lei lo squadrò con gli occhi fiammeggianti di collera e aggiunse: “Se vuoi fermarti, fai come vuoi. Io torno a casa. Ho già ascoltato troppe parole inutili”.
Con passo deciso di diresse verso la casa vittoriana che distava pochi isolati da lì. In un baleno scomparve dalla loro vista.
Dan rimase nel tentativo di ricomporre la frattura per non apparire scortese. Era intimamente irritato ma ostentava calma e serenità. Questa comunità si mostrava bigotta e ipocrita perché teneva più alle apparenze che alla sostanza.
“Mi dica, reverendo. Sono qui per ascoltare quello che vuole proferire”.
“Che intenzioni ha? Visto che si comporta come se fosse il marito di Miss Fairbanks! Quando celebrerò le giuste nozze riparatrici?”
Dan si trattenne dal rispondere per le rime al tono vagamente insolente del pastore.
“Perché?” si limitò a rispondere col sorriso sulle labbra.
Il reverendo White sembrò perdere le staffe e alzando il tono cominciò a scandire la sua predica. Quel uomo osava sfidare la sua autorità e teneva un atteggiamento canzonatorio nei suoi confronti. Non era disposto a ricevere risposte ironiche o domande di dubbio gusto.
“Perché? Osa chiedere il perché? Da quasi due settimane vive sotto lo stesso tetto di Miss Fairbanks come se fosse il marito..”
“C’è forse qualcosa di illecito in questo?” lo interruppe Dan che stava scaldandosi e faticava a trattenere le parole.
“Ledo dei diritti di qualcuno? Miss Fairbanks è una persona adulta, libera e senza legami o vincoli verso qualcuno. Quindi lei può accogliere in casa propria tutti gli ospiti che vuole. Lei non ha nessun diritto di intromettersi nella sua vita privata. I suoi comportamenti..”
“I suoi comportamenti fanno scandalo!” urlò il reverendo White rosso in viso per la sfacciataggine dimostrata da Dan.
“Sì, scandalo! Una donna che vive con un uomo more uxorio! Lei l’ha disonorata! E dovrebbe ,,”.
“Forse dovrebbe fornicare con un’altra donna?” replicò ironicamente.
“Questo sì, sarebbe scandalo!” e dette queste ultime parole girò i tacchi volgendo le spalle all’attonito e incollerito reverendo.
“Questo pastore è un vero pitocco! Si permette di contestare le azioni di una donna libera e adulta, le scelte sessuali e poi chiede il matrimonio riparatore come se io l’avessi messa incinta! Ma che razza di paese è questo?”.
Erano questi i pensieri ribollenti di ira di Dan che a passo svelto si apprestava a raggiungere Angie che distava un centinaio di passi avanti a lui.
Il reverendo White avrebbe voluto rincorrere l’uomo che aveva osato infrangere la sua autorità morale e religiosa. Però comprese che non avrebbe ottenuto nulla oltre altre parole oltraggiose. Si ripromise che l’indomani si sarebbe recato alla casa vittoriana per continuare il suo predicozzo a entrambi prima che le loro anime si dannassero per sempre.
Scuro in volto, senza accorgersi della piccola folla che aveva assistito alla sua sconfitta, si diresse verso la chiesa, rimuginando vendetta.
Dan raggiunse Angie prima di arrivare alla casa vittoriana e la prese sottobraccio.
“Cara” disse con tono dolce “quel pastore ha avuto quel che si meritava. Credo che non si farà vedere più se non siamo noi a cercarlo. Se osa tenere ancora quel tono insolente, lo prendo a pedate nel culo!”.
La tensione che l’aveva colta sembrò sciogliersi avvertendo le parole calde e rassicuranti di Dan, mentre gli scoccò un grande sorriso.
L’abbracciò forte ostentando la fierezza di avere una compagna così, prima che il portone si chiudesse alle loro spalle.
La mattina seguente, mentre lui preparava il bagaglio con un velo di malinconia per la partenza imminente, qualcuno bussò al portone.
Ascoltò chi poteva essere quell’ospite mattiniero e sospese la preparazione delle valigie.
“Dunque quel pitocco è tornato! Osa ancora sfidarci? Credo che stavolta non se la caverà a buon mercato” si disse mentre scendeva le scale.
“Posso entrare o mi lascia sull’uscio di casa?” chiese quando Angie aprì la porta.
La sola vista del reverendo White fece imporporare le guance della donna, che fattasi da parte disse: “Si accomodi”.
Erano appena giunti nello studio accanto all’ingresso, quando Dan entrò come una furia piazzandosi di fronte a lui.
“Cosa vuole ancora? Non è stato sufficiente quello che le ho detto ieri?”
Il pastore cominciò a farfugliare per la collera.
“Come si permette? E’ mio compito curare le anime del mio gregge e riportare sulla retta via quelle pecorelle che si sono smarrite!”
Dan lo guardò duro coi pugni sui fianchi in atteggiamento di sfida.
“E chi sarebbero queste pecorelle smarrite?” replicò con sarcasmo.
“Voi due!..”
“Fino a prova contraria lei non è il mio pastore, visto che abito altrove! Per quanto riguarda Miss Fairbanks è una persona adulta e sa quello che fa. Non si è smarrita e per di più è di fede cattolica. Dico bene, Angie?” e rivolse lo sguardo verso la donna, che annuì senza proferire una parola.
“Lei è un insolente arrogante. E la sua anima sarà dannata!” urlò col volto paonazzo il reverendo White che uscì dalla stanza per raggiungere il portone.
“Io sarò arrogante, ma lei non è da meno! Miss Fairbanks la ringrazia per l’avvertimento e oggi andrà dal suo confessore cattolico per rimettere tutti i peccati..”.
Udirono il portone chiudersi con violenza, mentre scoppiavano in una gran risata.
“Io sarò il tuo inferno! Riuscirai a sopravvivere a questa dannazione eterna?” disse Dan tra il serio e il faceto.
“E’ una richiesta di matrimonio?” domandò incredula Angie.
“Come la vuoi chiamare?”
E lei si arrampicò su di lui per dargli un bacio.

E la festa continua…

La giornata si è conclusa serenamente per Ellie dopo molta tensione per l’arrivo degli ospiti. Non è abituata ad avere persone in casa, a gestire conversazioni e battute. Ha vissuto troppo da solitaria senza mai uscire dal guscio. L’occasione è arrivata, quando non se l’aspettava e l’ha colta al volo in maniera spontanea. Molte paure e qualche incertezza ingiustificata hanno costellato l’approccio delle giornate precedenti. Alla fine il gran giorno è arrivato e con esso sono svaniti tutti i timori come bolle di sapone.
Adesso percepisce soddisfazione. Tutto è filato liscio: l’accoglienza, il pranzo di metà giornata, il pomeriggio di passeggio e la serata di conversazioni. Il bilancio è positivo oltre le sue aspettative. Adesso si gode il relax dopo le preoccupazioni e la certezza che sarà in grado di fronteggiare tutti gli avvenimenti nei giorni che seguiranno.
Tenendo in mano il diario di Angie, fa un piccolo bilancio della giornata. Rileva che Matt è stato per lei un’autentica sorpresa. Brillante, loquace ma misurato nelle parole e nei giudizi. mai una sbavatura nelle conversazioni, nelle battute. Dotato di un temperamento carismatico ha sempre guidato le loro chiacchiere senza mai dare l’impressione di prevaricare nessuno.
“Sì, questo vuol dire essere un leader! Guidare senza mai dare l’impressione di essere il motore trainante. Devi lasciare l’impressione che siano gli altri a condurre il gioco e le danze, mentre in realtà sei tu che decidi gli argomenti, come svolgere la conversazione e così via. Lui è proprio così! L’ho compreso fin dall’inizio e l’ho lasciato fare. Ero affascinata dalla sua abilità”.
E immediatamente corre a raffrontarlo col fratello. Un confronto impietoso per il grande divario tra i due.
“E’ tutto l’opposto di Matt Dashiell, musone e introverso, spesso assente e svagato. Mi chiedo perché a tutti i costi non vuole storpiature del nome: o Dashiell o niente. Però è il suo ostinato mutismo e quell’aria vagamente sbadata a innervosirmi. Non sono riuscita a comprenderne le motivazioni né a capire molti lati del sua personalità”.
E si sofferma ancora una volta su questo personaggio enigmatico che sembra suscitare in lei curiosità e fastidio. E tenta l’ennesima analisi su questa figura.
“Già dal primo impatto ho sentito che era una persona scottante, non adatta alla mia personalità. Però non riesco a percepire perché continui ad analizzare i suoi comportamenti. E’ fatica sprecata” dice scuotendo il capo, come se volesse allontanare fastidiosi insetti.
“Da Annie nulla di nuovo. E’ solamente maturata e più consapevole dei propri limiti e pregi. Il matrimonio e la vicinanza di Matt si sono rivelati vincenti per il momento. E’ meno irrequieta di quando eravamo alla High School. Allora era sempre in vena di pazzie, passava da un flirt all’altro come bere un bicchiere d’acqua fresca. Oggi l’ho vista più posata e riflessiva, lasciando intravvedere solo qualche sprazzo di voglia di trasgressione immediatamente sommerso dal comportamento sobrio e maturo. Piccole briciole rispetto ai tempi della scuola. Ma ora basta riflettere sulla giornata odierna! Leggiamo qualche pagina di Angie, prima di dormire. Domani è un’altra giornata piena che si preannuncia impegnativa. Un po’ di relax con la lettura della bisnonna e poi un bel sonno profondo. Vediamo.. Mi sembra che stava descrivendo la serata di Halloween. Sì, sì.. ecco ho trovato la pagina”.
E ricomincia a leggere, ma dopo qualche riga il diario si affloscia sul letto e lei si addormenta. La stanchezza ha vinto. E nuove visioni oniriche popolano la mente.
 
Angie sentiva crescere dentro di sé una forte attrazione verso Dan, che apparentemente sembrava ricambiare. Almeno questa era la sensazione percepita.
Si domandava con una punta di inquietudine se questi sentimenti fossero semplicemente il frutto della sua immaginazione dopo anni di ansiosa ricerca di un uomo, oppure la voglia di sentirsi stretta fra le braccia maschili oppure erano sensazioni concrete e genuine che provava. Insomma il dubbio era se la fantasia stava correndo al galoppo senza freni con la perdita della cognizione della realtà oppure no.
Era rimasta sveglia dopo un’altra notte d’amore, che le apparve molto più dolce delle sere precedenti, mentre lui addormentatosi immediatamente russava ritmicamente. Questo rumore non l’infastidiva minimamente, anzi provava delle emozioni che mai aveva percepito prima. Tutto era una novità per lei. Era uno scoprire un mondo sommerso che osservava da un oblò che in qualche modo deformava la realtà. Queste distorsioni non le provocavano angosce o paure irrazionali ma piacere e soddisfazione.
“Sono stata una stupida a rinunciare fino a oggi a questi fiori della passione. Ho perso anni che non torneranno. Però devo ammettere che forse ne valeva la pena aspettare. Ora mi sento appagata come se avessi toccato con la punta del dito il cielo che sta sopra di me”.
Continuava a riflettere, a pensare alla fortuna che aveva avuto quella sera della festa di Mabon. Senza quel grossolano ubriaco che aveva tentato di stuprarla non avrebbe mai conosciuto Dan e adesso lui non sarebbe qui accanto a lei.
La serata era trascorsa in allegria allietata dal crepitare discreto della legna, dalla tavola imbandita con molta grazia. Avevano sentire il rintocco del batocchio sul portone verso mezzanotte e ridendo un po’ agitati erano andati a vedere chi bussava.
“Trick or treat?” era stata le parole udite nella nebbia fitta e oscura della notte per niente rischiarata dal lume posto sull’ingresso. Sembravano uscite dal nulla come un qualcosa di irreale. I contorni erano avvolti nel buio opaco e suonavano come provenienti dall’oltre tomba. Tutto in perfetta sintonia con la notte degli spiriti vaganti.
Loro avevano riso e avevano allungato un piatto coi dolcetti di Halloween, che erano spariti in un baleno inghiottiti dall’oscurità.
“Grazie!” e poi udirono lo scalpiccio di passi che si allontanavano.
“Visto?” disse Angie soddisfatta e trionfante “Abbiamo avuto visite. Era solo un po’ frettoloso” e richiuse la porta alle spalle.
Lui rise e annuì per confermare che aveva avuto ragione qualche ora prima a canzonarlo bonariamente. La sua provocazione era stata smentita. Forse lei sapeva in anticipo della visita notturna e in qualche modo aveva voluto burlarsi affettuosamente di lui. Però avrebbe potuto essere anche un azzardo andato a buon fine. Qualunque fosse stata la verità, lui doveva ammettere con se stesso che aveva fatto un’affermazione veritiera.
Mentre rifletteva, ritornarono nella sala per sedersi su due poltrone di vimini per completare la serata.
Avevano parlato a lungo mentre sorseggiavano accanto al camino uno cherry come dessert.
“Di cosa?” si domandò muta “Oh! sto perdendo colpi! Sto invecchiando, perché non ricordo!”.
Un brivido raggelò il suo entusiasmo, mentre si sforzava a rammentare qualche brandello di conversazione.
Era concentrata su questo, quando lui girandosi l’abbracciò.
“Già sveglia?”
“Sì” mormorò come timorosa di svegliarlo completamente.
“Non riesci a dormire?”
“No. Mi dispiace avere interrotto il tuo sonno. Non preoccuparti per me. La tua vicinanza e il tuo calore tra pochissimo concilieranno il sonno. Dormi” disse mentendo con se stessa.
Il sonno avrebbe tardato a venire o forse non sarebbe giunto per niente. Di questo era consapevole, ma voleva fingere il contrario.
“Qualche pensiero? Sono io l’elemento di disturbo che ti provoca insonnia?” le chiese sussurrando lentamente le parole.
“No, semplicemente stavo riassaporando la giornata appena trascorsa. Ho la bocca dolce. Un gusto talmente gradevole che ho il timore si perderlo se mi addormento prima di averlo gustato pienamente” e appoggiò le labbra su quelle di Dan.
Lui la strinse e sentì nuovamente la passione salire su quel corpo nudo.

Da Gino's

Ellie continua ad analizzare Dashiell, che è sempre più silenzioso e assente quanto estroverso è invece Matt.
Lei continua a chiedersi perché Annie si sia trascinata dietro questa mummia vivente. Però non è tempo di perdersi in troppe meditazioni o pipe mentali qualsivoglia, perché tutto sommato quest’uomo non l’attira per nulla.
“Mi incuriosisce, perché non riesco a capire come non si annoi mortalmente ad ascoltare le nostre chiacchiere. Mi piacerebbe leggergli la mente, ma forse sarebbe fatica sprecata. Perché penso a lui nei rari momenti nei quali mi rifugio dentro me stessa estraniandomi dal mondo? Eppure quando l’osservo non provo nessuna sensazione né positiva né negativa. Calma piatta o neutralità completa”.
Mentre ragiona così, i suoi ospiti si sono ritirati nelle loro stanze. Lei è rimasta nel salotto sulla poltrona, aspettando il loro ritorno. Sono ritornati da poco dopo aver consumato il pranzo nel ristorante italiano che aveva scelto con cura.
Il pranzo da Gino’s è stato un successo per tutti fuorché per Dashiell che ha assaggiato solo qualcosa di ogni portata, lasciando il piatto praticamente intatto.
Ellie gli ha chiesto cortesemente se la cucina italiana non gli piaceva, ricevendo in compenso come risposta solo un grugnito che poteva assomigliare a un si come a un no. In definitiva ne sapeva quanto prima.
Gino è il nonno dell’attuale proprietario, che funge anche da chef. E’ arrivato in America con l’ondata migratoria di inizio novecento da un minuscolo paese della Toscana. Buddy, il nipote di Gino, gliene ha parlato diverse volte, ma lei ha scordato regolarmente il nome. Una località buffa nella denominazione, ma lui la ricorda sempre presente nelle sue conversazioni.
“Un giorno, quando sarò vecchio” gli ha detto una volta “vendo tutto e ritorno a ..”. Ma Ellie quel nome proprio non fa per lei.
“E poi Buddy mica è un giovincello! Sembra un vecchio coi capelli bianchi che si ritrova! Quindi le sue affermazioni sono bufale”.
A parte questo si mangia bene e ogni tanto lo frequenta se non ha voglia di sporcare in casa oppure si fa portare un pranzo completo.
La sua specialità è un piatto che Buddy afferma è la copia esatta di quello originale toscano.
“Come faccia ad affermarlo, lo sa solo lui! Chi mai è andato a .. vattelappesca per controllare quale sia il migliore! Un giorno mi faccio annotare come si fa e poi volo in Italia per controllare. E dove? Non so nemmeno quale minuscolo paese è quello dei suoi nonni! Lui dice che la bruschetta in agrodolce è come la preparano in Toscana. Ma la Toscana è un paese oppure uno stato? Non lo so, ma un giorno con Google map verificherò. Comunque dubbi a parte, la trovo squisita. Una fetta di pane grigliata con sopra una crema a base di pomodoro. aglio e olio. Un giorno chiederò a Buddy come si prepara. Ha riscosso un bel successo tra i miei ospiti, a parte Dashiell che ha preferito oyster della baia condite con un filo d’olio e limone. Le ha sempre fresche”.
Ellie ha un debole per questo ristorante guidato da Buddy, un corpulento italo-americano che presenta un menù scritto in italiano.
Il ristorante è una tipica costruzione del Maryland su due piani in legno e mattoni con un portico sollevato dal piano stradale di tre gradini. La facciata è dipinta in bianco con una doppia fila di grandi finestre. L’interno è caldo con molte fotografie della Toscana appese alle pareti. Al piano terra c’è un’ampia sala con la zona cucine e l’angolo bar. Però la parte migliore sono le salette riservate e discrete ai piani superiori, dove si può mangiare e conversare senza essere disturbati dal tavolo vicino.
“Annie non lo conosceva, mentre per Matt è stata una vera sorpresa. Loro hanno fatto onore a Buddy e alla sua cucina. Annie ha preso le BBQ lasagne, mentre Matt ha onorato Neapolitan salad with roast scampi. Io ho preferito Creamy lemon, ginger and rosemary risotto. Una vera prelibatezza! Buddy ormai mi conosce e prepara sempre delle mezze porzioni, perché altrimenti  il pranzo sarebbe terminato alla prima portata. In effetti eravamo già sazi, nonostante le razioni ridotte. Quindi abbiamo mangiato grilled radicchio, rinunciando al Branzino filet with thyme and saffon mixed vegetables, un piatto gigantesco che da solo ci avrebbe sfamati per due giorni. Dovevamo lasciare un posticcino per i dolci. Come rinunciare alle zucche frolle o alle sfoglie smorfiose oppure a marshmallon di Ognissanti? Siamo per Halloween e se non li mangiamo in questa occasione, quando li potremo gustare? Dashiell che non aveva assaggiato quasi nulla ha preferito la panna cotta allo yoghurt, mele e lamponi. Un giorno la prenderò anch’io, anche se ho un debole per il tiramisù con pistacchi e arance. Abbiamo trascorso un paio d’ore di vero relax. Matt era partito velocemente ingurgitando in un attimo le bruschette sul piatto. Ma gli ho detto. «Calmati. Questo non è un fastfood. Da Buddy si mangia lentamente, perché i piatti sono preparati all’istante. Abbiamo il tempo di fare molte chiacchiere tra una portata e l’altra!». Lui ha spalancato gli occhi e poi è scoppiato a ridere prima di dire «OK». Dashiell invece era assente. Forse era volato su Marte. Annie non è stata zitta un secondo. Ha parlato in continuazione. A volte ho rischiato il mal di testa, ma ha tenuto sveglia l’intera compagnia, Dashiell escluso”.
Pensa che si potrebbe fare una passeggiata per Princess Anne prima dell’imbrunire. In questo modo è possibile eliminare qualche caloria di tutte quelle immagazzinate a pranzo. Riflette che se tardano ancora un po’ a scendere, lei rischia di schiacciare un pisolino. Il vino bianco, la digestione rallentata dalla gran quantità di cibo da smaltire le fanno chiudere gli occhi. Si deve sforzare a pensare, a concentrarsi su qualcosa per non cadere preda del sonno.
“Chissà cosa direbbero, se scendendo mi vedessero a sonnecchiare!” di dice a mezza voce per tenersi sveglia.
Sobbalza sentendo Annie che le chiede: “Con chi stai parlando?”
“Con Ellie, che vorrebbe fare la pennichella” ribatte prontamente.
“Che ne dite di fare quattro passi per la metropoli? L’aria frizzante e la camminata mi sveglieranno completamente”.
Fuori c’è ancora un po’ di sole che sta calando, allungando le ombre. L’aria è fredda e punge il viso, ma sveglia i sensi assopiti dal sostanzioso pranzo.
Ellie prende sotto braccio Dashiell, che rimane indifferente, mentre Annie cammina dietro con Matt. Percorrono Somerset Ave, la via principale della cittadina, dove c’è il cuore economico. Negozi, bar, ristoranti, banche si affacciano sulla strada.
Lei fa da cicerone magnificando le poche case superstiti della Princess Anne di fine settecento. Parla al vento, perché nessuno l’ascolta più di tanto. Però la passeggiata li ha risvegliati.
Dashiell sembra essere ritornata alla vita, perché vede un bar e chiede: “Entriamo qui a prendere un caffè e a mangiare qualcosa?”
Annie ride di gusto, mentre Ellie rimane di sasso.
“Dunque ha anche la voce!” riflette.
“Dove?” chiede gentile.
“Da Allegro. Il nome promette bene e poi mi pare molto caratteristico. Questa camminata mi ha risvegliato un certo languore”.
“Per forza!” esclama Ellie “Da Gino’s eri il commensale di pietra!”
“Non mi andava di mangiare” replica con calma.
Ellie si volta verso Annie e la interroga con lo sguardo.
“Va bene. Tutti da Allegro!” e le due coppie entrano allegre da Allegro.

Allegro Princess Anne

29 Ottobre 2010

Ellie si alza allegra. Oggi arriva Annie, il marito e il cognato. Dopo tanti anni questa casa si anima con degli ospiti. Ha cambiato aspetto. Sembra più festosa e vivace.
Tra non molto Susan, che è sopravvissuta agli esperimenti in cucina, arriva per dare il tocco finale all’abitazione. La vecchia camera dei genitori sarà appannaggio di Annie, quella del nonno Pat al cognato. Controlla che tutto sia in ordine. Percepisce un odore di fresco come se avessero appena rinfrescato le pareti. Le nuove coppie di salviette fanno bella figura nel bagno padronale e in quello di servizio.
“Sono veramente contenta degli acquisti. Ho centrato perfettamente colori e disegni che sono adeguati al contesto della stanza” sussurra in maniera appena percettibile.
Prosegue l’ispezione. Non c’è un filo di polvere. I sopramobili sono stati ridotti al minimo, cercando di valorizzare i particolari e i dettagli. Il salotto dove troneggia un grande camino appare spazioso e accogliente. Sarà il luogo dove si ritroveranno a conversare, a ricordare i tempi del High School. Sarà il punto nel quale passeranno la maggior parte del loro tempo. Quindi la cura maniacale di tutte le sfumature è ben visibile, perché deve essere il punto focale del loro stare insieme. Il grande salone è occupato da una lunga tavola rettangolare di radica marrone, che è già pronta ad accogliere gli ospiti. Sul centro è posto un vaso bianco con fiori freschi di diversi colori.
“Sono soddisfatta” continua a dirsi compiaciuta, osservando come la casa da grigia e fredda sia diventata calda e colorata.
Si avvicina al mobile basso che separa in due il salotto e sistema il leggio di fine ottocento sul quale sta la storia di Holland Island.
“Tutto deve essere perfetto come colpo d’occhio entrando nella stanza. Ogni oggetto ha la sua funzione visiva e deve centrare l’attenzione con gradevole armonia”.
E’ arrivata Susan che comincia a passare la scopa elettrica in tutti gli angoli. Lavora volentieri per Ellie, anche se a volte le sembra fin troppo esagerata nelle rifiniture. Però in compenso ha acquisito quella dimestichezza nel vedere quello che stona, quello che necessita di cure particolari, anticipandone le richieste. Da questo punto di vista Ellie è veramente impeccabile e le ha insegnato tanto. D’altra parte è sempre gentile e non alza mai la voce nel indicare cosa desidera. Le basta poco: un semplice cenno. E poi è sempre misurata nelle parole: mai al di sopra delle righe, sempre con pacatezza. Tutto sommato si trova a suo agio in questa casa e la considera una persona squisita.
Ellie osserva ancora una volta il salotto per accertarsi che tutto sia ordinato. Il cesto con la legna è vicino al camino, che appare pulito e pronto per essere acceso. Le poltrone e il divano sono disposti intorno al tavolo basso di cristallo. La tv al plasma fa bella mostra sulla parete, ma sicuramente rimarrà spenta in queste serate.
Dopo un’ultima occhiata si sposta nella sala da pranzo. Sul tavolo due runner sostituiscono la classica tovaglia. Sono di lino color ecru e spiccano nettamente sul fondo di radica.
“Mi sembra una buona idea. Ero stanca della solita tovaglia rettangolare da drappeggiare sugli angoli per i pranzi importanti. Questi mi sembrano più originali. Larghi quanto basta per ospitare piatti e tovaglioli. Volendo poi posso utilizzare la tovaglia classica come base e disporli in contrasto da un lato lungo all’altro così di traverso. Per stasera rimangono come sono. Per la serata di Halloween ci penserò. Ne ho un altro paio che posso disporre parallelamente al lato lungo. Le possibili soluzioni sono diverse”.
Apre il mobile per controllare se i piatti sono in ordine. Ha scelto quelli in porcellana col disegno blu scuro perché si notano efficacemente sul runner. Meticolosamente verifica che tutti gli abbinamenti a cui ha pensato stiano bene, facendo un ultima prova. Studia l’effetto se colpisce l’attenzione.
Susan l’osserva ammirata dalla porta e commenta favorevolmente la soluzione.
“Grazie!” risponde Ellie rivolta verso di lei, dimostrando soddisfazione per l’esito del test.
La pendola dell’ingresso, ereditata dalla bisnonna, manda dodici rintocchi per ricordare che fra non molto Annie suonerà il campanello al suo arrivo.
“E’ ora di sospendere le prove per andarmi a preparare. Susan penserà al resto. Oggi pranziamo nel ristorante all’angolo della via, da Gino’s. Non ho molto tempo. Cosa mi metterò?” si domanda mentre si avvia al piano superiore nella sua stanza.
Nella cabina armadio seleziona un completo, giacca e pantalone, color prugna abbinata con una camicia bianca di lino. Si ammira davanti allo specchio per verificare l’effetto.
“E’ un completo sportivo molto semplice e sicuramente adatto all’occasione. L’insieme abbigliamento e accessori mi sembra azzeccato”.
Il viso leggermente abbronzato dalle uscite sullo skipjack è incorniciato da un caschetto di morbidi capelli biondi, dando l’idea di una persona sportiva e dinamica. Sorride perché sa di non esserlo.
I preparativi, le prove, il pensiero che tra poco potrà abbracciare l’amica hanno relegato tra i ricordi il sogno, il diario della bisnonna. Solo una fugace riflessione l’ha sfiorata mentre cerca l’abbigliamento da indossare.
“Chissà cosa avrà scelto Angie per la sera di Halloween? Un vestito intero oppure una gonna sportiva e una camicia? Io non ho ancora preso in considerazione cosa indossare. Devo valutare come i miei ospiti penseranno di agghindarsi. Poi c’è ancora un paio di giorni per riflettere. La curiosità è forte. Però per il momento concentriamoci su di noi. Tra pochissimo arriva Annie e non voglio essere in ritardo nell’accoglierla, trastullandomi su cosa Angie aveva avuto addosso cent’anni fa”.
Completa l’abbigliamento con orecchini e collana adeguati al vestito. Al polso mette un orologio semplice, non troppo vistoso. Ne ha una piccola collezione. Le piacciono e quando esce un nuovo modello fatica a resistere alla tentazione dell’acquisto.
“Piccole manie. Qualcuno lo chiama hobby. Peccato che come tale sia costoso”.
Una risata liberatoria fa calare l’adrenalina nel sangue. Ormai è pronta ad ricevere gli ospiti, quindi la tensione cala sotto il livello di guardia. Adesso è più rilassata.
Un’ultima occhiata nel grande specchio, una piroetta e giù di corsa verso l’ingresso.
Ha appena terminato gli ultimi gradini quando sente suonare.
“Vado io, Susan! Se hai finito, puoi andare. Ci vediamo domani!” dice allegramente.
“A domani, Miss Ellie!” replica Susan.
Apre il portone e appare Annie, che l’abbraccia con calore.
“Fatti vedere!” esclama l’amica “Sei splendida! Sono passati quasi dieci anni da quando ci siamo visti l’ultima volta e non sei cambiata per nulla! Come fai ad essere così abbronzata? Ormai l’estate è un pallido ricordo, l’inverno è alle porte!”
L’osserva incuriosita, perché quella doratura del viso risalta moltissimo rispetto al pallore quasi da malata che ha.
“Ma nemmeno tu sei molto cambiata! Entrate e benvenuti in questa casa” e si fa da parte per consentire il loro ingresso senza rispondere alla domanda.
“Susan? Ci sei ancora? Mi dai una mano a portare dentro i bagagli?”
“Non si preoccupi. Ci penso io a tutto. Li porto nelle loro stanze?” risponde, apparendo dal nulla.
“Si. La disposizione la conosci. Grazie”.
Ellie fa accomodare gli ospiti nel salotto, mentre Susan prendi i bagagli dalla macchina.
“Questo è Matt, mio marito, e lui e Dashiell, mio cognato”.
“Sono lieta di fare la vostra conoscenza. Spero che questa breve vacanza sia piacevole e allegra” e allunga la mano ai suoi ospiti.
Annie si guarda in giro e conviene che la casa ha un colpo d’occhio veramente invidiabile. Eppure i suoi ricordi, anche se vecchi di oltre dieci anni, non collimano con quello che sta osservando. Rammenta un’abitazione più cupa, piena di oggetti e meno lineare. Adesso le sembra più luminosa, pochissimi sopramobili e tutti ben armonizzati con l’ambiente.  Si domanda come fa a mantenere tutto questo senza lavorare.
Mentre l’amica esamina con attenzione la disposizione della stanza, Ellie parla con Matt, seguendo con la coda dell’occhio le espressioni di Annie.
Percepisce che è rimasta impressionata favorevolmente dall’impatto visivo di oggetti e mobili. Ha un moto di compiacimento per essere riuscita a colpire i suoi ospiti. Trova che Matt sia una persona affabile, un gran parlatore, veramente una sorpresa positiva. Di certo non è il tipo di uomo che cerca, perché fisicamente non ha attrattive.
Scruta velocemente, senza soffermarsi troppo, Dashiell, che non comprende che tipo sia. Ha parlato pochissimo, qualche monosillabo, senza dimostrare nessun interesse verso di lei, quasi come se fosse proiettato in un’altra dimensione. E’ un bel uomo, alto, un po’ stempiato, dall’età indefinita. Non è squillato dentro di lei nessun campanello. Almeno questa è l’impressione che ha ricavato sommariamente. Si domanda perché accompagna Annie e Matt in una vacanza dove sarebbe plausibile che loro fossero soli. Trova singolare questa presenza, ma probabilmente ne comprenderà il senso nelle prossime ore.
Sente la pendola che da tredici rintocchi. E’ ora di muoversi per raggiungere il ristorante.
“Desiderate qualcosa? Un drink? Qualcosa di rinfrescante?” domanda con modi gentili e cortesi prima di annunciare dove avrebbero pranzato.
Nessuno ha voglia di bere qualcosa ma solo di darsi una veloce rinfrescata dopo il viaggio sulla route 13, la Ocean Highway.
“Certamente. Quando scendiamo, facciamo quattro passi nell’isolato per raggiungere Gino’s, un ristorante italiano, dove ci aspetta un tavolo riservato.” e li accompagna nelle loro stanze.
Nell’attesa continua l’analisi della coppia e del cognato.
“Annie e Matt mi sembra una bella coppia ben assortita. Lui non è il mio tipo, ma senza dubbio è una persona dai modi garbati, ma decisi. Sa parlare con proprietà e ascoltare senza interrompere. Una cosa insolita. Mi sembra anche abbastanza colto da sostenere una conversazione su molti temi. Annie la conosco da molti anni e non la scopro oggi. Da come osservava i particolari e fissava la disposizione della stanza ha dimostrato di essere rimasta sorpresa piacevolmente perché ricordava sicuramente un’ambientazione totalmente diversa. Dashiell è una sfinge. Ha parlato pochissimo. Ha ascoltato distrattamente come se fosse lì solo fisicamente. Non saprei come classificarlo”.
E’ immersa nei suoi pensieri quando sente gli ospiti scendere vocianti la scala.
Si riscuote e dice allegra: “Bene! Quattro passi e poi siamo arrivati. Oggi è anche una bella giornata non troppo fredda e soleggiata”.
E fa strada verso Gino’s. 

La notte di Halloween 1910

Come nelle migliori tradizioni di Halloween anche quella sera non era dissimile da molte altre degli anni precedenti: buio, ombre come spiriti erranti avvolti nella foschia densa quasi compatta, silenzio rotto dal suono di una sirena in lontananza. La tipica notte dei fantasmi e delle anime inquiete.
La giornata era stata serena e soleggiata, come poteva esserlo una di fine ottobre, con piccole nuvole bianche che correvano nel cielo sospinte dal vento freddo dell’Atlantico. Non era stato possibile assistere al tramonto del sole, perché, quando era ormai basso sull’orizzonte e le prime ombre cominciavano ad allungarsi su Holland Island, dalle acque grigie striate di rosso era cominciata a salire una leggera bruma che rapidamente era diventata nebbia fitta.
In un baleno ogni forma di vita era stata inghiottita dalla caligine opalescente che rendeva surreale il paesaggio all’osservatore che camminava per le strade. I rari lampioni a olio erano stati accesi dagli addetti nel tentativo vano di dare chiarore ai pochi viandanti sorpresi dal rapido calare della nebbia. Però apparivano più come ombre spettrali che ricettacoli di luce e comparivano all’improvviso quando si era in prossimità per poi sparire un istante dopo.
Tutto era in sintonia per questa festa, antica nelle isole britanniche ma relativamente nuova per l’America.
Le origini risalivano all'epoca in cui le isole al di là della Manica erano dominate dalla cultura celtica, prima che cadessero sotto il dominio di Roma. L'anno nuovo, allora, cominciava con il 1° novembre, quando i lavori nei campi erano completamente conclusi, il raccolto era al sicuro, e i contadini potevano finalmente rilassarsi e godersi i doni che gli dei avevano loro concesso. In tale data tutte le divinità pagane venivano ricordate ed evocate a titolo di ringraziamento e auspicio per l'anno entrante; le porte delle dimensioni ultraterrene erano considerate aperte, per quella notte, e tutti gli spiriti erano liberi di vagare sulla terra e di divertirsi insieme agli uomini. Poi la cultura cristiana associò questa giornata per ricordare tutti i santi presenti nel loro calendario, mentre per una curiosa assonanza era nata la parola Halloween per collegarla a questa festa religiosa che conservava connotati pagani.
Qui a Holland Island non era molto sentita, perché molti dei suoi abitanti erano discendenti degli antichi coloni francesi e inglesi che nel XVII secolo avevano combattuto e sconfitti gli algonchini, che fino a quel momento avevano dominato l’area. Dunque preferivano festeggiare altre ricorrenze più vicine alle loro tradizioni piuttosto che questa quasi del tutto sconosciuta ed estranea alla loro cultura.
Erano stati gli irlandesi che nel 1850 erano migrati in massa verso l’America per sfuggire alla terribile carestia che aveva colpito l’isola, ad importare questa usanza radicata specialmente nelle campagne. Però i nuovi arrivati avevano preferito in prevalenza stanziarsi sulla terraferma intorno a Baltimora con qualche nucleo nelle zone più a ridosso della costa.
Qui a parte Angie e un paio di famiglie non vi erano altri irlandesi.
Dunque la sera prometteva bene per il buio e la nebbia che avvolgeva qualsiasi cosa per il rituale degli spiriti che dovevano vagare alla ricerca delle antiche dimore.
Lei con l’aiuto di Dan, che osservava divertito tutti i preparativi, aveva disposto sulla soglia di casa un piccolo piatto con alcuni dolci e appesa al pomello a forma di mano la zucca con un cero acceso.
“A cosa servono?” chiese curioso e disteso “Deve arrivare un terzo commensale?”
Angie lo guardò dapprima storto, ma poi scoppiò in una allegra risata.
“Sì! Un ospite inatteso e sconosciuto!” rispose ironica “Sarà la sorpresa della notte! Trick or treat? Chissà! Tu cosa pensi?”
Dan aggrottò le sopracciglia per un istante prima di prenderla tra le braccia per riportarla in casa.
“Cosa penso? A nulla!” rispose divertito.
“Allora aspetta e vedrai” replicò seria Angie, mentre chiudeva il portone.
Lui, tenendola stretta per le braccia, rifletteva ancora una volta su questa donna minuta ma caparbia. Era sempre stata pronta a ribattere alle sue battute senza mai perdersi d’animo. Sapeva difendersi benissimo con le parole senza mostrare mai affanno o indecisioni.
“Senza dubbio” pensava in silenzio “Senza ombra di dubbio non dimostra timori reverenziali nei miei confronti. Facendo un paragone con Susie, lei l’avrebbe sbranata in quattro e quattr’otto. Susie non aveva il coraggio di guardarmi negli occhi più di cinque secondi, perché poi li abbassava senza rialzarli più, finché non le prendevo il viso. Se iniziava un discorso e io la fermavo, smetteva e cambiava discorso. Una qualsiasi forma di dialogo assomigliava più a un monologo. Non osava esprimere liberamente un solo pensiero. Era sempre pronta a dire sì. Dopo poco veniva a noia. La sola considerazione di averla accanto per più di mezza giornata mi metteva i brividi! Forse sarebbe stata una buona moglie servizievole e devota, ma non era quello che cercavo. Angie è di tutt’altra pasta. Indipendente, dal carattere solido, disponibile ma senza mai accettare supinamente qualsiasi imposizione, pronta nelle risposte che elargisce senza paure a difesa delle proprie idee. Direi che averla vicino non produce noia, ma diventa un bel duello divertente e stimolante. Sembra quasi che ne sia innamorato! Superata la soglia dei quarant’anni non credo che sia possibile. Non sono un ragazzino che sogna il primo amore. A momenti mi sento ridicolo perché nemmeno quando avevo vent’anni mostravo queste attenzioni verso una donna, che reputavo solo idonea a figliare. Le vedevo solo in grado di stare in casa a pulire e cucinare, a badare ai figli ed essere sempre disponibile a letto. Con Angie non sarebbe possibile! In questi due giorni senza dirlo o chiederlo esplicitamente mi ha costretto ad aiutarla in cucina trascinandomi col racconto di mille storie. Nel letto è stata lei a dettare i ritmi. Fare all’amore è stata una scelta sua e non mia, perché questo era il suo desiderio. Fuori si è dimostrata incurante delle occhiate malevoli degli altri, mostrandosi superiore e distaccata. Però tutto questo appare a miei occhi desiderabile. In realtà mi sento a mio agio senza forzature”.
Angie con garbo si staccò da Dan, pregandolo di sistemarsi sul divano in salotto e arrivò qualche istante più tardi con le frittelle dolci di zucca e una bottiglia dal colore rosato.
“A cosa stavi pensando, mentre rientravamo in casa?” chiese all’improvviso versando in un bicchiere quel liquido ambrato.
Lui restò in silenzio per qualche istante e poi decise di parlare chiaramente come se la domanda inaspettata l’avesse obbligato a rivelare i suoi pensieri. Ancora una volta lei aveva usato le parole giuste per scardinare le sue difese.
“A te” rispose calmo, portando alle labbra il bicchiere.
“Solamente a me?”
“No. Ho fatto un raffronto con le altre donne che ho conosciuto in precedenza. Tu ne sei uscita vittoriosa”.
Angie lo osservò e rise serena, mentre lo abbracciava con calore.
“Dunque avevo letto giusto nei tuoi occhi!” disse mentre si sistemava accanto a lui sul divano.
“Sei per caso un’indovina?” chiese con un filo di dubbiosa ironia.
“No. Ma osservando il tuo sguardo ho percepito che tu stavi pensando a me. Lo percepivo come se leggessi i tuoi pensieri”.
“Non sei gelosa?” replicò tra il divertito e il serio.
“E perché? Tu sei qui solo per me e loro non ci sono. Domani forse… chissà.. Dipende..” e alzò il calice per brindare.
Dunque aveva visto giusto. Dan era interessato, ma in quale misura non era ancora in grado di decifrarlo. Però questo era un primo passo importante. Adesso doveva consolidare la buona impressione che lui aveva di lei. Le prime mosse erano state in conclusioni vincenti.
Il salotto era riscaldato dal camino dove ardeva vistosamente un grosso ciocco di legna, mentre l’illuminazione era assicurata da numerose lampade a olio. Però il guizzare delle fiamme e le lingue delle lampade rendeva l’atmosfera molto languida e intima come molte ombre che si dissolvevano sulle pareti.
Angie si accoccolò fra le braccia di Dan mentre piluccava una frittella annaffiata dal vino.
“Non ho capito se la casa ti piace. Indubbiamente è molto diversa dalla tua, a Deal Island. La tua mi è apparsa calda e accogliente, quanto fredda e anonima trovo la mia. Forse sarà l’austero stile vittoriano che lascia pochi spazi alla fantasia, ma questa è la sensazione” disse in modo inatteso cambiando discorso.
“Non mi pare. Mi sembra comoda e confortevole e poi è veramente molto ampia. Credo che si possa vivere senza particolari problemi anche qui”.
Angie sorrise ringraziando per le belle parole, ma in realtà aveva percepito che Dan era a proprio aggio qui. Questo era quanto si aspettava di udire. Un ulteriore stimolo per convincerlo a dividere la sua esistenza con lei.
La notte era iniziata come lei aveva desiderato.