Neve, neve

Il tempo di arrivare alla casa vittoriana e il cielo da grigio plumbeo diventò bianco compatto, mentre grossi fiocchi di neve iniziarono a scendere su vecchi cumuli color grigio sporco.
A prima vista sembrava la solita nevicata come ce ne erano state altre negli ultimi giorni, ma presto cominciò a soffiare un vento gelido e impetuoso che generò grossi accumuli.
Angie e Dan osservavano la tempesta di neve che pareva che volesse sommergere tutto in un turbinio bianco. La strada divenne una coltre bianca senza tracce umane, mentre il sibilo delle folate voleva insinuarsi nelle fessure delle finestre, che presto furono ricoperte da uno strato compatto di soffici fiocchi.
Dan le domandò se aveva scorte di legna sufficienti per riscaldare gli ambienti, perché di certo per diversi giorni sarebbe stato quasi impossibile approvvigionarsi.
“Se dobbiamo fare economie, è meglio conoscerlo in anticipo piuttosto quando non si può fare più nulla” concluse.
“Quello che mi preoccupa, sono le vivande. Ieri prima di partire, ho chiesto a Meg di portare a casa tutto quello che era deteriorabile o gettarlo via. Quindi non c’è nulla o quasi in casa” affermò allarmata una sconsolata Angie.
Dan scosse il capo un po’ scoraggiato e partì alla ricerca di uno store aperto per acquistare generi di prima necessità per i prossimi giorni.
La donna non avrebbe voluto che uscisse con una tempesta di neve che rendeva problematico anche solo camminare, rimanendo trepidante in attesa del rientro. Restò sempre alla finestra, tenendo sotto controllo la via.
Affondando per un paio di piedi nella neve, faticando non poco nel contrastare la violenza del vento, Dan riuscì a riguadagnare la strada di casa. Teneva ben stretto il bottino di vivande che era stato capace di procurarsi con notevole sforzo e qualche litigio.
Nell’androne debolmente illuminato da lampade a olio si scrollò di dosso tutta la neve che aveva raccolto e che ben presto si tramutò in acqua, che chiazzò di umidità il pavimento.
Angie lo aiutò a togliersi gli abiti ricoperti da un sottile strato di ghiaccio per sostituirli con altri tenuti al caldo vicino al camino proprio per questa evenienza.
“Dan, non dovevi uscire con questo tempo! Ti sarai preso sicuramente un accidente! Ero seriamente preoccupata! Solo ora mi sento sciogliere leggermente dalla tensione accumulata”.
L’uomo sorrise mentre con un fazzoletto di lino tentava di frenare il gocciolio del naso arrossato e umido. Lei afferrò i vestiti bagnati fradici per trasportarli in cucina accanto alla stufa ad asciugare.
“Per qualche giorno non moriamo di fame!” disse con un sorriso amaro Dan, mentre depositava il bottino conquistato sulla tavola.
Dalla legnaia in cantina portarono nelle varie stanze diverse ceste di legna per tenere alimentato il fuoco e riscaldare gli ambienti.
Angie riconosceva che lui aveva preso decisamente le redini del comando, come se fosse il vero padrone di casa. Dirigeva ogni operazione, impartiva le direttive, come se si dovesse affrontare un lungo assedio della neve in maniera che non venisse sprecato nessuna risorsa. Se fosse stata da sola, forse non sarebbe riuscita a organizzare con analoga precisione ogni aspetto dell’emergenza da fronteggiare.
“E’ inutile sprecare legna e carbone per riscaldare delle stanze dove non entreremo mai. E’ sufficiente concentrare il combustibile laddove pensiamo di trascorrere il nostro tempo. Lasciamo spenta la caldaia a carbone. Servirebbe a poco. Camini e stufe possono bastare per non morire assiderati”.
Il buio della sera li colse mentre erano occupati a tenere ben acceso il fuoco nelle diverse stanze, mentre il cielo  era rischiarato dal candore dei fiocchi che scendevano vorticosi. Il vento non accennava a diminuire, anzi pareva che rinforzasse sempre di più. Dopo un frugale pasto serale si sistemarono nel grande letto matrimoniale osservando le lingue rossastre che guizzavano imperiose nel camino.
“Non avrei mai pensato che tu avessi avuto il coraggio di affrontare il viaggio verso Deal Island dopo quasi una settimana di intense nevicate. Quindi ho creduto bene di farti una sorpresa, dopo aver preparato un bagaglio leggero per raggiungerti qui. Ma il destino è a volte curioso!” disse Dan mentre la stringeva a sé.
“Sì, il destino è curioso perché spesso ama giocare con noi, coi nostri sentimenti mentre ci sbeffeggia. Così ieri ci siamo incrociati senza vederci. Tu scendevi a terra, mentre io salivo a bordo. Però oggi siamo qui insieme”.
Questi pensieri ricordarono a Angie la megera, provocandole qualche brivido alla schiena.
“Sì, sono stata temeraria e incosciente perché poteva finire male. Devi sapere..” replicò la donna e cominciò a raccontargli l’avventura al Black Wharf’s.
“Hai alloggiato in quel covo di tagliagole e prostitute? E sei riuscita a riportare indietro tutto senza perdere un cappello? Nessuno è entrato nel tuo letto? Evidentemente ieri era la tua giornata fortunata!” concluse Dan mentre le accarezzava il viso.
“Davvero ho corso seri rischi? Ho capito subito che quella megera era ..”.
“Chi? Miss Pimpim? ..”.
“E chi sarebbe Miss Pimpim? Alla reception c’era una vecchia segaligna e secca come uno stecco, che mi ha rapinato 20 dollari! Ma ho compreso subito in quale postaccio ero capitata! Ero talmente stanca che non ho osato andarmene e cercarne un altro migliore”.
Dan rise di gusto mentre la baciava.
“Ringrazia la tua buona stella e Miss Pimpim, che per venti dollari ti ha fatto tornare a Holland Island sana e salva!” e la attirò verso di sé come per proteggerla da un nemico invisibile.
Mentre le spiegava i motivi di quel nomignolo curioso, pigramente scivolarono nel sonno.
La mattina li colse abbracciati, mentre la stanza era gelida. Il fuoco durante la notte era morto lentamente, mentre fuori infuriava la tempesta.
Per diversi giorni fu praticamente impossibile avventurarsi fuori di casa. Il vento aveva accumulato quasi tre piedi di neve sulle strade, mentre il portone era sommerso fino a metà. Folate gelide spazzarono via le nuvole dal cielo, ma trasformò tutto in ghiaccio.
Era una mattina freddissima ma illuminata da un sole limpido, quando Dan cominciò ad aprire un varco dalla soglia di casa alla strada, mentre Angie preparava una bevanda calda a base di vino, rum e spezie.
“Cos’è questo intruglio?” chiese tossendo per la vampata di calore e di energia prodotta dall’infuso.
“La preparava sempre Wina a mio padre nelle serate più fredde d’inverno. A lui piaceva molto e se ne scolava mezzo bricco”.
“Il gusto è buono e gradevole, ma per fortuna sto lavorando sodo di pala. Altrimenti sarei ubriaco e steso per terra! Saranno 60° almeno, dal calore sprigionato nello stomaco!”.
Il tempo si stabilizzò sul bello gelido nei giorni successivi.
Quando mancò quasi una settimana a Natale, Dan le annunciò che doveva ritornare a Deal Island per sbrigare alcuni affari urgenti, ma sarebbe tornato alla vigilia per portarla con lui nella sua casa.
“Preferisco rimanere qui e trascorrere le feste a Holland Island” gli disse seccamente Angie.
Lui rimase in silenzio cercando di comprenderne i motivi. La capiva perché l’esperienza del viaggio a vuoto precedente doveva essere stata scioccante. Però non riusciva a mettere a fuoco che problemi sarebbero sorti, visto che era lui che la veniva a prendere questa volta e non doveva affrontare il viaggio da sola.
La fissò e le rispose laconicamente «Come vuoi. Staremo noi due soli in questa grande casa». La partenza fu carica di malinconia ma l’arrivederci lasciò nei loro cuori un sapore gradevole per il breve periodo di lontananza.
Durante l’assenza di Dan, Angie si interrogò sul loro rapporto e sulle possibili implicazioni future. Circa un mese prima lui si era sbilanciato seriamente con una proposta di matrimonio dai toni inusuali, ma che le avevano prodotto molti pensieri positivi. Nei quasi quindici giorni, quando erano rimasti asserragliati nella casa a causa della neve e del gelo, aveva compreso che la loro relazione avrebbe potuto funzionare.
Però durante questo periodo Angie aveva accettato espansione e crescita personale con cautela adottando un punto di vista pragmatico. Qualsiasi cosa facesse o programmasse, era caratterizzata da prudenza e cautela. Le interessava ciò che avrebbe potuto realizzare nel concreto, ma cercava di tenere i piedi per terra senza mai perdere di vista la realtà. Non era né troppo idealista né troppo conservatrice.
“Forse sono stata troppo fredda con Dan senza mostrare quell’entusiasmo che la presenza avrebbe dovuto ingenerare. Ma l’esperienza di quel viaggio mi ha reso prudente. Non ero io che dovevo correre da lui, ma viceversa dovevo aspettare che lui mi venisse a prendere. Ecco dove ho sbagliato”.
Non aveva mai pensato che doveri e obblighi della vita fossero una restrizione ma li considerava invece un mezzo per raggiungere maturazione e saggezza. Questo era fondamentalmente un modo di vedere giusto, tuttavia doveva trovare un punto di equilibrio fra libertà e necessità di avere un compagno. Questo era l’obiettivo che si doveva porre a breve termine.
Durante l’assenza di Dan scoprì in che modo poteva tradurre in realtà le aspettative, perché era stata in grado di distinguere i sogni dalla realtà ed era stata capace di scartare ciò che non era solido e che le avrebbe impedito di mettere le basi per il successo.
Accolse con grande entusiasmo il ritorno perché aveva compreso che quello era l’uomo giusto per lei.