Amanda 35

Adesso la baita era silenziosa. La notte era scesa e con lei una leggera nebbiolina che galleggiava a mezz’aria tra i fusti degli abeti e dei larici. Fuori sembrava tutto calmo nell’oscurità del bosco senza un rumore nemmeno qualche richiamo roco degli uccelli notturni.
Un brivido percorse la schiena di Pietro, perché quel silenzio gli apparve innaturale come se una minaccia incombente avesse scacciato tutti gli abitanti. Scosse il capo per bandire anche questo incubo.
“Per oggi ho avuto troppi indovinelli da scoprire e da chiarire per aggiungerne degli altri” si disse avviandosi verso la camera da letto.
Però due o tre pensieri continuavano ad assillarlo: uno era il colpo di fortuna, un altro era Amanda e l’ultimo, fresco di pochi minuti, il silenzio esterno.
“Non so il perché ma mi domando dove si trova Amanda. Starà bene? Certi timori mi inducono a pensare a lei. E’ sparita nel nulla ma ho sempre sperato di rivederla. Ora però ..” e cominciò a spogliarsi per andare a letto. Questo cruccio continuava a ronzargli nella testa. Sembrava che non volesse abbandonarlo.
Si domandava il motivo di tanta insistenza come se qualche presentimento negativo incombesse su di loro. Si interrogò infine se un giorno prima di morire l’avrebbe rivista. La speranza era l’ultima a morire.
“Non sono ancora vecchio ma metà della mia vita è stata superata. Sento che presto la mia fine sarà più prossima. Angelica ha affermato che sto diventando debole e che presto avrò bisogno dell’aiuto di qualcuno. Ogni giorno che passa, dunque è un regalo piovuto dal cielo” e melanconicamente chiuse la luce.
Però il sonno tardava a venire: troppi confusi pensieri si agitavano dentro di lui e non poteva nulla per sedare questo conflitto. Fuori il silenzio era profondo come il suo respiro.
Soltanto nel momento, nel quale ascoltò unicamente il suo respiro capì perché non riusciva ad addormentarsi: gli mancava la melodia dei suoni notturni del bosco. Il verso sincopato della civetta nascosta nel folto dei larici, il gracchiare sommesso dei corvi alla ricerca del cibo, il richiamo della volpe alla compagna, il frusciare sommesso dei rami degli alberi sospinti dalla brezza della notte. Nel corso degli anni vissuti da solitario erano diventati la sua ninna nanna che lo accompagnava nel trapasso dalla veglia al sonno. Li riconosceva a uno a uno senza paura di sbagliare. E si ripetevano ogni notte con cadenza regolare. Quando qualcuno di questi era assente si interrogava se fosse naturale oppure no, aspettando il suo ricomparire.
“Fuori c’è troppo silenzio. E mi sento inquieto come se dovesse succedere qualcosa. Una premonizione oscura, una sensazione di un pericolo ignoto. Ma sono impotente con le armi spuntate a combattere un nemico invisibile e dai contorni sfumati” e come si era coricato senza fare rumore così si alzò per osservare dalla finestra la radura.
Questa si presentava come al solito: buia e opaca per la leggera nebbia che saliva dal terreno. Però qualcosa stonava senza che Pietro riuscisse a mettere a fuoco il particolare.
Aggrottò la fronte per rendere la vista più acuta, respirò l’aria umida che penetrava nella stanza senza riuscire a calmare l’inquietudine interiore che pareva avesse congelato la mente.
“Eppure qualcosa non quadra” si disse a bassa voce come per darsi quel coraggio che all’improvviso era sparito.
E continuò a perlustrare la radura, la corona degli alberi tanto familiare che avrebbe potuto chiudere gli occhi continuando a vederli.
“Ecco!” quasi urlò squarciando il silenzio innaturale della notte.
“Ecco! Quello che non va! E’ il roveto dove è sepolta Amanda o dove credo che lo sia stata. Sembra smosso, strappato dal terreno. Non è più al suo posto”.
Un brivido di paura percorse la mente di Pietro, che si chiedeva chi potesse essere stato.
“Chi ha osato profanare quell’intreccio di rami e spine? Per quali motivi l’ha fatto?”. E mentre rifletteva così, gli parve di scorgere delle ombre aggirarsi intorno a quell’abete.
L’istinto gli suggerì di precipitarsi nella radura ma immediatamente si disse. “E poi?”. Non aveva senso quella mossa più emotiva che razionale. Lui era armato del nulla, al buio e senza un barlume di idee sul da farsi. Si convinse che sarebbe stato imprudente uscire dalla baita e correre alla cieca senza nemmeno sapere cosa cercare.
“Domani, con la luce, andrò in esplorazione e forse capirò tutto. Ora è meglio tornare a letto e meditare sugli ultimi avvenimenti” e detto questo chiuse imposta e finestra tornando sotto le lenzuola.
Però continuava a domandarsi chi era quel misterioso personaggio che si aggirava indisturbato nella radura e perché tutto il bosco taceva, trattenendo il respiro.
La giornata non si era ancora chiusa quando un nuovo quesito inquietante si affacciava alla sua mente. Una domanda pressante che aveva sgominato tutte quelle che in precedenza aveva analizzato.
“Sembra che questa baita sia una fortezza inespugnabile. Molti anni fa dall’assalto della kitsune. Ora da un misterioso personaggio. Che sia questo il colpo di fortuna che è alle porte?” e stanco per la lunga veglia cadde in un sonno agitato da mille incubi.

E adesso qualche numero …

I numeri dicono molto e nello stesso tempo sono fredde espressioni che non rappresentano tutto.
In quattro anni e mezzo di vita questo blog ha avuto il piacere di essere visitato 32103 volte a leggere i 423 post scritti lasciando 3286 commenti.
Numeri piccoli o grandi dipendono dal punto di visione nel quale ci mettiamo. Però per me sono aridi e semplici numeri. Quello che mi rimane dentro è la soddisfazione che tante persone, amici (virtuali o no), conoscenze di passaggio hanno dedicato un po’ del loro tempo ai miei modesti scritti. Per questo motivo va a loro il mio ringraziamento sincero. Che non può essere misurato con le parole.
Ben 7593 volte qualcuno ha visionato il mio profilo. Numero piccolo? Forse ma per è me è grande, perché vuol dire che ha incuriosito il mio nick.
Un grande grazie va poi ai 60 amici che in questi anni hanno dialogato con me. E’ questo piccolo ma inestimabile patrimonio di conoscenze che non vorrei vedere andare disperso nei prossimi giorni, settimane, mesi.
Sarei molto lieto se tutti mi rinnovassero la loro amicizia su altre piattaforme, che purtroppo devo ammettere non sarà più unitaria come Splinder. Sarà un grosso sforzo per me seguirvi tutti, ma lo farò volentieri.
E adesso il commiato che non vorrei che fosse triste ma allegro e spensierato come lo sono stati questi quattro anni e mezzo.
Un arrivederci a tutti.

NWB

Prove di Amanda

Era salito alla baita a maggio, quando l’estate pareva iniziare, come faceva regolarmente da quando era andato in pensione. Lì sarebbe rimasto finché le prime nevi non rendevano difficoltoso lo scendere in paese. Non aveva più la capacità di adattamento di molti anni prima e qualsiasi attività fisica diventava sempre più faticosa.
Il bosco degli elfi lo accoglieva felice. Percepiva il loro benvenuto non appena imboccava lo sterrato. Lui mutamente ricambiava il saluto, abbracciando idealmente tutti gli abeti e i larici.
Si sentiva a casa come nel lontano 2009, quando era salito per la prima volta con Marco e Elisa.
Pietro fissava il fuoco che scoppiettava nel camino e tornava indietro con la memoria a quel giorno quando aveva trovato Amanda. Un fiume di ricordi si addensavano nella testa in maniera caotica scomparendo o riaffiorando come un corso d’acqua carsico.
Erano passati molti anni da quel momento, mentre lei cresceva forte e robusta col carattere di Elisa, che ricordava bene. Pietro era stato un padre pieno di premure senza mai eccedere. Nessuna donna le aveva fatto da madre e questo aveva avuto il suo peso. Lui non si era mai sposato. Però non ne avevano mai parlato mentre lei non aveva mai domandato chi era la sua e perché non era mai stata con loro. Nonostante questo erano molto legati, non c’erano segreti ad eccezione degli affari di cuore di Amanda.
Lei un giorno l’aveva salutato: “Vado via. Non so se tornerò” e sparì dalla sua vita.
Era rimasto basito, senza parole, ma si aspettava che prima o poi avrebbe ascoltato quella frase, anche se in cuor suo sperava di non udirla mai. Ormai era una donna matura e affascinante. Aveva già venticinque anni e sicuramente qualcuno o qualcuna l’avrebbe attratta, sottraendola al suo affetto. Sapeva che non aveva armi per tenerla vicina. Era consapevole che avrebbe preso il volo per affrontare da sola quel mare ignoto, dal quale lui aveva cercato di tenerla lontana.
Non rispose nient’altro che «Questa è la tua casa. Quando vuoi la porta è sempre aperta. Buona fortuna». E si volse per non vederla andare via. Così rimase solo nella casa di Belluno, invecchiando solitario.
Non seppe più nulla. Si era volatilizzata come Elisa. Però era certo che madre e figlia si erano sempre parlate in silenzio e si erano tenute in contatto. Da quale indizio nasceva la sua certezza non lo sapeva nemmeno lui, ma in cuor suo era consapevole che corrispondeva a verità. Era sicuro che anche adesso che Amanda era lontana loro continuavano a  scambiarsi silenziosamente sensazioni e confidenze. Lui ne era sempre stato escluso. Il motivo non l’aveva mai capito.
“Però è inutile pensarci. Forse un giorno lo scoprirò. O forse saranno loro a spiegarmelo”.
Erano questi i pensieri che attraversavano la mente di Pietro, che osservava l’ultimo ciocco che sfrigolava mentre si spezzava in brace ardenti.
Con un bastone rimescolava il fuoco. La punta prendeva fuoco per spegnersi subito dopo, mentre si anneriva sempre di più. Tra non molto anche questo sarebbe finito tra le fiamme sostituito da un altro che avrebbe svolto il medesimo compito.
Fuori il tempo era mutevole come può esserlo in settembre. Sole e nuvole, pioggia e calore si mescolavano e si alternavano senza soste. Era una specie di caleidoscopio della natura che si muoveva in vorticoso ruotare nel tempo.
Cercava di comprendere perché tornavano a galla questi pensieri, ormai vecchi e lontani nel tempo. Forse lo sapeva ma non lo voleva ammettere: aveva sempre sperato che un giorno avrebbe rivisto entrare dalla porta la figura di Elisa e sentirne la voce. Almeno questo era la speranza, l’ultimo dono prima di morire.
Amanda aveva i capelli rossi, di un rosso meno acceso della madre, il viso pieno di efelidi che spiccavano sulla carnagione bianca. Gli occhi erano diversi, perché variavano come il cielo di settembre: sfumature dal grigio azzurro a grigio verde. Però erano sempre belli a vedersi.
Ripensando al viso della figlia una lacrima scivolò silenziosa sulla guancia. Gli mancava e aveva lasciato un vuoto dentro di lui. Ormai era vecchio e al pensiero di andarsene senza il conforto di nessuno gli metteva tristezza e malinconia.
Si domandò dove aveva sbagliato con la figlia. Eppure non gli pareva di avere commesso degli errori.
Ancora una volta riaffiorò il ricordo di quel lontano 14 luglio e di tutto quello che aveva fatto quel giorno.

Amanda 34

Amanda si rilassò sulla sedia in attesa della colazione. Alice era rimasta al Meininger, perché la giornata piovosa non la stimolava a uscire. Luca le avrebbe tenuto compagnia, così aveva assicurato. «Tanto meglio» si disse. Lei non aveva insistito più di tanto per convincerli ad accompagnarla prima di uscire.
Era un’ottima occasione per girare per Londra senza troppi assili e in perfetta solitudine senza dover spiegare a nessuno il perché o il per come delle scelte. Musei e spazi musicali abbondavano: c’era solo l’imbarazzo dove andare. La giornata non particolarmente propizia la consigliarono però a rifugiarsi in una delle tante librerie che adornavamo Charing Cross Road, celebre per le innumerevoli bancarelle di libri usati e per i numerosi bookstore. In quelle più grandi e attrezzate c’era sempre un angolino dedicato al riposo e fornito di posto di ristoro. Optò per Foyles Bookshop, una libreria che resisteva da oltre centoventi anni alle mode e ai colpi inesorabili del tempo. Era diventata una meta irrinunciabile per londinesi e turisti.
Una volta varcata la soglia del vecchio edificio in arenaria rossa che si distaccava nettamente dagli edifici limitrofi più moderni e anonimi, comprese che qui si respirava un clima rilassato e distaccato, che avrebbe rappresentato l’ideale momento di riflessione su tutti quei segnali che discretamente stava ricevendo senza la presenza ingombrante dei due compagni di avventura.
“Sì, sono arrivati degli indizi che non ho ben compreso né ho avuto il tempo di decifrare completamente. La presenza dei due ragazzi, il doverli proteggere mi hanno impedito di analizzarli e di capire da dove arrivano. Sì, oggi è giunto il tempo di comprenderne la natura”.
Era salita direttamente al quinto piano al Ray’s Jazz Cafè, dove ricordava dalla guida era possibile gustare deliziosi pasticcini con una varietà incredibile di tè. Poi al termine della colazione avrebbe visitato la Galleria d’arte allo stesso piano e gli undici chilometri di scaffali pieni di libri di tutti i generi.
“Ora ho fame. Al resto penserò dopo” e si concentrò su se stessa.
Da quando era a Londra erano arrivati molti segnali confusi ma chiari, perché al ritorno a Bolzano doveva riallacciare dei rapporti col passato che pensava ormai interrotti definitivamente. Uno, che la assillava quasi tutti i giorni, era che doveva rivedere suo padre, Pietro, al più presto. L’urgenza stava nella quantità di sensazioni ora positive ora negative che riceveva.
“Cosa sarà successo? Non riesco a comprendere se è un avvertimento di pericolo oppure il semplice desiderio di rivedermi. Ma se è quest’ultima la motivazione, perché continua a martellarmi la testa? Non avrebbe senso. Però se è in emergenza, mi domando per quale ragione non lo dice espressamente”.
Altre volte aveva avvertito che desiderava mettersi in contatto con lei. Però questa volta era diverso, quasi una supplica come se avesse poco tempo a disposizione prima di morire. Non era per nulla nitido ma offuscato da nuvole che ne oscuravano il vero significato.
Più perentorio e meno sfumato era il pensiero di Amanda, quella figura enigmatica, che assomigliava come una goccia d’acqua alla madre Elisa e che non vedeva da quando aveva cinque o sei anni.
“Una vita!” si disse mentre la cameriera di colore col classico grembiulino bianco le metteva sul tavolo un piatto di pasticcini appena sfornati e l’occorrente per prepararsi il tè.
La fragranza degli odori la distolsero dai pensieri che stavano affollando la testa.
“Ora basta! Non roviniamoci la colazione con mille dubbi e molti timori!” e cominciò il rito della preparazione.
Però ben presto fecero nuovamente capolino le riflessioni precedenti e la colazione tornò in secondo piano.
Erano due le richieste che con prepotenza si facevano largo nella mente: quella del padre e di Amanda, la sua omonima, che aveva conosciuto quando era bambina.
Provò a concentrarsi su di lei, perché apparentemente sembrava il più semplice da risolvere.
“Ha bussato anche ieri mentre ero impegnata a tirare fuori dai guai Alice. Quello che mi preoccupa è l’insistenza con la quale si fa avanti. Perché? Quale motivo o quale correlazione c’è tra noi due? Di lei so molto poco, perché Pietro non me ne ha mai parlato volentieri. L’unica certezza è che assomiglia in maniera straordinaria a mia madre. Poi solo dubbi, ipotesi più o meno reali. Dovrebbe essere morta, uccisa dal compagno, quello che ha trasmesso in eredità il bosco degli elfi a mio padre. Almeno questo è quanto lui si è lasciato sfuggire una volta. Dunque dovrebbe essere una persona incorporea, un fantasma. Eppure pare reale e come tale si muove”.
Dopo questa lunga riflessione Amanda si appoggiò allo schienale chiudendo gli occhi, ascoltando una bella composizione di jazz, fuori dagli schemi usuali. Si lasciò trasportare da queste note dalle tonalità mai aspre, quasi naturali.
“Chissà chi è?” si domandò rapita dal suono che aveva avuto il potere di calmare l’inquietudine interiore.
Avrebbe voluto che la musica continuasse all’infinto ma  come era apparsa senza preavviso, così cessò per essere sostituita da un celebre motivo di Louis Amstrong, il famoso Satchmo, “Hot fives and hot sevens”. Però l’incanto era svanito, mentre lei tornava alle sue meditazioni.
“Ora se volesse bussare sarebbe un buon momento per chiarire la sua insistenza. Però ..” e ordinò un altro vassoio si pasticcini.
“Veramente squisiti. Si mangiano e ..” e guardò l’ora.
“Sono qui da quasi due ore e .. chiedo di portarmi l’ultimo libro di P.D.James, «Death Comes to Pemberley». Nel pomeriggio sarà qui a presentarlo. Mentre pasteggio coi pasticcini, lo leggo. E chissà se la mia omonima si fa viva ..”.
Però non fu così.
Amanda passò l’intera giornata da Foyles tra visite alla galleria d’arte e una curiosa esposizione al terzo piano.
“Immaginate un intero libro su un unico foglio. Una stampa d'arte audace su cui, da vicino, è possibile leggere il testo integrale e completo dei lavori classici preferiti, da «era il migliore del tempo» a «di gran lunga il migliore». Così mi è stato possibile vedere una selezione di stampe dei classici senza dover sfogliarli, tra cui «Orgoglio e pregiudizio», «Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie», «Romeo e Giulietta», «Cuore di tenebra», «L’isola del tesoro» e «Il Vangelo secondo San Marco». Un qualcosa di affascinante per l’originalità dell’esposizione”.
Però i pensieri covavano sotto la cenere mentre lei ascoltava la regina del giallo, P.D. James. Una signora dai capelli bianchi, esile ma energica. Mentre con un orecchio prestava attenzione a quanto diceva e alle risposte che i presenti le ponevano, l’altro era impegnato a cogliere quei segnali che erano rimasti assenti fino a quel momento.
“Non c’è scampo. Al mio ritorno devo tornare nel bosco degli elfi. Spero che non sia troppo tardi” concluse amaramente.

OFF TOPICS – Splinder chiude?

Da bqualche giorno campeggia questo adversiment

Avviso per gli utenti

ATTENZIONE!
Dal 01/06/2011 non è più possibile iscriversi al servizio e acquistare o rinnovare i pacchetti avanzati SplinderPRO.

Brutto segnale, molto brutto.

Fiordicollina ha aperto una discussione su bloggando – soluzioni
http://soluzioni.splinder.com/post/25737683#comment

Voci più o meno controllate parlano di chiusaura della piattaforma per il 24 novembre 2011.
Però non si sa niente.
Naturalmente il panico si è scatenato per ovvi motivi.
Per i post sarei tranquillo. Sono tutti salvati sul pc. Quello che mi fa male è perdere i relativi commenti e in particolare la vicinanza di tanti amici (virtuali).

Cosa dire? Non saprei. Però l'amarezza è molta anche se splinder più volte mi ha fatto arrabbiare. Una piattaforma simile non esiste.

Speriamo di poterci salutare e dare appuntamento su qualcosa d'altro.

Amanda 33

Pietro sembrava assopito mentre in realtà cercava di fare mente locale su quello che le tre ragazze gli avevano detto.
«Un colpo di fortuna è alle porte». Ecco cosa gli aveva trasmesso Alice.
Questa frase risuonava incerta ma lucida nella mente, perché aveva aggiunto una frase sibillina che diceva «La strada la devi scoprire tu ..».
“Ma quale strada?” si domandò ancora una volta.
Era un vero rompicapo dal quale non riusciva a venirne a capo. Percepiva che erano ancora lì pur senza vederle. Ne udiva il fruscio dell’aria, il respiro sereno, il profumo della pelle e immediatamente si chiedeva chi erano, perché erano lì.
Angelica aveva parlato di forze oscure che minacciavano il bosco degli elfi.
“Ma chi sono queste forze minacciose? Ho avuto solo degli avvertimenti. Ma secondo lei stanno avanzando”.
Quindi dovrebbe temere nei prossimo giorni, settimane e anni che queste si farebbero vive.
“Come fronteggiarle?” si chiese cupo. Non aveva risposte a questo né aveva chiaro come affrontarle. Il consiglio era di cercare aiuto perché le sue forze diventavano sempre più insufficienti.
“Arianna ha affermato di essere la sorella di Elisa e la zia di Amanda. Sarà vero?”.
Si interrogava perché avrebbe dovuto mettere in dubbio questa affermazione. Elisa era un elfo e tutto in lei lasciava supporre che lo fosse. Troppe magie e troppi atteggiamenti inspiegabili erano un viatico che non sbagliava.
“Ma Elisa dov’è? Perché è sparita senza lasciare traccia? E’ ancora in vita oppure?”. Nuovamente un dolore lo colse nel petto. Quella lontana sparizione aveva lasciato il segno nella carne e la ferita non si era mai rimarginata.
Però il vero enigma era Alice che gli aveva posto quell’indovinello sul colpo di fortuna e sulla strada che dovrebbe riconoscere per arrivarci.
Dunque poche certezze e molti dubbi affollavano la testa di Pietro che si abbandonò esausto per il troppo pensare.
La sera stava calando rapidamente come velocemente le ombre riempivano la stanza. Era ancora in cucina seduto accanto al tavolo. Adesso la casa era più silenziosa ma la tranquillità non era ancora scesa.
Le tre donne se ne erano andate. Lo sapeva, lo percepiva senza l’aiuto di nessuno. L’aria era immota e i rumori erano solo quelli del bosco. Si alzò sconfortato senza sapere in quale direzione muoversi.
Quelle due frasi di Alice continuavano a risuonare nella testa senza che lui riuscisse a dare una risposta soddisfacente oppure avere un’idea di come muoversi.
“E se il colpo di fortuna fosse solo virtuale? A volte mi pare essere in una casa dove le pareti sono degli specchi ora reali ora deformanti. La realtà mi appare distorta, osservo qualcosa che non è osservabile. E’ normale questo?” si domandava mentre si aggirava inquieto per la stanza.
Aprì i contenitori del rusco e li trovò come erano sempre stati: piccoli e adeguati alle sue esigenze. Si avvicinò alla credenza, spalancandone un’anta. Dentro solo un servizio per dodici persone, sicuramente sovrabbondante per le sue esigenze, ma esattamente quello che usava tutti i giorni con tutti i segni lasciati durante il loro utilizzo. Una calla gialla decorava un bordo ed erano rotondi. Tutto appariva in questo momento esattamente come l’aveva sempre ricordato. Pareva che la presenza delle tre donne producessero delle visioni immaginarie che poi sparivano con la loro assenza. In questi giorni era successo sempre così.
Si chiese nuovamente perché aveva osservato un mondo fatto di immagini non reali.
“Qual è lo scopo di tutto questo?” e si sistemò sulla solita poltrona che rappresentava un comodo rifugio.
“Dunque devo cercare la strada verso la fortuna. E se la fortuna fosse la buona sorte? No, no. Non è la strada giusta. E se provassi a leggere la parola nel senso etimologico? Potrebbe essere una buona idea. Ma come faccio?”.
Adesso il buio avvolgeva oggi cosa a parte un lieve chiarore che filtrava dalle finestre. Si alzò per accendere un lume. Preferiva la luce tremolante a quella fissa delle lampadine, perché riusciva a raccogliere meglio i suoi pensieri.
“Forse è meglio accendere il fuoco e riscaldare la stanza, Sento brividi di freddo. Devo fare attenzione. Non c’è Angelica con le sue pozioni magiche” pensò.
“Cercavi me?” sentì risuonare una voce conosciuta nella mente.
Un sorriso largo e una risata fresca illuminò il viso di Pietro.
“Basta pensare a una di voi ed eccola spuntare come per magia” replicò con fare scanzonato.
“Dunque se penso a Alice, lei arriva in un baleno?”
“Prova!” rispose ironica la donna.
“Ci sto provando, ma non succede nulla” rispose abbacchiato. Dunque non è sufficiente chiamare un nome per vederla comparire.
“Anche qui devo trovare la strada”.
“Sì. Devi trovare la strada, il giusto mezzo per richiamare le persone che desideri” gli disse Angelica.
Pietro rifletté ma alla fine scosse il capo.
“Come ho fatto per richiamarla? Ho pensato a lei ma con Alice non ha funzionato. Qual è la strada da percorrere?” si domandò sperando in un aiuto da parte di Angelica.
Si alzò, sistemò un’altra poltrona accanto alla sua sperando che Angelica diventasse visibile.
Però non accadde nulla anche se percepiva che era lì vicino a lui.
“Devo trovare la strada ..” e si sedette di nuovo.

Amanda 32

Alice la guardava come se avesse visto un extra terrestre. Era ancora indecisa se crederle oppure no. Di sicuro qualcosa di strano, anzi di straordinario era avvenuto poche ore prima. Amanda che mette fuori combattimento una mezza dozzina di teppisti come se fosse andata a prendere un caffè. Però quello che l’aveva stravolta era il fatto che si era spostata come se spazio e tempo non esistessero più. Aveva qualcosa di incredibile sia nell’ascoltare sia se l’avesse raccontato.
“Ti vedo perplessa ..” cominciò Amanda.
“E chi non lo sarebbe!” replicò esterrefatta Alice.
“Se l’andassi a raccontare, sai cosa direbbero? Sei da manicomio! Nessuno potrebbe prestare fede a un racconto del genere!” e si distese sul letto con le mani intrecciate dietro la nuca.
“E tu non le raccontare” replicò sorridente.
Amanda si sedette sul letto accanto alla ragazza e le arruffò i capelli mentre lentamente scemava la tensione che l’aveva quasi paralizzata.
Lesse i pensieri e i dubbi di Alice, mentre lentamente si spegneva nel sonno. La coprì e si addormentò anche lei. La giornata era stata stressante e sentiva la necessità di ricaricarsi fisicamente e psicologicamente.
Il nuovo giorno uggioso e piovoso come nella migliore tradizione londinese le colse ancora addormentate. La prima ad aprire gli occhi fu Amanda che aveva un sonno leggero e percepiva immediatamente la variazione luminosa dell’alba.
Aprì un occhio e poi l’altro stirandosi leggermente mentre consultava l’orologio luminoso sulla parete.
“Sono le sette. E’ ora di levarsi” e silenziosamente scivolò in bagno.
Però qualcosa stonava nella stanza e fece capolino dalla porta. Capì immediatamente il motivo: il letto di Luca era vuoto e non usato. Dunque era rimasto fuori la notte appena trascorsa senza rientrare in Hotel. Si interrogò sulle possibili spiegazioni dell’assenza.
“E’ un atto voluto oppure gli è capitato qualcosa?” si chiese con un filo di apprensione. Non era in grado di conoscerne le cause e quindi di darsi delle risposte plausibili. Le sensazioni non erano negative e questo la rassicurò un po’ mentre terminava di prepararsi.
Alice continuava a dormire serena dopo la lunga sera stressante. I massaggi e le onde cerebrali di Amanda avevano avuto il potere di far scemare la tensione che si era accumulata pericolosamente nella compagna.
“Oggi” si disse “Ricorderà poco o nulla della serata a Clapham Junction. Qualche frammento indistinto, la sensazione di terrore e poco più”. Questo la rassicurava.
Si avvicinò alla postazione PC della stanza e si collegò al sito de The Telegraph per leggere le ultime notizie.
Campeggiava una news sibillina della quale lei conosceva i dettagli «Inquietante episodio a Clapham Junction stanotte.Misteriosa aggressione a due ragazze che non sono state rintracciate e delle quali si sono perse le trace. Scotland Yard sta indagando. Arrestati sei giovani, già noti per atti del genere in passato e che non riescono a giustificare le loro azioni.»
Amanda rise sommessamente e pensò immediatamente alla compagna, che era rimasta stravolta dal racconto degli avvenimenti.
“Non sei l’unica!” disse sommessamente e riprese la lettura dell’articolo on line.
«Ieri sera verso le ventuno una coppia di giovani aveva lanciato l’allarme alla locale stazione di polizia, perché un gruppo di giovani aveva aggredito due ragazze, trascinandole verso il parco. L’aggressione era avvenuta in Winstanley Rd a un centinaio di yard dalla stazione di Clapham Junction in un punto poco illuminato a causa della fitta vegetazione arborea. Altre volte in quel medesimo punto c’erano stati scippi e aggressioni. Molti si erano lamentati richiedendo lo sfoltimento degli alberi. I due giovani erano fermi con la macchina quando hanno visto sei giovani piombare su due ragazze, che camminavano spedite verso la stazione, Tre hanno preso la più piccola mentre gli altri affrontavano la ragazza di corporatura più robusta ..»
Amanda scoppiò in una risata che bloccò immediatamente per non svegliare Alice.
“Grazie Jack e Mary! Se io sono robusta .. “. Un sorriso apparve sul suo volto mentre riprendeva la lettura.
«Tre si diressero subito verso York Gardens trascinando la ragazza che lanciò un urlo che loro non capirono. Forse era straniera e non parlava inglese. I due giovani hanno perso di vista l’altro gruppo e secondo loro anche questo si era diretto al parco. Però la polizia accorsa dopo la loro chiamata di aiuto ha trovato per terra in una zona buia della strada tre ragazzi che si lamentavano come se fossero in pericolo di vita ..».
“Mammolette!” disse sommessamente. “Non li ho sfiorati nemmeno con un dito ..”.
«Hanno affermato di essere stati aggrediti da una persona sconosciuta, una specie di Bruce Lee in gonnella e malmenati furiosamente. L’aspetto inquietante e strano è che portati in ospedale non presentavano tracce di nessun genere, mentre loro continuavano a sostenere il contrario. Non diversa è apparsa la scena degli altri tre ritrovati a York Gardens. Anche loro per terra si lamentavano di essere finiti sotto una macchina. Però pure loro non presentavano ecchimosi o altre tracce di percosse. La polizia li teneva d’occhio da tempo per altre segnalazioni di aggressioni a coppie o ragazze sole. Non sono state credute le loro versioni e sono stati trattenuti nel posto di polizia. Delle due ragazze nessuna traccia come se si fossero volatilizzate. In entrambi posti non sono state trovati segni di lotta o di altro genere. Il misterioso episodio ha destato curiosità e paura tra gli abitanti della zona che interrogati hanno affermato di non aver notato nulla di insolito o aver sentito grida di aiuto.»
Amanda sorrise nuovamente e si sistemò meglio sulla sedia. Alice continuava a sognare a colori dopo lo spavento della sera precedente, mentre di Luca non sapeva nulla.
“E’ grande e vaccinato. E poi non sono mica la balia di tutti. Basta e avanza quello scricciolo di Alice”.
Era immersa in questi pensieri, quando sentì bussare discretamente.
“Chi sarà?” si domandò. “Forse è Luca oppure .. ma, sì. E’ proprio lui  lo sento” e si alzò per aprirlo.
“Ciao, Luca” disse sottovoce facendolo entrare. “Ero in pensiero per te ..”
“Beh!” ammise con un sorriso e una beatitudine che lo faceva assomigliare a un grosso gatto dopo aver abbondantemente pasteggiato.
“Beh! a dire il vero io no” ma si pentì subito d’averlo detto.
“Ero rientrato ieri sera ma voi non c’eravate”  continuò cercando di riparare alla gaffe di prima. “E sono uscito di nuovo alla ricerca di un ristorante. Però ho fatto un piacevole incontro concluso con una calda nottata” mentì dicendo una mezza verità.
Amanda sorrise ma aveva letto nel pensiero di Luca come erano andate effettivamente le cose.
“Spudorato bugiardo! Non vuoi dire che il piacevole incontro è stato con la mora della reception”.
Però non aggiunse nulla né gli fece capire che aveva visto il film della serata nella mente del ragazzo.
“Spero che la cena e il successivo diversivo siano stati ottimi” replicò ironicamente.
Luca alzò gli occhi al cielo e fece un gesto con la mano indicando che era stato al bacio.
“Noi tra un po’ usciamo e tu cosa fai? Dormi o ci segui?”
Lui ci pensò un attimo e poi concluse che si sarebbe trattenuto nella stanza.
“Il tempo è pessimo. Piove, c’è una leggera nebbiolina e un’umidità pazzesca. No, no, decisamente oggi riposo”.
Amanda sorrise perché in realtà lui sperava di incrociare la mora della reception. Troppa furia ci stava mettendo e rischiava di vanificare tutto quello di positivo che era riuscito a costruire. Non credeva che la ragazza avrebbe accettato il corteggiamento sul posto di lavoro. Era troppo prudente per fare una sciocchezza del genere, perché se voleva poteva eseguire il bis anche questa sera.
“Peggio per lui” concluse silenziosamente.
Mentre Luca si impossessava del bagno, lei si avvicinò a Alice toccandole una spalla per svegliarla.
“Buon giorno! Dormito bene?” chiese con tono delicato.
Lei si stiracchiò come una gatta e diede un bacio sulla guancia a Amanda.
Un’altra giornata stava iniziando.

Amanda 31

Pietro era veramente sorpreso vedendo accanto a lui Arianna e Alice che gli fecero segno di sedersi.
“Provvediamo noi” gli comunicarono. “Tu resta lì a guardarci!”
In un baleno una raccolse tutti resti del banchetto facendoli sparire nei diversi contenitori che parevano incapaci di contenerli. L’altra impilò le stoviglie, che Angelica lavava e asciugava a velocità incredibile, per poi riporle nella credenza.
Lui chiese dove pensavano di mettere tutti quei piatti.
“Non c’è spazio a sufficienza” continuò basito.
“Non è vero. Alla fine tutto sarà riposto in ordine e rimarrà anche dello spazio. Non molto ma sufficiente per altri piatti” rimbeccò Arianna sicura.
Pietro incredulo si avvicinò per osservare meglio e doveva convenire che in effetti era rimasto dello spazio per una altra mezza dozzina.
“Ma come ci siete riuscite?” domandò a entrambe vista la montagna di rifiuti e la pila di stoviglie che avevano manovrato.
“La credenza non mi è mai sembrata enorme e i contenitori dei rifiuti piuttosto piccoli” continuò perplesso. Poteva comprendere che quelli organici finivano nel compostaggio e di conseguenza venivano trasformati subito. Però gli altri rimanevano lì, finché li scaricava in paese ogni due o tre giorni. E lui non ne aveva mai prodotto in quella misura. Non trovava spiegazioni su come tante bottiglie avessero potuto trovare posto in quel angusto spazio. Scosse la testa incredulo.
Però era la credenza che l’aveva sorpreso maggiormente. Osservando il vano aperto, vedeva tutte le stoviglie che prima erano da lavare, collocate all’interno in perfetto ordine. Quello che non riusciva a venirne a capo, era il fatto che non appena spostava la visuale di osservazione sull’esterno, questa tornava nelle proporzioni che era solito vedere.
“Arianna” iniziò con voce bassa per richiamare l’attenzione. “Arianna, non ho mai posseduto tutte queste stoviglie. E poi ho notato che ..”.
“Notato cosa?” chiese la ragazza, che stava riponendo i tegami lavati da Angelica senza distogliere l’attenzione da quello che stava facendo.
“Ho notato che hanno un decoro diverso da quello che abitualmente sono solito vedere”.
Arianna allungò una mano all’interno della credenza, estraendo un piatto e glielo mostrò.
“Quale disegno strano? Una calla gialla vicino al bordo ..” e lo posò sul tavolo.
Pietro era sbigottito. Quello che osservava era il medesimo piatto usato nei giorni precedenti da anni a questa parte.
“Eppure ricordo ..” e le parole si smorzarono nella bocca. Cominciò a pensare che la demenza senile stesse avanzando a grandi passi. Il suo tavolo quadruplicava, quintuplicava in lunghezza per tornare come per magia alle dimensioni originarie. L’interno della credenza pareva appartenere a un altro mobile, tanto era capiente ma l’esterno rimaneva come l’aveva sempre visto. Piatti e tegami crescevano a vista d’occhio per poi tornare ai numeri che conosceva da una vita. Quasi come se entrasse e uscisse da un mondo fatato.
“Che sia quello di Alice?” e rifletté sulla coincidenza del nome. Scosse la testa perché il rompicapo diventava sempre più ingarbugliato.
La ragazza sorrise trattenendo a stento una risata di scherno perché ne osservava le perplessità e lo sbigottimento di fronte a  qualcosa di non spiegabile razionalmente.
“Cosa ricordi?” gli chiese modulando la voce nella testa con toni meno irriverenti.
“Cosa? Dei piatti di foggia diversa. Non rotondi ma squadrati con gli angoli smussati, tutti bianchi con un simbolo sconosciuto nel centro. Nero e non colorato. E poi non ne possiedo più di una dozzina. Tu ne hai messi via almeno il triplo!”  e come sfinito tacque.
Una leggera risata lo raggiunse mettendolo di cattivo umore.
“Si fanno beffe di me” aggiunse acido.
Arianna corrugò la fronte e cominciò a parlare.
“Perché dici questo? Siamo in un bosco fatato, abitato da ..” ma venne interrotta dalle parole di Pietro.
“Certo che lo so ma finora la realtà non era deformata. Solo tanti piccoli prodigi e alberi parlanti. Ora in questa baita accadono eventi al limite del paranormale.. anzi oltre ogni immaginazione. Incontro ..”
Angelica le prese la mano e gli sfiorò una guancia con le labbra.
“Non sei uscito di senno. Sei lucido e vedi quello che gli altri non vedono” gli disse per calmargli l’agitazione interna.
Lui rimase senza parole. Dunque ragionava che queste tre ragazze sembravano come gli specchi della mitica Alice di Carrol che deformavano la realtà.
“ Osservo quello che loro vogliono che veda. Un esercito di ragazze dai capelli rossi e dai nomi inizianti con A. Un tavolo che cresce a dismisura .. E poi .. e poi cosa? Quale percorso devo iniziare?”
Arianna si avvicinò e gli prese l’altra mano e gli sussurrò nella mente.
“La strada la devi scoprire tu ..” e gli diede un bacio sulle labbra.
Pietro guardò Alice che gli stava di fronte.
“E tu cosa dici?” e rimase muto in attesa delle parole.
Un largo sorriso illuminò il viso della ragazza e disse in maniera enigmatica che un colpo di fortuna è alle porte.
Lui era ancora più stranito perché la storia di Alice di Carrol la ricordava in maniera incerta.
“E dunque lì la chiave per aprire i segreti che da diversi giorni aleggiavano sulla sua testa.
“Quale colpo di fortuna?” e chiuse gli occhi come per pensare.

Amanda 30

Amanda percepiva delle strane sensazioni come se delle forze oscure la minacciassero. Camminava svelta e il ticchettio dei suoi tacchi bassi risuonava secco come una fucilata nella strada deserta. Si fermò un attimo per consentire a Alice di essere nuovamente al suo fianco. Era imprudente che lei rimanesse indietro e isolata perché il posto emanava qualcosa di infido e pericoloso.
“Cosa?” si domandava mentre attendeva l’arrivo della compagna.
Le prese una mano con vigore, tenendola ben stretta a sé. Anche se rallentava la sua comminata, la riteneva al sicuro in questo modo.
“Ti sento tesa” disse a bassa voce la ragazza. “Cosa ti turba? Minacce o il buio ai lati della strada? Con te mi sento sicura”.
“Nulla. Nulla, Alice” e riprese a comminare trascinandosi appresso la compagna.
“Non avverto minacce ma sono solo nervosa perché ho commesso due errori stasera. Il primo entrare in quel pub. Dovevo capirlo subito che era un postaccio. Il secondo prendere un bus senza chiedere dove era diretto. E ora siamo qui che cerchiamo di prendere un treno per Londra Sta tranquilla. Tra pochi istanti siamo nella stazione di .. Cosa ha detto quella donna?” rispose con un tono tranquillizzante.
Alice, che più che camminare quasi volava sfiorando appena il marciapiede, frugò tra i ricordi di questa giornata che sicuramente le sarebbe rimasta impressa per lungo tempo.
“Mi pare ma non sono sicura, che abbia detto Clapham Junction ..”.
Amanda continuava a guardarsi intorno mentre proseguiva il cammino verso la stazione illuminata a giorno, anche se rallentata da Alice.
Seguitava a percepire pericolo ma non aveva tempo per localizzarlo. Il suo obiettivo primario era raggiungere quelle vetrate luminose che parevano un miraggio, una sorta di fata Morgana. Là dentro si sentiva al sicuro, mentre in questi frangenti non lo era.
I lampioni rischiaravano il marciapiede ma rimanevano zone d’ombra pericolose tra un punto luce e l’altro. Era lì che sentiva i maggiori pericoli.. mentre i suoi sensi erano tutti all’erta, le sovvenne i motivi di tanta inquietudine. Ai primi d’agosto questa località era balzata agli onori della cronaca con i reportage sulla rivolta dei giovani in questo quartiere ghetto sull’onda delle banlieue parigine di un anno prima. Ricorda le immagini di auto in fiamme e vetrine infrante e saccheggiate e l’impotenza di Scotland Yard.
“Ecco da dove è scaturito il campanello d’allarme! Solo due mesi fa e qui era tutto in fiamme ..” e mentre questi frammenti di cronaca tornavano a galla, percepì la presenza anomala di un gruppo di persone.
Se fosse stata da sola, avrebbe avuto minori preoccupazioni ma la presenza di Alice la frenava anche perché comprendeva che non poteva muoversi con naturalezza.
“Alice, un ultimo sforzo. Ancora cinquanta passi poi raggiungiamo la stazione” le disse per infonderle coraggio e la spinta a volare in quell’ultimo tratto di strada.
“Mi sembra di udire dei passi dietro di noi. Chi sono?” chiese allarmata la ragazza.
“Non lo so, ma proseguiamo tranquille. Ancora poco e ..”.
Amanda non riuscì a concludere il discorso. Uno strappo e non sentì più la mano di Alice. Si girò e vide un gruppo di ragazzi allontanarsi di corsa. Come una furia si gettò all’inseguimento ma venne bloccata da dietro.
“Fermi” urlò e quelli rimasero immobili e ripartì di corsa, mentre l’altro gruppo era confuso nel buio.
Un ragazzo grosso come un albero tentò di sbarrargli la strada ma si ritrovò disteso per terra dolorante.
“Ragazzi!” urlò da terra “E’ pericolosa! Mi ha messo fuori combattimento. Come non lo so. Non riesco a sollevarmi da terra. Chi mi da una mano?”
Però il resto della banda che aveva assalito Amanda non sembrava in condizioni migliori: non reagiva e rimaneva immobile come se fossero diventate statue di marmo abbattute a terra.
Il ferito venne preso dal terrore. Non avvertiva più la sensibilità delle gambe con dolori fortissimi che lo squassavano in tutto il corpo come se una macchina l’avesse travolto.
Amanda si fermò un attimo per inquadrare dove era finito il gruppo con Alice. Non vedeva altro che buio e udiva solo lamenti in lontananza.
Lanciò un urlo silenzioso e ripartì verso destra. Non erano molto distanti, perché si erano fermati nel parco a circa mezzo miglio da lei.
Alice si dibatteva ma molte mani la tenevano inchiodata sul prato. Cercava di chiamare Amanda ma qualcosa premeva sulla bocca. Avvertiva dita frugare ovunque mentre cresceva la disperazione, sapeva che non aveva scampo. L’avrebbero violentata brutalmente. Il cuore batteva nel petto come impazzito, quando si sentì sollevare di peso. Non capiva cosa stava succedendo. L’unica certezza era che quelle mani che l’avevano violata non le percepiva più. Solo il vento le sferzava la faccia e il seno scoperto.
“Dove sono?” chiese tra stupore e terrore.
“Sto forse volando verso il cielo? Sono morta? Eppure ..”.
“Alice, non preoccuparti stiamo andando verso la stazione”. Era la voce rassicurante di Amanda e questo era un segno positivo.
La ragazza aprì gli occhi ma vedeva i lampioni scorrere velocemente come una pellicola impazzita.
“Amanda, non ti vedo. Sto forse sognando? E quei teppisti?”
Amanda rispose con una risata.
“Però dovresti ricomporti. Non puoi girare col seno scoperto e i jeans abbassati” le disse ridendo.
“Cosa? E come faccio se mi sembra di volare?” replicò un po’ stizzita.
“Forse hai ragione. Ora trovo un luogo appartato e ..”.
“No, no!” urlò impaurita. “Non mi interessa se qualcuno mi vede. Ma mi sistemo sotto la luce del lampione più luminoso”.
Amanda rise di nuovo prima di aggiungere «Come vuoi» e si fermò sui gradini della stazione.
Un gruppo di ragazzi seduto poco distante stavano fumando quando videro le due ragazze fermarsi senza prestare attenzione a come erano arrivate.
“Ehi!” disse uno indicando Alice. “Ma quella è quasi nuda! Dai facciamo delle foto col telefonino e domani le pubblichiamo su Red Tube!” e si avvicinò per riprendere la ragazza che cercava di coprirsi.
Il ragazzo si avvicinò ancora tenendo lo smartphone puntato su loro ma con sorpresa il visore rimaneva bianco.
Si fermò incredulo e rivolgendosi agli amici disse che il telefono era partito, era rimasto senza batterie.
“Sembra morto!” gridò chiedendo l’aiuto degli altri.
“Dai, fatti un’altra canna! Stai vedendo due ragazze che salgono i gradini per entrare in stazione. Ma non sono nude” gli consigliò quello più vicino mentre arrotolava un pizzico di cannabis.
Amanda ridacchiò mentre aiutava Alice a rimettersi in ordine. Ormai erano al sicuro e potevano muoversi con calma. Questi ultimi avvenimenti l’avevano fiaccata e sicuramente non avrebbe resistito a un nuovo assalto. Mettere fuori uso il telefono di quel ragazzo curioso era stato un gioco da ragazzi ma difendersi da un gruppo sarebbe stata una cosa seria senza avere la certezza di riuscirci.
Entrati nell’atrio si diresse verso la vendita dei ticket.
“Due biglietti per Londra” chiese al bigliettaio.
“Quale destinazione?”
“Dobbiamo raggiungere Gloucester Road” aggiunse Amanda.
“Allora Victoria Station. Li con la linea B raggiungete in un attimo la fermata di Gloucester” e le allungò due ticket.
“Grazie” e pagò.
Alice era ancora sconvolta e faticava a rimettere insieme tutti i frammenti della serata, quando udì in lontananza delle sirene che urlavano.
“Amanda, mi devi spiegare quello che è successo stasera. Mi sembra di avere vissuto un incubo, di essere stata la protagonista di brutto film noir. Oppure mi sto sbagliando?”
“Calmati Alice. In treno ti racconterò tutto. Adesso sbrighiamoci. Il nostro treno parte tra due minuti e qui non accettano i tira tardi”.
Raggiunta platform 12, timbrato il ticket di viaggio si sistemarono comodamente sul treno in partenza.
Non c’erano molti passeggeri visto che erano ormai quasi la dieci di sera.
“Chissà cosa sta combinando Luca” cominciò Amanda, rompendo il silenzio.
“Personalmente non mi interessa” replicò Alice che era ancora sotto shock per l’aggressione subita. “Mi interessa conoscere come hai fatto a salvarmi da quei teppisti. Non ho visto nulla ma qualcosa di strano e straordinario è successo”.
“Calmati, calmati ..”.
“Calmarmi? Credo che ce ne vorrà prima di riuscire a ragionare lucidamente. Spiegami bene perché le spiegazioni fumose non le accetto” replico con la voce alterata dalla paura e dalla tensione.
“Come vuoi”. E cominciò a spiegarle che li aveva messi fuori combattimento con le mani.
“Con le mani?” e guardò le mani di Amanda “E con quelle mani hai abbattuto una mezza dozzina di persone? Non vorrai prendermi in giro, spero”.
Alice era irritata e nervosa. L’episodio aveva lasciato un segno tangibile. Voleva conoscere e senza troppi giri di parole. Il treno filava veloce verso il cuore di Londra, ma Amanda cercava di prendere tempo.
“In un certo senso hai ragione. Le mie spiegazioni sono troppo lacunose per convincerti. Dunque..” e cominciò a descrivere come aveva messo fuori uso i tre che l’avevano bloccata.
“Ma come hai fatto a individuarmi nel parco e per di più al buio? Non potevo gridare perché una mano mi chiudeva la bocca. E’ vero che hai gli occhi di un gatto e l’udito fino, ma ..  E va bene. Ammettiamo che puoi averli colti di sorpresa, ma volare non mi sembra un qualcosa di normale ..”.
“Non volavi .. semplicemente camminavo molto in fretta ..” abbozzò poco convinta.
“Non volavo? E l’aria che mi sferzava la faccia cos’era?” replico un po’ indispettita Alice.
“Siamo quasi arrivate a Victoria. Prepariamoci a scendere ..”
“Non cambiare discorso!” insistette la ragazza. “Finora hai menato il can per l’aia. Hai parlato senza dire nulla”.
«Victoria Station. Victoria Station» ripeté più volte un voce femminile, mentre il treno rallentava.
Amanda si alzò avviandosi alla porta, seguita da Alice.
“Non sono per nulla soddisfatta. Voglio conoscere la verità”.
“In albergo la conoscerai. Niente di particolare..”
“Sarà, ma a me sembrano tutte cose assurde. Nel chiuso della stanza ti aprirai finalmente”.
E si avviarono a prendere la linea B.
Arrivate all’hotel scoprirono che Luca non c’era.
“Dove sarà finito?” chiese Amanda con un filo di apprensione come se la sua assenza fosse colpa sua.
“Ti ho già detto che non m’interessa quel dandy impomatato. E’ grande e può badare senza problemi a se stesso. Arriverà prima o poi oppure avrà trovato una gonna alla quale aggrapparsi. Ora sono curiosa di conoscere meglio come fai a difenderti dai teppisti”.
Un lungo sospiro aprì la confessione di Amanda.