Amanda 47

Amanda raggiunse la Smart, che silenziosa la stava aspettando ricoper-ta da uno strato di ghiaccio. Si fermò per analizzare la situazione, per-ché impulsivamente se ne era andata dal bosco degli elfi.
“Vagamente so dove si trova senza avere un punto esatto dove con-centrare le mie indagini. Se solo ..”. Ma non riuscì a completare il pen-siero perché alle sue spalle comparvero le tre donne, che l’avevano seguita.
Le guardò infastidita, perché non dovevano abbandonare suo padre in quella maniera senza nemmeno tentare di dargli una mano per uscire dalla situazione critica nella quale si trovava.
“E ora che faccio? Devo fingere di gradire la loro presenza?”
Il pensiero corse veloce e altrettanto velocemente arrivò la risposta.
“Hai ragione. Non ci sono scuse al nostro comportamento. Però ac-cetta il nostro aiuto. Ora è preminente la salvezza di Pietro” disse Ali-ce a nome delle altre due compagne che annuirono.
La situazione stava sfuggendo di mano a Amanda che era stata colta impreparata da questa reazione. Stava per aggiungere qualcosa, quan-do rimase a bocca aperta. L’apparizione di Alessandra era sconvolgen-te. Sembrava lei vista allo specchio.
“Com’è possibile?” mormorò osservandola.
“Sembra la mia gemella ..”
E continuò a osservarla incredula. Non era possibile che due persone potessero essere uguali in tutto e per tutto. Pensò immediatamente che fosse il suo clone ma scacciò in fretta una simile ipotesi, perché era priva di senso.
Mille parole si accavallavano nella mente alimentate non solo da lei ma anche dalle altre.
“Com’è possibile?” ripeté stancamente.
“Una spiegazione c’è” le disse Alice.
Amanda la guardò come si può studiare un alieno comparso all’improvviso. Immediatamente il suo pensiero era che loro si stava-no facendo beffe del buon senso
“No, sbagli Amanda. La spiegazione c’è ed è semplice. Devi sapere che le donne del bosco degli elfi ..” cominciò a raccontare Alice.
“Ragazze se stiamo qui a disquisire su questi argomenti non siamo in grado di portare nessun aiuto a Pietro, che in questo momento è in gravi difficoltà. Di questo ne parliamo durante il Consiglio delle A”. Arianna si avviò per tornare al Tanzerloch, seguita da Angelica.
Alessandra si avvicinò a Amanda e le sussurrò qualcosa, mentre la prendeva sottobraccio per trascinarla sulle tracce delle altre.
Era piccolo e teneva in una mano una torcia fumosa e nell’altra una corta spada. L’aspetto non era amichevole e incuteva un certo timore. L’altra Amanda era rimasta impietrita dalla visione ed era preda del panico. Avrebbe potuto sparire o generare spavento parlando in via telepatica ma non fece niente di tutto questo. Era ferma con gli occhi sbarrati, incapace di muoversi o di agire. Era paralizzata come se un maleficio l’avesse colpita.
Quell’essere deforme si avvicinò velocemente tenendo sollevate torcia e spada per gettarsi sulla donna, pronto a finirla.
Un profondo respiro ruppe la quiete della notte, bloccando momen-taneamente l’avanzata del nano, che si girò sorpreso per vedere chi stava arrivando alle sue spalle. Il rumore ridestò dallo stato di torpore e di paralisi Amanda che cominciò a organizzare le difese. Come pri-ma azione arretrò verso il folto della macchia confondendosi con le ombre della notte. Poi simulò innumerevoli voci per disorientare l’attaccante.
Il nano si guardò intorno frastornato.
“Dov’è sparita quella strega?” urlò arrabbiato in preda a una collera furiosa.
“Stai parlando di me?” disse una figura orribile a vedersi spuntata co-me per magia da uno sperone di roccia affiorante nel terreno.
Il nano scosse la testa in segno di diniego e si rallegrò di aver trovato una valida aiutante nella ricerca della preda scivolata via dalle mani senza che lui fosse riuscito a fermarla.
“Allora la prossima volta modera il linguaggio se non vuoi che ti tagli la lingua” lo rimbeccò furiosa.
“Sei un inetto! Non riesci a catturare nemmeno una donna e hai la-sciato fuggire anche l’uomo, che ci ha rinchiuse nella Voragine” lo re-darguì aspramente.
Il nano non comprendeva quelle parole. Quella donna non era una semplice persona ma aveva poteri speciali. Ecco il perché le era sfug-gito inopinatamente. Poi le domandò di quale uomo parlava. Lui non ha visto né udito nulla, a parte un respiro profondo.
“Sei uno sciocco, nano. Ecco cosa sei! L’uomo è uscito dall’apertura che dovevi sorvegliare, mentre la donna si è nascosta qui vicino. Io mi occupo di lei, mentre tu insegui lui”.
E si divisero prendendo opposte direzioni.
Pietro, uscito dal pertugio, respirò rumorosamente a fondo per riem-pire i polmoni di aria fresca dopo aver respirato quella greve e puzzo-lente della Voragine. Si accorse subito della minaccia del nano ma de-sistette nel portare aiuto alla donna perché gli aveva comunicato che era in grado di cavarsela da sola.
A malincuore e vincendo il naturale istinto si affrettò sul sentiero che conduceva al fuoristrada. Non si faceva illusioni perché aveva percepi-to la presenza di un’altra persona ben più temibile dell’essere deforme che dava la caccia a quella donna della quale ignorava volto e nome.
Si interrogò se altre presenze inquietanti si fossero liberate dalla Vora-gine. Se la risposta fosse stata positiva, aveva ben poche speranze di cavarsela. Si augurò di essere troppo pessimista.
Cominciò a correre ma ben presto il fiato gli mancò e dovette proce-dere con minore celerità. Avvertiva che l’inseguitore stava guadagnan-do terreno, mentre il fuoristrada era ancora lontano. Il sentiero illu-minato da un quarto di luna correva nel bosco e nei prati senza che nessuna abitazione fosse visibile in distanza. Ormai il respiro era di-ventato un rantolo, mentre le gambe parevano essere di marmo.
Rallentò ancora mentre alle spalle avvertiva il roco gridare di chi vede la preda vicina e in difficoltà.
“Se devo morire, lo voglio fare, vedendo la morte in faccia”. Si girò fermandosi piegato in due per la fatica della corsa.
Osservo l’essere deforme che teneva alta la spada pronta a essere cala-ta sul suo capo, quando un lampo accecante lo avvolse. Percepì un sibilare di qualcosa che lo sfiorava prima di infrangersi sul terreno.
Aspettò il secondo colpo, quello definitivo ma l’attesa si consumò senza esito.
Una mano prese la sua e lo trascinò come volando.
“Forse è un angelo che mi conduce davanti a Dio. Faccio l’esame di coscienza e ..” pensò Pietro, mentre una risata conosciuta risuonò nel-la sua testa.
L’altra Amanda non aveva la necessità di osservare la radura, cono-sceva bene il pericolo che stava correndo. Doveva depistare quel ter-ribile nemico. Pensò che rimanere nel folto della macchia l’avrebbe protetta provvisoriamente ma poi sarebbe stata scovata. Uscire allo scoperto era il classico modo di dire «sono qui». Quindi dedusse che la sua posizione era quasi disperata per non ammettere che fosse se-gnata.
Quindi decise di prendere tempo muovendosi in maniera scoordinata nella macchia per confondere le idee all’inseguitore.
La strega imprecando e bestemmiando si ritrovava a girare quasi in tondo, perché la donna si muoveva con agilità e intelligenza senza mai fermarsi e senza una direzione definita. Non poteva comunicare alle altre streghe che l’avevano seguita la sua posizione perché altrimenti avrebbe perso il contatto con la fuggiasca.
“Sembra che questa donna abbia energie inesauribili. Si muove con frenesia e senza segni di cedimenti o stanchezza. Mi pare ..”. Inter-ruppe questa serie di pensieri perché avvertì la presenza di un pericolo mortale, quando andò a sbattere con violenza contro un portone ma-landato.
Questo cedette di schianto e si trovò proiettata all’interno. Con orrore vide che era una chiesetta, che lei conosceva bene, la chiesa dell’Höll. Era un posto che evitava con cura perché era molto pericoloso per lei e le sue sorelle. Alzò gli occhi e vide due giovani donne vestite con una tunica di lino bianco che tenevano in mano un crocefisso.
Gettò un urlo disumano coprendosi gli occhi. Prima di morire incene-rita si domandò come aveva fatto quella donna ben più anziana a tra-sformarsi in due adolescenti. Però il suo interrogativo rimase muto e senza risposta.
Alessandra e Amanda dissero: “Puoi uscire. Ora non può più nuoce-re”.
L’altra Amanda le abbracciò come una madre può farlo con le figlie. Uscirono dalla chiesetta e si avviarono verso il punto di ritrovo.
Mentre accadevano tutti questi fatti straordinari, Arianna e Angelica stavano sigillando i due pertugi, rimasti aperti, per impedire la fuoriu-scita di nani o streghe. La Voragine sarebbe diventata la loro tomba.

Amanda 46

Pietro continuava a muoversi con cautela nel buio profondo della vo-ragine, saggiando il terreno con il piede e tenendosi aderente alla pare-te.
Dal fondo salivano imprecazioni diaboliche e rumori infernali che a-vrebbero messo a dura prova chiunque. Lui cercò la concentrazione lasciando fuori dalla mente quello che udiva e vedeva.
Qualche strega aveva osato levarsi in volo nonostante il buio nella speranza di trovare un varco per uscire.
Più d’una volta percepì il movimento d’aria vicino al suo viso. Però aveva svuotato la mente da ogni pensiero per non farsi localizzare. Non aveva nessuna intenzione di finire nuovamente sulla spianata. Questa volta gli sarebbe stato difficile ingannarle.
Udì dei passi provenire dalla sua sinistra, nella stessa direzione di pro-venienza dell’aria gelida. Qualcuno stava percorrendo la roccia poco distante perché si intravvedeva la luminosità diffusa di una torcia. Si senti smarrito, perduto se venivano nella sua direzione. Non esisteva un anfratto nel quale poteva nascondersi. Tornare indietro sarebbe stato sommamente pericoloso. La paura lo bloccò. Solo uno sperone di roccia li divideva.
Aspettava la loro comparsa, quando una voce roca e profonda disse «Di qua! C’è la scala che porta alla spianata!» e la luce si diresse verso il basso.
Lasciò scorrere il tempo prima di ricominciare a muoversi, mentre os-servava la fiamma rimpicciolirsi. Adesso il pericolo si era ridotto e po-teva avventurarsi verso lo sbocco con l’esterno.
“L’apertura è sufficientemente ampia per consentirmi di passare?” era il dubbio che aveva mentre si avvicinava alla fenditura.
Era un pertugio basso e stretto, più adatto a un bambino che a un a-dulto. Però doveva provarci.
“ Chi non risica, non rosica” si disse infilandosi a carponi nello stretto cunicolo. Non vedeva nulla, avanzava alla cieca, rischiando più volte di rimanere incastrato. Sarebbe stata una tragedia, perché sarebbe ri-masto bloccato lì in eterno. Avvertiva dolori in tutte le parti del corpo e a stento tratteneva imprecazioni e urla. Metro dopo metro, centime-tro dopo centimetro guadagnava l’uscita. Il budello pareva intermina-bile. Gli sembrava di essere lì dentro da un secolo. Però una convin-zione lo spingeva a proseguire senza soste e senza paure: il fiotto di aria gelida era sempre più consistente. L’uscita era ormai prossima o almeno era questa la speranza.
L’altra Amanda non aveva visto Pietro e immediatamente aveva pen-sato che fosse successo qualcosa di spiacevole. Le tre donne che era-no con lui adesso erano lì ma lui non era presente. Allora in una fra-zione di secondo prese la decisione. Questo non era il posto che ave-va vagheggiato durante il viaggio, almeno non c’era la persona che più di ogni altra cosa desiderava rivedere. Si sentiva come un pesce boc-cheggiante in un dito d’acqua che annaspava alla ricerca di altra acqua per respirare. In silenzio, come era venuta, se ne andò senza che nes-suno notasse la sua assenza.
“Ma chi avrebbe dovuto notarlo? Solo Pietro ma lui non c’è!” replicò in silenzio mentre spariva alla vista di tutti.
Si mosse con rapidità ripercorrendo a ritroso la strada. Ogni istante era prezioso. Non desiderava sprecarne nemmeno uno. Arrivò dove era parcheggiato il fuoristrada ricoperto di uno strato lucido ghiaccia-to.
“Non si è ancora mosso. E’ ancora dentro nel Tanzerloch”.
Il tempo pareva infinito. Non trascorreva mai. Si domandò da dove sarebbe sbucato, perché una volta arrivata alla voragine la trovò rico-perta da una pesante lastra di marmo.
Non percepiva la sua presenza. Però quella dei guardiani del bosco era inconfondibile. L’olfatto ne era disgustato tanto che storse il naso.
“Se sento il lezzo di questi esseri, vuol dire che sono passati di qui o che qualcuno sta montando la guardia. Ma a che cosa? La Voragine è bloccata. E non sarà facile liberarla. Forse a qualche apertura seconda-ria?”.
Seguendo la scia di quell’odore rivoltante si mosse con cautela. Non conosceva le loro potenzialità e non amava fare incontri spiacevoli. Rifletté che la prudenza non era mai troppa.
Arrivò a un prato rinchiuso da una macchia quasi impenetrabile senza notare nulla. Solo la traccia nauseabonda era il filo d’Arianna verso un punto invisibile.
“Dunque” concluse fermandosi “da qualche parte c’è un buco che conduce alla Tanzerloch. Lì c’è un altro ingresso al ritrovo delle stre-ghe”.
L’odore acre e intenso di un topo morto ristagnava a mezz’aria, men-tre lei perlustrava palmo a palmo la piccola radura.
Le parve di udire un ansimare roco, interrotto da qualche imprecazio-ne non certamente benevoli nei confronti di Dio.
Aveva finito le sue ricerche, quando all’improvviso e in maniera del tutto inaspettata si trovò di fronte un essere piccolo e deforme che la fronteggiava con intenzioni poco amichevoli.
La frenesia dell’esplorazione le aveva fatto abbassare le difese e adesso fronteggiava un nemico del quale non conosceva nulla.

Amanda 45

“Paga. E’ giunto il momento di metterci in cammino verso il bosco degli elfi” disse l’altra Amanda, pulendosi la bocca da alcuni frammen-ti di strudel.
“Ci sono notizie?” chiese un po’ ansiosamente, mentre richiedeva l’attenzione della cameriera.
“Sì. Ma non domandarmi altri particolari. I guardiani del bosco sono stati richiamati in fretta e hanno lasciato libero l’accesso. Non c’è più il pericolo che loro ci intercettino”.
Amando voleva saperne di più ma non riuscì ad avere ulteriori infor-mazioni. Ripresa la Smart si avviarono velocemente verso l’Antelao. Continuava a chiedersi cosa era successo e se suo padre era in salvo.
“E’ inutile chiedermi informazioni più dettagliate, perché ci sono ma confuse. Un gran caos regna ovunque. L’unica cosa certa è che l’accesso al bosco è privo di pericoli e che Alessandra è stata liberata e sta tornando tra noi. Se ci sbrighiamo possiamo arrivare insieme”.
Amanda si chiuse nel mutismo. Questi chiarimenti non l’avevano ral-legrata più di tanto. Percepiva che Pietro era in pericolo e che lei non poteva fare nulla per aiutarlo.
Lasciata la piccola auto all’inizio della salita, con rapide falcate arriva-rono al luogo del raduno degli elfi del bosco, che stavano festeggian-do un duplice evento: il ritorno di Alessandra e aver messo fuori gio-co in maniera definitiva Norberto e i suoi nani.
Alice stava in disparte, scura in volto e amareggiata nell’anima per quello che avevano fatto a Pietro. Lui si era sacrificato per la salvezza della ragazza e loro l’avevano ripagato chiudendolo nel Tanzerloch.
“Bel ringraziamento” disse amaramente osservando Angelica e Arian-na che non sembravano per nulla rattristate.
Le due donne non parevano dare segnali di costernazione o rimorsi sull’azione eseguita ma piuttosto di indifferenza, quando osservarono con stupore l’arrivo di Amanda del tutto inatteso.
“Perché?” si chiesero corrugando leggermente la fronte.
Il consiglio delle A era quasi al completo.
Pietro continuava la risalita in silenzio facendo molta attenzione dove poneva i piedi, perché il buio era totale.. Sul fondo, sempre più lonta-no si vedevano solo puntini rossi che si muovevano in maniera frene-tica e senza mete precise.
Aveva compreso che le tre ragazze avevano attuato la seconda parte del progetto, una volta che la liberazione di Alessandra fosse andata in porto. Adesso lui era rinchiuso, forse per sempre, nel Tanzerloch con scarse probabilità di sfuggire al destino di recluso forzato.
Lui continuava a salire in silenzio, perché una volta in cima avrebbe formulato un piano sul come trarsi d’impaccio. La speranza di uscire da lì era intatta. Si sentiva ottimista. Da dove nascesse questa forza positiva non lo sapeva: forse dalla disperazione di essere intrappolato lì, forse dal desiderio di vedere per l’ultima volta la figlia, forse da sen-sazioni non ben definite. Adesso doveva concentrarsi solamente a non mettere in fallo un piede senza pensare ad altro.
Gradino dopo gradino guadagnava la sommità della scala mentre udi-va provenire dal basso suoni infernali sempre più lontani. Non si vol-se a vedere, gli era sufficiente ascoltare. Col capo toccò il lastrone che bloccava la voragine e seppe di essere arrivato al punto finale. Si ap-poggiò su una piccola prominenza per riprendere fiato e riordinare le idee. Osservò che, dal punto nel quale era, non c’era nessuna possibi-lità di riguadagnare lo spazio aperto. Quindi doveva trovare uno sboc-co altrove.
“Dove?” si domandò, osservando per la prima volta la spianata buia solcata da puntini rossi che si muovevano senza un disegno preciso. L’oscurità era totale. Gli occhi nonostante il tempo trascorso non per-cepivano nulla, mentre il senso disorientamento cresceva. Con la ma-no incerta tastò il bordo vicino agli ultimi gradini. Non ne ricavò nes-suna impressione, salvo quella che se si fosse mosso sarebbe precipi-tato sul fondo.
Adesso lo scoramento stava prendendo il sopravento sulla sua natura di ottimista.
“Cosa fare?” si interrogò di nuovo. “Aspettare o muoversi?”
Un refolo di vento giungeva lieve dalla sua sinistra.
“Dunque lì c’è un’apertura. Ma dove?”.
Acuì i sensi, si sporse con un braccio a tastare la roccia alla sinistra nel tentativo di trovare la fessura attraverso la quale arrivava il vento fre-sco. Non trovò nulla.
“Eppure non mi sono ingannato” ripeté a bassa voce per rincuorarsi. “Una comunicazione col mondo esterno esiste”.
Si sporse ancora scorrendo col palmo della mano la roccia che gli ta-gliò più volte il palmo come se questo fosse una scatola di sardine.
“Eppure ci deve essere! Anche se dovesse essere una minuscola feri-toia, la devo trovare”.
Pietro continuò l’ispezione della parete. La sporgenza era sufficiente-mente profonda da accoglierlo senza grossi pericoli, salvo quello di mettere un piede nel vuoto e fare un bel salto. Si issò con cautela, poi-ché non distingueva nulla e avanzò a carponi con prudenza facendo soste ed esaminando la parete. Il soffio di aria fredda divenne più in-tenso e deciso. Un cauto ottimismo soverchiò il pessimismo prece-dente.
Amanda si guardò intorno. Una moltitudine di ragazze vestite con una tunica di lino bianco, stretta sotto il seno da un cordone dorato, bruli-cava e vociava allegro.
“Dunque stasera c’è il gran consiglio. Per chi? E per che cosa?”
Continuò a spaziare con lo sguardo e le notò. Arricciò il naso in segno di disagio. Loro non potevano mancare. Pensò immediatamente che il consesso fosse per lei.
“E per chi altro può essere?” rifletté incurante del fatto che tutte a-vrebbero letto i suoi pensieri.
Cercò con gli occhi l’altra Amanda, che sembrava essersi volatilizzata.
“La cercherò più tardi, se ne avrò tempo. Ora affrontiamo la triade” e si mosse incontro.
Con loro aveva dei conti da regolare ma ogni cosa andava fatta nei tempi giusti. Adesso non lo era.
Alice si diresse verso di lei con un atteggiamento amichevole. Angelica e Arianna avevano il volto scuro, dipinto di disappunto.
“Benvenuta! E sono felice di rivederti!” aggiunse Alice sorridente, cingendole le spalle.
Amanda stava per replicare, quando fu trascinata via lontano da tutti.
“Non dire nulla! Siamo in debito con te. Quella decisione fu avventata e precipitosa. Giustamente pretendevi un riconoscimento per quello che eri e per il gesto di tornare con noi. Però abbiamo peccato di e-goismo, di dividere con te il nostro potere. In queste settimane ho ri-flettuto e riconosco i miei errori. Puoi accettare le mie scuse come ri-fiutarle. Però sono sincera. Sarò sempre al tuo fianco”.
E l’abbracciò.
Lei lo ricambiò e aggiunse che accettava le scuse. Però voleva sapere come stava suo padre, perché era preoccupata per lui. Percepiva che era in pericolo.
Alice si sedette sotto un larice ormai rosso e pronto a spogliarsi per l’inverno e sospirò.
“Non lo so. Ma ..”
Amanda la guardò e le chiese dove si trovava in quel momento.
“Al Tanzerloch”.
“Al Tanzerloch? E cosa sarebbe?” domando tutta rabbuiata.
Alice le raccontò tutto e come Pietro fosse rimasto intrappolato là dentro.
Lei la guardò e come una furia si allontanò. Doveva correre in quel posto dal nome strano senza indugio per liberarlo. Non le importava se uscivano anche le streghe e se il nano Norberto fuggiva dalla valle del Non Ritorno. Non avrebbe abbandonato suo padre in quel posto.
Non sapeva dove era localizzato ma l’avrebbe trovato lo stesso.
Alice rimase in silenzio vedendola allontanarsi ma poi decise. Amanda aveva ragione.

L'anno che è arrivato

«Venditore. Almanacchi, …almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l’anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest’anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest’anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo»
( da Operette morali di Giacomo Leopardi – la lettura integrale è http://agiacomoleopardi.wordpress.com/)
Che il 2012 sia come quello che il venditore di almanacchi prospetta?
In effetti diciamo così sperando che lo sia veramente.