Capitolo 13 – La passione riprende

Maria sentendo Angelica che la chiamava accorse immediatamente per servirla, aprì la porta e domandò: “Desidera alzarsi, mia Signora? Preparo la colazione o il bagno?”
Maria, ho fretta. Devo uscire al più presto per raggiungere lo studio. Preparali entrambi e velocemente”, rispose nervosamente. “Mi metto quel vestito bianco e nero di organza e seta con il mantello azzurro. Non restate lì ferma, ma servitemi immediatamente”.
Angelica aspettò che la governante liberasse le grandi finestre dai pesanti tendaggi notturni per osservare il cielo e l’ampio giardino, prima di uscire dalle candide lenzuola.
Era emozionata come una ragazzina quando va al primo appuntamento galante, fremente di gioia e di passione. Avrebbe voluto già essere fuori sulla strada e volare allo studio per aspettare Goethe sulla porta.
Maria si muoveva freneticamente per assecondare la sua signora, ma non sapeva da dove cominciare, quale priorità doveva seguire, facendo innervosire Angelica. Chiese a gran voce di portare la colazione e dell’acqua calda, mentre lei toglieva dal guardaroba le vesti richieste.
Terminate frettolosamente colazione e lavaggi mattutini, l’aiutò a vestirsi e pettinarsi, sistemando con cura tutti particolari del vestito.
Angelica era resa splendente e radiosa dal vestito che metteva in risalto la bellezza delicata e dolce del viso e della figura.
La giornata era già calda anche se era mitigata da un venticello fresco e lo sarebbe diventata ancora di più col trascorrere delle ore: sembrava che preannunciasse il clima dei due amanti.
 
Anche la notte di Goethe era trascorsa agitata per effetto del messaggio ricevuto dai servitori di Angelica, che gli chiedevano di recarsi la mattina seguente nello studio di Via Sistina.
Ci devo andare? Cosa mi dirà? Cosa dovrò dirle? Il messaggio è stato ambiguo perché mi ha chiesto solo di recarmi allo studio. Forse mi vuole dire che non dobbiamo più vederci, che è ancora adirata per il mio comportamento. Forse …, ma se io le recito questa poesia, forse …
 

Sah ein Knab’ ein Röslein stehn,

Röslein auf der Heiden,

war so jung und morgenschoen,

lief er schnell es nah zu sehn,

sah’s mit vielen Freuden.

Röslein, Röslein, Röslein rot,

Röslein auf der Heiden.1

 
Oppure quest’altra
 

Kennst du das Land? Wo di Citronen bluehn,

Im dunkeln Laub die Gold-Orangen gluehn,

Ein sanfter Wind vom blauen Himmel weht,

Die Myrte still und hoch der Lorbr steht,

Kennst du es wohl’

Dahin! Dahin!

Moecht’ ich mit dir, o mein Geliebter, ziehn.2

 
No, no, non sono adatte! Devo pensare ad altro. Ma mi vorrà rivedere ancora?”
Eccitato e ansioso uscì dalla locanda dirigendosi verso lo studio, mentre pensava a quali versi poteva ricorrere per farsi perdonare il modo indecoroso della sua ultima visita.
Camminava in fretta senza curarsi di chi incrociava, mentre recitava versi noti o altri nati lì per strada. Si fermava, riprendeva a camminare, si fermava nuovamente e poi ricominciava. Non riusciva a trovare l’ispirazione appropriata. Eppure doveva trovare le parole giuste per riconquistare il cuore di Angelica.
Stava salendo lungo il colle del Quirinale, quando si aprì l’interruttore dello stimolo poetico.
Si, questi sono i versi giusti. Li devo tenere a mente, non posso dimenticarli, altrimenti sono perduto!”, così parlava ad alta voce giunto in cima alla salita, ansando vistosamente per la fatica della veloce camminata.
Adesso aveva un passo più franco e spedito, mentre ardeva dal desiderio di giungere in fretta allo studio, dove avrebbe aspettato Angelica.
 
Mentre Goethe camminava, pensava, parlava da solo ad alta voce, lei completava i preparativi della sua persona. La pettinatura non andava bene, doveva essere rifatta, il corpetto era troppo stretto, la gonna era troppo ingombrante, la collana non si notava. Ogni cosa veniva fatta e rifatta una, due, tre … cento volte, mentre Maria pazientemente e senza proferire il minimo lamento dava seguito alle richieste, ai capricci di Angelica. Passò quasi un’ora prima che ogni dettaglio fosse messo a punto secondo i suoi desideri. Si sentiva in ansia, avrebbe voluto accorciare i tempi, ma non era riuscita a superare le indecisioni, a essere soddisfatta di tutti i particolari, mentre la governante con pazienza e in silenzio cercava di accontentarla.
Finalmente fu pronta per andarsene con la fiduciosa certezza di trovare Goethe ad aspettarla. Da dove nascesse questa sicurezza non lo conosceva neppure lei ma era certa che fosse là. Intuito femminile o preveggenza?
Accompagnata da Maria usci dal grande portone della casa per incamminarsi verso lo studio, ma appena fu in strada, cade in preda all’ansia e al timore che il sogno svanisse come nebbia al sole. Il dubbio era che avesse scambiato una visione bellissima con una realtà ben più amara. Mentre una grande confusione mescolava pensieri e sensi, lo vide. Il cuore accelerò i battiti, mentre le gambe si rifiutarono di obbedire alla mente. L’angoscia diventò concreta, palpabile facendosi beffe dell’entusiasmo di Angelica.

1Vide un fanciullo che aveva scorto una roselina,
una roselina di brughiera,
era fresca e bella come l’aurora,
corse svelto per osservarla da vicino,
la scrutò pieno di gioia.
Roselina, roselina, roselina rossa,
roselina di brughiera.
2Conosci il paese dove fioriscono i limoni?
Dove le arance dorate splendono tra foglie scure?
Un mite vento spira dal cielo blu,
il mirto sta quieto e l’alloro è eccelso,
lo conosci bene?
Laggiù, laggiù
vorrei trasferirmi con te, o mio amore.