Il Borgo – Capitolo 27

Ex casa di Modena pavimento tinello

Si alzarono dai due grandi divani in alcantara per prepararsi per il pranzo, dopo aver preso l’aperitivo nella sala d’ingresso col camino. Era stato un momento festoso e chiassoso dove tutti parlavano tra loro in maniera confusa e allegra senza un preciso argomento.

I padroni di casa decisero che nessuno doveva sistemarsi a capotavola ma ci si doveva disporre uno di fronte all’altro sui due lati lunghi per favorire la conversazione. Eva si collocò esternamente per poter muoversi con calma tra loro e la cucina, di fianco a lei stava Giacomo e Betta, mentre dalla parte opposta c’erano Marco, Laura e Mattia. La tavolata presentava un bel colpo d’occhio ben assortito e ciarliero.

L’atmosfera era cordiale, calda e rilassata. Si parlava di tutto mentre in silenzio si rifletteva sugli altri.

Marco osservava con interesse i due nuovi acquisti, perché gli sembravano che si fossero ben integrati nel gruppo che si stava allargando.

«Betta ha il viso quasi inespressivo con quegli occhi castano scuri e i capelli setosi e lisci, quasi corvini che non ravvivano il volto chiaro e minuto. Però mostra una certa competenza sulle opere d’arte e ha una vasta cultura generale di base su una molteplicità di argomenti differenti tra loro. Nonostante a volte paia estraniarsi dalla conversazione con la mente, che vaga non si sa dove, rimane sempre vigile e pronta a rispondere o inserirsi nei discorsi con proprietà e padronanza. Mi hanno detto che lavora in un laboratorio di restauri ma per il momento non ne ha fatto cenno. Aspetterà probabilmente il momento opportuno per parlarne».

Il padrone di casa la scrutava non osservato, mentre mangiava composta al fianco di Giacomo.

Analogamente Eva guardava tra una forchettata e l’altra Mattia che era il dirimpettaio di Betta, esattamente come lei stava di fronte a Marco.

«E’ un bel ragazzo, estroverso e ciarliero. Pare tosto e pragmatico nelle risposte. Pochi grilli per la testa ma concreti. E’ un buon conversatore e molto attento a quello che ognuno di noi dice. Parla ma mai fuori luogo, facendo attenzione alle parole che escono dalla bocca. Forse non è appariscente ma riesce imporre con naturalezza la sua propensione a essere leader. Non so se riuscirà a legare con Laura ma forse si potrebbero vedere delle scintille».

Ragazzi” esordì Laura calamitando l’attenzione di tutti. “Dopo tante chiacchiere piacevoli e interessanti, credo che sia giunto il momento di parlare del Borgo e nel nostro progetto”.

Nessuno mosse obiezioni salvo Eva, che lanciò una proposta.

Che ne dite di trasferirci in sala sul divano con una tazzina di caffè fumante davanti e un liquorino per chiudere degnamente il pranzo?” disse muovendo circolarmente gli occhi per cogliere le espressioni degli altri.

Niente dolce?” domandò Marco quasi deluso.

Si, golosone!” replicò Eva. “Ricapitolando. Una fetta di torta delle rose per tutti, un caffè nero bollente e una bottiglia di nocino come digestivo. E adesso tutti di là!”

Poi rivolgendosi al suo compagno gli disse “Tu resti con me a fare il cameriere. Del Borgo ne parliamo quando ci siamo tutti”.

Quando torta, caffè e la bottiglia di nocino furono di fronte a ciascuno di loro, si cominciò a parlare del progetto.

Dovete sapere” cominciò Laura “ che il Borgo qualche notte fa mi è apparso come un Trollo di corteccia. Non l’avevo riconosciuto e lui c’è rimasto male”

Un trollo?” domandò Eva con la bocca piena tanto che quasi soffocò per un boccone che stava andando di traverso.

Sì, un trollo o almeno così mi è apparso. Come facevo a riconoscerlo travestito in questa maniera singolare?” si giustificò la ragazza.

Giacomo che sapeva già tutto annuì per conferma.

Mattia continuò a raccogliere le briciole della torta dal piatto come se fosse disinteressato al racconto della ragazza.

Ne vuoi un’altra fetta?” gli chiese Eva, che aveva notato l’armeggiare del ragazzo per disinnescare possibili reazioni di Laura.

Grazie, molto volentieri. E’ veramente squisita. E’ tipica di Modena? Non la conoscevo”.

Sì, anche se in realtà non è il dolce tipico modenese, che è il bensone. La Pasticciera San Biagio la produce in maniera sublime. Poi vi racconto come è nata” replicò alzandosi per andare a tagliare un’altra fetta. “Altri che vogliono il bis?”

Io” disse Marco timidamente mostrando l’indice.

Non ce ne era bisogno, perché so che ne sei ghiotto”.

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Dunque. Dicevi, Laura che il Borgo ti è apparso all’improvviso sotto false sembianze …” cominciò Marco dopo la breve interruzione, usando un tono neutro nella voce.

Mi sembra che sia un po’ ironico” sussurrò Betta nell’orecchio di Giacomo, che annuì per conferma.

Ma come poteva riconoscerlo? Un trollo di corteccia!” giunse in soccorso Mattia prima che la ragazza potesse replicare. “Sfido chiunque a capire che sotto quelle sembianze si celasse il Borgo! Cosa ti ha detto?”

Le prese una mano, perché aveva percepito che si stava innervosendo.

Nulla. Semplicemente è svanito” disse contrariata.

Poi non è più riapparso?”

No. Sembrava infastidito da questo mancato riconoscimento” ammise delusa.

Mattia tra un boccone di torta e un sorso di nocino disse: “E se l’andiamo a trovare, forse diventa più amico”.

Non è il periodo migliore questo. Ci dovrebbero essere diversi giorni di sereno” mormorò Giacomo in un sussurro quasi impercettibile.

Beh! Se il detto non mente tra qualche giorno dovrebbe esserci l’estate di San Martino”.

Laura si sentì rinfrancata per l’aiuto di Mattia e riacquistò il sorriso.

Potrebbe essere un’idea” soggiunse.

Siamo tutti d’accordo?” domandò Mattia.

Io ci sto” disse Betta sollevando il braccio. “Una bella occasione per capire lo stato delle pitture della chiesa. Così posso organizzarmi per il loro restauro”.

«Ecco che sorniona avanza la sua candidatura a restauratrice del Borgo” pensò Marco, trasmettendo con gli occhi il suo pensiero a Eva, che accennò col capo di aver compreso il messaggio.

Lavori per un laboratorio di restauri?” le chiese Laura incuriosita.

Sì”.

Che bello! Abbiamo l’architetto e la restauratrice. Il fotografo ufficiale. E tu Mattia cosa sai fare?” esclamò sorridente la ragazza.

Nulla o tutto” rispose scanzonato. “Porto in dote con Giacomo serramenti metallici e impianti elettrici”.

Tutti risero alla battuta del ragazzo, che continuava a mangiare a piccoli bocconi la torta come se volesse farla durare più a lungo.

Però prima di ascoltare cosa ci deve dire ancora Laura, vorrei ascoltare la storia della torta” disse Eva.

La leggenda narra che Gabriele D’Annunzio era solito regalare rose alle sue amanti. Un giorno, un forte gelo colpì il suo giardino, bruciandole tutte. Allora pensò di recarsi da un fornaio per commissionargli un qualcosa che assomigliasse al fiore preferito. Gli ordinò di creare un panettone con le sembianze di una rosa. Da quel giorno, questo stupendo dolce andò a sostituire per sempre le rose prendendo il nome di ‘Panettone delle Rose’”.

La ragazza fece una breve pausa prima di riprendere il discorso.

La Pasticceria San Biagio, un’istituzione di Modena in fatto di dolci e altre specialità, decise di produrla secondo la ricetta tipica Lombarda (Lago di Garda) con alcune rivisitazioni, per migliorarne il gusto. E’ una torta unica nel suo genere, inspiegabile nel suo sapore unico, molto delicato. Nel corso degli anni è divenuta la specialità più ricercata della pasticceria. Marco ne va matto e la vuole sempre ogni domenica”.

Mi sa che prima di ripartire faccio un giro dalle parti della pasticceria. Dista molto di qui?”

No, no!” rispose ridendo Eva. “Solo un centinaio di metri”.

Tornando al nostro Borgo, che pare un po’ permaloso” disse Marco. “Organizzi tu la spedizione?” aggiunse rivolgendosi a Laura, che fece sì col capo.

Altre novità?” domandò il padrone di casa.

Sì” rispose Giacomo. “Oltre ai materiali che accennava Mattia, ho trovato una ditta di legnami di Ferrara, che ci fornisce una parte di legno gratuita, come sponsorizzazione, e il resto a condizioni di favore. Ha detto di essere disponibile anche al trasporto in loco”.

Grandioso!” esclamò Marco. “Penso che il progetto stia progredendo molto bene”.

Ci sarebbero altri quattro persone, due ragazzi e due ragazze disponibili a entrare in pianta stabile nel gruppo. Hanno detto che possono essere a disposizione per tutti i week end e per le ferie di agosto. Non ho ancora detto di sì, perché volevo sentire la vostra opinione”.

Si accese un’animata discussione su queste quattro persone, finché venne data via libera.

Parte del pomeriggio era ormai svanita ma non la loro voglia di condividere il progetto del Borgo.

Ex casa di Modena soffitto tinello

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Short stories – Amor profano

L’amica soliloquio in compagnia mi ha fatto conoscere un sito simpatico 20lines che consente di scrivere a più mani delle storie. Scritto un incipit, ci si può sbizzarire a scriverne il seguito con n varianti. Due vincoli ogni snodo è composto da sole 20 righe e gli snodi sono 6. Fine della storia oppure passati 20 giorni la storia finisce.
Ogni giovedì ne propongo una dove o l’incipit l’ho scritto io oppure ho dato il mio contributo. Comincio con questa dove a parte l’incipit (non mio) il resto è totalmente mio. L’unica variante rispetto all’originale è l’eliminazioni di refusi e renderlo leggibile come impaginazione (per ovvi motivi legati al numero di righe, spesso a capo e spazi sono eliminati).
 
Era l’estate del 1958. Avevo solo sedici anni come Sara, la ragazza dell’ombrellone accanto al mio. Eravamo state invitate alla festa di Leonardo per festeggiare Ferragosto nella sua villa vicina al mare.
Sara quella sera era d’una bellezza abbagliante, che era impossibile non notarla. Aveva segretamente rubato e indossato un abito color panna di sua madre, che presentava uno spacco laterale per mettere in mostra le lunghe e affusolate gambe. La parrucchiera le aveva acconciato i capelli color miele in morbidi boccoli, nella speranza che Leonardo la guardasse con gli occhi con i quali la guardavo: lo sguardo di chi ama senza confessarlo.
Era decisamente sexy con quel vestito che faceva risaltare la perfetta doratura della pelle e quel seno acerbo appena sbocciato, che si mostrava impertinente senza l’aiuto di sostegni esterni.
A quei tempi ero un maschiaccio, ero scapestrata e restia a qualsiasi espressione di femminilità, motivo per il quale avevo optato per il completo più elegante di cui mio padre disponeva. Volevo mortificare il mio corpo e la mia bellezza tanto che avevo legato i capelli a coda di cavallo. Senza un filo di trucco né una spruzzata di profumo avevo aspettato l’arrivo di Sara, sbuffando e sospirando per quell’invito inopportuno che non avrei voluto onorare. L’avevo accolta con calore, abbracciandola, facendola entrare nella mia stanza, che era in disordine perenne. Scambiammo qualche frase di circostanza e, poco prima di uscire, prese posto dietro di me senza dire una parola. Sciolse la mia zazzera castana dalla stretta del codino, liberò la mia frangetta disordinata dalle forcine e, con le dita affusolate, iniziò a pettinare i miei capelli. Con delicatezza acconciava le ciocche e mi sorrideva, mentre io osservavo ogni suo movimento allo specchio dinnanzi a me con il cuore che batteva impazzito.
«Secondo te Leonardo mi noterà?» mi domandò accennando un sorriso.
La guardai sorpresa da queste parole.
«Certamente! Non dedicherà attenzioni a nessuna ragazza all’infuori di te» risposi sinceramente.
Sorrise stancamente prima di riprendere il discorso.
«Lui sembra preso da quella ragazza. Come si chiama, Laura?»
Rimase silenziosa, mentre continuava a pettinarmi, annodandomi i capelli in una treccia. Mi voltai, facendo ricadere i capelli sulle spalle, inchiodai il mio sguardo duro sui suoi occhi di un verde intenso.
« Allora ti dedicherò le attenzioni che non ti dedicherà lui”.
Un dolce sorriso illuminò il suo viso, mentre riprendevo a parlare, perché ero riuscita a rompere quella calotta trasparente che ci divideva.
«Ti prego, non continuare a essere la causa della mia sofferenza e ricambiami» dissi azzardando quelle parole che avevo avuto sempre paura di pronunciare, mentre il suo sguardo mostrava sorpresa.
«Ricambiami» sussurrai, mostrando le labbra per baciarla. (by Marta Mucillo)
 
Ecco i primi due proseguimenti.
Sara infilò una mano sotto i capelli che erano ricaduti sul collo e la fece scivolare lentamente sulla pelle della schiena, mentre aspettavo le sue labbra. Chiusi gli occhi ma percepì solo il suo alitare vicino al mio viso.
«Baciami» le dissi ma il bacio non arrivava mai.
La mano continuava a muoversi lievemente con movimenti appena percettibili, mentre qualcosa di caldo m’inumidì le mutandine.
«Baciami» ripetei col desiderio che cresceva di essere baciata.
Le sue labbra si posarono sulle mie, mentre la punta della lingua sfiorava la mia con un movimento circolare. Sentì le sue mani lavorare sulla cintura dei pantaloni e percepì che stava frugando fra le cosce, che allargai leggermente. Fremevo mentre di Leonardo non c’importava più nulla. Sara con movimenti, che nella mia ingenuità ritenni esperti, cominciò a lavorarmi, mentre ero rapita da sensazioni che mi fecero perdere il senso della realtà.
«E’ la prima volta?» mi sussurrò nell’orecchio, mentre mordicchiava un lobo.
«Sì».
La sua mano aveva scostato gli slip e si immerse nei miei umori.
«Mi piace» dissi con un filo di voce appena percettibile.
«Sicuramente Leonardo non saprà darci queste emozioni».
Le sue labbra si posarono sull’incavo del mio collo, mentre l’altra mano giocava col mio capezzolo che indurì in un attimo.
«Pensi di andare ancora alla festa?» mi domandò.
«Non lo so».
Sentì le sue dita scivolare leggere dentro di me e gridai per il piacere.
Sono passati dieci anni da quella fantastica sera di Ferragosto del 1958 ma è rimasto nitido il ricordo. Avevamo solo sedici anni e a quell’epoca se fosse trapelato il nostro segreto avrebbe fatto scandalo. Tutto rimase tra me e Sara come uno scrigno da conservare nascosto. Non che adesso sia cambiato molto ma i tempi hanno modificato la percezione dei nostri gesti che forse verrebbero visti come un gioco tra due bambine.
Rammento che siamo andate alla festa con grande ritardo senza aver alcun pentimento. Nessuno degli invitati riuscì a donarmi quegli istanti vissuti con Sara. Lei però sembrava divertirsi e farsi corteggiare da tutti, facendo impazzire di gelosia Leonardo.
Il giorno dopo fu una giornata simili alle precedenti. Sole, bagni, amori effimeri e civettuoli senza mai parlare di quanto era avvenuto durante il pomeriggio di ferragosto.
“Scrivimi” disse Sara, salutandomi al termine della vacanza.
“Anche tu” risposi baciandola sulle guance, quando a fine agosto lasciammo Forte dei Marmi per tornare io a Milano e lei a Bologna.
Naturalmente ci fu qualche lettera prima di riprendere a ottobre la scuola, poi calò l’oblio su tutto. L’anno dopo i miei decisero per la Costa Azzurra e di lei non seppi più niente.
«Chissà dove sarà oggi Sara» mi domando, dopo aver trovato alcune sue lettere in un cassetto chiuso da anni.
Adesso sono una donna, quasi prossima alla laurea in medicina, con alle spalle un fidanzamento ufficiale finito nel nulla tra liti e incomprensioni. Mi sento irrequieta, gli uomini mi annoiano ma nemmeno le altre ragazze mi attraggono. Sono rimasta il maschiaccio di quasi dieci anni prima ruvida e insopportabile.
“Forse Sara saprebbe domarmi, esattamente come quel giorno” dissi ad alta voce, vedendo le fotografie di quella lontana estate.
Un filo di malinconia scende nei miei occhi, ripensando a lei, a Leonardo, a Luca e quel gruppo di ragazzi e ragazze acerbe e timide. Mi sento bagnare le guance e nel contempo risvegliare la voglia di rivederli, di parlare ancora una volta con loro.
Prendo un foglio bianco e la stilografica Aurora, cominciando a scrivere.
Carissima Sara!
Sono passati dieci anni da quella meravigliosa estate a Forte dei Marmi del 1958 e non ci siamo più né sentite né viste.
Oggi nel riordinare il cassetto della scrivania ho trovato alcune tue lettere e qualche fotografia e mi sono chiesta: ‘Chissà dove sarà?’
Io fra un anno prenderò la laurea in Medicina e spero che l’Ospedale Maggiore di Bologna accolga la mia domanda di specializzazione, così forse potremmo rivederci.
“Michela”. E’ la voce di mia madre.
“Cosa c’è?” chiedo un po’ scocciata, interrompendo la scrittura.
“C’è una lettera per te”.
“Va bene, mamma, Non mi pare un fatto straordinario …”
“Chi è Sara Molini?”
Il cuore sussulta. Io la penso e lei mi scrive.
 
A giovedì prossimo col resto
 
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L'incontro – Capitolo 5

Eccomi con l’appuntamento settimanale su nuoorsobianco e la la nuova puntata de L’incontro, una storia di amore e di violenza.
Buona lettura