Il mazzo di fiori – parte trentaduesima

Ben Hamman è seduto di fronte al magistrato. E’ agitato, non comprende i motivi della convocazione. Secondo lui ha già spiegato tutto la settimana scorsa.

“Mi dica, Ben Hamman, per quale motivo ha una Smart gialla?” domanda Lopapa con tono neutro.

“Dottore” comincia a farfugliare il tunisino, “le ho già spiegato che la Smart gialla era l’unica macchina disponibile”.

“Mi sembra un oggetto vistoso, che difficilmente passa inosservato” lo incalza il magistrato.

“Si, convengo con lei ma era l’unica macchina disponibile subito e io l’ho presa” rispose Ben Hamman, che sudava copiosamente, anche se la giornata non era caldissima.

“Quante volte ha prestato la sua macchina per mezza giornata?”

“Mai. La uso solo io”.

“Quanti chilometri fa in un mese?” gli domanda bruciapelo Lopapa.

Il tunisino capisce che il magistrato lo sta incastrando. Non può affermare che ne fa molti al mese, perché aveva sostenuto nel precedente interrogatorio che la Smart era abitualmente parcheggiata sotto casa e che la usava di rado. Prova a dire qualcosa di plausibile.

“Forse un migliaio al mese” tenta di sparare per cercare di salvare capre e cavoli. “Però non ne ho tenuto il conteggio dei chilometri, Dottore”.

Lopapa sbuffa per aver sentito per l’ennesima volta ‘Dottore’. Riflette un attimo, perché sa di aver incastrato il tunisino. Finge di rileggere l’incartamento, finché non rialza gli occhi.

“Che stranezza! Un contachilometri che segna un bel po’ di di chilometri, quando lei ne dichiara di farne pochi all’anno. Forse non funziona bene?” esclama il magistrato, come se fosse sorpreso.

“Non saprei…” farfuglia, incespicando nelle parole. “Potrebbe essere. In effetti non ho mai controllato il suo funzionamento”.

“Mi dica, quanti anni ha la Smart?”

“E’ del maggio 2010…” borbotta Ben Hamman.

“Dunque ha tre anni e quattro mesi. Ovvero soli quaranta mesi. Lei afferma di fare…” dice Lopapa, interrompendosi sul più bello.

“A spanne circa duemila chilometri” risponde il tunisino.

“Dunque all’incirca ottantamila…”.

“Sì” ammette a denti stretti.

“Ah! Solo ottantamila e gli altri cento e ventimila chi li ha fatti?” lo incalza il magistrato.

“Non saprei…”.

“Ma la Smart è sua?” gli domanda Lopapa.

“Sì”.

“Ma non sa chi la usa?”

“No. Veramente…” dice, interrompendosi subito.

“Ben Hamman, lo sa che posso incriminarla come complice di un duplice assassinio?” lo ammonisce il magistrato. “Vuole chiamare il suo avvocato oppure gliene devo trovare uno d’ufficio? Preferisce invece essere meno reticente e di dire la verità?”

“Dottore, se parlo mi ammazzano” dice con voce strozzata il tunisino.

“Lei provi a parlare sinceramente. Poi sarò io a stabilire come proteggerla” conclude Lopapa.

Ricardo, tornato in ufficio, chiama i più fidati collaboratori per assegnare loro i vari compiti.

“Antonio” dice, rivolgendosi all’ispettore alla sua destra. “Dovrai raccogliere dai vari alberghi, hotel, bred&breakfast, affittacamere di Ferrara e dintorni gli elenchi degli ospiti dal 20 agosto a oggi. Voglio avere il rapporto stasera sulla mia scrivania”.

“Ma Paolo non ce la farò mai!” replica attonito il poliziotto.

“Prendi con te gli uomini che servono. Non accetto ritardi” esclama con voce che non ammette repliche il commissario.

Poi si rivolge all’altro ispettore alla sua sinistra. “Giuseppe contatta l’anagrafe e chiedi un appuntamento con responsabile. Devi ottenere la fotocopia della fotografia di Antonio Lopiccolo. L’ultimo indirizzo valido è via Carlo Mayr. Se è possibile, cerca di ottenere anche quello attuale”.

“Dottò, mi serve una richiesta scritta e poi oggi è sabato…”.

“Per la richiesta nessun problema. L’avrai prima di incontrare il responsabile. Sabato o non sabato devi avere queste informazioni entro stasera”.

“Ma se non lo trovo…” borbotta timoroso l’ispettore.

“Scomoda il sindaco, l’assessore o chi vuoi tu ma le informazioni devono essere sul mio tavolo stasera. E ora” dice Ricardo rivolgendosi ai presenti, “al lavoro. Il tempo stringe”.

Un leggero brusio accompagna le persone che escono dalla stanza del commissario. Un parlottare sottovoce per commentare le richieste. “Non ce la farò mai a ottenere gli elenchi degli ospiti! Pare una missione impossibile” borbotta Antonio scuotendo la testa. “Perché credi che sarà facile reperire il responsabile dell’anagrafe per ottenere quello che Paolo vuole?” sussurra Giuseppe sconsolato.

Ricardo, rimasto solo, prova ad allocare le tessere del puzzle in maniera differente senza grossi risultati. Prende la scheda preparata per Carlo Inzoli nella speranza di trovare qualche spunto. La corregge e la rilegge.

Carlo Inzoli

LUOGO DEL DELITTO: abitazione della vittima – Via Frescobaldi

CAUSA DELLA MORTE: un colpo di pistola al cuore

MOVENTE: eliminazione di un testimone scomodo (?)

ASSASSINO: il Killer(?)

COMPLICI: nessuno

MANDANTE: nessuno

ARMA DEL DELITTO: pistola con silenziatore

PARTICOLARI: ha aperto la porta d’ingresso al suo assassino, che conosceva

TESTIMONI: nessuno

PERSONE DA INTERROGARE: vicini di casa, amici

PERSONE DA RICERCARE: Antonio Lopiccolo, Anna Inzoli

NOTE: collegato a Teresa Lopiccolo? Sì. L’amica del cuore era la sorella, che è fuggita col padre di Teresa sette anni fa. Un mazzo di fiori con annesso biglietto pare non essere stato recapitato. Dove è finito? Secondo Ludmilla non è tipo da mandare fiori. Però un mazzo è stato recapitato, il secondo pare scomparso.

DUBBI: è stato lui a convincere Teresa Lopiccolo a seguire Ludmilla?

“E’ inutile fare troppi ragionamenti. Senza prove o indizi si rischia solo il cortocircuito! Telefono a Ludmilla per convincerla a far vuotare il sacco alla Russo. Con lei si apre, con noi è una sfinge”.