Una storia così anonima – parte quinta

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Bologna, 21 febbraio 2015, ore quattro

Luca sbadiglia e si alza dalla sedia. Adesso capisce qualcosa di più della storia che ha fotocopiato da quell’antico libro.

“Pensi che ci sarà scritto dove Pietro da Bologna ha nascosto il tesoro dei templari di Bologna?” domanda curioso a Vanessa.

La ragazza non risponde subito. Ha gli occhi luccicanti per l’eccitazione. Sta riflettendo. Vorrebbe proseguire nella lettura e nel comprendere cosa è successo dopo. Ritiene inopportuna l’interruzione di Luca ma si arrende.

“Non credo. Dubito che l’anonimo cronista abbia detto dove sono finiti monete e oggetti. Da quello che mi hai detto nel libro ci sono tante storie ma questa sicuramente era la più ghiotta. Avrebbe fatto gola a molti cercatori di tesori” dice con calma Vanessa.

“Che sbadato! Dimenticavo che in effetti il secondo documento in qualche modo racconta come un frate domenicano lo abbia cercato inutilmente” esclama Luca sorridente.

Vanessa vorrebbe riprendere la lettura ma l’amico si muove e si stiracchia.

“Caffè?” gli domanda.

“Sì, caffè” risponde pronto.

Insieme si spostano in cucina. Lui si siede, mentre lei lavora con la moka.

“Mi spiace che ti ho rotto le uova nel paniere” dice Luca.

Lei ride, gettando all’indietro quei capelli ricci e rossi, che incorniciano un viso ricco di lentiggini.

“Ma ci credi proprio?” gli chiede Vanessa, guardandolo fisso negli occhi.

“Beh! Insomma… penso che, se eri a letto con lui, non era per caso” risponde Luca centellinando le parole. Visto che è in buona, non osa toccare tasti che la facciano infuriare.

“Non ti facevo così prudente!” esclama la ragazza, mentre avvita la moka prima di metterla sul fuoco.

Luca fa un sorriso striminzito. La prudenza non è mai troppa. Conta fino a dieci prima di rispondere.

“Vedi” comincia con calma il discorso. “Vedi. Avresti avuto tutti i motivi per essere infuriata con me. Ti chiamo all’una di notte. Interrompo un amplesso intrigante…”

Vanessa ride. ‘Quant’è ingenuo, Luca! Proprio per questo vado d’accordo con lui‘ pensa.

“Ma chi ti dice che ero nel pieno di un amplesso mozzafiato?” gli chiede ridente.

Luca diventa serio, aggrotta le sopracciglia e poi spara la sua cavolata.

“Sentivo in sottofondo ‘Je t’aime… moi non plus‘, quella canzone con tanto di sospiri di Jane Birkin e Serge Gainsbourg. Non ricordi?”

“Direi di no! Non so chi siano questi due cantanti, né quali sospiri abbiano prodotti. Ma non sparare cazzate!” replica Vanessa, diventata seria tutto d’un colpo.

“E va bene! Sono serio. Però la colonna sonora l’ho ascoltata! Un splash, che assomigliava tanto a uno schiaffo”.

“Quello? Tutto qui? Se l’è beccato Franz, così un’altra volta non fa lo stronzo” dice Vanessa allegra.

Luca pensa che Vanessa si comporta come l’ape regina col fuco. Dopo averlo usato, lo uccide.

Sta per rispondere, quando sente il classico borbottio della moka e il profumo del caffè che inonda la cucina. Osserva la sveglia. Segna le quattro del mattino. ‘Un bella notte insonne. Ancora un piccolo sforzo e mi gusto il sorgere del sole’ si dice sorridendo.

“Dai beviamoci questo caffè e poi torniamo al manoscritto” dice Vanessa, che ha dimenticato le ultime parole che si sono detti.

“Ma tu che idea ti sei fatta della storia?” le domanda Luca, mentre sorseggia il caffè.

“Uhm!” borbotta la ragazza, che si è scottata la lingua. “Non sapevo che il palazzo di Strada Maggiore fosse l’antica commenda bolognese dei templari”.

“Potrebbe essere una buona idea andarlo a visitare” afferma Luca, dimenticando che già gli aveva accennato che in pratica era impossibile arrivarci per via dei lavori per il Crealis.

“Credo che sarà difficile per diversi giorni. La via è sottosopra per la preparazione al nuovo trasporto urbano”.

“Peccato! Perché sarebbe stato interessante vederlo”.

“Dubito che possa darci degli spunti interessanti. Ma se lo desideri tra qualche ora possiamo andare lì. Un’occhiata non fa mai male!” conclude la ragazza.

Luca si gratta la barba ispida che copre le guance. Non ha sonno ed è eccitato per la storia che stanno leggendo.

“Ma cosa ne pensi?” le chiede nuovamente, visto che non ha risposto.

“Mi piacerebbe andare alla caccia di quel tesoro, se in effetti sia esistito” risponde Vanessa.

“Pensavo anch’io di dare la caccia ma non osavo chiedertelo” fa Luca, riponendo la tazza nel lavello.

“Per me esiste e nessuno finora l’ha trovato” insiste la ragazza, che si alza per tornare nella sala.

Il ragazzo la guarda. Un vecchio flashback illumina la sua mente. É una trasmissione televisiva, di cui non ricorda il nome ma l’argomento trattato ‘il mistero del tesoro dei Templari‘. Città lontane con nomi esotici, viaggi oltreoceano. Un guazzabuglio di immagini e di parole che non lo conducono da nessuna parte. Si domanda se era solo fiction oppure se questo mistero era tale.

“Allora affare fatto. Tra poche ore ci lanciamo nella nuova avventura” dice Luca, tendendo la mano.

“Calma, ragazzo! Qui le danze le conduco io. Tu puoi funzionare da guardaspalle ma da leader no!” esclama compunta Vanessa, lasciando quella mano sospesa nel vuoto.

“Ma l’idea…” comincia il ragazzo, che aggrotta la fronte per il disappunto.

“Certo senza la tua imbeccata non ci avrei mai pensato. Ma non hai mai dato prova di avere senno. Ti butti nell’avventura senza riflettere” lo rimbecca seccamente la ragazza.

Luca mette il broncio. É quasi pentito di aver imbarcato Vanessa in quest’avventura pazzesca ma ormai è troppo tardi per modificare la situazione. Accenna ad altri argomenti per sviare l’attenzione.

“Ma quel Henry de … vattelapesca” comincia il ragazzo.

“Henry de Caron” precisa la ragazza.

“Sì, proprio lui. Dicevo. Di quel Henry che idea ti sei fatta? Mente per fregare il tesoro dei templari bolognesi oppure è in buona fede?” domanda Luca, che vuole a tutti i costi riguadagnare terreno su Vanessa.

“Secondo me, Pietro da Bologna ha intuito bene. Quel personaggio è viscido come una biscia e spera di mettere le mani sul tesoro. Ma come fa a sapere che nella magione ci sono bolognini e oggetti di valore? Questo dettaglio mi fa comprendere che manca qualche tassello per capire il ruolo effettivo di Henry de Caron nella vicenda” dice la ragazza, mentre si siede.

“Mentre formulavo la domanda, mi è venuto lo stesso dubbio di Pietro. Henry de …” Luca si interrompe perché ha già nuovamente dimenticato il nome.

“…Caron” precisa la ragazza ridendo. ‘Luca per i nomi, specialmente quelli stranieri, è una frana‘ riflette ridacchiando.

“…Henry de Caron è un furbacchione che spera di intascare un bel po’ di bolognini! Ma sono convinto che la chiave sarà nelle prossime pagine” dice Luca, sedendosi a sua volta.

“Cosa secondo te?” gli chiede Vanessa.

Il ragazzo aggrotta la fronte, si concentra prima di parlare. Riflette.

“Per me è un emissario di Filippo il Bello. Il grosso del tesoro della Torre del Tempio di Parigi si è volatilizzato e vuole scoprire dove è finito. Ma probabilmente sto lavorando di fantasia” fa Luca, scuotendo il capo.

“Interessante. Mi appare logica e razionale. Nessuno si sobbarca un viaggio di qualche migliaio di chilometri per finire nella magione di Bologna e tornarsene a casa con le pive nel sacco” dice Vanessa, che aspetta impaziente di riprendere la comprensione del resto del testo.

“Sì ma come pensa di portare con sé oggetti preziosi e bolognini d’oro e d’argento per tutti quei chilometri? Secondo me. Ha dei complici che lo stanno aspettando” aggiunge il ragazzo.

“Allora bando alle ciance e riprendiamo la lettura. La ricreazione è finita!” esclama sorridente la ragazza.

E i due ragazzi continuano a leggere quel testo antico.

parte sesta