Non passava giorno – cap. 31

Marco decise di parlare per stemperare l’irritazione di Laura, delusa, amareggiata e offesa dal suo atteggiamento. Doveva chiarire la posa fin troppo esplicita di Sofia per togliere elettricità alla serata. ‘Ma ci riuscirò?’ pensò col dubbio nella mente.

La colpa è mia” iniziò Marco con tono risoluto, mentre Sofia stava seduta sul divano col viso imbronciato. “Non avrei dovuto baciarla! Al massimo un bacio sulla guancia”

Laura non disse nulla con gli occhi ridotti a una fessura per la collera manifesta. Scosse il capo e non accennò a credere alle sue parole, a comprendere e perdonare. ‘È facile adesso dire che non dovevi baciarla’ si disse Laura, stringendo nervosamente la mascella. ‘Dovevi pensarci prima’.

Devi credermi” affermò Marco in piedi davanti a loro.

Laura strinse le labbra come a sigillarle per impedire alle parole di uscire. Le spiegazioni di Marco non la convincevano, anzi la innervosivano. Gli occhi, che si aprivano e si chiudevano in rapida successione, le mani che si muovevano nervosamente, la mascella rigida mostravano il suo malumore in modo palese.

Sofia, rintanata sul divano, era irritata con se stessa per essersi lasciata trasportare dalla spinta erotica. Era indispettita verso l’amica, che l’aveva invitata in modo improvvido. ‘Doveva capire’ si disse arrabbiata, ‘che alla fine sarei risultata di troppo. Ingombrante e imbarazzante come la corda in casa dell’impiccato’. Si domandò, perché Laura si fosse lasciata scappare Marco. Calmo, deciso, sempre in grado di dire la parola giusta nel momento giusto e così sensuale e passionale. ‘Quel bacio è stata una scarica di adrenalina pura’ pensò Sofia. ‘Non ho capito più nulla. D’istinto l’ho ricambiato con furore. È stato talmente elettrizzante che mi sono inumidita in un attimo!’

Laura era risentita con Sofia, perché il suo comportamento aveva rappresentato per lei un autentico choc. Di Sofia si era sempre fidata. Avrebbe messo la mano sul fuoco sulla sua lealtà. Da questo momento non più. Aveva la certezza che non avrebbe avuto esitazioni nel fare all’amore con Marco, se avesse tardato qualche minuto. ‘Sofia si sarebbe arrapata su Marco’ pensò una Laura delusa, ‘fregandosene della mia presenza’. Non trovava una spiegazione credibile a quel bacio. Pure Marco si era comportato da vigliacco. Pochi istanti prima era stato verso di lei dolce e romantico per trasformarsi poi in una serpe infida.

Marco non si sentiva esente da colpe, perché, dopo le ore trascorse con Laura, l’aveva delusa in modo plateale. Marco avvertì la tempesta avvicinarsi minacciosa con tuoni e fulmini ma non rinunciò al tentativo di riportare la calma tra loro. Riprese a parlare per provare a ricomporre la frattura. Capì che era lui la causa della tensione esistente nella stanza. Laura aveva avuto uno scatto di comprensibile gelosia, mentre Sofia era stata indotta dal suo atteggiamento equivoco. ‘Devo porgere le mie scuse e togliere il disturbo?’ si chiese. ‘Oppure devo tentare di disinnescare la bomba pronta a deflagrare?’ Prese la decisione di calmare le acque.

Dovevamo trascorrere qualche ora in serenità parlando di noi” disse con il tono più distensivo possibile.

Le sue parole caddero nel vuoto. Né Laura, né Sofia dissero una parola. Un atmosfera gelida aleggiava nella stanza.

Facciamo un brindisi” proseguì Marco, che percepiva il gelo. “È l’occasione giusta per salutare il nostro incontro dopo tanti mesi”.

S’avviò in cucina per prendere lo spumante in frigo. I bicchieri era già sul tavolo. Queste semplici parole riuscirono a dissolvere l’atmosfera negativa in mille frammenti, che rimasero sospesi nella stanza, pronti a ricompattarsi nel muro di tensione. Laura e Sofia si abbracciarono senza slancio in un silenzio carico di nervosismo. Marco non era certo di essere riuscito a rimediare la gaffe. L’eccitazione era rimasta palpabile, nonostante i suoi sforzi. Il brindisi fu fiacco senza l’entusiasmo che l’occasione richiedeva. La sensazione di tensione non si era decantata e gli animi rasserenati.

Marco, accortosi che tutti i tentativi di riconciliazione non erano riusciti nell’opera di spegnimento del fuoco della gelosia che bruciava Laura, riprese a parlare.

Col mio comportamento, non giustificabile, ho rovinato la cena, che doveva essere un momento di gioia e serenità” disse Marco con gli occhi bassi. “Quello che è stato, rimane” fece, sapendo accettare la sconfitta.

Si avviò verso la porta per uscire dalla stanza.

No, Marco” affermò Sofia, alzandosi. “Quella in sovrappiù sono io. Ho rovinato la vostra intimità, intralciato i vostri piani. Mi sono comportata come una donna alla ricerca di un’avventura”.

Marco e Sofia lentamente stavano uscendo, mentre Laura, rimasta in silenzio, era combattuta tra fermali e lasciarli andare via.

Mi sono sentita molto offesa per il vostro comportamento” disse Laura con voce fredda.

Stava prevalendo In Laura lo spirito di riconciliazione, anche se la visione di Marco e Sofia, avvinghiati, non sarebbe stata facile da eliminare.

Sedetevi” ordinò Laura. “Da persone mature i contrasti e gli equivoci si risolvono con le spiegazioni”.

Nessuno aprì bocca. Questo irritò Laura, che aveva gettato un ramoscello di ulivo in segno di pace con un grosso sforzo di volontà. Sarebbe esplosa come un vulcano in eruzione, quando contò fino a dieci per acquistare lucidità e controllo delle proprie azioni.

Tutti si scusano” disse, dopo avere raccolto le sue forze per non sbottare. “Ma non spiegano nulla. Io sono in subbuglio e fatico a trattenere la rabbia che porto nel cuore. Risolviamo dunque questo spiacevole contrasto. Mi sono lasciata trasportare dalla gelosia come una ragazzina. E sono uscite parole di troppo”.

Marco e Sofia tornarono sui loro passi. Avevano compreso che non dovevano fare gli offesi, perché il loro comportamento era senza giustificazioni. Cominciarono a parlare insieme, “Io ero…”, “Il suo bacio…”, “Non era mia intenzione…”. Nessuno capì quello che intendevano dire.

Ragazzi,“ disse Laura con il sorriso amaro sulle labbra, “parlate uno alla volta, altrimenti non si capisce nulla”.

Ammise che era stata sopraffatta dall’emozione e dalla gelosia, perché una donna innamorata non poteva accettare delle effusioni così esplicite senza manifestare minimamente la rabbia provata.

Una grossa lacrima scivolò dalle ciglia sul piatto, mentre Sofia si avvicinò. l’amica la baciò con ardore sulle labbra per rimediare al comportamento non proprio ortodosso e adamantino di prima.

Sofia percepì che doveva dire qualcosa anche se banale. “Non avrei dovuto ricambiare il bacio di Marco in quel modo” ammise la ragazza. “Ho perso la testa, trascinata dalla parte irrazionale, che ha rotto i miei freni inibitori. Hai ragione, Laura. Se non fossi arrivata, ignoro cosa avrei combinato”.

Sofia le teneva le mani, mentre faceva questo discorso.

Hai dimostrato una grande generosità nei miei confronti. Io sarei stata una tigre pronta a sbranare chiunque al tuo posto. Le scuse sono sincere” affermò Sofia, guardandola in viso. “Mi sono comportata scioccamente”. Pose poi le sue labbra su quelle di Laura, che rabbrividì per il piacere.

Marco ascoltava in silenzio, mentre osservava le due amiche scambiarsi il bacio della pace, che pareva infinito e passionale quanto il suo. “Niente baci per me?”

Chiuse gli occhi, aspettando le loro labbra. Avvertì che quelle di Laura si posavano sulle sue con la lingua che cercava di entrare. Lui la lasciò fare. Una mano di Sofia si insinuò dolcemente sull’incavo del collo. ‘Dov’è l’altra?’ pensò istintivamente, perché percepiva fremiti di desiderio nelle due donne.

Riaprì gli occhi e le strinse a sé. Spiegò con calma il bacio a Sofia. “Mi è venuto d’istinto senza malizia, perché l’ho vista scura in viso per il ritardo con cui l’abbiamo accolta”. Parlò con il sorriso sulle labbra, mentre scrutava prima l’una poi l’altra. Gli pareva strano che ci fosse voluto così poco a rappacificarle, mentre pochi istanti prima sembrava impossibile.

Qualcosa di strano e insolito c’era nell’aria. Marco osservò che le due donne incuranti della sua presenza si guardavano con troppa tenerezza per essere stato solo un bacio pacificatore.

Devo reggere il moccolo?” disse ironicamente.

Le due ragazze negarono, ridendo.

Non passava giorno – cap. 30

Laura e Marco, stanchi e appagati da quel rapporto un po’ sofferto all’inizio, decollato nella giusta misura, erano abbracciati con tenerezza, mentre le loro menti vagavano leggere.

Lei percepì che qualcosa stava cambiando dentro di sé. Avrebbe voluto proseguire il discorso sulle fobie nei confronti del suo corpo per completare l’opera. Però aveva inopinatamente invitato Sofia. Adesso era pentita, perché il discorso iniziato si sarebbe interrotto. Rischiava di diventare monco e frammentario col pericolo di perdere dei pezzi importanti. I pensieri turbinavano nella sua testa come una tempesta di neve con fiocchi che volavano da tutte le parti senza un disegno preciso. Ammirò Marco, che aveva a un fisico da ammirare e una sensibilità fuori daI comune. Mentre osservava Marco, avrebbe voluto che il tempo fosse retrocesso di otto mesi. ‘Ammesso che sia possibile, sarei stato in grado di trasformare il suo addio in un arrivederci?’ pensò Laura, scuotendo la testa in modo impercettibile. ‘Io lo amo e lui mi ama ma i nostri mondi sono distanti’ concluse sconsolata.

Accostata a Marco, fece scivolare le mani cautamente fino al suo inguine, massaggiandosi con dolcezza. Percepì un calore denso e sensuale che saliva tra le gambe verso la testa. Sentì montare irrefrenabile il desiderio di ricevere nuovamente piacere, quando notò l’orologio appeso al muro.

Accidenti, perché ho invitato Sofia?” esclamò contrariata.

Irritata e indispettita, aveva compreso che fra dieci minuti la presenza dell’amica avrebbe rovinato l’atmosfera, che s’era creata nella stanza. Laura aveva trovato un punto di equilibrio tra le sue fobie e il desiderio di stare con Marco.

Marco, ho voglia di te!” disse Laura nervosa, perché senza dubbio Sofia si sarebbe presentata puntualissima all’orario stabilito. “Non vorrei vestirmi ma lo dobbiamo fare. Tra poco Sofia sarà qui”.

Laura era rassegnata a rimandare quello che desiderava in questo momento a più tardi. Era certa che non si sarebbe ricreata l’atmosfera che c’era nella stanza. Tutto sembrava congiurare contro di lei. Si alzò per indossare gli indumenti. Marco tuttavia l’afferrò in silenzio con delicata decisione, la sdraiò sul letto. La sua lingua cercò l’altra con passione.

Se non siamo pronti” sussurrò con dolcezza, “aspetterà!”

Tenne premuto il suo corpo su di lei, che si abbandonò senza resistenza.

Udirono in lontananza il suono del campanello, ovattato dai sensi, insistente e indisponente per la mente. Riluttanti si alzarono per aprire l’ospite indesiderato, si guardarono e risero per come erano. Di certo non potevano accoglierla in questo stato.

Sofia!” disse Laura allegra, dopo aver aperto il portone. “Non sono pronta. Conosci la strada. Mettiti comoda in salotto. Arriviamo subito”.

Una veloce puntata in bagno, poi nella stanza si infilarono i vestiti, mentre Sofia si accomodava sul divano.

Capì dal tono della voce e dalle parole di Laura, che li aveva sorpresi nella loro intimità. Immaginò con la mente, come un film a luci rosse, amplessi e gemiti, piacere e passione. Era sul divano tutta infoiata nelle sue fantasie erotiche di sesso sfrenato, quando entrò Marco. Ebbe la visione di un guerriero antico da amare senza pentimenti piuttosto dell’amico che non rivedeva da mesi. Però quasi immediatamente nel vederlo si rabbuiò.

Sofia, che piacere rivederti!” disse galante per stemperare il suo broncio. “Non fare quella faccia da offesa! Hai aspettato qualche secondo!”. E sorridente la salutò con un bacio, pieno di passione sulle labbra stringendola con vigore quasi fosse l’amante ritrovata.

Sofia, nera come la pece per l’attesa ma in calore per le fantasie erotiche, stava per dire qualcosa di piccante, quando quel bacio improvviso e inaspettato le fece cambiare umore. Ricambiò abbraccio e bacio. Anzi andò oltre, insinuando la sua lingua tra le labbra a cercare quella di Marco, che rispose con insospettato ardore.

Erano abbracciati con le bocche unite, quando Laura entrò e li vide.

Un moto di stizza passò sul viso, che da sorridente diventò scuro e imbronciato. Il suo era un cielo che preannunciava tempesta e grandine.

Avete finito?” disse con voce stizzita e aspra. “Sono arrivata! Sofia!”

Marco si staccò con prontezza e l’abbracciò con passione, non lasciandole terminare la frase. Sperò invano di porre riparo alla situazione equivoca, nel quale si erano venuti a trovare. Sofia, rossa in viso per l’eccitazione, guardò Laura con occhi acquosi, che chiedevano perdono.

Volevo dare il bentornato a Marco!” disse mortificata. “Forse ho…”. Si sedette sul divano indispettita per essere stata colta, mentre si stringeva con foga Marco.

Non sarai gelosa?” replicò Marco, trascinando Laura maldisposta accanto a lui.

Si sentì in dovere di spiegare le effusioni troppo manifeste, ben sapendo che c’era poco da chiarire, perché l’abbraccio con Sofia non si prestava a interpretazioni diverse dall’evidenza degli eventi. Tacendo, rischiava di peggiorare la situazione ma parlando, correva il rischio di accrescere i malumori. Da qualsiasi parte avesse valutato il fatto, avrebbe gettato nuova benzina sulla gelosia di Laura e sull’irritazione di Sofia.

Marco si trovava nella posizione delicata e imbarazzante di essere preso tra fuochi. Da un lato Laura si sentiva ingannata dopo le ore di intimità e di gioia, delle quali non si era spento ancora l’eco. Dall’altro Sofia gli addebitava un bacio passionale e galeotto, che aveva avuto il potere di eccitarla oltre misura, mandandola fuori giri.

L’atmosfera da gioiosa era diventata pesante come una cappa di smog.

Non passava giorno – cap. 29

Copertina del  mio libro
Copertina del mio libro

Paolo, seduto alla Caffetteria del Corso, mentre sorseggiava il secondo caffè di quel lungo e interminabile pomeriggio, rifletteva in quale errore era incorso nel corteggiare Laura. Era come se fosse in un grande giardino fiorito senza avere l’opportunità di cogliere un fiore. Doveva solo osservare.

‘Eppure la prima volta che l’ho incontrata ho visto nei suoi occhi un guizzo di interesse’ si disse sfiduciato. ‘Poi è stato solo buio, incomprensioni. Fredda e indifferente a qualsiasi argomento si è richiusa su se stessa’.

Aveva sperato che Matteo, attraverso Sofia, potesse fornirgli qualche utile indicazione per trovare la chiave d’accesso al cuore di Laura. Erano state cartucce caricate a salve. ‘Era single di certo, quando l’ho conosciuta’ pensò. ‘La relazione, che durava da cinque anni, si era interrotta in maniera repentina e senza preavvisi pochi giorni prima di incontrarla, senza un motivo valido’.

C’era nel comportamento di Laura qualcosa, che lui non riusciva ad afferrare con pienezza. Un atteggiamento ambiguo come se dicesse ‘vorrei ma non posso’. ‘Può una persona continuare a desiderare colui, che ha chiuso con te senza spiegarti il perché?’ si disse Paolo incredulo. ‘Se è uscito dalla tua vita, non c’è più’. Per lui era ovvio e razionale ma per Laura evidentemente no. Erano passati otto mesi dalla rottura, eppure Laura in apparenza si comportava con la speranza che il rapporto si ricomponesse da un momento all’altro. Questo per Paolo non aveva senso. ‘Deve esistere un’altra chiave di lettura, che non riesco a individuare’ concluse, scuotendo il capo.

Il tempo scorreva lento. Paolo continuava a sbirciare il cronometro d’acciaio che portava al polso destro. Gli sembrava di essere da una vita nella Caffetteria. Aveva bevuto due caffè e una bottiglia d’acqua, aveva tentato di leggere il giornale per far scorrere più velocemente i minuti. Il tutto inutilmente. ‘Mi farò un aperitivo per fare venire le sette’ si disse, sbuffando e imprecando contro le donne, che fanno le preziose.

Di nuovo confrontò le due donne che in qualche modo avevano segnato la sua vita nell’ultimo anno. Roberta e Laura avevano due personalità differenti, pur con alcuni punti in comune. ‘Sono diverse sia per età che per mentalità’ rifletté Paolo mentre sorseggiava l’aperitivo che gli pareva sciapo. Roberta era una donna seducente per il fascino, che emanava, per l’intensità dei suoi quarant’anni. ‘Non aveva nessuno modello valido di cosa volesse dire forza femminile’ si disse, mentre prendeva dal piatto una patatina. ‘Viveva in un microcosmo ristretto e limitato. Credeva di essere una donna forte ma in realtà era debole. Quello che mostrava all’esterno non era confermato dalle qualità interiori. Era psicologicamente fragile. Bastava un nonnulla per metterla in crisi’. La proiezione del mondo maschile era negativa perché cercava, senza occultarla, che l’uomo la proteggesse e l’accudisse. ‘Questo bisogno l’ho scoperto a mie spese un anno dopo averla conosciuta’ si disse. All’inizio aveva trasmesso una vitalità che lo aveva sedotto e soggiogato. ‘La maturità dei suoi quarant’anni’ pensò, ‘mi ha fatto capire quanto fossi ancora immaturo’. Passata la buriana iniziale di erotismo per dimostrare che era una grande seduttrice nel letto, aveva perso per strada grinta e decisione. ‘Ha preteso’ si disse con amarezza, ‘che io fossi la guida sia in casa che fuori e in particolare nella crescita dei due figli’.

Psicologicamente Paolo era giunto impreparato a questo ruolo così delicato da gestire. Erano cominciati quasi subito gli screzi e le incomprensioni, che hanno avuto una logica conclusione: la separazione delle loro strade.

Di Laura, che era altrettanto affascinante quanto Roberta, conosceva poco o nulla. Il fascino era l’unico punto di contatto tra le due donne. Laura però era molto più fresca e naturale negli atteggiamenti. Aveva le idee chiare di quello che si aspettava dal futuro e aveva manifestato apertamente come intendeva raggiungere gli obiettivi fissati. Gli aveva fatto capire che non avrebbe cercato una guida ma un uomo alla pari con il quale voleva costruire la relazione a due e il percorso comune. ‘Che sia questo il motivo per il quale non siamo entrati in sintonia?’ si domandò. ‘Trasmettevo forse il messaggio che Roberta mi aveva lasciato in eredità: o gregario o guida?’

Erano le sette passate quando salì sul metrò per raggiungere la casa di Matteo. Arrivato alla fermata, con la lentezza, di chi vorrebbe arrivare per ultimo, preferì camminare per un po’ intorno all’isolato. Voleva schiarirsi le idee. Il tempo non gli mancava.

Quando suonò il campanello, Matteo stava aspettando lui e Pizza Express che avrebbe consegnato due margherite e un paio di birre.

Paolo non aveva fame. Sazio com’era, di amore e di delusioni, disse che andavano benissimo. Cominciarono a parlare di Laura e dei fallimenti a catena nell’approccio sentimentale, mentre in sottofondo le note di Mozart inondavano la stanza, creando un’atmosfera rilassata e ovattata.

Laura mi piace. Mi sono innamorato” disse Paolo che sorrise. Era una precisazione inutile, un insignificante eufemismo. “Laura è diversa da Roberta sia per carattere che per aspetto. Mi ha conquistato con la sua personalità forte. Ma devo capire dove l’approccio non ha funzionato”.

Paolo si era reso conto che era incapace di trovare una soluzione in via autonoma. Quindi cercava l’aiuto dell’amico, perché i suoi occhi e la sua mente erano neutrali, sgravati dal peso dell’innamoramento.

Paolo esternava quello che percepiva, sperando in ricette miracolose che avrebbero risolto i dilemmi e le angosce. In questo momento della sua vita si sentiva libero di esprimere le sensazioni, che sgorgavano dall’interno, e di essere se stesso in modo trasparente. Tuttavia non era in grado di trasmetterlo a Laura, che restava algida e distaccata.

Matteo aveva intuito dove l’amico voleva andare a parare. Glielo aveva fatto comprendere l’espressione del suo viso. L’occhio malinconico, la fronte aggrottata, le labbra stirate, la mascella che si muoveva nervosa. Raccolse le idee, perché non amava dispensare consigli, che assimilava a certe pillole miracolose che promettevano prodigi ma non valevano nulla. Iniziò con cautela. Fece notare a Paolo che non era riuscito a stabilire un contatto empatico con Laura, perché non trasmetteva il messaggio giusto.

Quale messaggio?” domandò Paolo, spalancando gli occhi.

Lo veicoli in maniera inconscia, senza rendertene conto” rispose Matteo. “Per te certi atteggiamenti sono consuetudine. Non te ne accorgi”.

Ma quali atteggiamenti?” lo incalzò Paolo.

Prova a riflettere come ti proponi” gli disse Matteo. “Il tono della voce, che fatichi a controllare. Le parole dei tuoi pensieri, spesso in libertà. L’aggressività, che usi nella professione. Messaggi negativi”.

Paolo rifletté su queste parole e intuì che gli stava offrendo una chiave di lettura degli insuccessi. Era la sua incapacità di proiettare su di lei i sentimenti che provava. Forse il tono era quello di affermare ‘io sono il tuo padrone, la tua guida. Tu mi seguirai docile senza protestare’. Rammentò l’ultimo invito. Iniziato come se dovesse essere accettato senza battere ciglio, senza domande. Non aveva dato spiegazioni, perché aveva preteso che lui non fosse in obbligo di darne. La trattava come si comportava con i clienti, che dovevano ascoltare le sue proposte senza obiezioni. Un atto di fede, un dogma da accettare senza fiatare. Nelle relazioni interpersonali teneva un atteggiamento, come se loro fossero il palcoscenico su cui poteva recitare a suo piacimento.

É questo messaggio che sto trasmettendo verso Laura?” disse Paolo.

Matteo, ascoltate in silenzio le parole di Paolo, gli comunicò che Sofia gli aveva dato appuntamento dopo la serata in compagnia di Laura e aggiunse sornione. “Dormirò da lei”.

Non si accorse di aver ferito l’amico che avrebbe desiderato pure lui trascorrere la notte con Laura.

Matteo dalla chiacchierata sotto le lenzuola sperava di ricavare qualche altra utile indicazione per Paolo.

Spero di avere delle buone notizie, domani” gli disse con una punta di ottimismo.

La serata proseguì in attesa della chiamata di Sofia, che tardò ad arrivare.