un viaggio, un incubo – diciassettesima puntata.

E così siamo arrivati alla diciassette. La storia ha un momento di relax. Arriva Irene. Per le altre puntate le trovate sempre qui.


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Simona terminato il pranzo si accinge a raggiungere il JFK Airport. Potrebbe prendere il bus o la sotterranea che con un costo modesto le permettono di arrivare in orario, ma ricorda le avvertenze di Dick. «Evita di prendere metropolitana o autobus, se puoi, usa il taxi, più costoso ma sicuro».

All’uscita da ESPN vede un Yellow Cab e lo ferma: «JFK Airport. Non ho fretta».

Nell’area degli arrivi aspetta di vedere sbucare il viso sorridente dell’amica. È in anticipo ma pazienta vedendo i viaggiatori di altri voli.

Irene è l’amica del cuore, che conosce da una vita. Sono cresciute in pratica in simbiosi: dove c’era una, c’era anche l’altra.

Lei supera Simona in altezza di una buona spanna. Col suo metro e ottanta è decisamente alta per essere una donna. Ha capelli biondi, rigorosamente artificiali, che lasciano intravvedere la crescita naturale, castano scuri. La stranezza sta nel colore degli occhi: un grigio azzurro perfettamente allineato con biondo dei capelli, invece del nocciola che accompagna di solito le castano scure. Simona è rimasta sempre incantata da quegli occhi e dalle lunghe ciglia che avrebbe voluto avere anche lei. Si deve accontentare di capelli vagamente rossi e occhi grigio verdi.

Arrivata a quarant’anni il corpo di Irene si è appesantito. Questo handicap la assilla perché fatica ad attirare qualcuno. È single come Simona, ma non demorde nella ricerca del grande amore, che sembra sfuggirle dalle mani ogni volta che crede di averlo trovato.

Irene avrebbe voluto fare il viaggio con lei, ma Simona è stata irremovibile: «Vado da sola». Così a malincuore ha rinunciato in un primo tempo, poi ha deciso di partire lo stesso a costo di rompere l’amicizia con Simona.

Atterra dopo un viaggio di undici ore e non vede l’ora di riabbracciarla. Percorso il lungo tunnel del terminal One intravvede dalle vetrate l’amica che la sta aspettando. Vorrebbe correre e stringerla. Però ha due incombenze da espletare. Passare al vaglio dell’addetto alla immigrazione, US Public Health, Immigration and Naturalization, con la minuziosa verifica di passaporto e documenti per l’ingresso negli States e ritirare il bagaglio. L’attesa alla dogana sembra interminabile, snervante, ma deve avere pazienza, perché è quello che ha letto sulle varie guide sugli arrivi negli USA: “Devi pazientare. Ci sono sempre code”.

Alla fine l’abbraccio liberatorio e i baci calorosi con Simona diventano realtà.

«Prendiamo una limousine con autista? Mi hanno detto che è un’esperienza scioccante!» chiede con l’entusiasmo di una ragazzina.

«Ma è carissima! Costa una follia! E poi siamo solo in due!» risponde imbarazzata Simona al pensiero dell’esborso per pagarla.

«Non ti preoccupare. Pago io! Poi… mi hanno detto che si trovano con facilità altri coi quali condividere la spesa».

Simona la guarda come se fosse spuntata da un mondo alieno: al solo pensiero di dividere l’auto con altri cinque o sei sconosciuti le mette ansia. Il ricordo di Mark è troppo fresco per rischiare.

«Va bene la limousine, ma niente estranei. Solo noi due!» afferma, dettando le condizioni per il viaggio all’interno di auto che sembra un transatlantico.

Per nulla convinta Irene acconsente alle limitazioni poste, anche se rimarca che ci sarebbero state altre tre ragazze pronte a salire con loro.

«No. Non desidero estranei!» ribadisce Simona con fermezza. «Uomini o donne non ha importanza. Sono sempre persone sconosciute».

La Cadillac Escalade è veramente enorme per ospitare solo le due ragazze, che parlano fitto degli ultimi avvenimenti durante il tragitto verso il residence.

Dick le osserva dalla finestra dell’ufficio quando scendono dal SUV e fanno il loro ingresso.

«Chi è quella ragazza che accompagna Miss Ferrari? Un nuovo arrivo? Un’altra sciocca alla ricerca di emozioni forti?» esclama scuotendo la testa.

Adesso sono due le donne da proteggere, mentre gli torna in mente la ricerca del mattino interrotta che deve essere ripresa. “Stasera con calma completo l’esame della documentazione”.

E torna a immergersi nella pratica che ha assorbito le sue forze e che deve completare senza ritardi prima delle sette.

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