ABBECEDARIO

Come ogni lunedì che si rispetti e che dia l’avvio di una nuova settimana Elettasenso propone il suo ludico post per sfidare la nostra creatività.

Oggi ripropone qualcosa già usato in precedenza. L’italiano è bello e variegato, la grammatica pure ma a tutto c’è un limite. Scrivere un pensiero usando parole che iniziano con le nostre lettere dell’alfabeto rigorosamente in ordine.

Ecco il dettato

Amore Benedetto, Cuore Dolente. Estasi felice gioiosa ha imparato languida musica. Nessuna opera, quando rimango sorpreso, trascurato. Universo vezzoso zampetta.

Buon lunedì sera.

Oggi è domenica ma si gioca in anticipo

Elettasenso , avanti un giorno, propone il solito gioco linguistico del lunedì.

Questa volata è la S che fa da padrona con il corteo si sc, sc, sci, sco, scu.

Senza scuse vi sottopongo lo scritto.

Scavalca la siepe senza scusa sicura: solo una scorribanda. Scossa la sicurezza, scende la sera di stelle e scivola sincera nel sonno. Scorze scure sanno di salsedine e subito sente il sapore. Sanguina e una smorfia sembra sembianze stravaganti. Scatta e sospetta il soldato senza spaventarsi. Sarà di sicuro scandagliando lo stadio: solo scrocconi sanno saltare la staccionata.

Trovate la figurina con la C

Questo post è la copia di quello pubblicato su Caffè Letterario.

Clara ritorna dall’ufficio sfinita. Dieci ore d’inferno e il bus che la riporta a Venusia pieno. Ha dovuto aspettare le due corse successive per poter salire. Tutti col loro green pass in mano e lei a sbuffare perché vorrebbe essere già nel suo bilocale in Via del Verde, alla periferia ovest di Venusia.

“Mi devo decidere. Non ne posso più di questa vita da pendolare specialmente in tempo di pandemia. Green Pass, distanziamento, mascherine e code interminabili per i controlli”. Tuttavia l’idea di abbandonare Venusia per Ludi, il capoluogo di provincia di Ludiland, non l’attira per nulla. Lei è nata in casa come tutti gli abitanti di Venusia, anziché all’ospedale come i ludensi. I venusiani odiano quel mondo odoroso di disinfettante e preferiscono nascere tra le quattro mura amiche con l’aiuto dei vicini di casa. Clara non ha fatto l’eccezione.

Venusia è per lei, come per tutti i suoi abitanti, un mondo fantastico, unico e non copiabile.

Oggi è stato peggio degli altri giorni. Mister Tai-no, un malese piccolo ed esile, l’ha tediata con mille incombenze, perché Monica era assente con un fantomatico mal di pancia. “Altro che mal di pancia” ha pensato quando ha letto il biglietto sulla sua scrivania con la grafia tremolante di Mister Tai-no. ‘Monica non c’è. Male al pancino. Forse domani. Non so’. Clara ha sogghignato. “Pancino? Pancione!”.

In effetti Monica è tutt’altro che mingherlina. Il giro vita pare un monumento all’obeso. “Credo che faccia fatica a vedere la punta dei piedi” ha pensato Clara ridendo di gusto leggendo quel biglietto.

Nella sua testa è rimbombato per dieci ore: «Trovate la figurina con la C. È qui tra voi. Trovate la figurina con la C. È qui tra voi…». Per strada, al bar, alla radio e persino sul suo computer. Un martellare continuo, incessante. “Eppure” si disse, lanciando le scarpe sul pavimento appena entrata nel suo bilocale. “Eppure nessuno pareva interessato a questo annuncio. Mister Tai-no la solita sfinge che si materializza come un fantasma accanto alla mia scrivania, col suo italiano bleso mi comanda di andare al bar. Tuttavia non pare fare caso al tormentone”.

È talmente stanca che non ha nemmeno la forza di cuocersi un uovo. Si distende sul divano e chiude gli occhi.

«Trovate la figurina con la C. È qui tra voi».

Clara vede una macchina con l’altoparlante su tettuccio che sta accanto a lei. «Trovate la figurina con la C. È qui tra voi».

L’utilitaria è ferma accanto a lei. Si avvicina al posto di guida per chiedere spiegazioni. Un signore con barba e capelli bianchi tiene in mano un microfono e continua nella sua cantilena. «Trovate la figurina con la C. È qui tra voi».

«Mi scusi» fa Clara bussando con discrezione al vetro. «Perché continua a dire quel ritornello?»

L’uomo scuote il capo in segno di diniego mentre continua nella sua monotona cantilena.

Clara è esasperata. Vorrebbe mettersi dei tappi di gomma nelle orecchie ma non può. Quel tormentone l’ossessiona mentre è in coda per salire sul bus, durante il viaggio e adesso anche a casa sua. Le sembra di impazzire. “Cosa vuol dire?” Non riesce a dare una spiegazione logica eppure rimbomba nella sua mente. Un martello pneumatico.

“La figurina con la C? Quale? Quella dell’album Panini coi giocatori? Non può essere”. Lei non distingue un portiere da un attaccante. Scuote la testa e i capelli rossi ondeggiano qua e là come mossi dal vento.

Si gira e rigira sul divano ma il «Trovate la figurina con la C. È qui tra voi» continua. Vorrebbe dormire ma l’ossessionate e monotono ritornello continua.

C’è un attimo di pace e distende i lineamenti. Il tormentone tace.

«Trovate la figurina con la C. È qui tra voi. In via del Verde a Venusia».

Clara si sveglia di botto e aprendo gli occhi si guarda in giro. C’è già buio. Le giornate di settembre si sono accorciate. Tutto spento. Televisore, radio, computer. «Eppure ho sentito bene» afferma con una punta d’angoscia». Si mette ritta sul divano. I capelli rossi sono bagnati come se fosse stata sotto la doccia.

«Eppure ho sentito bene. Via del Verde a Venusia. Qui abito io».

Va in cerca dell’interruttore ma a piedi scalzi urta qualcosa di duro. Le scappa un’imprecazione volgare mentre saltella su un piede. Raggiunto l’interruttore nel mezzo della stanza vede una scatola di latta. Ha discrete dimensioni e sul coperchio vede una strana figura sbiadita, di un giallo pallido. Parte delle scritte sono in venusiano e parte in una lingua sconosciuta.

Il mignolo destro duole tremendamente e zoppica vistosamente. Si accoccola sui talloni per esaminare la scatola che le ha prodotto tutto dolore. Solleva il coperchio e … spavento. Uno strano pupazzo a forma di jolly esce sospinto da una molla. «Trovate la figurina con la C. È davanti a voi. In via del Verde a Venusia. Vi sta guardando!»

Clara fa un balzo all’indietro andando a sbattere con la schiena nel mobile basso alle sue spalle.

Il pupazzo dondolante ripete: «Trovate la figurina con la C. È davanti a voi. In via del Verde a Venusia. Vi sta guardando!»

Clara si avvicina alla scatola da dove sono uscite decine di figurine colorate e un po’ malconce. Bordi rovinati, pieghe e scritte sul retro. Ne prende una in mano. Una ragazzina vestita con foggia strana. Ha un sussulto. Il viso le assomiglia in modo incredibile. Sembra una vecchia fotografia di quando aveva dieci anni. Nell’angolo superiore a sinistra c’è una bella C e in basso a destra campeggia Clara. La lascia cadere come se scottasse e poi la raccoglie. Si è dimenticata del pupazzo che ripete «Ha trovato la figurina con la C. È davanti voi. In via del Verde a Venusia. Vi sta guardando!»

Sente bussare alla porta. Non aspetta nessuno ma apre lo stesso.

«Buon compleanno Clara!»

Nuova pubblicazione

Sfidando la cabala – oggi è venerdì 17 – da oggi è disponibile su Amazon.it una mia nuova pubblicazione.

Lo potrete trovare in formato ebook – € 3,99 o gratis con Kindle select – oppure in forma cartacea -€ 7,80.

Casa non è? Un romanzo.

Cosa è? Una raccolta di racconti.

Lo so che non attirano ma io sono narciso.

gioco del lunedì. Pangrama

Nuovo lunedì, nuovo gioco proposto da Elettasenso. Pangramma. Scrivere qualcosa con parole in modo che siano usate almeno una volta tutte le lettere dell’alfabeto.

Limite: sia il più breve possibile.

ecco la mia proposta

Accento breve con decisione. Fa Giulio: hai indovinato jack e kappa. La migliore notte oltre qualunque risultato, sai Turoldo, un vuoto. Ics Ypsilon! Zac!

Bella serata

Càscara ovvero un affresco di vita

È inusuale che faccia recensione di quello che leggo sul blog. Come tutte le regole ci sono eccezioni e questa è una di quelle.

Càscara è un minuscolo puntino della Sicilia e qui è ambientato il nuovo romanzo di Elena Ferro. È un viaggio nella memoria di Michele, uno dei tanti siciliani saliti al nord nella speranza di trovare quello che il luogo d’origine non fornisce. Nel contempo è anche un affresco di uno spicchio di mondo rurale di una Sicilia che forse non c’è più. È un racconto corale a più voci: Michele, un ragazzino diverso dagli altri, Alice, la maestra caparbia che difende il diritto allo studio nei piccoli paesi, Justicio, l’emigrato di poche parole che ama il mare, Filomena, la madre di Michele che dopo anni di soprusi trova l’orgoglio di ribellarsi al marito. Oltre queste voci ce ne sono molte altre.

Non faccio spoiler del romanzo perché lascio a chi lo volesse leggere di scoprire pagina dopo pagina la storia di questo paese, Càscara, e dei suoi abitanti e in particolare delle sue donne.

È una lettura piacevole per lo stile sobrio ma incisivo di Elena Ferro dove troverete molti pensieri simili a quello che vi trascrivo.

«Solitudine è come bussare a una porta chiusa. Io ho smesso da tempo.»

Merita veramente di essere letto. Sono convinto che avrà un bel successo.

Ultima annotazione.

Splendida è la copertina, uscita dal genio creativo di Simona Fabiani. Non è un graphic designer di professione ma potrebbe diventarlo visto che è anche l’autrice della copertina del mio romanzo Una avventura- sulle tracce di Pietro da Bologna, di cui sono molto soddisfatto.

Libertà ovvero la seconda parte.

Per chi si è perso la prima parte la trova qui.

Sperando che vi siano piaciuti proseguo nella presentazione degli aforismi sul tema del festival della filosofia che si terrà a Modena il 17, 18 e 20 settembre.

Il tema è sicuramente affascinante come il ricco programma di questi tre giorni.

In queste parole di Voltaire mi riconosco e credo anche molti di voi. Volontà, ovvero volere, è un desiderio che può rimanere inespresso. Pare ovvio che solo se sei in grado di compiere le azioni che la tua mente ti comanda sarai libero. Spesso, se non sempre, siamo ingabbiati entro degli schemi che condizionano le nostre azioni. In apparenza ci sentiamo liberi di agire ma in realtà sono gli altri a scegliere le nostre azioni.

Questo farà contento Marco Freccero che stravede per i russi e in particolare Dostoevskij.

Scritto oltre cento quarant’anni fa pare uscito dalle penne di questi giorni. In Afganistan si è creduto di portare la libertà ma in realtà non è stato così, perché hanno capito che nessuno era libero.

Si pensa di portare col progresso la libertà, in realtà chi comanda sono gli interessi economici che annullano questo concetto.

È vero, si confonde una scelta obbligata col concetto di libertà. Il semplice pensiero di compiere una scelta obbligata annulla il libero arbitrio delle persone a scegliere. Anche la non scelta è un atto libero. Pare un paradosso ma è una verità. Il treno non è libero dove vuole ma è obbligato a muoversi sulle rotaie. Un animale che è costretto a stare in una riserva non è libero di muoversi dove vuole. Questo è il concetto di Adorno di libertà.

In effetti Diderot, in maniera provocatoria afferma una verità. Verità e libertà sono due concetti astratti creati dagli uomini per giustificare le loro azioni. Siamo veramente liberi o fingiamo di esserlo? Crediamo di essere liberi ma in definitiva non lo siamo, perché la nostra mente è condizionata da quello che gli altri ci hanno inculcato. Poi a nostra volta lo faremo, secondo la nostra visione, sui nostri figli e così si andrà avanti.

Quelli che ho pubblicato sono un piccolo campione di questa carrellata di aforismi sul concetto libertà visto attraverso il sentire di personalità celebri. Ognuno di noi può riconoscersi in questi aforismi oppure no. In questi giorni ci sentiamo liberi oppure no? È chiaro che mi riferisco al dibattito sul vaccino obbligatorio. Pare evidente che nel momento in cui ho una scelta obbligata non sarò libero e quindi questa parola è vuota. Ancora il dover scegliere vaccino sì – vaccino no non dà la sensazione di essere liberi ma equivale a una scelta obbligata tra il bianco e il nero. Il vero concetto di libertà in questo caso, secondo me, è una decisione priva di condizionamenti ovvero una scelta consapevole tra i due possibilità.

Adesso è il tempo che esprima cosa penso del concetto libertà. Come avete intuito per me la libertà è quello di agire seguendo l’istinto. Niente scelte ma solo azioni. È un pensiero anarchico o asociale ma il senso della libertà sta proprio lì.

Libertà

festivalfiolosofia 2017 sulle Arti.
foto © Serena Campanini e Elisabetta Baracchi

Il 17, 18 e 19 settembre si celebra l’annuale Festival della Filosofia. Non lasciatevi ingannare che sia roba noiosa perché riesce a prendere proprio tutti. In questi tre giorni Modena, Carpi e Sassuolo cambiano faccia. Loro sono sempre uguali ma la folla che segue gli eventi sono un festante coro che anima questi tre luoghi. Mi manca da quando ho lasciato Modena. Mi manca la folla vociante ma composta che ascolta gli argomenti dell’anno.

I primi anni c’era una simpatica usanza discutere slow sul treno che collega Modena a Carpi e a Sassuolo. Una maniera originale per avvicinare giovani e meno giovani a discutere con pacatezza del tema dell’anno. Negli ultimi due anni, complice la pandemia, questo modo inusuale di mettere a diretto contatto le persone col relatore non è stato attuato. Chissà nei prossimi anni.

Come ogni festival degno di questo nome o evento culturale intelligente – vedi Internazionale a Ferrara che si terrà 1, 2 e 3 ottobre ma ne parlerò prossimamente – ha un filo conduttore che anima incontri e dibattiti. Quello del 2021 è libertà. Parola grossa dai molti risvolti su cui si confrontano relatori e pubblico. Quello che è incredibile, ma non troppo, è l’attiva partecipazioni di tantissimi giovani. Questo dimostra che non tutti hanno il cervello in pappa coi vari social.

Prima di spiegare il mio concetto di libertà, voglio parlare dei vari poster che si trovano in ogni angolo: contengono aforismi relativi alla parola libertà. Io ne ho letti alcuni mentre ero a Modena in questi giorni.

Ve ne propongono qualcuno. Per chi fosse curioso di leggerli tutti li troverà qui.

Questo per me è un’autentica perla perché in poche parole centra il concetto di libertà. Può sembrare strano accostare libertà alla passione ma in realtà non lo è. Quando le nostre passioni rimangono inespresse, allora noi rimaniamo vincolati i tabù, a stereotipi, siamo condizionati da mille paure e di conseguenza non siamo liberi di esprimere i nostri pensieri come individui.

Altro pensiero davvero alto. Noi tutti pensiamo di essere liberi, in realtà lo sono solo quelli che, dopo aver visto i loro sforzi annullarsi, capisce che non è un uomo libero. Può sembrare un paradosso ma non troppo. Se riesce a percepire che i suoi sforzi sono senza esito, capisce anche il valore della parola libertà.

Anche questa è una verità. Per l’uomo essere libero significa fare un salto nel buio e questo li atterrisce preferendo rimanere nel gregge e farsi guidare da qualcuno. Essere libero significa assumersi le responsabilità delle proprie azioni, mentre è più comodo delegare ad altri questo compito.

[Continua]