Sibillante tautogramma in S

Eletta Senso propone questo lunedì un gioco in S, un tautogramma.

Un giallo Puzzone

Ecco cosa ho partorito.

Stasera sarò sereno senza sentire sinceri stimoli. Starò scomposto, seduto sulla sedia. Sembrerò statua sabbiosa. Saboterò stili senza scrupoli. Scriverò sulla scrivania storie saccenti, saccheggiando sadiche stupidaggini, strofe saffiche. Sacralità, silenzi, saggezza silente sono sagaci salmodiare. Ssss sibilla Saladino.

Puntata 36 di Krimhilde

Su Caffè letterario è stata da poco pubblicata la puntata 36 di Krimhilde e le fanciulle scomparse.

Un giallo Puzzone

La potete leggere anche qui.

Uscita la regina tutti si accalcano intorno a Baldegunde. Markus si allontana in silenzio. Si sente fuori posto in quel consesso tutto al femminile. Ha bisogno di riflettere su quella lettera che potrebbe trarre in inganno. Si rifugia nel loro appartamento a meditare in silenzio.

Che sia una trappola come il suo sesto senso gli ha suggerito subito dopo la lettura, adesso ne ha quasi la assoluta certezza. Da dove discenda questa sicurezza non lo sa ma quelle parole suonano false. Ignora il tenore dei due messaggi ricevuti da Grummhilde, perché dal loro rientro nel Castello ha potuto scambiare con la compagna pochissime parole. Forse leggendoli potrebbe confermare o smentire le sue sensazioni. Poi c’è un altro dettaglio che l’ha colpito: Krimhilde non ha risposto con un secco no alla richiesta della sua compagna, né ha fatto un sfuriata com’è nel suo carattere. In quei due messaggi ci devono essere riferimenti ai libri proibiti. “È inutile far congetture astratte. Al rientro di Baldegunde ne parleremo”.

Da tutto questo ha ricavato che sarà più difficile convincere le guardiane della biblioteca segreta a lasciargli sfogliare quei testi. Sorride perché sa qualcosa in più sul potere di determinate erbe. “Di certo queste conoscenze non ci permettono di affrontare una guerra contro la strega Ampfel ma sono state utile nella liberazione delle ragazze”. Nello sfiorare questo argomento ha un brivido. “Aglaja è una mina vagante. Un grosso problema da gestire”.

Decide di affrontare un problema per volta.

Sta sorseggiando un calice di vino rubicondo, quando sente bussare alla porta. Non sta aspettando nessuno e Baldegunde ha le chiavi per entrare. Ignora quel rumore fastidioso, fingendo di non esserci. Intuisce che dietro a quella porta ci sono rogne che è meglio evitare.

«Markus! Lo so che siete lì! Aprite per evitare situazioni spiacevoli!»

Ancora una volta il suo sesto senso ha avuto un’intuizione felice. Quella voce l’ha imparata a conoscere nelle ultime ventiquattro ore. “Che sbraiti pure ma qui non mette piede. Potrà inventarsi tutto quello che vuole ma rimarrà con un pugno di sabbia”. La sente sbraitare per almeno dieci minuti prima che se ne vada. Gli sembra di aver udito oscure minacce. Alza le spalle. Sa come difendersi dalle eventuali calunnie.

Deposto il calice vuoto sorride soddisfatto per come sono andati gli avvenimenti dalla mattinata. La regina lo ha ammesso al suo cospetto. “È nota la sua avversione verso il sesso maschile. Ha un compagno solo per procreare e trasmettere il potere. I due ragazzi nati dalla loro unione vivono da emarginati. Però oggi mi ha voluto davanti a lei e ha apprezzato le mie opinioni”.

Pensa che tra due giorni tornerà tutto come prima ma sa di aver guadagnato il rispetto di molte persone, che prima lo ignoravano.

Nella confusione della sala delle udienze Baldegunde perde di vista Markus e quando lo cerca con gli occhi non lo trova. Immagina che si sentisse a disagio tra tutte quelle donne. Poi individua Aglaja che sta discutendo con animosità con Agnete. “Quella ragazza finirà male se non smette di puntare Markus e non solo lui. La devo tenere sotto controllo”. Sulla porta c’è Bathilde, la fedele dragonessa, e con la testa le accenna di avvicinarsi.

«Ti affido un compito delicato. So che lo onorerai bene. Là» e col viso indica la direzione, «c’è Aglaja che sta creando problemi a Markus. Tienila sotto controllo e tu sia la sua ombra fedele».

La dragonessa annuisce e ritorna alla sua postazione senza perdere nemmeno per un attimo il contatto visivo con Aglaja.

La capitana ha visto giusto”. La ragazza si sta dirigendo verso l’ala del castello che ospita la foresteria delle dragonesse. Anche lei, come Baldegunde, occupa un appartamento, un monolocale che ha arredato con cura. È ancora single nonostante i ventidue anni e non pare molto intenzionata a trovarsi un compagno nonostante le insistenze della famiglia e la pressione occulta della capitana. “Io preferisco una donna a un uomo ma questo potrebbe creare molti problemi nella società chiusa del Castello”.

Segue come un ombra Aglaja e conosce anche la sua meta: l’appartamento di Markus. Quindi anche se perde il contatto visivo, sa dove ritrovarla, perché conosce quei corridoi come le sue tasche. La sente urlare, picchiare con insistenza sulla porta. Un paio di dragonesse sbirciano per vedere chi sta facendo tutto quel baccano. Bathilde fa loro segno di tacere e di osservare. La loro testimonianza può essere decisiva.

Quando finisce la sceneggiata, Aglaja infuriata se ne va verso un’altra ala del Castello. La dragonessa ritiene finito il suo compito di pedinamento e ritorna alla sua postazione vicino alla porta della sala d’onore.

***

La strega Ampfel geme per il dolore che le ferite e il veleno gli procurano. Si sente indebolita e a tratti dubita che riesca a cavarsela. Aspetta per tutto il giorno con trepidazione che Belfagor le porti un messaggio di risposta, che non arriva.

 

Nuova puntata di Krimhilde

È da poco pubblicato la puntata n.ro 35 su Caffè Letterario.

Un caso per tre

La strega Ampfel non si sente tranquilla. La conoscenza del sapere è un’arma potentissima che, se usata con intelligenza, può disintegrarli.

«Cosa facciamo?»

Il drago Michele resta in silenzio. Ha capito che quella coppia non è facilmente eliminabile e rappresenta un pericolo ma non ha un’idea sul come neutralizzarli.

Il draghetto Matteo gonfia il petto, dimenticando la pessima figura alle Prigioni del Tempo Perduto. «Noi siamo più abili di loro e numericamente superiori. Possono due umani distruggerci? Io credo no!»

Il drago Michele a stento trattiene uno sbuffo di fuoco per aver perso la pazienza per le parole del draghetto Matteo. «Come pensi di eliminarli?» Lo stuzzica con ironia.

«Scendiamo dalle montagne innevate e invadiamo la Terra di Mezzo. Questa sarà tutta nostra in una giornata. Possono due persone competere con mille?»

La strega Ampfel geme sia per il dolore sia per le mancanze d’idee di chi le sta di fronte. Trova inappropriata la tesi del draghetto Matteo, pronto a gonfiare il petto e menare le mani senza poco cervello. Il drago Michele è più equilibrato ma visto che è rimasto in silenzio, vuol dire che la situazione è seria. «Draghetto Matteo hai già sperimentato cosa sono capaci di fare. Ti hanno neutralizzato in un batter di ciglia e quello è niente. Ci sono erbe, che loro conoscono e sanno dove trovare, che ti riduce a un innocuo somarello. No, la tua proposta è da scartare».

Il draghetto Matteo dapprima sbianca e ansima per la figuraccia, poi diventa rosso per la vergogna. Il drago Michele sogghigna soddisfatto. «Si potrebbe fissare un armistizio per prendere tempo. Un messaggio che potrebbe suonare così. ‘Noi chiediamo scusa per il rapimento delle fanciulle. Questo resterà un episodio isolato. Noi resteremo tra le montagne innevate per sempre e non supereremo il torrente Ginestro’. Un modo per cercare le contromisure giuste contro la conoscenza del sapere senza l’assillo del tempo».

La strega Ampfel sorride storta, perché questo era anche il suo pensiero. «Una proposta equilibrata che mi trova d’accordo. Affideremo a Belfagor di recapitare il messaggio».

***

Sotto la doccia Markus stuzzica la compagna che lo rimprovera. «Perdiamo tempo. Krimhilde ci aspetta».

Si avviano al salone d’onore con i capelli ancora umidi. Lungo il tragitto concordano sommariamente cosa dire in perfetta sincronia.

Arrivati al limitare della soglia, Markus rimane fermo, mentre Baldegunde fa il suo ingresso.

La regina rimane sorpresa dall’atteggiamento dell’uomo e con un cenno imperioso della mano gli fa cenno di entrare e sedersi accanto alla capitana di fronte al trono.

«Ammetto che tre giorni fa quando siete scomparsi mi sono molto alterata, perché vi siete allontanati senza il mio permesso. Però ieri col ritorno delle fanciulle rapite ho mutato il mio pensiero».

Markus rimane impassibile in attesa di ascoltare il resto del suo discorso. Baldegunde sorride in modo contenuto per la soddisfazione di aver udito quelle parole.

Sollecitata dalla regina, la capitana spiega gli avvenimenti delle due giornate. Markus si era raccomandato di dare maggior peso a quello che ha fatto lei e minimizzare il suo apporto. Lei non era per nulla d’accordo ma ha accettato. Inoltre deve tacere sull’uso delle erbe delle megere per non irritare Krimhilde che ne ha vietato l’uso.

Agnete interrompe la narrazione della capitana tra lo stupore del consesso molto più ligio al protocollo nelle udienze regali.

«Se non fosse stato per Markus, saremo ancora prigioniere e Adelinde non sarebbe tra noi».

Un ‘oh!’ di sorpresa sale dalle persone presenti.

Krimhilde appoggia il mento sul palmo della mano disposto a coppa. Giudica l’interruzione impertinente ma è curiosa di conoscere il resto. Quell’uomo che conosce come un abile ebanista l’ha attratta. Discreto, devoto alla compagna, dallo sguardo franco. Sollecita Agnete a parlare. «Vi ascolto. Spiegatevi meglio».

La ragazza descrive come le ha liberate e come le abbia messo in salvo, affrontando da solo la strega e il drago che era con lei.

«È vero?»

«Sì, mia regina». Una risposta asciutta senza ulteriori dettagli. Poi aggiunge. «Era più importante l’incolumità delle cinque ragazze della mia vita. Baldegunde era in grado di riportarle a valle sane e salve».

Adesso la regina vuole conoscere qualcosa di più su Adelinde. Agnete con dovizia di particolari illustra il salvataggio nel Ginestro e i momenti successivi.

Markus si schernisce, minimizza ed enfatizza il ruolo della compagna. «Senza di lei e le sue conoscenze delle erbe officiali dubito che oggi avremo potuto stare di fronte a voi».

Krimhilde sorride. Una bella coppia affiatata, piena di risorse, di cui ci si può fidare e chiedere la loro opinione sul come fare nel futuro contro la strega Ampfel e i nerd di montagna.

Baldegunde afferma sincera che non ha ancora realizzato di essere tornata al Castello con le fanciulle rapite. Come neutralizzare la strega non l’ha ancora pensato.

«E voi, Markus, cosa dite?»

«Sono d’accordo con Baldegunde. È troppo presto per formulare un piano. Dobbiamo capire nei prossimi giorni come agire a mente lucida».

«Ma veramente…» inizia Aglaja con tono di chi si vuole vendicare di un torto ma le gomitate sui fianchi di Agnete e Reinhilde le tolgono il fiato e le parole.

«Se osi aprire la bocca, ti strappo la lingua» sibila velenosa Agnete che ha intuito cosa voleva denunciare Aglaja. Di rincalzo Reinhilde aggiunge che deve stare zitta anche dopo se vuole arrivare illibata al matrimonio.

Il tempo sembra sospeso nell’attesa che la regina parli, quando la ciambellana richiama l’attenzione di Krimhilde. «Un uccellaccio nero ha deposto questo messaggio sul davanzale di Grummhilde».

La regina lo legge e aggrotta la fronte perché non riesce a capire il suo senso. Si alza e lo consegna a Baldegunde che lo scorre con Markus.

Il silenzio cala nella sala, mentre Krimhilde aspetta paziente il loro pensiero.

Baldegunde scambia uno sguardo d’intesa con Markus che annuisce. «Sembra che la strega Ampfel voglia proporre una sorta di armistizio. Però dubitiamo che questa sia la sua vera intenzione. Pensiamo che serva a lei e al drago Michele per organizzare un attacco, prendendo tempo e facendoci abbassare la guardia».

«E se li attacchiamo ora?»

La capitana scuote la testa spiegando che sarebbe stata una disfatta, perché le montagne innevate sono difficili da conquistare.

«Cosa suggerite?»

Baldegunde prende il coraggio a due mani e lancia una proposta assai rischiosa. «Se ci concedete il permesso di studiare la conoscenza del sapere delle megere possiamo rendere innocua la strega Ampfel».

Il gelo cala nella sala e tutti gli occhi sono puntati su Krimhilde di cui è noto il pensiero: nessuno dovrà avere l’accesso alle vecchie pratiche di stregoneria.

La regina si irrigidisce, si rabbuia in viso e non risponde subito. Poi scandisce le parole. «Entro due giorni conoscerete la mia risposta».

Si alza e se ne va senza salutare nessuno. L’udienza si è conclusa.

Krimhilde- puntata 34

Su Caffè Letterario è stata pubblicata da poco la puntata numero 34.

La potete leggere anche qui.

La strega Ampfel con gli occhi chiusi congeda il drago Michele. “È affidabile, abile e intuitivo ma rimane un bravo soldatino. Non prende mai un’iniziativa personale fuori dagli schemi”.

L’incubo torna a ossessionarla come le ferite che non rimarginano mai. Quel volto senza faccia che nel sogno la minaccia e la mette in cattività ha un nome ma il viso rimane oscurato da una nebbia sporca e grigia.

La donna, la compagna, sa chi è e conosce i suoi lineamenti. Alta per essere una donna, dagli arti robusti frutto della disciplina militaresca. Non è una sprovveduta ma un’abile guerriera dalla mente pronta e scattante. “Se ne avessi una come lei a guidare questi rozzi buzzurri! Altro che drago Michele, bravo ma senza inventiva o quel vanaglorioso del draghetto Matteo!”

Sono recriminazioni inutili. Non ce l’ha e non la può inventare.

«Signora!» Irrompe agitata l’apprendista strega Rotapfel. «Asmodeo e Belfagor sono tornati a casa».

La strega Ampfel si raddrizza, gemendo per il dolore, riapre le palpebre che sbatte più volte accecata dalla luce intensa del sole che tramonta.

«Come? Entrambi?»

«Sì» ribadisce avvicinandosi.

«Ma portavano dei messaggi?» ribatte, sbuffando.

«No».

La strega Ampfel si accascia sul divano, perché ha compreso che la sua anima nera nel Castello è stata catturata. Il suo riferimento, la sua informatrice non esiste più.

«Maledetti!» E si chiude nel silenzio per valutare la situazione. Scuote la testa. “C’è poco da riflettere. L’intero piano s’è afflosciato. Non esiste più”. Deve organizzare la difesa. “L’incubo parla chiaro e quei due demoni sono puro veleno. Di certo cercheranno di annientarci”.

Riflette sulla prossima mossa. Non ha molte alternative oltre a drago Michele e draghetto Matteo. Rotapfel rimarrà sempre apprendista strega, perché non ha lo stigma della vera strega. Quindi non le resta che convocarli per fissare la strategia difensiva.

***

Baldegunde scende cortile d’onore dove continuano i festeggiamenti per il ritorno delle cinque fanciulle scomparse.

Markus è restato in disparte per godersi lo spettacolo. Non vuole interferire nelle manifestazioni di giubilo collettivo. Dentro di sé ha un cruccio. Aglaja, la più intraprendente delle cinque ragazze, continua a puntarlo, lanciando occhiate che mostrano la sua volontà a stare con lui. Sa che sarà un pericolo per lui.

In silenzio si sfila dalla folla festante per raggiungere la foresteria. C’è quasi riuscito quando echeggia «Markus. Vieni a festeggiare con noi». Lui sa a chi appartiene quella voce e si guarda in giro sperando di scorgere Baldegunde, la sua ancora di salvezza. Se finge di non aver sentito, rischia l’ira di Aglaja e le relative conseguenze. Se torna sui suoi passi, si trova coinvolto con lei e questo non gli piace affatto. Incerto tra lo sparire o ritornare avverte alle sue spalle un odore noto: quella della sua compagna. L’abbraccia e le sussurra: «Aglaja sta facendo la sciocca con me».

Baldegunde sussulta perché aveva già notato questo comportamento. «Hai fatto bene a farmelo notare» mente la capitana e a braccetto fendono la folla.

Aglaja fa una smorfia arricciando il naso. Il suo piano è fallito. “Ci sarà un’altra occasione”.

«Ragazze» attacca Baldegunde. «Vi devo scortare all’infermeria per controllare il vostro stato. Poi grande festa nella mensa. Vi vedo un po’ deperite. La prigionia ha affilato i vostri visi. La nostra regina vuol parlare con voi».

Markus si sente libero e si sfila dalla compagna.

«Ti aspetto nella foresteria» e si dirige verso il loro appartamento. Prima passa a prendere qualcosa dalla mensa, perché a parte la cena nella Casa delle Anime Immortali non ha mangiato nulla o quasi.

È notte fonda quando Baldegunde barcollante per la stanchezza fa il suo ingresso. Markus ha preparato il letto pensando di poterla stringerla e giacere con lei. Ha profumato le lenzuola fresche di bucato. Anche lei vorrebbe ma si sente sporca e puzzolente perché in questi due giorni ha curato poco l’igiene personale. È troppo stanca per farsi una doccia e rimanda al giorno dopo il suo desiderio.

Non è il gallo sprecone che sveglia Markus ma un malizioso raggio del sole che annuncia la nuova giornata. Con delicatezza si sfila dall’abbraccio della compagna per non svegliarla. La osserva e percorre con lo sguardo i lineamenti del viso cotto dal sole. Sembrano duri ma sono delicati come la fossetta sul mento, le guance rotonde e quelle labbra sottili come una lama.

Baldegunde allunga una mano e sente il vuoto. “Eppure era lì, abbracciato a me” e si rizza alla ricerca del compagno, che è lì con un vassoio a tavolino su cui sono in bella mostra brioche, pancetta scottata sul fuoco, uova in camicia e il bollitore del caffè.

«Buongiorno tesoro. Riposato bene?» E sistema il vassoio tra di loro.

«Stavo pensando che…» inizia pulendo la bocca dalle briciole della brioche alla crema mascherata.

«Mangiamo. Ai pensieri ci pensiamo dopo» ribatte tagliando una strisciolina di pancetta.

Baldegunde ride. “Ha ragione. Avrei rovinato questa atmosfera rilassante. Per i pensieri ci sarà tempo tutta la giornata”.

Messo in disparte il tavolino, Markus l’abbraccia e con delicatezza bacia il collo.

«Ma sono tutta sporca».

«Il tuo profumo mi inebria».

Si stanno facendo le coccole, quando un bussare deciso le interrompe.

«Uffa! Nemmeno un momento d’intimità ci lasciano!»

Markus scalcia le lenzuola, infila una tunica sul corpo nudo e apre la porta. È Grishinde, la ciambellana di Krimhilde.

«La nostra regina vi aspetta nel salone d’onore far cinque minuti».

Dalla camera giunge un “Chi è?” infastidito.

«Ditele che saremo lì tra mezz’ora. Tempo di una doccia e vestirci».

Viaggio in Kukimistan

Cercando negli archivi mi sono imbattuto in questo singolare racconto di viaggio in una landa misteriosa. Non sono il mio forte ma ci provo lo stesso.

by pexels fahad-hussain

अउ अंखदऐ श झत डडईगठ

Sono un viaggiatore che ama le destinazioni insolite, quelle fuori dai grandi circuiti turistici. Così la scorsa estate ho puntato su un paese dal nome strano che mi ha affascinato.

La meta era Kukimistan, una regione esotica e misteriosa, dove si parla una strana lingua dal nome cacofonico Hindarumud. Poi su wikipedia ho scoperto che è uno dei tanti dialetti della lingua madre, Murdacitui, nota come Carobollo.

Dunque ero in vacanza, solitario e curioso, in questa landa semi desertica, popolata da un popolo bizzarro con le labbra blu e il naso a sventola. In effetti sono le orecchie, mentre il naso è a forma di patata schiacciata.

Non capivo una mazza di quello che dicevano ma quando loro ridevano, ridevo anch’io, alla fine ridevamo tutti. Chissà cosa pensavano di me ma se loro sapevano cosa pensavo di loro mi avrebbero bastonato. La regione era di uno squallore inimmaginabile. Dopo essermi annoiato a morte perché non c’era nulla da vedere, ho deciso che era arrivato il momento di di prendere un souvenir da mettere nella mia collezione dei viaggi impossibili.

Gira e rigira, e dopo una nuova giravolta, mi sono ritrovato per terra sporco di sabbia nera e rossa. Naturalmente tutti ridevano e siccome il riso è contagioso, ho cominciato a ridere anch’io.

«Ma che c’è da ridere?» Ero innervosito, mentre mi tenevo la pancia per il riso convulso.

«Glu, glu mum trun, strun vun ku».

Un kukimistano dal ciuffo tipo Macario e vestito come il signor Bonaventura mi si parò davanti. Non ricordate chi erano questi due personaggi, bé ve lo spiegherò nel prossimo post.

«Sembri un tacchino starnazzante!» Lo ho guardato indispettito, mentre mi alzavo colorato di rosso e di nero.

Poi mi sono ricordato che ero alla ricerca di un oggetto per la mia collezione di viaggi strampalati. Mi sono osservato intorno. Era rimasto solo quel kukimistano dal ciuffo alla Macario mentre gli altri se ne erano andati via. Forse non facevo più ridere.

Lo ho guardato in cagnesco. «Pare che non riesca a trovare un oggetto ricordo da comprare».

«Ququ Murumu» e ha portato la mano sul naso. Sembrava che volesse prendere per i fondelli con quel gesto.

«Hue! Bellimbusto. Il cucù marameo lo vai a fare ad Angela!» e gli ho fatto una boccaccia. Il kukimistano ha assunto un’espressione irata con la bocca ancora più viola e con il viso tutto grinzoso. «Qui la situazione precipita se non mi do una mossa». Mi sono allontanato per evitare guai grossi e ho ripreso la ricerca.

Ho visto un negozio con questa insegna ठआमअ इनचउलआ, che era parlante per chi conosce la lingua Hindarumud ma non era il caso mio. Comunque mi sono diretto verso quella bottega con il cipiglio da trionfatore. «È quello che fa per me!» Sono entrato deciso a comprare il famoso oggetto dei miei desideri che tuttavia ignoravo cosa era.

Sugli scaffali impolverati di rosso e di nero, racchiusi in cellophan trasparente ho visto un libro dal titolo accattivante अउ अंखदऐ श झत डडईगठ. Non potete immaginare la mia sorpresa nel trovarlo, anche se non avevo la più pallida idea di cosa trattasse. Tutto congiurava per farmelo comprare.

«Lo compro. È mio! È mio!» Ho urlato a squarciagola attirando gli sguardi severi degli altri clienti. Un ominide con un paio di occhialini neri e rossi mi ha guardato come se fossi appena scappato dal manicomio. Forse non aveva tutti i torti.

L’ho preso e lui me lo ha strattonato per strapparmelo ma io non ho mollato la presa.

«È mio!»

«Nu, Nu!» Però non cedeva di un millimetro nel tentativo di riprenderlo con la forza.

«Ma che cacchio dici? In che lingua parli? Impara l’italiano, troglodita!»

Inferocito come un gatto in amore replicò con «Mu, mu!»

Il balletto è andato avanti per tutto il pomeriggio, mentre una folla sghignazzante, mi parevano tante iene, si è assiepata sull’ingresso per assistere alla lotta per il possesso del libro. Urlava incitando il kukimistano a non cedere la preda. «Fu, fu! Du vudu stu minchiu!»

Alle otto di sera, il negoziante ha detto qualcosa che naturalmente non ho capito. «Duvu chudu nugu. Dumu cuntu». Per forza parlava in lingua e nessun traduttore simultaneo me lo traslitterava in italiano.

«E no, bello mio. Di qui non esco se non mi porto via questo libro e il dizionario in lingua Hindarumud per la sua traduzione in italiano». Come un esagitato rosso in viso e con grandi aloni di sudore sparsi a macchia di leopardo sulla camicia e pantaloni non mollavo il malloppo.

«Nu, nu».

«Sì, sì» ho replicato secco.

Insomma per farla breve sono riuscito a portarmi in hotel libro e dizionario.

Ma come è stato scritto? Sembrano sgorbi, zampe di gallina. Mi hanno imbrogliato. Domani torno e gliene dico quattro” mi sono detto, mentre entravo nella doccia che non ha mai funzionato durante le vacanze. Mi sono domandato cosa c’era di efficiente in questo paese del kaiser. Di sicuro nulla, nemmeno il mangiare.

Mi sono insaponato per bene, ho usato lo shampoo per i capelli. Il tutto in allegria, fingendo che l’acqua scorresse abbondante e calda. Già mi sentivo meglio. Non c’era nulla di più rigenerante di una doccia fantasma.

Finite le abluzioni, ho preso il mio tablet.

«Questo non mi molla mai!»

Fatta una foto alla copertina del libro, una vocina dal tono profondo e stentoreo mi ha informato che il libro tanto sudato è disponibile su IBS.IT come remainder a 1€ dal titolo ‘La tramadura dell’amore’ di Terun DJ Trepal e mi danno anche l’incipit iniziale.

Non è l’amore il separatore più forte tra un uomo e una donna, ma il sesso’.

Aperto il libro in lingua originale Hindarumud ho provato a leggere la prima riga.

E questi sgorbi descrivono questa bellissima frase profonda e intelligente?” ho riflettuto stupito, richiudendolo subito. Ho finto di collegarmi a Internet mettendo nel carrello il libro. “Non pensate che qui Internet arrivi. Tutta fantasia” mi sono risposto ridendo.

Del dizionario Hindarumud-Italiano non me faccio una pipa. Questa lingua è per paesi sotto sviluppati. Finiranno tra i cimeli dei viaggi del Nonsenso”.

Ero tranquillo e contento con un prezioso reperto di lingua Hindarumud in mio saldo possesso. Domani con un viaggio low cost lascerò queste lande dalla lingua gorgogliante da tacchino per tornare nella civilissima Italia, dove c’erano, sì, 5000 dialetti ma almeno a spanne e a gesti ci si poteva intendere. “È una lingua universale, migliore persino dell’esperanto”.

«Che viaggio, che lingua!» Gorgogliai addormentandomi.

Nuova puntata di Krimhilde e le fanciulle scomparse

Su Caffè Letterario è stata da poco pubblicata la trentatreesima punta di Krimhilde e le fanciulle scomparse. La potete leggere anche qui.

«La Regina arriva subito» annuncia con tono pomposo la ciambellana.

Brumfilde si torce le mani. Non vorrebbe essere lì. “È stata un’imprudenza portarla al cospetto della Regina. Non possiamo aspettarci altro che guai”. Lei avrebbe agito in modo diverso. “Ma come?”

Grummhilde è sui carboni ardenti. È conscia che il suo ruolo di consigliera terminerà tra poco. “Come ha fatto quella strega della capitana a beccarmi?” Prova a riflettere ma non trova nessuna spiegazione. Da due giorni era sparita. Nessuno sapeva dove fosse. Eppure è arrivata al momento giusto per coglierla con le mani nel sacco. Ha deciso di negare tutto, di accusare la capitana di aver creato delle prove artefatte. “Forse riesco a convincere Krimhilde”.

Baldegunde ha un sorriso soddisfatto sulle labbra. Ha riportato a casa le cinque fanciulle rapite. Ha colto sul fatto la traditrice che sta tramando con la strega Ampfel. “Qualsiasi inadempienza dei miei doveri passerà sotto silenzio”.

La regina Krimhilde sposta lo sguardo sulle tre persone che sono nella sala delle udienze. Sbuffa nel vedere Brumfilde. Non ha mai capito per quale strana combinazione è arrivata al grado di tenente delle dragonesse a cavallo. “Ha paura della sua ombra. Non riesce a gestire il comando e imporre l’autorità del suo grado”. Distoglie la vista da questo personaggio insignificante. Si concentra invece su Baldegunde e Grummhilde e non comprende il motivo per cui la capitana tiene salda per un braccio la sua consigliera.

Ha fiducia in lei e ascolta sempre la sua opinione su qualsiasi questione. Sa che è un’abile oratrice e ha la parlantina sciolta. Però qualcosa le suggerisce che si tratta di una questione seria, perché ha imparato ad apprezzare Baldegunde, misurata nel pensiero e nelle azioni, adorata dalle dragonesse per il suo tratto umano nella gestione della disciplina.

Con un gesto della mano allontana Brumfilde perché la sua presenza la infastidisce. Rimaste solo loro tre aspetta che le venga spiegato il motivo della richiesta di udienza.

Baldegunde prende l’iniziativa di parlare visto il silenzio calato nella sala.

«Prima di spiegare le motivazioni della mia richiesta, le comunico che le cinque fanciulle sparite sono in salvo e tra poco faranno il loro ingresso nel Castello».

Ha appena finito di pronunciare queste parole che dall’apertura sul cortile d’onore entra un’esplosione di gioia e un vociare confuso ma allegro. La regina non ha la necessità di affacciarsi alla finestra perché ha già compreso il senso di quella euforia incontrollata.

Grummhilde sente franare la terra sotto i piedi. Adesso molti tasselli hanno trovato il giusto incastro. Baldegunde era assente perché impegnata nel liberare la fanciulle rapite. “Come diavolo ha fatto?” La prima missiva della strega Ampfel acquista una nuova luce. “La capitana ha usato le conoscenze delle vecchie megere per superare le difese dei nerd di montagna”. Anche quella domanda curiosa su Markus va letta in modo differente. “Anche lui ha contribuito alla riuscita dell’operazione, avendo accesso alla biblioteca segreta”. Adesso deve cambiare strategia perché negare non è più sostenibile. “No. Ci proverò!”

«Regina» attacca Grummhilde con tono pacato. «Non ho capito perché la capitana delle dragonesse mi abbia bloccata mentre rientravo dalla passeggiata mattutina».

Queste parole sembrano aprire una breccia nella mente della regina ma con prontezza Baldegunde spiega perché è lì.

«Regina, non mi sarei mai permessa di bloccare la vostra consigliera se non avessi visto un fatto assai grave».

Krimhilde ascolta con interesse le informazioni fornite dalla capitana: dall’incontro col drago Michele all’arrivo di Grummhilde.

«Il drago Michele ha appeso una pergamena con un nastro rosso al ciliegio senza ciliegie nella piana di Rum. Questo è stato raccolto da Grummhilde e nascosto sotto la tunica rossa».

La regina si muove per verificare l’asserzione di Baldegunde che la previene consegnando la pergamena.

«Se il senso di onnipotenza le ha fatto dimenticare la prudenza, nel suo appartamento dovrebbe trovarsi anche il primo messaggio» spiega con voce chiara Baldegunde.

«Questa pergamena è un falso!»

La capitana scuote la testa. È inutile aprire un contraddittorio. Ci sarà tempo per smentirla. «Andiamo nel suo appartamento e verifichiamo quello che ho detto». Sa che è un azzardo ma deve rischiare.

Grummhilde sbianca, farfuglia qualcosa. Sa di aver perso la partita.

Nelle sue stanze trovano sul tavolo il primo messaggio e alcune bozze della risposta. Inoltre in una voliera ci sono un falchetto reale dal piumaggio dorato e un corvo a macchie rosse. Sono volatili banditi dalle terre di Mezzo, perché ricordano le vecchie megere.

Krimhilde imporpora le guance e gonfia le gote. «Mi hai deluso Grummhilde. Ti facevo una leale consigliera, invece scopro che sei una perfida serpe». Poi si rivolge a Baldegunde. «Conducetela nelle segrete profonde e buttate le chiavi. Che muoia di sete e di fame».

Senza degnarla di uno sguardo, torna nelle sue stanze, nonostante Grummhilde implori pietà.

Baldegunde avrebbe preferito un pubblico processo, perché è convinta che la consigliera abbia una rete di informatrici, che vuole smantellare.

Dopo averla accompagnata nelle segrete profonde, torna a perquisire i suoi appartamenti. Per prima cosa libera i due uccelli che di certo voleranno dalla strega Ampfel. Poi scova in un’intercapedine dei fogli cuciti a mano dove trova nomi e cifre. Deve organizzare subito una retata prima che si sparga la voce dell’arresto di Grummhilde.

Ci sarà tempo per godersi la soddisfazione di aver riportato al Castello le cinque fanciulle.