Abbracciami forte – citazioni

Copertina di Abbracciami forte di Candice Read

 

L’orso bianco è il signore dei ghiacci , intorno a lui solo silenzio e l’infinito bianco.

 

Da “Abbracciami forte” di Candice Read – Sperling & Kupfer Editori

 

“Una vita senza amore è come un Natale senza neve” – Detto popolare lappone

“E se porto la mia infanzia con me non potrò mai invecchiare dentro” – Sergio Bambaren

“Dedicato a tutti i grandi che sono stati bambini, ma non se lo ricordano più” – Antoine de Saint-Exupery

“L’amore è un bellissimo fiore, ma bisogna saperlo cogliere sull’orlo di un precipizio” – Stendhal

“Il rumore di un bacio non è forte come quello di un cannone ma la sua eco dura molto più a lungo” – Oliver Wendell Holmes

“La misura dell’amore è amare senza misura” – Sant’Agostino

Queste sono solo alcune citazione di questo bel libricino, che tutti dovremmo comprare e leggere.

Adesso addobbi

Dopo l’albero vengono gli addobbi. Siamo di solito sobri: pochi perché non ci piacciono troppi addobbi in giro per la casa.

Non manca decorare lo scorrimano che porta in mansarda.

 

foto personale

e questo è l’inizio

Foto personale
Foto personale

Sulla cassapanca una corona con cornice vuota.

Foto personale

e poi i primi pacchetti regalo

Foto personale

Questa immagine è stata fatta a Modena. Mi piace molto. Non è in tema ma spero la possiate apprezzare.

foto personale

Oggi albero

Oggi giornata faticosa. Abbiamo preparato l’albero di Natale e relativi addobbi.

Non sarebbe faticoso ma addobbi e palle varie sono nel ripostiglio in mansarda ricavato nella parte bassa. Altezza massima 1,30 metri. L’albero invece è sepolto sotto attrezzi vari da giardino nel box.

E va bene, ecco il risultato.

Foto personale

L’albero nel buio della mansarda.

Foto personale

Infine l’angelo come puntale.

foto personale

L’albero di legno

foto personale

e infine

foto personale

Nei prossimi giorni altre foto

 

Citazioni – Sillabari di Parise – sentimenti

Ho letto con piacere Sillabari di Goffredo Parise – Ed. Adelphi un mix di piccoli raccontiil cui titolo inzia con ogni lettera dell’alfabeto.

Ho trovato due citazioni interessanti che ve le propongo.

“Un giorno un uomo aveva un appuntamento con una donna al caffè Florian, a Venezia, alle sette e mezzo di sera. Era l’inizio dell’estate, entrambi avevano un’età particolare, lui quaranta, lei trentacinque, in cui possono succedere molte cose nell’animo umano ma è meglio non succedano perché è tardi ed è inutile illudersi di tornare ragazzi.” (Grazia da Sillabari di Goffredo Parise)

È un’amara constatazione di questo scrittore, finito nel dimenticatoio. L’amore è qualcosa da maneggiare con cura, perché può fare male. I sentimenti a quell’età devono essere consapevoli senza abbandonarsi a quelli impetuosi e scanzonati di quando si ha quindici anni.

La seconda è questa.

“…un sentimento bellissimo ma diverso e non così allegro. No, quel sentimento senza nome era italiano e basta.

«Ma i sentimenti allungano o piuttosto accorciano la vita?» si domandò l’uomo e «sentì» che, per quanto ingiusta fosse, la seconda ipotesi era la più reale se non la più probabile.” ( Dolcezza da Sillabari di Goffredo Parise)

Anche qui Parise gioca coi sentimenti. Un sottile gioco di parole sui sentimenti che si provano.

Citazione 4 e Maria Maddalena

Maria Maddalena

In questi mesi ho intensificato le mie letture. Non che prima non leggessi affatto, anzi ho sempre letto molto ma in questi ultimi mesi sfrutto ogni momento per leggere, trascurando un po’ la scrittura e il blog.

Ho un nutrito elenco di libri, tra carta e digitale, che aspettano fiduciosi che io li estragga dall’oblio e dalla polvere.

Così tra gli ebook in attesa ho estratto “Maria Maddalena” di Cinzia Giorgio – ed. Newton Compton. Di questa scrittrice avevo letto qualche mese fa “La piccola libreria di Venezia” e “La collezionista di libri proibiti”, tutti editi da Newton Compton. Ovviamente li ho letti nella sequenza inversa, in quanto il primo è il seguito del secondo per le vicende narrate e i personaggi che li popolano.

Ma torniamo a Maria Maddalena dove ho trovato interessanti queste due citazioni.

«Sai bene che la gente ha la malsana abitudine di giudicare a prescindere, soprattutto quando non conosce l’argomento e, spesso, quando lo ignora del tutto. Più non si conosce una cosa e più ci si sente in dovere quasi di esprimere un proprio giudizio».

e

“Aveva capito che la libertà era nel pensiero e che le superstizioni rendevano schiavi e alla lunga potevano risultare pericolose. Il fanatismo, di qualunque natura fosse, era un mostro difficile da combattere con la ragione perché affondava le sue radici nelle paure ataviche degli uomini”.

Mi sembrano attuali e degne di riflessione.

Cinzia Giorgio scrive bene, almeno a me piace lo stile, anche se le sue storie non sono tra le mie preferite.

Maria Maddalena è un racconto lungo, si legge agevolmente in un paio d’ore e forse anche meno. Descrive la storia romanzata di questa figura di donna assai controversa tra citazioni evangeliche e ricostruzioni di fantasia. Sia chiaro niente di trascendentale, anzi in qualche passaggio si fatica a seguire il filo cronologico della storia. Tuttavia Cinzia Giorgio dimostra competenza e conoscenze e rende il testo abbastanza credibile dal punto di vista storico.

Un altro punto di merito della scrittrice è che, diversamente da moltissimi altri testi pubblicati da questa casa editrice, l’italiano è privo di errori o refusi. Questo l’avevo già notato negli altri due romanzi letti. Credo che sia merito di Cinzia Giorgio e non dalla casa editrice.

La scrittrice ha scritto molti altri testi oltre a quelli citati, alternando storie romanzate a quelle di amori e passioni.

 

O.T. per l’ha perso domenica 22 settembre ho pubblicato su Caffè Letterario un nuovo post. Volevo dirvi che non dovete sgomitare per leggerlo. C’è posto per tutti.

esempio del nuovo sito

Ecco come potrebbe presentarsi il nuovo sito

homepage – esempio

cliccando sulle linguette si aprono nuove pagine o si può essere reindirizzati a qualcosa, esempio vecchio iQuindici. Può essere creata una linguetta per l’area riservata. Insomma dipende da quello che vogliamo inserire.

Io ho usato editor di sito del mio dominio, che permette di creare anche una versione navigabile, questa qui sotto

homepage mobile

 

Ciao mondo!

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Ludmilla e un mazzo di fiori – parte quarantunesima

la Nuova Ferrara – 10 ottobre 2013

Clamorosi sviluppi sul duplice omicidio di due settimane fa. Retata a Ferrara e Lecce. Oltre trenta persone in custodia cautelare. La conferenza stampa del magistrato e del commissario che hanno condotto le indagini.

dal nostro inviato

Il duplice omicidio, che ha monopolizzato le nostre cronache di questi ultimi trenta giorni, è giunto a una svolta clamorosa per come si è risolto. Nessuno immaginava una soluzione così complicata, terminata con molti arresti eccellenti sia nella nostra città sia nel Salento. Gli investigatori sono stati veramente abili nel depistarci, nel farci credere che brancolavano nel buio, mentre in realtà erano ormai giunti a svelare ogni dettaglio del caso.

Venerdì 20 settembre in corso Giovecca intorno alle 18 venne uccisa una giovane donna, A prima vista sembrò un incidente stradale ma poi si appurò che si trattava di un omicidio. La donna era stata identificata come Teresa Lopiccolo di anni trenta da una collega di lavoro e dalla madre, Maria Russo, giunta da Lecce. Una settimana dopo fu ucciso Carlo Inzoli sulla soglia della sua abitazione. Le notizie sulle indagini sono arrivate col contagocce. Le indiscrezioni faticavano a trovare dei riscontri. Non si comprendeva i motivi dell’estrema cautela, con la quale gli investigatori si muovevano. La giustificazione, che avevano dato, era che le indagini procedevano al buio per la mancanza di indizi. La realtà, come abbiamo appreso ieri, è ben più complessa, perché coinvolgeva personaggi di spicco della Sacra Corona Unita. Da qui la massima prudenza nel divulgare le notizie per evitare che i pesci grossi fuggissero dalla rete. Con caparbietà e intuizione il magistrato, Carmelo Lopapa, e il commissario, Paolo Ricardo, hanno messo insieme i vari tasselli del puzzle e sono arrivati alla conclusione senza lasciar trapelare a che punto era l’inchiesta. Ci hanno informato, quando tutto era stato svelato, quando i protagonisti sono stati assicurati alla giustizia.

Quando abbiamo ricevuto l’invito a presenziare alla conferenza stampa del commissario Ricardo non pensavamo che ci avrebbe fornito su un piatto d’argento la soluzione di questo intricatissimo caso. Grande è stata poi la sorpresa nel vedere il magistrato Lopapa, collegato in call conference da Lecce con suo omologo leccese.

Ma sarebbe troppo complicato tentare di riassumere quello che il commissario ha detto durante la conferenza stampa. Ha illustrato un lungo e dettagliato percorso che forse è meglio trascriverlo nella sua integralità come Ricardo ce l’ha proposto. Un solo dato lo anticipiamo, perché ci ha frastornati e stupiti: la vera identità della donna uccisa. Non era Teresa Lopiccolo, come in un primo tempo ci hanno fatto credere ma Anna Inzoli, sorella di Carlo Inzoli, ucciso la settimana dopo.

Ma forse è meglio leggere cosa ci ha detto il commissario Ricardo.

Buongiorno a tutti e grazie per la vostra massiccia presenza. Vorrei chiedervi un favore: lasciatemi illustrare il caso senza essere interrotto dalle vostre domande, alle quali risponderò più che volentieri al termine. Cercherò di essere conciso e breve, anche se mi riuscirà difficile ma non mi sottrarrò alla vostra curiosità.

Per capire gli avvenimenti degli ultimi venti giorni devo fare una lunga digressione nel tempo, parlando di avvenimenti avvenuti quarant’anni fa.

Era il 1970. Un giovane leccese, Antonio Lopiccolo, aveva poco più di diciassette anni, quando cominciò la sua carriera di piccolo malavitoso alle dipendenze di Giuseppe Genovesi. Intimidazioni, riscossioni del pizzo, gestione del traffico di droga nella Lecce che conta. Era ambizioso e affascinante, lo è tuttora secondo le informazioni raccolte, ed era ricercato dalle donne più mature di lui. Però lui aveva un debole per le ragazzine, le adolescenti, un vizio che ha conservato intatto in tutti questi anni. Nel 1974 lui ventunenne conobbe una ragazza giovanissima, la sedicenne Maria Russo. La famiglia della giovane era benestante, non facoltosa secondo i parametri dell’epoca, e possedeva una piccola catena di negozi e qualche appartamento. La incrociò durante i soliti giri del pizzo e gli piacque immediatamente. Le fece una corte spietata, finché quattro anni dopo riuscì a sposarla, nonostante l’opposizione dei genitori. Lui venticinque anni e lei venti. Abbandonò Giuseppe Genovesi, che prese come uno sgarbo questa diserzione. Lui era un personaggio di spicco sella Sacra Corona Unita del Salento e non ammetteva che qualcuno lo abbandonasse senza il suo consenso. Giurò di fargliela pagare. Antonio Lopiccolo lavorò per quattro anni in un negozio degli suoceri. Secondo Maria Russo aveva messo la testa a posto…

Il commissario Ricardo si interruppe, osservando i presenti: sui loro volti aleggiava la perplessità e il brusio era aumentato di volume. Riprese a parlare ‘Comprendo i vostri dubbi, che traspirano dalle vostre facce, per questi oscuri e lontani episodi. Ma vi assicuro che quando saremo alla fine li capirete benissimo‘. Era chiaro che nessuno afferrava il senso di questi avvenimenti, vecchi di trent’anni. I nomi, a parte quello di Maria Russo, la madre di Teresa Lopiccolo, e quello di Antonio Lopiccolo, con molta probabilità il padre, non dicevano nulla a nessuno dei presenti. Non erano mai comparsi nell’inchiesta. I volti si distesero e il vociare sommesso si placò. Il commissario continuò come se non ci fosse stata nessuna interruzione.

Era in quegli anni un marito affettuoso e rispettoso e non andava più a caccia di donne o ragazzine. Poi nel 1982 Maria Russo rimase incinta e in Antonio tornò la voglia di avventure. Fu una gravidanza dura per la donna e anche i due anni successivi. Le scappatelle non si contarono più e lei lo riaccolse sempre in casa, perdonandolo. I genitori volevano che chiedesse il divorzio ma Maria Russo non se la sentì. In quegli anni una ragazzina, arrogante e autoritaria, che conosceva Antonio Lopiccolo, perché aveva frequentato qualche anno prima la casa del padre, lo puntò con decisione. Aveva già avuto diverse esperienze sessuali. Pare che il primo, un ragazzino di un paio d’anni più grande, sia finito male per averle tolto la verginità. Di questo se ne occuperanno gli inquirenti leccesi, che hanno aperto un’inchiesta su quel lontano caso mai risolto. Quella ragazza si chiama Antonia Genovesi. Giuseppe Genovesi, il padre, era diventato l’uomo di maggior spicco della Sacra Corona Unita del Salento. Antonio Lopiccolo resistette per due anni alle avance della ragazza, perché non aveva intenzione di entrare ancora in conflitto con Giuseppe Genovesi, che aveva accolto piuttosto male la sua defezione. Ma l’uomo non è di legno e Antonio Lopiccolo capitolò. Nel 1986 fuggì con lei. Dopo una settimana ritornò a casa e lui con moglie e figlia l’abbandonò in fretta e furia. Dopo diversi mesi di frenetici spostamenti per l’Italia si fermarono a Ferrara. Per vent’anni tutto filò liscio, finché nella casa di Antonio Lopiccolo nel 2006 non comparvero due ragazze: Julien Perdio e Anna Inzoli, la sorella di Carlo, l’altro morto ammazzato il 27 settembre. Julien Perdio aveva diciannove anni ed è la figlia naturale di Antonio Lopiccolo, nata da quella fuga di vent’anni prima con Antonia Genovesi. Ma presto rimangono solo in due, perché una delle tre si sposa con Federico Chiumento, un manager della finanziaria R&S. Nel 2007 Antonio Lopiccolo con una delle due ragazze rimaste sparisce e fa perdere le sue tracce. Ufficialmente è Anna Inzoli, almeno questo fanno credere. In realtà come vedremo, non è così. Due anni dopo, siamo nel 2009, Maria Russo, dopo aver aspettato invano il marito, se ne torna a San Cataldo, una frazione di Lecce, nella vecchia casa, abbandonata vent’anni prima. Rimane la terza ragazza, che nel 2011 si fa assumere da Federico Chiumento come Teresa Lopiccolo. Federico Chiumento ama navigare fra le chat a luci rosse con lo pseudonimo di Alex e qui conosce la falsa Teresa Lopiccolo con la quale inizia una relazione. Lui ignora che due donne si conoscono, finché non siamo intervenuti noi. La falsa Teresa Lopiccolo intreccia pure una relazione con Rosario Loperfido, il marito di Antonia Genovesi. Lo conosce col nome di Felix, mentre lei si fa chiamare Topina. Facciamo un passo indietro a quel fatale 1986. Antonia Genovesi scopre di essere incinta. Il padre, Giuseppe, stava dando la caccia a Antonio Lopiccolo per fargli pagare il disonore subito dalla figlia, che secondo lui era stata sedotta e abbandonata. La notizia della indesiderata gravidanza lo fa infuriare ulteriormente e lui moltiplica le ricerche senza successo. Però non può permettersi di tenere la figlia a Lecce, perché già circolavano delle voci in tal senso. La spedisce in Svizzera, dove lei partorisce Julien nel 1987. Appena nata viene adottata da una famiglia italosvizzera, Perdio, che la crescono come loro figlia, finché Julien non ritrova il padre. Antonia è anche una donna fredda e vendicativa e aspetta solo di scoprire dove si trova Antonio Lopiccolo. I Genovesi non smetteranno mai le ricerche in tutti questi anni. Vogliono vendicarsi. Antonia sposa quindici anni fa Rosario Loperfido e si stabiliscono a Ferrara. Sembrerà strano ma per molti anni ignora la presenza del vecchio amante in città. Al momento non sappiamo con esattezza come Antonia Genovesi abbia rintracciato Antonio Lopiccolo: incontro casuale oppure attraverso le ricerche di Julen Perdio. Però l’uomo fiuta il pericolo e si nasconde, sfuggendo ancora una volta alla vendetta dei Genovesi. La donna non demorde nella ricerca che è diventata una spina nel suo fianco. Antonia Genovesi per meglio coprire la caccia decide di creare con l’aiuto del padre un’appendice della Sacra Corona Unita a Ferrara. Una struttura che lavora nell’ombra organizzata in clan che ha diviso la città in zone. Ogni clan non conosce l’altro che ha come unico riferimento Giuseppe Genovesi, il quale a sua volta interfaccia la figlia, che attraverso le sue conoscenze nei luoghi che contano, riesce a proteggerli e a riciclare il denaro attraverso la finanziaria R&S. La donna non conosce personalmente Chiumento ma i passaggi di denaro avvengono in modo impersonale col tramite di Tarek Ben Hamman e la sua Smart gialla. Ogni clan è specializzato in un campo per non sovrapporsi: droga, prostituzione, armi, usura. Mi fa piacere vedere che adesso i volti sono dipinti di stupore. Tutto questo non sarebbe stato scoperchiato, se la sete di vendetta di Antonia Genovesi non avesse prevalso sulla sicurezza dell’organizzazione. Sei mesi fa scopre che in città è rimasta una donna che si spaccia per Teresa Lopiccolo, che è la figlia dell’odiato Antonio, e che intrattiene una relazione col marito. Questo è troppo per lei e fa salire un killer di professione, Ciro Diodati, che in città era conosciuto come Raffaele Albanese, per uccidere la figlia del fedifrago. Ciro Diodati è una persona metodica e precisa, che si muove con prudenza. Si attiva e conosce Carlo Inzoli, al quale fa capire di conoscere dove si nasconde la sorella Anna. Col suo aiuto impara le abitudine di Teresa Lopiccolo e organizza l’agguato perfetto. Manda un mazzo di fiori alla collega della vittima con un biglietto, che indica la conoscenza dei suoi comportamenti. Con l’aiuto di Ben Hamman convince la falsa Teresa Lopiccolo a seguire gli spostamenti della ragazza. Come? Le fa credere che Ludmilla Presente, la collega, stia correndo tra le braccia di Felix per sventare il ricatto che ha messo in atto. La finta Teresa è incinta di due mesi e ricatta sia Alex, ovvero Federico Chiumento, sia Felix, ovvero Rosario Loperfido, minacciando uno scandalo. Il 20 settembre Ciro Diodati la uccide con un colpo di fucile. Però c’è una persona che lo conosce, anche se non sa che sia l’assassino di Teresa Lopiccolo. E’ Carlo Inzoli, che uccide sulla soglia di casa sette giorni dopo.

Ma il suo compito non è finito. Deve ammazzare anche Antonio Lopiccolo. Rimane in città, aspettando l’imbeccata giusta che tarda a venire, perché l’uomo ha saputo far perdere le sue tracce con molta abilità. Questo è stato il primo errore che Antonia Genovesi ha commesso, perché ci ha permesso di individuare il killer. Il secondo è stato abbindolare un ex poliziotto con sesso e denaro, perché ci ha consentito di risalire a lei. Ma non avremo mai capito la dinamica degli omicidi, se Maria Russo non avesse spiegato chi erano le tre donne comparse nel 2006 a casa sua. Ludmilla Presente, che per prima ha identificato il cadavere, è stata tratta in inganno dal fatto che le è stata presentata come Teresa Lopiccolo. In realtà la vera Teresa Lopiccolo e Anna Inzoli si sono scambiati ruoli e identità, favorite dalla impressionante rassomiglianza tra loro. Quindi Chiumento, che pensava di aver sposato Anna Inzoli, si è accoppiato in realtà con Teresa Lopiccolo, mentre l’amica si è spacciata per l’altra. Ma chi è quell’Anna Inzoli che è fuggita con Antonio Lopiccolo? La figlia Julien Perdio. La sorellastra ha coperto la fuga dei due con falsi trasferimenti di residenza. Rimaneva ancora un dubbio sulle motivazione dello scambio di identità tra le due donne, che ci è stato tolto dalla vera Teresa Lopiccolo. Ha confessato che era dal 2004 che entrambe si comportavano da escort di lusso, procacciandosi i clienti tramite un sito a luci rosse. Nel 2005 Anna Inzoli aveva conosciuto Chiumento, che l’aveva contattata per una prestazione. Solo che lei aveva un altro impegno al quale non voleva rinunciare e ha mandato al suo posto Teresa Lopiccolo, che come abbiamo detto erano molto somiglianti. Non era la prima volta che le due ragazze si scambiavano ruoli e nome. Da quella volta Teresa Lopiccolo e Federico Chiumento si erano rivisti spesso. Lui riteneva che fosse Anna Inzoli, la donna che frequentava. Quando l’uomo le propose di sposarlo, Teresa non ha avuto il coraggio di confessare l’inganno, sostenuta in questo dall’amica. Solo loro due sapevano le vere identità. Anna Inzoli, alias Teresa Lopiccolo, continuò la sua attività di escort, finché non convinse Federico Chiumento due anni fa ad assumerla nella finanziaria. Il resto lo conoscete già

Se avete domande sono a vostra disposizione.

Se fino a quel momento non si era sentito volare una mosca, subito dopo si scatenò un putiferio e raffiche di domande.

Dunque il nome dell’operazione ‘Mazzo di fiori’ nasce dal quel mazzo inviato alla collega?

Sì, è stato l’origine di due omicidi ma è stato anche l’opportunità di decapitare l’organizzazione mafiosa sia nel Salento, sia a Ferrara.

I mandanti erano i Genovesi?

Sì. Loro sono i mandanti dei due omicidi. La grande sete di vendetta li ha resi incauti e ha fatto tralasciare le norme ferree di sicurezza che si erano imposti. Senza questo errore non saremo mai riusciti a venire a capo dei due casi.

E’ vero che avete brancolato nel buio oppure era solo uno schermo per depistare killer e mandanti?

In effetti avevamo compreso il meccanismo dei due omicidi ma non conoscevamo i motivi che avevano ispirato i mandanti a ordinare le uccisioni. Poi abbiamo individuato il killer, che ci avrebbe seminato e lasciato con un palmo di naso, se non avesse avuto la sfortuna di perdere un foglio con l’indicazione dell’ultimo rifugio. Ma i mandanti sarebbero rimasti nell’ombra, se Antonia Genovesi non fosse stata una donna assetata di sesso.

Ma Maria Russo non poteva indirizzarvi sulla strada giusta?

Domanda intelligente, la sua. A modo suo ci aveva dato delle indicazioni, che non riuscivamo a collegare ai due casi. Poi finalmente si è aperta con chiarezza e tutto è diventato comprensibile.

Avete detto che Diodati è stato arrestato per una mappa persa. Può spiegarsi meglio?

Abbiamo individuato Diodati, alloggiato in un albergo della Città ma Antonia Genovesi l’ha avvertito. Così lui c’è sfuggito. Aveva messo in piede con la complicità dell’organizzazione un complesso giro di rifugi, che sarebbe stato quasi impossibile da scoprire con cambio di auto e identità. La destinazione finale sarebbe stata Garica nell’isola di Krk in Croazia. Però sfortunatamente per lui ha perso un foglio con l’indicazione di una casa di Stellata. Individuato e pedinato è stato arrestato al confine con la Slovenia a Nova Gorica. L’arresto è stato tenuto segreto fino alla conclusione di tutte le indagini.

Perché Carlo Inzoli è stato ucciso?

Supponiamo che l’aver conosciuto Ciro Diodati sia stato la causa del suo assassinio. Il killer afferma di aver eseguito degli ordini, scaricando tutto sui mandanti. Però non è convincente.

Quale è stato l’elemento che ha dato la svolta alle indagini?

Controllando l’anagrafe ho scoperto che Anna Inzoli era la moglie di Federico Chiumento. Però Maria Russo sosteneva che invece era fuggita con Antonio Lopiccolo, perché era tornato al vecchio vizio di importunare le ragazzine. Qualcosa non tornava. Doveva esserci una terza ragazza. Quindi abbiamo convinto la donna a parlare con sincerità e non in maniera fumosa. E’ uscito allo scoperto il nome di Julien Perdio, la figlia naturale di Antonio. Interrogando i vicini dell’ultima abitazione ferrarese, questi hanno confermato che alle due ragazze, Teresa e Anna, si era aggiunta nel 2006 una terza, della quale ignoravano il nome, che poi era sparita con Antonio Lopiccolo, mentre le altre due erano rimaste per diversi mesi, finché la finta Anna non si era sposata.

Ma come Julien Perdio ha rintracciato il padre?

Non lo sappiamo ancora, perché né lei né Antonio sono ancora stati rintracciati. Contiamo di farlo nei prossimi giorni. Non era un obiettivo primario per noi. Ci siamo concentrati sugli altri.

Grazie per la vostra cortese e paziente attenzione e, se non avete altre domande, io vi saluterei.

Con queste parole è terminata la conferenza stampa.

Un caso complesso e un intreccio pauroso che solo l’abilità del commissario Ricardo è riuscito a sbrogliare con successo.

FINE