Epilogo

Ellie ripone in un cassetto il diario di Angie. Ha letto molte pagine, altre rimangono da sfogliare, ma per il momento si sente appagata così. Non interessa conoscere il loro contenuto, perché sa che Angie e Dan nell’anno successivo regolarizzarono la loro unione, dalla quale nacque Patrick, il mitico nonno Pat. Poi il resto è storia recente, che conosce quasi a memoria. L’abbandono di Holland Island e della vecchia casa vittoriana, il trasferimento a Princess Anne, la partenza per il fronte europeo del nonno e il suo ritorno da reduce vittorioso. Poi ancora tanti altri eventi fino alla sua nascita. Tutti questi episodi li ha ascoltati innumerevoli volte dal nonno e sono rimasti impressi nella sua memoria come le fiabe narrate dai genitori.
Il week end lungo a Baltimore è stato un flop, almeno questa è la conclusione che ne ha tratto tornando a casa.
Annie e Matt sono stati dei padroni di casa impeccabili, gentili e pieni di premure. La loro abitazione, una villetta a schiera con un piccolo giardino davanti e uno scampolo di terra dietro, tenuto a orto, è molto graziosa. Ovviamente il paragone con la sua casa di Princess Anne è improponibile e impietoso, perché sia le dimensioni, sia la tipologia sono talmente diverse che è come confrontare una sedan Chevy Malibu con la city car della Toyota. Però in una città come Baltimore è un’abitazione confortevole e ambita da molti, soprattutto perché è in una zona tranquilla e piena di verde.
Ellie pensa che inviterà altre volte l’amica col marito, perché tra loro c’è molto feeling e molti argomenti in comune. Le conversazioni sono state sempre accese e interessanti, non si è mai annoiata come loro d’altronde. Matt è stato un cuoco eccellente, come Annie le aveva detto durante la settimana trascorsa a Princess Anne. Lei ha organizzato tutto con gusto e semplicità. Si è sempre sentita come a casa.
Però le è rimasto il rammarico di Dashiell, personaggio enigmatico, stravagante e alquanto odioso. Proprio ripensando a lui ha concluso che quei quattro giorni sono stati frustranti perché il suo atteggiamento ha rovinato tutto il resto.
Lui abita in pieno centro a Baltimore, in una vecchia casa di arenaria rossa, almeno questo era il colore originario. Il tempo e lo smog hanno trasformato il rosso in un grigio che lascia intravvedere sotto delle chiazze rossastre. Il suo è un tipico appartamento da single come struttura, pur essendo vasto per una persona sola, dove tutto ruota attorno alla camera da letto.
“Ha avuto la sfacciataggine di invitarmi a dormire a casa sua! Non ho compreso per chi mi abbia preso. E al mio rifiuto ha pure fatto l’offeso. E’ una persona insopportabile, indisponente e …”.
Sono questi i pensieri di Ellie ricordando quell’invito arrivato senza tanti giri di parole.
«“Stanotte sei mia ospite” aveva detto Dashiell all’arrivo da Annie a mezzogiorno».
“Non si è degnato nemmeno di salutarmi o chiedermi come stavo o se avevo fatto buon viaggio! Il benvenuto è stato «stanotte vieni a letto con me»! Più villano e strafottente di così non poteva essere. Se lui è abituato a trattare le donne che conosce come un oggetto o un trofeo da portare a letto, beh! con me ha sbagliato approccio”.
Adesso che seduta di fronte al caminetto del salotto ripensa a lui, sente ribollire il sangue mentre l’adrenalina cresce di intensità.
“Se ho voglia di andare a letto con un uomo, quello me lo scelgo io e non vengo scelta da lui. La mia disponibilità sessuale la decido nei tempi e nei modi. C’è maniera e maniera per rendersi attraenti e interessanti, ma il suo non lo è stato né nella forma né nel tempistica. Già mi aveva irritato il suo SMS durante il viaggio, figuriamoci poi il benvenuto detto con così signorile richiesta …”.
Al rifiuto garbato e deciso di Ellie, Dashiell se ne era andato senza salutare, scuro in volto e corrugato nel viso, lasciando basiti sia il fratello sia la cognata.
Aveva udito in lontananza durante la serata Annie che diceva a Matt: “Tuo fratello è impazzito? Rivede dopo due settimane Ellie e senza peli sulla lingua le chiede di passare la notte con lui! Sono rimasta senza parole! Poi offeso, come se lui avesse ragione, ha girato i tacchi e se ne è andato senza salutare. Un comportamento cafone e inqualificabile. La mia amica è stata fin troppo educata nella risposta. Io gli avrei mollato due ceffoni. Ogni volta che lo vedo, noto degli aspetti del carattere che non conoscevo. E purtroppo sempre più in maniera negativa”.
Non è stata capace di comprendere la risposta, solo qualche frammento indistinto «..maleducato.. a calci nel culo.. mi vergogno.. spero che ..» e poco altro. Ma non le sono interessate ascoltare con precisione le parole di Matt, perché un groppo le ha chiuso la gola e poi è stata troppo bruciante l’offesa per concentrarsi su quello che stava dicendo.
Ancora adesso sente gli occhi che si riempiono di lacrime come quel giorno, perché non aveva immaginato una simile conclusione. Non aveva accettato l’invito di Annie con la speranza di rivedere Dashiell, perché aveva compreso che natura che era in lui lo rendeva caustico, punzecchiante, ironico.
“No, no. Non avevo sperato che quel timido sentimento che aveva fatto capolino per Halloween potesse tramutarsi in qualcosa di più. Ma almeno ho creduto che potesse diventare un rapporto amichevole. Invece..”.
Nonostante il prodigarsi di Annie e di Matt per creare un minimo di calore attorno a lei, è rimasta latente la presenza di Dashiell, che avrebbe potuto comparire da un momento all’altro fingendo che non fosse successo niente.
Questa tensione aveva guastato il clima e l’atmosfera della vacanza. Ognuno di loro percepiva l’ansia che quell’episodio trascinava con sé.
Eppure momenti gradevoli e piacevoli ci sono stati, quando hanno passato un piacevole pomeriggio al Walters Art Museum con Annie che si è dimostrata un ottimo cicerone.
“Sono stata fortunata. In quei giorni si discuteva di Edgar Alla Poe e i suoi racconti a Enoch Pratt, una biblioteca pubblica posta nel centro di Baltimore. E’ enorme! Non ricordo di averne mai visitato una così imponente! E poi quanti eventi! Il calendario era fittissimo e un residente non aveva altro che l’imbarazzo della scelta!”.
Però il pensiero di Dashiell continua a torturarla.
“Non merita nulla, quel villano maleducato, ma è ricorrente. Ogni volta che penso a Annie, subito compare lui e quel viso da schiaffi! A volte mi dico che ne sono innamorata e che ho perso un’occasione. Ma non credo. Un uomo così non merita nessuna attenzione”.
Continua a fissare le fiamme del caminetto come se fosse ipnotizzata dal guizzare veloce del fuoco..
Era immersa nelle meditazioni quando sente la musica di Madonna, Like a virgin, risuonare dal telefono. Osserva il display illuminato e sussulta.
“E’ Dashiell! Cosa vorrà ancora? Perché ha deciso di torturarmi?” si domanda lasciando suonare il motivo, finché non cessa.
Una sottile ansia la prende mentre il respiro si fa più lento.
Un trillo e un breve avviso. E’ arrivato un sms.
“Sei per caso offesa?”.
“Sì” risponde infastidita e spegne il telefono.

FINE

Thanksgiving Day

Il 20 novembre 2010 Ellie riceve una telefonata da Annie. Quando si sono lasciate il 2 novembre, si sono date appuntamento per il 25 dello stesso mese, il giorno della festa del ringraziamento.
Lei se ne era scordata senza rimorsi qualche giorno dopo, tornando alle occupazioni abituali, fatte del nulla.
“Ellie, ti aspettiamo per mercoledì prossimo! Ci sarà anche Dashiell!..”.
Ascoltare la voce di Annie le fa piacere, ma sentendo che l’avrebbe attesa per la vigilia del Thanksgiving day l’ha colta di sorpresa. Non ha ancora percepito se questa è una novità piacevole o una seccatura. Però il primo impatto è di contentezza perché al momento della partenza degli amici aveva pensato che fosse uno dei classici inviti senza un reale seguito. Al primo momento di euforia subentra una sottile paura che questo possa costituire una trappola. Una sensazione senza un motivo concreto.
Lei è rimasta un po’ in silenzio a riflettere prima di rispondere.
 “Annie, che piacere sentirti! Come sta Matt? Non so se …” risponde cercando di modulare la voce in maniera allegra ma non troppo.
L’amica ride ma insiste che deve essere presente alla festa, perché tutti si vogliono sdebitare della favolosa ospitalità ricevuta a Princess Anne.
“Qui tutti ti aspettano, compreso il tacchino! Non puoi mancare assolutamente! E’ solo un viaggio di 126 miglia! Circa tre ore di auto. Se non hai impegni per i giorni successivi sarò felicissima di ospitarti per il week end. Così possiamo riprendere le chiacchiere interrotte a casa tua! Sei mai stata a Baltimore?”
Altra pausa di silenzio, mentre cerca una scusa per declinare l’invito, perché non ha molta voglia di uscire dal proprio guscio e affrontare un mondo diverso da quello abituale. Però non trova nulla di sufficientemente solido e rinuncia a frapporre delle difese.
“No, almeno di recente. Ci sono stata con nonno Pat quando avevo dieci anni. Ma non ricordo nulla. Sei sicura che non disturberò la vostra quiete?” chiede con un filo di trepidazione nella speranza che l’amica le dia un appiglio per rinunciare.
Sente una nuova risata allegra prima di ascoltare nuovamente la voce.
“Disturbare la nostra quiete? Ma viviamo su un vulcano in eruzione! Matt e io saremo ben felici di ricambiare la squisita ospitalità di Princess Anne! Anche ieri sera abbiamo ricordato il pranzo da Gino’s e la gita in barca! E poi ..”.
Ellie la interrompe perché sa cosa vuole aggiungere. Il ricordo di Dashiell le brucia ancora, perché dopo averla punzecchiata per bene è sparito.
“Nemmeno una telefonata di ringraziamento! Un sms per dire «Ciao! Come va?»! Nulla! Come se fosse sparito dalla faccia della terra! E io che ..” riflette senza ascoltare quello che l’amica le dice.
Poi Annie le chiede di procurarsi carta e penna per dettarle le indicazioni della strada da seguire.
“Ma non c’è bisogno! Con Google map ..”
“No, no! Ascolta e segna. La nostra abitazione è vicino a Arundel Village Park nella 10th Street. Percorri la MD-10N verso la MD-2N in direzione Baltimore/Towson fino all’uscita 3. Qui prosegui a sinistra in direzione Brooklin fino all’incrocio con Church St…”
“Annie, vai troppo veloce.. Sembri un treno in corsa senza conducente …”.
“Ho capito, ho capito. Facciamo così. Quando sei entrata nella MD-10N ci chiami. Noi ti aspettiamo all’uscita 3. Mi raccomando segui la direzione Brooklin, altrimenti torni indietro!”.
“Va bene, va bene” dice controvoglia Ellie. “Farò come hai detto. Uno squillo quando sono entrata nella MD-10N”.
“Riesci a partire presto mercoledì?”.
“Presto? Come?”.
Nuova risata allegra risuona nell’orecchio di Ellie prima di capire che il presto è nella mattinata prima di mezzogiorno.
“A mercoledì!” conclude la telefonata Annie.
La ragazza osserva il Blackberry e scuote il capo. Rimpiange di non essersi opposta con maggior tenacia all’invito, perché il pensiero di rivedere Dashiell le tormenta la mente.
“Non so se odiarlo o ignorarlo. Il suo comportamento è stato indisponente. Ha giocato con me come il gatto col topo. Peccato che il ruolo della povera topolina è toccato a me!” rimugina baloccandosi il telefono nelle mani.
Un bip annuncia l’arrivo di un messaggio. Osserva lo schermo curiosa, perché gli sms arrivano di rado.
“Chi sarà mai?” si chiede mentre seleziona visualizza.
«Ciao! Come stai? Non ho avuto più tue notizie dopo la mia partenza! Sei forse irritata con me? Sì, lo so. A volte sono indisponente, ma … suvvia non prendertela! A mercoledì! Dashiell».
Il primo impulso è quello di cancellare il testo.
“E’ veramente una persona odiosa! Per quasi tre settimane non si fa vivo come se io non esistessi. Poi … Crede di prendersi gioco di me? Ma adesso che faccio? Rispondo oppure no?” riflette mentre l’ira lentamente va sbollendo.
Dopo la telefonata con Annie e il messaggio di Dashiell si sentepiù risoluta, energica, sicura di sé, meno debole psicologicamente. Percepisce che non è in balia degli altri e dei loro umori. Se ci fosse Dashiell in questo momento, comprende che sarebbe l’attimo buono per parlare dei suoi sentimenti o dei suoi sogni. Però è sola nella casa e lui è lontano, nascosto dietro lo schermo di un telefono. Dunque tutti i suoi propositi svaniscono mentre decide che non avrebbe risposto.
“Non merita che io mi sprechi per cercare delle parole che non sento mie. Se vuole uscire allo scoperto che faccia lui il primo passo. Io di messaggi ne ho lanciati diversi, ma è stato come metterli in una bottiglia e affidarli al mare” e riflette sugli ultimi avvenimenti.
La giornata odierna prima della telefonata di Annie è stata per Ellie un periodo pieno di pace in cui si è goduta la quiete della casa da sola sentendosi a proprio agio e in pace con se stessa. Quando capita, di solito non ha nessuna voglia di uscire per mettersi in mostra, non perché si sente timida o chiusa, ma per un senso di pigrizia dolce e amabile che la prende avvolgendola come un bozzolo. Per lei è un momento di relax senza pensare a nulla. Però la telefonata prima e il messaggio poi hanno rotto quest’atmosfera incantata e riportata nel mondo della realtà.
Adesso deve pensare che fra pochi giorni avrebbe preso la Buick nera per guidarla fino a Baltimore e quindi deve organizzare il viaggio.
Il dolce far niente la induce a sognare ma deve pensare al regalo da portare a Annie e Matt.
“Per Dashiell niente! E perché mai dovrei sprecare tempo e denaro a favore di qualcuno che mi ha ignorata per quasi tre settimane?” dice con tono astioso.
Inoltre deve prendere in considerazione quale abbigliamento è più adatto alla circostanza. Riflette anche che dovrebbe passare per un saluto dai lontani cugini che discendono da quella mitica zia Ethna, citata tante volte da Angie.
“Ma questa Ethna che grado di parentela ha con me? Era la sorella del mio bisavolo, Don, il padre di Angie. Quindi? E i suoi discendenti sono cugini o nipoti? Beh! devo ammettere a denti stretti che Dashiell aveva ragione. Sono parenti e basta. Il grado di parentela ha poca importanza” concluse senza troppi distinguo.
Si domanda se loro si ricordano di avere una parente che abita a Princess Anne nella casa di una zia. L’ultima volta che li aveva visti è stato oltre venti anni prima. Però il vero problema è come rintracciarli e contattarli.
Troppi pensieri si sono addensati sul capo di Ellie come nuvole cariche di pioggia, mentre lei avrebbe voluto continuare nel clima sereno precedente.
“Al diavolo tutti questi pensieri! Ci penserò lunedì. Oggi godiamoci gli ultimi scampoli di giornata senza arrovellarsi il cervello per trovare soluzioni che arriveranno limpide e facili tra pochi giorni”.
E riprende l’occupazione precedente: la lettura dell’ultimo libro di Katie Hickman “The pindar diamond”. E’ una storia dai contorni misteriosi, di avidità e di segreti, di passioni proibite e di tradimenti, ambientata tra i canali veneziani e le coste della Dalmazia, tra le celle dei conventi e le stanze oscure dell’harem di Costantinopoli.
Leggendo le pagine a poco a poco si dimentica di tutto, ricreando l’atmosfera che si era incrinata momentaneamente.
Lunedì sarà un altro giorno.

Neve, neve

Il tempo di arrivare alla casa vittoriana e il cielo da grigio plumbeo diventò bianco compatto, mentre grossi fiocchi di neve iniziarono a scendere su vecchi cumuli color grigio sporco.
A prima vista sembrava la solita nevicata come ce ne erano state altre negli ultimi giorni, ma presto cominciò a soffiare un vento gelido e impetuoso che generò grossi accumuli.
Angie e Dan osservavano la tempesta di neve che pareva che volesse sommergere tutto in un turbinio bianco. La strada divenne una coltre bianca senza tracce umane, mentre il sibilo delle folate voleva insinuarsi nelle fessure delle finestre, che presto furono ricoperte da uno strato compatto di soffici fiocchi.
Dan le domandò se aveva scorte di legna sufficienti per riscaldare gli ambienti, perché di certo per diversi giorni sarebbe stato quasi impossibile approvvigionarsi.
“Se dobbiamo fare economie, è meglio conoscerlo in anticipo piuttosto quando non si può fare più nulla” concluse.
“Quello che mi preoccupa, sono le vivande. Ieri prima di partire, ho chiesto a Meg di portare a casa tutto quello che era deteriorabile o gettarlo via. Quindi non c’è nulla o quasi in casa” affermò allarmata una sconsolata Angie.
Dan scosse il capo un po’ scoraggiato e partì alla ricerca di uno store aperto per acquistare generi di prima necessità per i prossimi giorni.
La donna non avrebbe voluto che uscisse con una tempesta di neve che rendeva problematico anche solo camminare, rimanendo trepidante in attesa del rientro. Restò sempre alla finestra, tenendo sotto controllo la via.
Affondando per un paio di piedi nella neve, faticando non poco nel contrastare la violenza del vento, Dan riuscì a riguadagnare la strada di casa. Teneva ben stretto il bottino di vivande che era stato capace di procurarsi con notevole sforzo e qualche litigio.
Nell’androne debolmente illuminato da lampade a olio si scrollò di dosso tutta la neve che aveva raccolto e che ben presto si tramutò in acqua, che chiazzò di umidità il pavimento.
Angie lo aiutò a togliersi gli abiti ricoperti da un sottile strato di ghiaccio per sostituirli con altri tenuti al caldo vicino al camino proprio per questa evenienza.
“Dan, non dovevi uscire con questo tempo! Ti sarai preso sicuramente un accidente! Ero seriamente preoccupata! Solo ora mi sento sciogliere leggermente dalla tensione accumulata”.
L’uomo sorrise mentre con un fazzoletto di lino tentava di frenare il gocciolio del naso arrossato e umido. Lei afferrò i vestiti bagnati fradici per trasportarli in cucina accanto alla stufa ad asciugare.
“Per qualche giorno non moriamo di fame!” disse con un sorriso amaro Dan, mentre depositava il bottino conquistato sulla tavola.
Dalla legnaia in cantina portarono nelle varie stanze diverse ceste di legna per tenere alimentato il fuoco e riscaldare gli ambienti.
Angie riconosceva che lui aveva preso decisamente le redini del comando, come se fosse il vero padrone di casa. Dirigeva ogni operazione, impartiva le direttive, come se si dovesse affrontare un lungo assedio della neve in maniera che non venisse sprecato nessuna risorsa. Se fosse stata da sola, forse non sarebbe riuscita a organizzare con analoga precisione ogni aspetto dell’emergenza da fronteggiare.
“E’ inutile sprecare legna e carbone per riscaldare delle stanze dove non entreremo mai. E’ sufficiente concentrare il combustibile laddove pensiamo di trascorrere il nostro tempo. Lasciamo spenta la caldaia a carbone. Servirebbe a poco. Camini e stufe possono bastare per non morire assiderati”.
Il buio della sera li colse mentre erano occupati a tenere ben acceso il fuoco nelle diverse stanze, mentre il cielo  era rischiarato dal candore dei fiocchi che scendevano vorticosi. Il vento non accennava a diminuire, anzi pareva che rinforzasse sempre di più. Dopo un frugale pasto serale si sistemarono nel grande letto matrimoniale osservando le lingue rossastre che guizzavano imperiose nel camino.
“Non avrei mai pensato che tu avessi avuto il coraggio di affrontare il viaggio verso Deal Island dopo quasi una settimana di intense nevicate. Quindi ho creduto bene di farti una sorpresa, dopo aver preparato un bagaglio leggero per raggiungerti qui. Ma il destino è a volte curioso!” disse Dan mentre la stringeva a sé.
“Sì, il destino è curioso perché spesso ama giocare con noi, coi nostri sentimenti mentre ci sbeffeggia. Così ieri ci siamo incrociati senza vederci. Tu scendevi a terra, mentre io salivo a bordo. Però oggi siamo qui insieme”.
Questi pensieri ricordarono a Angie la megera, provocandole qualche brivido alla schiena.
“Sì, sono stata temeraria e incosciente perché poteva finire male. Devi sapere..” replicò la donna e cominciò a raccontargli l’avventura al Black Wharf’s.
“Hai alloggiato in quel covo di tagliagole e prostitute? E sei riuscita a riportare indietro tutto senza perdere un cappello? Nessuno è entrato nel tuo letto? Evidentemente ieri era la tua giornata fortunata!” concluse Dan mentre le accarezzava il viso.
“Davvero ho corso seri rischi? Ho capito subito che quella megera era ..”.
“Chi? Miss Pimpim? ..”.
“E chi sarebbe Miss Pimpim? Alla reception c’era una vecchia segaligna e secca come uno stecco, che mi ha rapinato 20 dollari! Ma ho compreso subito in quale postaccio ero capitata! Ero talmente stanca che non ho osato andarmene e cercarne un altro migliore”.
Dan rise di gusto mentre la baciava.
“Ringrazia la tua buona stella e Miss Pimpim, che per venti dollari ti ha fatto tornare a Holland Island sana e salva!” e la attirò verso di sé come per proteggerla da un nemico invisibile.
Mentre le spiegava i motivi di quel nomignolo curioso, pigramente scivolarono nel sonno.
La mattina li colse abbracciati, mentre la stanza era gelida. Il fuoco durante la notte era morto lentamente, mentre fuori infuriava la tempesta.
Per diversi giorni fu praticamente impossibile avventurarsi fuori di casa. Il vento aveva accumulato quasi tre piedi di neve sulle strade, mentre il portone era sommerso fino a metà. Folate gelide spazzarono via le nuvole dal cielo, ma trasformò tutto in ghiaccio.
Era una mattina freddissima ma illuminata da un sole limpido, quando Dan cominciò ad aprire un varco dalla soglia di casa alla strada, mentre Angie preparava una bevanda calda a base di vino, rum e spezie.
“Cos’è questo intruglio?” chiese tossendo per la vampata di calore e di energia prodotta dall’infuso.
“La preparava sempre Wina a mio padre nelle serate più fredde d’inverno. A lui piaceva molto e se ne scolava mezzo bricco”.
“Il gusto è buono e gradevole, ma per fortuna sto lavorando sodo di pala. Altrimenti sarei ubriaco e steso per terra! Saranno 60° almeno, dal calore sprigionato nello stomaco!”.
Il tempo si stabilizzò sul bello gelido nei giorni successivi.
Quando mancò quasi una settimana a Natale, Dan le annunciò che doveva ritornare a Deal Island per sbrigare alcuni affari urgenti, ma sarebbe tornato alla vigilia per portarla con lui nella sua casa.
“Preferisco rimanere qui e trascorrere le feste a Holland Island” gli disse seccamente Angie.
Lui rimase in silenzio cercando di comprenderne i motivi. La capiva perché l’esperienza del viaggio a vuoto precedente doveva essere stata scioccante. Però non riusciva a mettere a fuoco che problemi sarebbero sorti, visto che era lui che la veniva a prendere questa volta e non doveva affrontare il viaggio da sola.
La fissò e le rispose laconicamente «Come vuoi. Staremo noi due soli in questa grande casa». La partenza fu carica di malinconia ma l’arrivederci lasciò nei loro cuori un sapore gradevole per il breve periodo di lontananza.
Durante l’assenza di Dan, Angie si interrogò sul loro rapporto e sulle possibili implicazioni future. Circa un mese prima lui si era sbilanciato seriamente con una proposta di matrimonio dai toni inusuali, ma che le avevano prodotto molti pensieri positivi. Nei quasi quindici giorni, quando erano rimasti asserragliati nella casa a causa della neve e del gelo, aveva compreso che la loro relazione avrebbe potuto funzionare.
Però durante questo periodo Angie aveva accettato espansione e crescita personale con cautela adottando un punto di vista pragmatico. Qualsiasi cosa facesse o programmasse, era caratterizzata da prudenza e cautela. Le interessava ciò che avrebbe potuto realizzare nel concreto, ma cercava di tenere i piedi per terra senza mai perdere di vista la realtà. Non era né troppo idealista né troppo conservatrice.
“Forse sono stata troppo fredda con Dan senza mostrare quell’entusiasmo che la presenza avrebbe dovuto ingenerare. Ma l’esperienza di quel viaggio mi ha reso prudente. Non ero io che dovevo correre da lui, ma viceversa dovevo aspettare che lui mi venisse a prendere. Ecco dove ho sbagliato”.
Non aveva mai pensato che doveri e obblighi della vita fossero una restrizione ma li considerava invece un mezzo per raggiungere maturazione e saggezza. Questo era fondamentalmente un modo di vedere giusto, tuttavia doveva trovare un punto di equilibrio fra libertà e necessità di avere un compagno. Questo era l’obiettivo che si doveva porre a breve termine.
Durante l’assenza di Dan scoprì in che modo poteva tradurre in realtà le aspettative, perché era stata in grado di distinguere i sogni dalla realtà ed era stata capace di scartare ciò che non era solido e che le avrebbe impedito di mettere le basi per il successo.
Accolse con grande entusiasmo il ritorno perché aveva compreso che quello era l’uomo giusto per lei.

La festa sta finendo

“Bel tipetto la zia..” dice ridendo Dashiell in una pausa della lettura del diario.
Ellie lo fulmina incenerendolo. “Non è mia zia, ma la bisnonna!..”
“Uh! Uh!” borbotta come infastidito “Ma come sei pignola! Zia, trisavola, bisnonna,.. alla fine è pur sempre una parente! Che differenza fa?”
Annie si stringe al marito ridacchiando e sussurra divertita. “E’ la prima volta che trovo divertente il fratellino! Le sue uscite sono in questi giorni esilaranti! Ma credo che lo faccia per innervosire Ellie, perché ha capito che lei ci tiene all’esatta parentela”.
La ragazza stringe le labbra per non far uscire quello che pensa. Non ama gettare benzina su fuoco anche perché sono ospiti e tra qualche giorno se vanno. E questi diverbi entreranno a far parte dei ricordi da raccontare per le feste di Natale, quando al termine del pranzo si citano gli episodi più curiosi e intriganti capitati nel passato.
“Queste battutine sono veramente sgradevoli e potrebbe risparmiarmele! Non credo che non abbia memorizzato l’esatto grado di parentela. Però si diverte ogni volta a estrarre un nuovo status per Angie! Lo dice, ne sono sicura, per sondare le mie reazioni e divertirsi alle mie spalle” riflette in silenzio, mentre aggrotta la fronte visibilmente irritata.
“Che strane facce fai! Ti apprezzo di più quando hai il viso disteso e sorridente e non corrucciato come in questo momento!” prosegue non notando nessuna reazione verbale.
Ellie rimane silenziosa, cercando di distendere le rughe che increspano il viso come onde nel mare senza molto successo.
Dashiell le prende una mano con dolcezza e la fissa con attenzione.
“Lo sai che aggrottando la fronte, rimangono le rughe! Così sembri più vecchia con la pelle tutta grinzosa! E dicono che non sei serena! Siamo rilassati a goderci questo sherry e … Devo farti i miei complimenti..”.
Matt sogghigna divertito.
“Mio fratello è un vero istrione! Punzecchia come una zanzara per poi trasformarsi in un candido angioletto. Adesso le ammannisce lo zuccherino. Quando inizia il discorso così non si sa dove arriverà” dice sottovoce a Annie, che annuisce per conferma.
Ellie si irrigidisce e tenta inutilmente di sottrarre la mano dalla presa di Dashiell che riprende a parlare dopo una breve pausa, come se si fosse aspettato una reazione di curiosità da parte della ragazza.
“Devo farti i complimenti, perché sei stata una padrona di casa perfetta e puntuale. Hai organizzato tutto con precisione, mettendoci ..” e rivolge lo sguardo al fratello e alla cognata alla ricerca di un segno di assenso “mettendoci a nostro agio. Sono passati diversi giorni, ma sono volati via leggeri! Quando fra qualche giorno riprenderemo la strada di casa …”.
E fa una piccola pausa per interrogare gli occhi di Ellie prima di riprendere il discorso.
“Dicevo… quando riprenderemo la strada di casa, credo che un velo di malinconia ci avvolgerà lasciandoti qui!”
Annie commenta col marito le ultime esternazioni, deducendo che il cognato è abile del dare un colpo prima al cerchio poi alla botte. Adesso è in versione dolce.
“Beh! Se vuoi ..” inizia a parlare Annie, subito bloccata dallo sguardo di Dashiell.
 Ellie continua a rimanere silenziosa, perché quelle parole la infastidiscono e non poco.
“Per chi mi ha preso? Fino all’altro ieri aveva un muso lungo un chilometro ed era assente mentalmente e visibilmente annoiato. Non andava bene nulla. Criticava e basta. Ora questa serenata sulla mia presunta bravura, sul trascorrere veloce delle ore, sul rimpiangere che loro partendo mi lasciano sola! Sembra più che voglia farsi perdonare le acidità dette in precedenza che essere sincero”.
“Volevi dire qualcosa, Annie?” le chiede con tono gentile Dashiell.
“Beh! No… Sì, in verità! Ellie la conosco da una vita, ma raramente l’ho vista così motivata e brava nei panni della padrona di casa. A dire il vero le occasioni sono state veramente poche. Però non sono sorpresa perché è sempre stata una ragazza posata e determinata nel raggiungere i propri obiettivi. Quando decide un traguardo difficilmente manca di centrarlo, ma in particolare lo raggiunge nel migliore dei modi” replica Annie rinfrancandosi man mano che parla.
Dashiell torna a osservare la ragazza senza allentare la presa delle mani e sorride come per farsi perdonare.
“Sei per caso..” inizia un nuovo discorso interrompendolo subito.
La pausa cade nel silenzio di tutti che la osservano.
“Dicevo.. se per caso ..”.
Ellie si riscuote dal torpore nel quale era piombata.
“Beh! Veramente .. no.. semplicemente .. insomma aspettavo che tu avessi finito il discorso..” e si ferma dopo aver farfugliato molti inizi senza concluderne uno.
“Anch’io sono stata bene con voi. Mi avete tenuto compagnia e coinvolta nelle vostre discussioni. Sono state giornate intense e diverse dal solito. Movimentate e interessanti. Di certo non mi sono annoiata. Inoltre ..Ma, sì! Perché non ripetere questa esperienza? Possiamo ritrovarci altre volte tutti insieme, quando i nostri impegni ce lo consentono”.
Annie sorride perché la tensione si è stemperata e coglie l’occasione per invitarla a Baltimora, perché presto sarà il Thanksgiving Day, una bella festa da trascorrere insieme. Però si schernisce perché non sarà all’altezza della amica come padrona di casa.
Dashiell è d’accordo sull’ultima affermazione della cognata, perché cucina e casa hanno sempre lasciato a desiderare.
“Sarebbe un’ottima opportunità per farti conoscere Baltimora. Di certo non è tranquilla come Princess Anne, ma ..” e continua a stringere le mani di Ellie.
“Sicuramente la tua antenata Angie..” dice sorridente “ha avuto molto coraggio affrontare un viaggio in quelle condizioni climatiche. Doveva essere cotta di …”.
“Dan..” suggerisce Annie.
“Sì, di Dan! Poi come è finita? Sicuramente si sarà sposata, se in qualche modo sei nata tu..” conclude con un largo sorriso.
Ellie, che si era distesa, corruga nuovamente la fronte e arriccia il naso irritata.
“Beh! la mia antenata ..” e volutamente calca sulla parola prima di riprendere il discorso.
“Angie era sicuramente coraggiosa, perché io al suo posto non sarei riuscita ad affrontare il viaggio. Però toglimi una curiosità. Come mai dimostri simile interesse verso una donna vissuta cento anni fa?”.
Dashiell sorride e prima di riprendere a parlare fa un grosso respiro.
“Forse è dovuto allo stereotipo che mi sono creato del mondo femminile di inizio novecento. Tutto chiesa e famiglia. Senza grande autonomia di pensieri e di azioni. Ma leggendo queste poche pagine del diario sono rimasto stupito. E mi sono domandato se sono state scritte effettivamente da lei oppure è una finzione letteraria. Ma ora basta pensare al passato. Torniamo al presente”.
Per chiudere degnamente una serata movimentata e ricca di spunti propone di scegliere un gioco di società tra quelli che Ellie ha.
In effetti Dashiell ha cercato emozioni e stimoli nel rapportarsi con Ellie, anche a costo di provocare una bella battaglia. Lo schema che ha in mente è difficile da gestire anche se sa che è fondamentalmente costruttivo. Comprende che non deve essere troppo impaziente perché intende costruire un legame duraturo. Le chiede solo di gratificare il proprio bisogno di emozioni. Non è sua intenzione creare i presupposti di un litigio. D'altra parte percepisce che questo è il momento giusto per mettere le carte in tavola e cercare un punto d'intesa. Si domanda se esistono remore fra loro. La risposta secondo lui è che non ci sono. Quindi può godersi allegramente questa nuova esperienza.