Amanda 5

E’ il 14 febbraio 2011, la festa degli innamorati. Però è anche la prima candelina di Amanda. Sembra una bambina sveglia e vivace, perennemente in movimento.
Pietro si è chiesto più volte se è troppo precoce, visto che a nove mesi voleva già cominciare a camminare. Lui in questo campo non ha nessuna esperienza, né certamente può permettersi di chiedere informazioni al riguardo. Si ricorda che sua madre diceva sempre che non voleva camminare e ha cominciato a parlare quando aveva più di un anno.
“Beh! camminare è una parola grossa. Diciamo a caracollare incerta sulle sue gambe! Che fatica convincerla a rimanere sul passeggino, che voleva governarlo lei! E poi quei goffi tentativi di dire qualche parola! Forse è meglio dire pronunciare dei suoni articolati che assomigliano a parole”.
Quando alla mattina parte per Longarone, sente un peso dentro di lui, perché la sta abbandonando. Anche Amanda appare triste quando passa a salutarla con un bacio. A volte non riesce a concentrarsi sul lavoro, perché la pensa, ma tutto diventa semplice quando ritorna a casa.
Incontra la tata, che l’ha curata durante la sua assenza e le chiede invariabilmente come è andata nella giornata.
“Buona sera, Maria. Amanda è stata brava, oggi? Nessun problema?”
Le risposte sono sempre in fotocopia.
“Buonasera, Pietro. Amanda è stata bravissima. Ha mangiato tutto quello che le ho preparato senza fare storie. Fossero tutti così i bambini! Sarebbe fantastico. Il mio Nicola mi ha fatto dannare! Non voleva mai mangiare niente, regolarmente! Era sempre svagato e irrequieto. Insomma un disastro per me! Amanda mangia e dorme con la regolarità di un orologio svizzero e mi lascia molto spazio durante il giorno. E’ un vero piacere curarla. Quando è sveglia è bellissimo ascoltare i suoi «U, o, a» che sembrano dei gorgheggi”.
Pietro non ricorda che mai la Maria si è lamentata di Amanda. Si ritiene fortunato averla trovata, perché è consapevole che la cura come se fosse sua figlia. E poi ha un’altra virtù: non fa domande indiscrete che possano metterlo in imbarazzo.
Nella giornata odierna ha preparato una torta leggera con su una grossa candelina rosa per festeggiare il primo compleanno. In realtà l’ha ordinata alla Caffetteria Belluno, perché non si è mai cimentato in cucina, né mai l’ha sfiorato il pensiero di farlo.
Saranno solo loro due senza altri invitati, perché Maria ha declinato l’invito.
“La capisco. Trascorre l’intera giornata con Amanda e ha una famiglia da seguire. Due figli, un maschio e una femmina, e un marito emigrato in Germania. Se non la pagassi più del minimo, credo che non avrebbe accettato. I miei soldi sono per lei una vera manna. Le permettono di vivere con dignità e mantenere agli studi i figli. Quanti anni abbia, non lo so con precisione ma penso sui quaranta. Nicola frequenta le superiori e Anna le medie. Quindi.. Lei parla poco di se stessa come faccio d’altra parte anch’io. Certi discorsi personali è meglio nemmeno sfiorarli. D’altronde ci incrociamo velocemente. Alla mattina sono io che ho fretta, alla sera è lei. Qualche frase di circostanza, qualche raccomandazione e nulla più. Meglio così”.
Mette Amanda sul seggiolone accanto al tavolo dove campeggia la torta. E’ allegra e vivace, sente che è la sua festa. Batte le mani festosamente e come al solito cerca di dire qualcosa.
“Ho capito. Vuoi spegnere la candelina. Non puoi aspettare che finisca di cantarti «Happy birthday to you»?”
Un pensiero di tristezza gli attraversa la mente. I suoi genitori sono all’oscuro che sono diventati nonni e la sorella zia. Però cosa poteva dire loro. Poco e niente. La madre, Elisa, è scomparsa e difficilmente potrà conoscere i componenti della famiglia.
“E poi non ci siamo sposati e ha vissuti poche settimane con me. Troppo complicato da spiegare loro cosa è successo. Non capirebbero mai”.
Accende con una piccola trepidazione la candela e scatta qualche fotografia.
Quando rivedrà tra qualche anno queste foto, sarà assalito da un fiorro di ricordi piacevoli appena offuscati dall’assenza di Elisa.
“Ma sarà vero? Eppure percepisco che nell’aria c’è qualcosa. Cosa non lo so. Solo sensazioni e nulla più!”
Adesso si concentra su Amanda e distoglie i pensieri da quelli tristi.
“Buon compleanno, Amanda!” urla allegro spegnendo la candela, mentre lei applaude felice.

Amanda 4

“Sono preso da Amanda totalmente e ormai capisco ogni sfumatura di pianto o dell’espressione. Quando è stizzoso, lo so: vuole le coccole. Ma non sempre sono in vena di farle. Quando è rabbioso, devo subito controllarla bene: sicuramente ha dolore da qualche parte. Se sorride dolce con quella bocca senza denti, capisco che è contenta di vedermi. Se stringe le labbra e corruga la fronte, mi sta rimproverando per qualche mancanza. Quale sarà? Non è detto di sapere. Però è un vero incanto. Non mi stanco di osservarla, di analizzare ogni gesto, ogni sorriso”.
Pietro trascorre l’estate tra la casa di Belluno e la baita sulle pendici dell’Antelao. Ha trovato una donna che si occupa di Amanda quando lui è al lavoro. E non ha chiesto nulla perché lui single ha una neonata per casa. Però è certo che qualche domanda se l’è posta sulla madre che non compare.
Lui rimanda di giorno in giorno la denuncia della figlia all’anagrafe e tutte quelle incombenze burocratiche relative.
“Se mi chiedono dove è nata, a che ora e quando, non posso rispondere «Non lo so». Susciterebbe un vespaio di domande. Però non posso nemmeno inventarmi tutto! Se solo Elisa avesse appuntato qualcosa in merito, ora non sarei in difficoltà. Eppure quel biglietto che conservo con cura, era molto laconico. Se mi chiedono il nome della madre, ne conosco solo il nome: Elisa. Mi pare troppo poco. Ma il passo lo devo fare! Devo trovare la forza per farlo”.
Guarda il calendario che indica 15 settembre. E sospira. Ha imparato da subito a pesarla e misurarla con regolarità segnando i vari progressi. In questi due mesi Amanda è cresciuta in altezza e in peso secondo quelle progressioni segnalate nei siti specializzati per neonati. Gli sembra però che abbia più dei sei mesi che secondo un calcolo a spanne dovrebbe avere.
“Ieri l’ho pesata e misurata. E’ lunga 65cm e pesa sei chili. Secondo alcune tabelle dovrebbe avere almeno sette mesi di vita. Però non conosco i dati partenza. Quindi non so se sottopeso oppure no. Beh! fingiamo che pesasse 3,4 chilogrammi e fosse lunga i canonici 49cm. Dunque dovrebbe avere già sette mesi. Quindi dovrebbe essere nata all’incirca a metà febbraio. Un acquario in sostanza. Ma se fosse nata il mese dopo sarebbe un pesci. Ma ha importanza questo?” si domanda sbigottito per questa incertezza, persa in un mare pieno di dati non certi.
Mentre è immerso in questi pensieri, sente la voce di Amanda che suona allegra come se stesse comunicando con qualcuno. Scuote il capo perché sta solo fantasticando. Torna a leggere il giornale, ma la mente è distratta da un pensiero «Con chi stava parlando?». Di nuovo cerca di scrollare dalla mente quelle sensazioni, ma sono più forti e si alza per andare nella stanza dove sta nella culla.
Amanda lo guarda sorridente come se volesse comunicare qualcosa. Pietro osserva intorno per analizzare se qualcosa gli è sfuggito. L’occhio cade su alcuni fogli posati con cura sul bordo del lettino. Con apprensione si avvicina e vede che sono documenti dell’anagrafe di Belluno.
«Estratto di nascita di Amanda Boschetti» recita l’intestazione del foglio superiore. Lo sguardo corre alla data «redatto il 16 febbraio 2010».
Lo legge febbrilmente alla ricerca di altre date e località. «Data di nascita: 14 febbraio 2010. Ora di nascita 14:55 Luogo di nascita Bosco degli elfi». E’ segnata solo la paternità.
“Non è possibile! Non è possibile!” bofonchia osservando quei fogli.
Però lo stupore non cessa, perché esiste anche uno stato di famiglia datato qualche giorno dopo.
Il capofamiglia è Pietro Boschetti e Amanda Boschetti è la figlia. L’indirizzo corrisponde al suo, quello di Belluno.
“Ci manca solo il certificato di battesimo e poi abbiamo fatto bingo!” esclama con un tono tra il basito e l’incredulo.
E l’ultimo foglio è proprio quello.
Uno stranito Pietro consulta febbrilmente anche questo. Non riesce a comprendere come possa essere successo. Sembra il frutto di una magia che ha dell’inverosimile.
“Il padrino  di Amanda è Marco! Non posso crederci! E il battesimo sarebbe avvenuto il 14 luglio? No, non è possibile! Il giorno che l’ho trovata alla baita! Si stanno beffando di me! E poi chi avrebbe messo questi fogli vicino alla culla? Anche se rischio una figuraccia telefono al parroco della chiesa di San Vito per chiedere informazioni”.
“Sì”, gli risponde una voce non più giovanile “Ricordo bene il battesimo di quel giorno. Lo strano era che c’era la madre …”
“Mi perdoni, padre, se la interrompo. Ma era una donna dai capelli rossi e dagli occhi blu?” domanda Pietro con la voce incrinata dall’emozione.
Dall’altro capo del telefono avverte un momento di riflessione come se si sforzasse nel riportare a galla i ricordi.
“Mi coglie di sorpresa” risponde il parroco.
“Ripensandoci non ricordo questo particolare, ma gli occhi, sì! Portava sul capo una cuffietta e non ho notato i capelli. Però aveva due occhi blu da Madonna. Quelli mi sono rimasti impressi. Le stavo dicendo …”.
Nuovamente Pietro lo interrompe per porle altre domande sulla madre senza ottenere grandi risposte. Poi la conversazione langue e devia su particolari insignificante, almeno questa è la sua impressione.
Al termine della conversazione nella mente c’è molta confusione per la ricomparsa di Elisa, della quale ha perso le tracce da un anno, di Marco che sembrava svanito nel nulla, sui misteri dei certificati che sono camparsi come per magia.
Si siede vicino a Amanda e le chiede: “E’ venuta Elisa prima?” come se lei potesse rispondere o un «si» o un «no».
“Ho capito” le disse osservando un bel sorriso.

Amanda 3

Non ha nessun’idea dove trovare una farmacia in paese. Vede un gruppo di donne che avanzano lentamente con le borse della spesa. Si accosta e chiede loro l’indicazione.
“Una farmacia? Quella del Dr. Incerti?” risponde una ponendogli un quesito anziché una risposta.
“Perché quante farmacie ci sono in paese?” domanda stupito Pietro.
“Due!”
“Allora la più vicina. Ho una certa urgenza”.
“Era sufficiente dirlo subito” replica come infastidita la donna.
“Se lascia questo macchinone qua, con venti passi la raggiunge. Vede quel negozio di frutta e verdura..”.
Pietro allunga il collo ma non vede nulla.
“Quale, signora?” domanda tentando inutilmente di tenere il tono della voce il più dolce e calmo possibile.
“Deve scendere se vuole vederlo. Comunque girato l’angolo dopo il fruttivendolo Bepi vede l’insegna della farmacia” prosegue imperterrita la donna.
“Mi perdoni la domanda. Non è possibile arrivarci con la macchina?” chiede stupito Pietro.
Però la donna riprende a camminare con le altre senza degnarlo di una risposta, lasciandolo di sasso.
Rimasto incerto sul da farsi, si pone la domanda se deve ascoltarla oppure proseguire in macchina.
“Mica posso scendere dal fuoristrada portandomi a presso una cesta di vimini con dentro un neonato… Scusami, Amanda, ma non sono ancora abituato all’idea che tu sia una femmina”.
Riavvia il fuoristrada verso Bepi, quando si accende una lampadine nella testa. In farmacia troverà qualche pappetta, qualche attrezzo o forse altre minutaglie, ma gli servono altri oggetti.
“La lascio nella cesta? Non è quel che si dice comoda per portarla in giro e poi stanotte dorme lì? Mi pare di ricordare che ci sono negozi specializzati per neonati. Come si chiama? Pre..? Premaman.. Ma si chiama così oppure no? E se mi allungo fino a Cortina forse ho molta più scelta. E vabbé! Passiamo prima dal Dr. Knapp? Aveva detto questo nome? Chi se ne frega, basta che sia una farmacia!”
Intravvede il fruttivendolo e gira l’angolo  vedendo una bella insegna lampeggiante con una croce tutta verde che sfavilla invitante.
“Amanda,” esclama Pietro tutto contento “oggi siamo nati con la camicia. Tu perché hai trovato me e io perché c’è un bel parcheggio libero davanti la farmacia”.
Preso il cesto sotto il braccio Pietro fa l’ingresso trionfale in farmacia sotto l’occhi increduli e ironici di clienti e personale in camice bianco.
Si sistema pazientemente in fondo alla coda in attesa del turno.
“Amanda, pazienta un pochino… Abbiamo qualcuno che ci precede” bisbiglia sorridente guardando il cesto.
Una donna, incuriosita da quei bisbigli, sbircia nel cesto ed esclama: “Ma che bela fia! E’ ‘na pupa! Onde è soa mare?”
Tutta la fila si volta verso Pietro che impassibile tiene ben stretto il cesto. Dentro di lui manda la diavolo quella donna impicciona, che continua a guardare e toccare Amanda.
“’Sta a vedere che adesso si mette a strillare! Così la frittata è completa”.
La fila si muove lenta mentre lui comincia a spazientirsi, perché la donna prosegue a parlare e fare domande alle quali risponde con dei monosillabi.
“Che te ne frega!” urla dentro di lui tutta la sua rabbia “Ma bada ai tuoi interessi!”
Finalmente è il suo turno e un po’ impacciato comincia a porre delle domande.
“Porca miseria! Anche un farmacista uomo mi deve capitare!”
Farfuglia qualcosa, chiede informazioni.
“Ma quanti mesi ha, la neonata?” chiede paziente il farmacista.
Pietro entra nel panico. “Cosa gli rispondo? Che non lo so? Provo a sparare una cifra. Perché fa differenza? Deve mangiare e cambiarsi e basta”.
Finge di fare un po’ di conti e poi dice sicuro senza tentennamenti: “Settanta giorni esatti, esatti oggi!”
Il farmacista lo osserva, poi guarda Amanda e torna a posare lo sguardo su Pietro per nulla convinto.
“Ha fatto i conti giusti? Mi sembra troppo sviluppata per avere poco più di due mesi… Pensando a mia figlia, direi che ne ha almeno il doppio”.
Lui cerca di mantenere la calma senza tradire l’intima ansia che sta salendo inesorabile dentro di lui. Non ha voglia di intavolare una discussione sull’argomento. Vorrebbe andarsene immediatamente ma qualcosa deve dire.
“Beh! forse ho sbagliato il conto… Credo che abbia ragione … Sì, sì che sbadato! Il tempo vola molto più rapidamente di quello che penso. Sì, avrà all’incirca quattro mesi e mezzo”.
Il farmacista non è molto convinto. Lo guarda storto con sospetto e gli pone la domanda che non voleva sentire pronunciare.
“Ma lei è il padre? E la madre non c’è?”
“Si, sono il padre. Lei è Amanda. La madre? Certo che esiste! Ci mancherebbe altro! E’ a letto con la febbre”.
Il farmacista si allontana, confabula con una donna con simbolo dell’ordine appuntato sul bavero del camice bianco. Lo guardano e lo esaminano attentamente, poi scuotono il capo, mentre torna al banco con un discreto numero di scatole tra le braccia.
“Ecco quello che ha chiesto. Sono 120€. E’ … sicuro di sapere preparare la poppata per sua figlia?”
Pietro lo guarda infastidito e sibilla un secco «Sì», mentre si avvia verso l’uscita tra gli sguardi curiosi di diverse donne.
Sul marciapiede vede un vigile che mette un foglietto della contravvenzione sotto il tergicristallo.
“Amanda” sussurra dolce “mi sono sbagliato! La giornata non è fortunata per me!”
Si interroga se rincorrere il vigile e conciliare la multa oppure pensarci domani.
“Al diavolo anche i vigili! Ecco perché la donna mi aveva consigliato di andarci a piedi! Ci penserò domani. Ora corriamo a Cortina alla ricerca del negozio Prebebé!”
E caricato cesto e borsa della farmacia sul fuoristrada si avvia verso Cortina.

Amanda 2

Pietro osserva questo piccolo essere che gli ricorda le sembianze di una bambola ma che in realtà respira, si muove e lo guarda curiosa.
Un piccolo ciuffo impertinente di capelli appena accennati al rosso, due guance rosate come certe pesche che stanno maturando al sole di luglio sono le forme più evidenti che nota fissandola.
Passato il primo momento di stupore si chiede cosa deve fare. Amanda ha smesso di piangere, un pianto più di solitudine che di fame, e lo scruta con due occhi grandi e mobili di un grigio azzurro brillante, percependo la presenza di Pietro come amica.
“Mio Dio!” esclama risvegliandosi dallo stupore di questa realtà inaspettata. “Ora che faccio?”
Sembra in preda del panico, dell’ansia, perché non conosce nulla delle esigenze di un neonato. E’ un aspetto che mai fino a quel momento si era posto, perché sono tematiche distanti anni luce dai suoi pensieri, ammesso che si fosse posto il problema in precedenza.
Amanda continua a guardarlo fiduciosa come se dicesse «Non aver paura. Aspetto con pazienza che tu faccia qualcosa.»
Però è Pietro che continua a osservarla smarrito, incapace di formulare un qualsiasi piano che la contempli.
“Cosa mangia una neonata?” si chiede come se il sesso influisse qualcosa sull’alimentazione.
“Latte o omogeneizzati?” e si sforza di ricordare qualche spot pubblicitario. Però è anche consapevole che guarda di rado la televisione e quindi anche raramente vede degli spot pubblicitari.
“Eppure la TV è piena di pubblicità indirizzata verso i bambini. Però .. io non sono mica una donna, che ha il seno per allattarli! Quelli che appaiono corrono e sgambettano che è un piacere. Sono grandi, ma questa è piccola e se ne sta lì buona, buona e aspetta che io faccia la mia parte. Ma quale parte devo svolgere?”
Si avvicina sorridente per infonderle fiducia nelle sue qualità di genitore, sapendo benissimo di mentire. Però, pensa, lei mica se ne accorge.
“Amanda” sussurra più per fare coraggio a se stesso che a lei “Non ti preoccupare troveremo una soluzione. Quale? Ci penserò dopo. Adesso lasciami riflettere”.
Mentre rimane a fissarla, cerca di ricapitolare brevemente la situazione. Ormai è abituato a fare mente locale per trovare la scelta più appropriata ai quesiti più complessi. Però questo li supera tutti e in particolare si trova a corto di idee.
“Con me non ho nulla che .. Ma poi so di cosa abbia necessità? Non ho mai avuta una figlia né ho mai partecipato a discussioni che avevano come oggetto un neonato …Scusa, Amanda! una neonata. Faccio un salto in paese e .. La lascio qui oppure metto la cesta sul fuoristrada e ci andiamo tutti e due? Bella domanda!”
E’ concentrato su questi pensieri, quando Amanda scoppia in un pianto irrefrenabile. Non è quello di prima, ma diverso più acuto, più coinvolgente come quello di uno che chiede aiuto.
“Che c’è pupa? Hai fame? O… diamine forse devi …Mio Dio! E adesso?” e si guarda intorno disperato alla ricerca di qualcosa che neppure lui è in grado di quantificare.
Nuovamente il panico si impadronisce di Pietro che comincia a muoversi agitato per la stanza.
“Ma, porca miseria!” esclama stizzito “Cosa mi serve per accudire a una neonata?”
Raccoglie la cesta e velocemente si dirige verso il fuoristrada.
“E’ inutile piangersi addosso. Vado in paese e troverò una farmacia aperta. Di solito ci sono delle farmaciste femmine. Mi diranno bene cosa serve per una neonata! Certo che mi guarderanno male ipotizzando che sono un kidnapper! Sì, un bruto che rapisce i neonati!”
Una nuova preoccupazione sfiora la mente di Pietro.
“E se mi chiedono della madre cosa dico? Che era una elfa ed è svanita nel nulla? Se lo dico, beh! .. Forse è meglio dire che è fuggita e non so dove si trovi!”
Con infinita pazienza e delicatezza imbocca lo sterrato che porta a San Vito.

Amanda 1

Era salito alla baita a maggio, quando l’estate pareva iniziare, come faceva regolarmente da quando era andato in pensione. Lì sarebbe rimasto finché le prime nevi non rendevano difficoltoso lo scendere in paese. Non aveva più la capacità di adattamento di molti anni prima e qualsiasi attività fisica diventava sempre più faticosa.
Il bosco degli elfi lo accoglieva felice. Percepiva il loro benvenuto non appena imboccava lo sterrato che conduceva alla baita. Lui mutamente ricambiava il saluto, abbracciando idealmente tutti gli abeti e i larici.
Si sentiva a casa come nel lontano 2009, quando era salito per la prima volta con Marco e Elisa.
Pietro fissava il fuoco che scoppiettava nel camino e tornava indietro con la memoria a quel giorno quando aveva trovato Amanda. Un fiume di ricordi si addensavano nella testa in maniera caotica scomparendo o riaffiorando come un corso d'acqua carsico.
Erano passati molti anni da quel momento, mentre lei cresceva forte e robusta col carattere di Elisa. Pietro era stato un padre pieno di premure senza mai eccedere. Nessuna donna le aveva fatto da madre e questo aveva avuto il suo peso. Però non ne avevano mai parlato mentre lei non aveva mai domandato chi era e perché non c’era mai stata con loro. Nonostante questo erano molto legati, non c’erano segreti ad eccezione degli affari di cuore di Amanda.
Lei un giorno l’aveva salutato: “Vado via. Non so se tornerò” e sparì dalla sua vita.
Era rimasto basito, senza parole, ma si aspettava che prima o poi avrebbe ascoltato quella frase, anche se in cuor suo sperava di non udirla mai. Ormai era una donna matura e affascinante. Aveva già venticinque anni e sicuramente qualcuno o qualcuna l’avrebbe attratta, sottraendola al suo affetto. Sapeva che non aveva armi per tenerla vicina. Era consapevole che avrebbe preso il volo per affrontare da sola quel mare ignoto, dal quale lui aveva cercato di tenerla lontana.
Non rispose nient’altro che «Questa è la tua casa. Quando vuoi la porta è sempre aperta. Buona fortuna». E si volse per non vederla andare via. Così rimase solo nella casa di Belluno, invecchiando solitario.
Non seppe più nulla. Si era volatilizzata come Elisa. Però era certo che loro si erano sempre parlate in silenzio e si erano tenute in contatto. Era sicuro che anche adesso che Amanda era lontana loro continuavano a  scambiarsi silenziosamente sensazioni e confidenze. Lui ne era sempre stato escluso. Il motivo non l’aveva mai capito.
“Però è inutile pensarci. Forse un giorno lo scoprirò”.
Erano questi i pensieri che attraversavano la mente di Pietro, che osservava l’ultimo ciocco che sfrigolava mentre si spezzava in brace ardenti.
Con un bastone rimescolava il fuoco. Fuori il tempo era mutevole come può esserlo in settembre. Sole e nuvole, pioggia e calore si mescolavano e si alternavano senza soste. Era una specie di caleidoscopio della natura.
Cercava di comprendere perché tornavano a galla questi pensieri, ormai vecchi e lontani nel tempo. Forse lo sapeva ma non lo voleva ammettere: aveva sempre sperato che un giorno avrebbe rivisto entrare dalla porta la figura di Elisa e sentirne la voce.
Amanda aveva i capelli rossi, di un rosso meno acceso della madre, il viso pieno di efelidi che spiccavano sulla carnagione bianca. Gli occhi erano diversi, perché variavano come il cielo di settembre: sfumature dal grigio azzurro a grigio verde. Però erano sempre belli a vedersi.
Ripensando al viso della figlia una lacrima scivolò silenziosa sulla guancia. Gli mancava e aveva lasciato un vuoto dentro di lui. Ormai era vecchio e al pensiero di andarsene senza il conforto di nessuno gli metteva tristezza e malinconia.
Si domandò dove aveva sbagliato con la figlia. Eppure non gli pareva di avere commesso degli errori.
Ancora una volta riaffiorò il ricordo di quel lontano 14 luglio e di tutto quello che aveva fatto quel giorno.

Cominicazione di servizio

Non sono sparito inghiottito da un black hole, ma sono in crisi creativa.
Spero che presto possa tornare a tediarvi con le mie storie.
Un acro saluto a tutti.