Il Borgo – Capitolo 21

Ciao Laura! Grandi notizie per il Borgo” esclamò Eva al telefono.

Davvero?” rispose incredula.

Sì, sì! Gli architetti hanno adottato il Borgo!”

Oh! E’ magnifico …”.

Sei libera a mezzogiorno? Si potrebbe mangiare qualcosa mentre ti riferiscono tutti i dettagli” domandò quasi sicura che la risposta sarebbe stata positiva.

Liberissima! Dove?” rispose contenta, perché si liberava dagli sguardi indagatori dei genitori.

Dove vuoi. Non sono molto pratica di Bologna”.

Laura rise prima di rispondere.

Perché io? Con me caschi male. Ne so meno di te!”

Allora dove?” chiese un po’ spazientita.

Troviamoci in piazza Maggiore e poi decidiamo. A che ora?”

Anche subito”.

Dammi il tempo di infilare jeans e maglione e poi arrivo”.

Laura velocemente si preparò pronta per uscire.

Ciao, mamma” disse mentre infilava il giaccone.

Torni?” chiese ben conoscendo la risposta.

Si. Non so quando”.

Vedi Giacomo?” domandò a sorpresa Emma.

Uffa, mamma! Sempre col fiato sul collo!” rispose incollerita mentre usciva.

La donna sospirò. “E’ proprio finita”.

Giacomo durante il viaggio con Mattia verso Sasso Marconi gli raccontò l’incontro con questa ragazza misteriosa.

Fai stragi di cuori femminili a quanto pare” gli disse in tono scherzoso l’amico.

Non burlarmi! Farò stragi ma alla fine non rimane nulla!” rimbeccò risentito.

Ti sei offeso?”

No! Era una semplice constatazione”.

Allora ne hai parlato con Laura?” disse cambiando argomento.

No. Pensavo di contattarla stasera. Sei della partita anche tu?” gli chiese speranzoso.

Sì, se mi volete. Sono un po’ rompiballe ma l’impresa mi solletica assai. Mi piacerebbe vedere il posto di persona ma mi dicevi che col brutto tempo non è consigliato avventurarsi …”.

Benissimo! Oltre all’offerta della nostra azienda in materiali, aggiungo il valore della tua presenza” replicò dandogli una pacca sulla spalla. “Le guide sconsigliano di salire fino al Borgo in caso di maltempo. Stiamo andando verso una stagione che non promette nulla di buono”.

Durante la giornata il pensiero di rivedere la ragazza lo disturbò alquanto e lo rese meno attento del solito.

Giacomo stai ancora pensando a quella ragazza?” gli chiese Mattia, notando lo sguardo assente dell’amico. “Sei alquanto sbadato oggi, mi pare”.

No. Solo un momento di disattenzione” rispose cercando di dissimulare l’idea fissa che l’ossessionava dalla mattina.

Un sorriso ironico affiorò sulle labbra di Mattia, che riprese le consuete operazioni di verifica a campione dei materiali prodotti.

Giacomo provò a concentrarsi sulla prova di resistenza alla trazione di un pezzo prelevato da una partita arrivata due giorni prima senza grande successo.

Nella mente rivedeva l’immagine di quel viso, mentre tentava un raffronto con Laura. Erano due donne diverse sia come struttura sia come personalità. Gli occhi era differenti. Quelli di Laura erano mobilissimi, sempre attenti a cogliere ogni sfumatura, chiari e luminosi. Quelli della compagna di viaggio non ricordava né se erano grandi, né il colore ma solamente quel velo di malinconia che emanavano.

Si chiese se non fosse il caso di ricucire lo strappo, perché alla fine si era offeso su un dettaglio per nulla importante. Il carattere ombroso lo faceva virare di umore nell’arco di pochi minuti dall’allegro al risentito.

Ma anche lei non scherza! Non si sa mai come prenderla. Deve decidere tutto e non ammette contrasti con le sue idee. Per andare d’accordo serve pazienza e rinunce. Per contro non è contemplata la parola umiltà” rifletté con amarezza.

Fa attenzione! Rischi un infortunio” gli disse Mattia, toccandogli una spalla. “Vieni che ci prendiamo un caffè”.

Lo prese sottobraccio e lo condusse alla macchinetta.

Ti ha destabilizzato quella ragazza” disse mentre guardavano fuori un pallido sole che stentava a uscire dal grigio delle nuvole. “In queste tre settimane non ti ho mai visto così distratto”.

Sì” ammise Giacomo, incapace di negare l’evidenza. “Non mi era mai capitato prima …”.

Un colpo di fulmine? E Laura?”

No, niente di tutto questo. Non mi sarei mai aspettato che cominciasse a parlare con me e in particolare che fissasse un appuntamento per stasera”.

Ha visto un figo e l’ha abbordato” replicò ridendo.

Non prendermi in giro …” disse Giacomo contrariato.

La donne sono diventate intraprendenti e se vedono una preda interessante, si gettano a capofitto senza paura. Il sesso forte sono ormai loro. Noi ci facciamo rimorchiare, perché non siamo più capaci di corteggiarle” aggiunse con tono serio Mattia.

Già!” ammise mentre tornavano alle loro postazioni. La giornata proseguì stancamente in attesa del ritorno. Pareva non finisse mai.

La corriera arrivò stranamente puntuale all’autostazione di Bologna. Giacomo, come di consueto, non doveva correre per prendere al volo il treno, perché aveva tutto il tempo necessario per percorrere con calma il tragitto. Sembrava che tutto complottasse per il meglio quella sera ma questa sensazione non mitigava il senso di ansia che lo pervadeva.

Domani mi racconti l’incontro a luci rosse di stasera” lo sfotté l’amico prima di salutarsi con una pacca sulla spalla.

Col cuore in gola e con un po’ di nervosismo Giacomo si avviò di buon passo verso la stazione, rimuginando sugli avvenimenti della giornata.

Chissà se veramente mi sta aspettando” rifletté titubante mentre varcava l’ingresso che conduceva al binario per Ferrara.

Era seduta su una panchina avvolta in un piumino nero che guardava nella sua direzione. Gli parve di cogliere un sorriso su quel viso che aveva visto sempre triste, mentre si alzava per andargli incontro.

Puntuale” disse la ragazza, infilando la mano sotto il braccio di Giacomo. “Il regionale è già sul binario”.

E’ molto che aspetti?” le chiese, mentre si avviavano verso le porte spalancate del treno.

Di solito prendo quello delle 17 e 20. Solo raramente quello delle 18 e 20 se devo finire qualche lavoro che non può aspettare il giorno dopo. Comincio presto alla mattina e salto la pausa pranzo. Così riesco ad arrivare a casa a un orario decente per permettermi se ne ho voglia una passeggiata sul listone”.

Quindi sono due ore che sei in stazione?” le domandò sorpreso, pensando che si fosse gelata durante l’attesa.

No. Ho fatto un giro in centro a vedere qualche negozio. E’ un anno che lavoro a Bologna e non lo ho mai fatto. Era l’occasione giusta. Queste due ore sono filate via in fretta” le disse mentre si sistemavano su due posti vicino.

Poi cominciarono a parlare fittamente tra un sobbalzo e una fermata come se si conoscessero da sempre.

Usciti sul piazzale della stazione di Ferrara, la ragazza disse: “Vado a prendere la bicicletta” mentre indicava sulla sinistra uno slargo ingombro di due ruote.

Non hai paura con questo buio?” le domandò premuroso Giacomo.

No, no! In cinque minuti sono a casa. A domani” e lo salutò con un bacio sulla bocca.

Il ragazzo rimase sorpreso mentre l’osservava andare velocemente verso un ammasso di biciclette. Stava per dirle «Come ti chiami?», quando la perse di vista. “Glielo chiederò domani mattina” e salì sul bus che l’avrebbe portato a destinazione.

Stasera devo contattare Laura”.

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Il Borgo – Capitolo 20

Giacomo la guardò un po’ stupito e un po’ curioso per quella strana domanda invadente come a pelle gli sembrava. Lui non l’avrebbe mai posta, perché avrebbe osservato in silenzio sbirciando indiscreto sopra la spalla. Ma lui era lui e lei era lei.

Ricordò che il primo ottobre, quando aveva preso per la prima volta il regionale per Bologna, l’aveva notata sul marciapiede della stazione di Ferrara in attesa di salire sul treno. L’aveva vista arrivare trafelata e poi fermarsi distante qualche metro da lui. Non rammentava quale particolare l’avesse colpito, perché il rapporto con Laura stava andando a gonfie vele e quindi le altre ragazze non lo interessavano ma nonostante questo qualcosa in lei aveva attratto la sua attenzione. L’aveva osservata mentre saliva sul medesimo vagone ma poi l’aveva persa di vista fino al giorno dopo. Così giorno dopo giorno aveva familiarizzato con quel viso minuto sul quale stava stampato un sorriso appena accennato ma triste e malinconico.

Arrivati a Bologna la vedeva sempre sparire di gran corsa verso il piazzale esterno della stazione e non la rivedeva, né ci pensava più fino alla mattina successiva. Immaginava che stesse correndo per prendere l’autobus e recarsi al lavoro. Aveva fatto mille congetture su quale attività potesse svolgere senza che i suoi pensieri riuscissero a trovare una risposta soddisfacente. Si era domandato se anche lei lo avesse notato, perché a sensazione a volte gli pareva di sì, altre volte di no. Adesso aveva ottenuto quella risposta che era rimasta muta per tutto questo tempo.

Quando questo lunedì mattina Giacomo era arrivato sul marciapiede della stazione, non la vide e rimase stupito per l’assenza. «Forse è ammalata» si disse, mentre saliva sul solito vagone e si sedeva vicino al finestrino. Era rimasto sorpreso nel vederla accanto a lui, quando gli aveva posto la domanda dove fossero state scattate le fotografie. Non se ne era accorto, impegnato nel fantasticare e ricordare le prime esperienze di lavoro. Si era isolato dal vociare confuso e assonnato dei compagni di viaggio che erano ormai sempre gli stessi

Una voce dolce e garbata gli rinnovò la richiesta di poter osservare le fotografie che Marco aveva scattato quasi due mesi prima.

Come?” le domandò perplesso.

Ti dispiace se dò un’occhiata a queste fotografie?” ripeté col tono leggermente incrinato dall’emozione.

No” e le porse il tablet.

L’osservò mentre con un dito affusolato e candido faceva scorrere le immagini una dopo l’altra. Si concentrò nuovamente su questa figura che in qualche modo stimolava i suoi sensi.

Non si può dire che abbia un fisico mozzafiato da eccitare un maschio. Eppure qualcosa di nascosto filtra e attira la mia attenzione. L’olfatto, la vista e l’udito sono in fibrillazione senza che ne conosca i motivi” rifletteva il ragazzo, guardando con quale delicatezza sfiorava lo schermo.

Le hai fatte tu?” gli chiese alzando lo sguardo verso di lui.

Giacomo la fissò intensamente prima di risponderle, mentre la gamba sinistra della ragazza si appoggiava alla sua con decisione. Anche il tatto ebbe una scossa. All’appello mancava solo il gusto. «Forse un bacio è troppo» pensò.

No. Non sono in grado di fare nessuna fotografia. Mi escono o storte o sfocate. Sono di Marco” rispose un po’ ingenuamente come se lei conoscesse il fotografo.

Il viso triste della ragazza si illuminò per un attimo. «Sembra un ragazzo timido e per nulla sfacciato» rifletté nell’ascoltare quella risposta.

Anche lei rammentò brevemente la prima volta che l’aveva visto in stazione. Quando, come tutte le mattine affannata per la lunga corsa, raggiunse il marciapiedi, notò immediatamente che c’era un nuovo viaggiatore che sarebbe stato nei giorni futuri compagno di viaggio su quel treno. Era una faccia nuova tra tutte quelle che ormai familiari, pur ignorandone il nome, affollavano il vagone sul regionale delle 6 e 24 per Bologna. Aveva compreso che sarebbe stato un pendolare come loro. «Da quale particolare avevo intuito questo?» si era domandata senza avere una risposta. Però quella sensazione si era rivelata esatta, perché giorno dopo giorno l’aveva sempre visto salire sul medesimo vagone. Scacciò questi pensieri e si immerse nella visione delle fotografie.

Sembra un fotografo professionista” aggiunse mentre si soffermava su un particolare della chiesa.

Si. Credo di sì. Vista l’attrezzatura che aveva”.

Ma questo posto dove si trova? Non mi ricorda nulla di conosciuto. Pare una località in rovina o abbandonata da parecchio tempo”.

Castiglioncello …”

Castiglioncello? Ho fatto lì le vacanze due estati fa ma non ricordo nulla del genere …” disse con un filo di voce avvolto nello stupore.

No, no!” la interruppe subito. “Non è la celebre località della costa toscana ma è un borgo abbandonato sull’Appennino tosco-emiliano a pochi chilometri da Bologna …”

Un borgo abbandonato? E come ci siete finiti lì?” domandò curiosa, perché trovava singolare che dei ragazzi facessero una gita in una località sconosciuta e per di più abbandonata.

E’ una storia lunga da raccontare. Ma ormai siamo in stazione. Se ci sei, domani te la racconto” disse Giacomo alzandosi dopo aver messo nella borsa il tablet.

La ragazza annuì e si preparò a scendere con lui. Era interessata a conoscere il racconto e non si lanciò come tutte le altre mattine verso la fermata del bus ma rimase a fianco del ragazzo. Le piaceva ancora di più dopo questo breve scambio di battute.

A che ora prendi il treno stasera?” gli chiese rompendo il silenzio che durava da quando erano scesi.

Di solito prendo il regionale delle 19 e 20, se la corriera da Sasso è in orario” rispose stupito Giacomo.

Allora ti aspetto stasera. Ma ora devo scappare, perché altrimenti perdo il bus e arrivo tardi al lavoro. Ciao”.

A stasera” replicò meccanicamente il ragazzo mentre la vedeva scivolare veloce tra le persone verso l’uscita.

Rimase per un istante fermo e basito.

Ho un appuntamento con una ragazza della quale non conosco nemmeno il nome” disse scuotendosi dall’apatia che l’aveva bloccato. “Ora di corsa all’autostazione per prendere con Mattia la tradotta per Sasso”.

Di buon passo si affrettò verso Piazza XX Settembre.

La giornata sembrava sorridergli.

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Il Borgo – capitolo 19

Nei giorni seguenti Emma notò in Laura un cambiamento di umore, che non prometteva bene.

Era inutile chiederle delle spiegazioni, perché era assicurato che avrebbe avuto solo rispostacce. Quindi con passo felpato cercava di captare cosa fosse successo quel sabato quando era uscita con Giacomo. Era certa che riguardasse quel ragazzo, che era durato molto più a lungo di tutti gli altri messi insieme ma che adesso sembrava relegato in un cantuccio. Se prima li sentiva chiacchierare a lungo e con un tono di voce dolce e festoso, da qualche giorno li percepiva più distaccati, quasi formali nelle conversazioni.

Ci avevo sperato ma l’illusione è durata poco” si disse sospirando, mentre rifletteva sul pessimo carattere della figlia. “Ha ragione Ernesto. Nessuno la vuole prendere. O scappano subito o resistono per un po’, come Giacomo, poi la mollano. Non c’è nulla da fare. Non cambierà mai, anzi col tempo diventerà ancora più acida”. E scuoteva la testa, mentre preparava il ragù per le tagliatelle fresche.

Era una consuetudine per lei alla domenica fare la sfoglia tirata rigorosamente a mano sull’asse di betulla col mattarello di faggio. Si alzava prima di tutti gli altri per starsene sola in cucina e godersi il silenzio della mattina e, mentre ascoltava la radio, stendeva con gesti ritmici la pasta senza sforzo apparente.

Stava riflettendo su Laura, quando vide apparire nel vano della porta Ernesto. Alzò un sopracciglio ma non disse nulla. Era per lei talmente raro vederlo in cucina mentre stava ai fornelli che pensò subito che volesse parlarle.

Di ban so’, Emma. Ma la Laura cosa ha fatto? E’ da diversi giorni che c’ha una grinta. Non sarà mica stata mollata da quel Giuseppe …” cominciò mentre intingeva un dito nel ragù.

Ma è pulito quel dito, Ernesto?” replicò stizzita, perché detestava le intrusioni nel suo regno. “Laura? Non lo so. Prova a chiederle perché è arrabbiata. Ma non si chiama Giuseppe … ma Giacomo …”

Quante storie, che avete voi donne! Comincia pur sempre per G! Ottimo questo ragù!” e nuovamente calò il dito dentro nel tegamino, mentre lei lo bacchettava col cucchiaio di legno.

E poi sei tu in confidenza con la Laura. A me risponderebbe male” continuò succhiando il dito.

Emma scosse il capo senza replicare. «Anche Ernesto ha notato che qualcosa non va. E pensare che vedendolo sempre concentrato nella lettura di Stadio non credevo che se ne fosse accorto».

Non ascoltando la replica della moglie, l’uomo se ne tornò in salotto a leggere l’amato quotidiano sportivo.

Laura era nervosa ma non riusciva a trovare la spinta per chiudere il contenzioso con Giacomo, perché il suo orgoglio stava prevalendo sul desiderio di fare la pace.

La pagina di Facebook stava riscuotendo un discreto successo e non necessitava di interventi tecnici, quindi il non interagire con lui non le provocava nessun disagio. Però avvertiva un senso di vuoto nella sua esistenza, che Giacomo aveva riempito abbondantemente con la sua dolcezza e pazienza.

Uffa! Quante pipe mentali mi faccio” si disse mentre navigava tra i mi piace e le offerte di partecipazione al progetto.

Erano diversi giorni che il Borgo taceva: più o meno dal famoso litigio che aveva sancito la loro rottura.

Che sia in collera con me?” rifletté mentre con speranza apriva Skype alla ricerca di un segnale che Giacomo fosse in linea. Di lui nessuna traccia pensò sconsolata. Fino a qualche giorno prima, aprendo il programma di telefonia lo trovava sempre pronto alla conversazione, adesso era scomparso, svanito nel nulla.

Gli mando un messaggio?” provò a ragionare su questa opportunità. “No, no. Se non si fa vedere, vuol dire che non prova nulla verso di me. Però è il Borgo che mi preoccupa. Sembra che mi abbia tolto il saluto. Perché?”

Il monotono rumore delle ruote del treno faceva da sottofondo musicale ai pensieri di Giacomo. Ormai erano più di tre settimane che prendeva il regionale delle 6 e 24 attorniato da visi che ormai erano diventati familiari.

«E’ passato quasi un mese da quando ho cominciato a lavorare e mi sembra ieri. Sono volati i giorni. E sono stato fortunato a incontrare Mattia».

Ripensava all’emozione quando ha messo il primo piede in portineria. «Sono Giacomo Corsi» disse al commesso che presidiava l’ingresso. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa ma lui gli aveva fatto cenno di accomodarsi nel salottino di fianco. «Il dottor Formenti arriva subito».

Prego, Ingegner Corsi. Le faccio strada e le presento i suoi colleghi coi quali farà squadra” gli disse un signore di mezz’età che si era presentato dopo qualche minuto di attesa.

Dopo aver percorso alcuni corridoi, che poi sarebbero diventati familiari, arrivò in una stanza ampia e luminosa con al centro un grande tavolo.

Questa per i prossimi due mesi sarà la sua stanza” e cominciò a presentare gli astanti. “L’ingegner Curro sarà il suo tutor per le prossime settimane” aggiunse prima di lasciarlo in compagnia di ragazzi che a prima vista avranno avuto sì e no qualche anno più di lui. «Un buon inizio» pensò vedendoli.

Ciao. Chiamami semplicemente Mattia. Sentirmi chiamare ingegnere mi dà ancora delle strane sensazioni di vertigini” chiosò ridendo.

Era di Imola e faceva il pendolare da quasi un anno. “Tutte le volte che guardo gli annunci per prendere una stanza a Bologna, parto con molto entusiasmo ma al terzo smetto” disse qualche giorno più tardi durante una pausa caffè per giustificare la scelta di vita.

Tra loro era nata quasi da subito una buona sintonia sia sul lavoro sia nei discorsi privati. Giacomo gli raccontò di Laura, del progetto pazzesco del Borgo, del Borgo che parlava come un umano e sul come era rimasto basito nell’ascoltare questo.

Non è troppo strano” gli disse prendendo lo spunto dalle perplessità dell’amico. “Laura non sarebbe la prima persona che percepisce lo spirito di un borgo abbandonato. Ho ascoltato discussioni accanite sull’argomento ma credo che lei abbia udito veramente la voce …”

E perché io non sento niente?” gli domandò perplesso.

Secondo me è una questione di sensibilità. Lei ne è stata coinvolta fin dall’inizio, mentre voi eravate scettici di poter ridare vita a quei muri diroccati. Quando ne sarete convinti, vedrai che la sentirai anche tu”.

Fece una piccola pausa come se stesse rimuginando qualcosa.

C’è posto anche per me nel progetto?” chiese mentre coglieva di sorpresa Giacomo con la richiesta.

Certamente. Più siamo, più abbiamo probabilità di riuscire a portarlo a termine con successo”.

Stavo pensando …” Mattia fece una pausa per esporre con maggior chiarezza quello che gli passava per la mente. “Credo che oltre a braccia abbiate necessità di materiale. Si potrebbe chiedere al dottor Fulgenti, il responsabile del Marketing, se sono disposti a sponsorizzarci con i nostri prodotti”.

Mi sembra una buona idea” replicò Giacomo entusiasta.

Proprio il venerdì precedente il responsabile aveva detto sì all’offerta di materiale come sponsor del progetto. Giacomo rifletté che alla prima occasione ne avrebbe parlato con Laura ma una smorfia increspò il suo viso, ripensando al futile litigio che aveva messo fine al loro rapporto e alla freddezza con la quale si parlavano.

Corrugò la fronte distogliendo l’attenzione dal tablet che teneva sulle ginocchia. Stava osservando con cura le foto della chiesa semidiroccata dove si vedevano ancora alcuni affreschi rimasti miracolosamente attaccati alle pareti.

Posso osservarli meglio?”. Una voce femminile gli aveva parlato. “Dove li avete fotografati?”

Si volse verso di lei e riconobbe un viso che tutte le mattine da oltre tre settimane faceva il viaggio con lui.

Il Borgo – Capitolo 18

La serata era irrimediabilmente persa e piena di tensioni latenti, pronte a esplodere come i petardi di fine anno, nonostante che Eva e Marco si prodigassero a fare da pompieri per spegnere l’incendio.

Laura era abbacchiata per la lite con Giacomo ma lo spirito battagliero e la voglia di non ammettere sconfitte la tenevano in bilico tra il chiedere scusa con umiltà e il rimanere ferma sulle sue posizioni. Questo dualismo pericoloso e stressante affiorava qua e là minaccioso per poi sparire con la medesima rapidità.

Giacomo si sentiva offeso dal comportamento della ragazza, mentre la sua natura permalosa e lunatica non lo aiutava a superare il momento critico nonostante tutte le sollecitazioni di Marco. Sempre incerto se abbandonare la comitiva, cercava di forzare la sua natura e mostrarsi affabile e calmo con scarsi risultati.

Accompagniamo noi a casa Laura” disse Eva al momento di salutarsi.

No” replicò quasi ringhiando Giacomo. “Vi ringrazio per la vostra premura. A casa la riporto io”.

La ragazza taceva senza sbilanciarsi troppo su quale delle due opzioni andavano le sue preferenze.

Non ci costa nulla” aggiunse Marco, facendo comprendere con lo sguardo alla compagna che era meglio che i due innamorati si chiarissero le idee durante il tragitto di ritorno.

E’ stata una bella serata. A quando il prossimo incontro? Sarebbe magnifico vederci a Modena” disse Eva baciando sulle guance Laura. “Ma abbiamo tempo per organizzarci”. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa relativo alla pagina di Facebook ma preferì tacere dopo quello che era successo nel pomeriggio.

Ciao, Giacomo. Fatti vivo una sera per chattare un po’. Così mi racconti come procede l’inserimento nel lavoro” gli disse Marco, stringendogli con calore la mano.

Nuovi baci, nuove pacche sulle spalle suggellarono la partenza delle due coppie senza quel clima festoso che c’era stato al loro incontro nel pomeriggio.

Mentre Giacomo procedeva con lentezza verso la casa della ragazza, rifletteva come affrontare il problema della loro relazione che aveva subito un minaccioso stop.

Valutava se chiudere il discorso oppure lasciarlo sul vago con la mitica frase «prendiamoci una pausa di riflessione» che racchiudeva in sé tutto e niente oppure tentare di ricomporre il vaso andato in mille cocci. Però si chiedeva se le sue erano solo fantasie oppure se esisteva un sicuro rapporto tra loro. Per questo motivo si mostrava incerto sul come parlare e da dove cominciare.

Laura, raggomitolata sul sedile come se dovesse difendersi da un misterioso nemico, continuava a riflettere su lei e su Giacomo. «Mi spiace perderlo ma … abbiamo sensibilità differenti e visioni della vita difformi …Uffa! Non sono capace di tenere a freno la lingua. Devo esternare quello che penso senza pensare che posso ferire l’interlocutore. Quando imparerò a crescere?» Però non si decideva di gettare il ramoscello di ulivo tra loro e rimaneva sulle sue.

Laura” cominciò col tono delle occasioni importanti. “Mi rendo conto che ci conosciamo da poco e non sappiamo quasi nulla di noi. A volte mi sembra da sempre e altre invece siamo due estranei. Lo ammetto, sono permaloso e tendo a chiudermi a riccio per difendermi e lasciar scorrere vento e tempesta in attesa del sereno. Però preferisco essere sincero con me stesso e con gli altri anche se posso apparire freddo e distaccato …”

Giacomo si accorse che stava facendo un discorso troppo lungo per quello che aveva in mente e doveva in qualche modo condensarlo, perché correva il rischio di perdersi nelle parole e non farsi comprendere.

Veniamo al concreto” riprese dopo una breve pausa. “Pensiamo di proseguire quella che appare una relazione oppure restiamo buoni amici accomunati dal progetto del Borgo?”

Laura ascoltava in silenzio e percepiva di essere ancora più confusa sui sentimenti e sui pensieri. Giacomo le chiedeva cosa fare del loro futuro e lei non decideva come comportarsi. Si sentiva irresoluta al contrario della sua natura dinamica e decisa. Si domandava le motivazioni di tanta indecisione, finché. senza contare fino a dieci, cominciò a parlare.

Penso che la cosa migliore sia rimanere buoni amici e se tu vorrai continuare a dare il tuo apporto al progetto, sei il benvenuto”.

Poi tacque fino all’arrivo sotto casa.

Eva, mentre percorrevano la via Emilia per tornare a Modena, cominciò a parlare di Giacomo e Laura.

Non riesco a comprenderli …”

Perché?” chiese il ragazzo.

Si beccano da morire ma poi ci cercano con gli occhi …” spiegò la ragazza.

Non ci vedo niente di strano. Stanno cementando il loro rapporto. Forse hai dimenticato le nostre baruffe…”.

E no! Se non mi fossi dimostrata arrendevole, cercando di ricomporre il litigio, la nostra relazione sarebbe finita da un pezzo, mio caro con i piatti che volavano per l’aria” replicò un po’ risentita.

Dobbiamo litigare tra noi per commentare i litigi degli altri?” domandò smorzando il tono della voce. “Però, ammetti, ha rinsaldato la nostra relazione. Ci ha fatto capire tanto di noi senza veli o ipocrisie. Ho visto tanti rapporti apparentemente felici e sereni, senza screzi finire senza motivi seri. Semplicemente perché non si erano mai capiti”.

Eva rifletté su queste parole che riassumevano la loro relazione. «Sì, tante baruffe ma sempre terminate con delle spiegazioni convincenti. Questo ci ha permesso di crescere e maturare, eliminando zavorre e falsi problemi».

In effetti hai ragione” rispose la ragazza. “Da quando si conoscono? Quante volte sono usciti insieme?”

Se è vero quello che hanno detto da poco più di un mese. E a parte le lunghe chiacchierate per il Borgo, c’è rimasto ben poco per conoscersi. E poi chi non ci sarebbe rimasto male, ascoltando dalla compagna o compagno che non gli ha parlato dei sogni, perché lui o lei non hanno la sensibilità di udire voci misteriose”.

Un’allegra risata risuonò nell’abitacolo dell’auto. Il pensiero che delle pietre diroccate potessero parlare scatenava tutte le volte un’ilarità irrefrenabile tra i due ragazzi.