EAP o auto pubblicazione?

Copertina La Kitsune

La blogger Grazia e il suo blog La Grazie un libro un metodo mi ha offerto lo spunto per parlare di EAP (Editori A Pagamento), di auto pubblicazione e crownfunding. Sulla diatriba tra EAP e auto pubblicazione le contrapposizioni sono vecchie, almeno per me, e risalgono ai tempi eroici di Anobii, il social dei lettori, quando funzionava male ma era a misura dei lettori. Ricordo discussioni feroci che alla fine lasciavano i fan dei due campi con le loro idee contrapposte,

Spiego cos’è un EAP. Sono editori che pubblicano testi facendosi pagare la tiratura iniziale. Diciamo che si garantiscono un guadagno certo. In altre parole evitano i rischi d’impresa. Un modo furbo, secondo me, di assicurarsi lo stipendio.

L’auto pubblicazione usa piattaforme ad hoc, ai tempi di Anobii c’era solo Lulu che dettava il passo e in Italia Symplicius, l’antenato di Streetlib. Dove si annida il guadagno delle piattaforme? Dalla vendita dei testi, carta o ebook, da cui ricava qualcosa pochi centesimi e in compenso offre ISBN gratis, non tutte, e la distribuzione del testo. La loro forza sta nel numero di autori che pubblicano.

Il crownfunding è, secondo il mio parere, una forma raffinata di EAP. Perché? L’autore per pubblicare deve trovare in un periodo limitato di tempo un certo numero di lettori disponibili a comprare a scatola (quasi) chiusa il testo. Il numero non è mai casuale ma frutto di un calcolo economico. In altre parole compensa quello che viene offerto in cambio – editing e copertina – più qualcosina. Perché più raffinato rispetto a EAP? Nel mondo EAP l’autore si compra a caro prezzo tutte le copie stampate, nel crownfunding sono i lettori che si fanno carico di acquistare la tiratura.

Trascurando al momento il crownfunding, appuntiamo l’attenzione su EAP e auto pubblicazione.

Sfato subito un mito: l’auto pubblicazione a costo zero. Non è vero e ne vedremo poi il motivo.

L’auto pubblicazione ha, secondo il mio modesto parere, due punti determinanti.

  1. l’autore investe su se stesso, esattamente come dovrebbe fare una casa editrice seria. Si comporta come se aprisse un’azienda investendo denaro e tempo.
  2. l’autore gestisce la propria opera senza scendere a patti con nessuno. I diritti rimangono a lui, mica cotica questo aspetto, i pagamenti sono trasparenti e puntuali. Ad esempio oggi ricevo da Smashwords una mail che recita così

Smashwords, Inc. ti ha inviato 1,28 USD.

Messaggio da Smashwords, Inc.:

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Here are your Smashwords royalties for the June 2019 payment round. To claim your royalties, sign into your @@@@ account using the same email address to which this email is addressed. For a full accounting of sales connected to this payment, sign into your Smashwords Dashboard and click Sales & Payments reports.REMINDER FOR NON-US AUTHORS: The IRS requires us to have CURRENT tax certification on all foreign authors before royalties can be paid. If it has been MORE THAN 3 YEARS since you have submitted your payee information or submitted a Form W-8BEN or W-8BEN-E, please make sure to go into your Payment Settings and update your information to avoid any future delays in payments. If you have any questions, please contact the Smashwords support team by clicking the question mark “?” icon at the top of any Smashwords page.

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Quando arrivano messaggi simili vuol dire che qualcuno ha pensato bene di acquistare un tuo testo. Questo fa piacere. Più o meno ricevo messaggi analoghi da Amazon. Gestisci senza intermediari fastidiosi tempi e modi di pubblicazione.

Perché dico che l’auto pubblicazione a costo zero non esiste o meglio non è mai conveniente. Partendo dal presupposto che il testo sia valido, direi condizione necessaria, questo non è mai, sottolineo mai, pubblicabile senza un passaggio di editing serio. In altre parole un testo per essere pubblicabile ha bisogno di quattro figure, questo vale in qualsiasi contesto: graphic designer per la copertina, editor per l’editing del testo, correttore di bozze per eliminare i residui refusi e l’impaginatore per produrre il testo. Non sempre servono tutte quattro insieme ma l’editor deve esserci e va pagato. Se l’autore non è in grado di usare photoshop o similari, deve per forza chiedere aiuto a un graphic designer che va pagato. Il correttore di bozze è la figura meno impegnativa e più facilmente sostituibile come l’impaginatore Per il primo si assolda un beta reader, per il secondo si trova del software che aiuta. Software che è quasi sempre gratuito. Ad esempio KDP, la piattaforma di Amazon, fornisce strumenti gratuiti per creare ebook perfetti per Kindle e derivati – tablet, smartphone, ecc – con documentazione in italiano e facili da usare. Libreoffice con il supporto di Sigil, entrambi gratuiti, crea epub perfetti per gli store più esigenti. Insomma basta un po’ di pratica e questa figura la impersona l’autore.

Gli editor costano. E non ne possiamo fare a meno. Quelli più professionali sono gli editor la cui tariffa è a cartella. Un testo di circa 250 cartelle può costare dai 500 euro ai mille. Nella maggioranza dei casi sono soldi spese bene. Sotto questi livelli le mie esperienze sono negative. Ora se un EAP ti chiede circa duemila euro per ottenere, spesso, prodotti scadenti, vale la pena usarli per la copertina e l’editing e ti avanza qualcosa.

A questo punto il crownfunding potrebbe sembrare una soluzione valida meno costosa. Ma è davvero così? Intanto uno deve spendere un bel po’ del proprio tempo per racimolare in novanta giorni – di solito è così – dai 200 ai 300 lettori disposti a comprare il tuo testo se vuoi avere gratis editing e copertina. Poi non sempre i risultati sono soddisfacenti per gli acquirenti, almeno ho letto voci critiche su questo argomento. A quanto mi risulta, chi ha fatto questa scelta, non l’ha ripetuta. Qualche motivo ci sarà pure. Comunque l’autore firma un contratto editoriale che in qualche modo riduce i suoi margini di manovra.

Io ho scelto la strada dell’auto pubblicazione, perché oltre il costo dell’editing riesco a coprire le altre tre figure. È vero che per impattare la spesa dell’editor dovrei essere in cima alle classifiche di vendita, ma come tutti gli hobby e le passioni si fanno senza calcoli.

0 risposte a “EAP o auto pubblicazione?”

  1. Bravo, hai fatto un sunto davvero pregevole, molto dettagliato.
    Il mio editore adesso sta facendo anche il crowfounding visto che nessuno vuole pagare, credo di essere stata se non l unica almeno la più generosa.
    Se vedi la sua pagina Instagram noti che propaganda questa nuova aspirante autrice.
    Su Facebook però tirano schiaffi a chi si autopubblica perché a detta di molti, non mia perché non ho ancora acquistato nulla, ma secondo coloro che acquistano chi si autopubblica la fregatura è dietro l angolo errori di interlinea testi con spazi enormi, ne ho visti in giro perché poi chi spende soldi, fotografa il prodotto e davvero tra errori ortografici e varie la voglia di comprare gli autodidatti, o meglio gli auto editori come li hai definiti tu cala.
    Cosa resta ?
    Mi domando cosa resta
    Il cassetto dei sogni dove stipare i fogli che non vedranno la Luce una cartella di file o pdf che potrebbe essere cestinata per errore e addio ai sogni di gloria, o appendersi al batacchio della grande editoria che sta concentrando le sue forze vendendo master a laureati, mentre i tagli dei dipendenti per ragioni di marketing continuano inclementi, quindi buttando fumo negli occhi a chi si spesa master, per entrare a far parte del mondo editoriale.
    Resta pagarsi tutto e sperare che l editore non si spenda tutto prima della pubblicazione…..poteva capitare solo a me……occorre una Grazia una benedizione…..

    1. vorrei precisare che chi lo fa senza l’ausilio di un valido editor i risultati sono medesti. Però se compri un qualsiasi libro della Newton Compton, mica auto pubblicato, tra errori, frasi smozzicate e altro gridano vendetta.. Ma è in buona compagnia, specialmente per i libri tradotti in modo infame.
      Su facebook non ci metto piede né ce lo metterò, perché è un posto dove la gente sbraita senza cognizione di causa e mette like anche dove andrebbe il dislike.

      1. Si è vero gli errori sono diet o l angolo nella grazia esiste il capitolo tre bis che non so davvero come sia sfuggito, anche io trovo che i traduttori di grandi scrittori americani dovrebbero imparare prima l italiano, perfino su King ho trovato errori quasi pagina per pagina.
        Ma credo che almeno un errore umanizzi quello che eletto e divino non sarà mai, è meglio porgere sempre un libro asserendo che nonostante tutto è una buona lettura, e mai cadere nell errore di aver sfornato l ottava meraviglia
        Oggi ho ritirato i libri mio caro orso amico, nella china town del mio capoluogo, la mercanzia usciva dai depositi con una rapidità fulminea e qualcuno ci ha visto giusto che li stampare i libri è più semplice .
        Sono stanca ma ti ringrazio per ciò che hai scritto sembra abbia contribuito alla buona riuscita della mission

  2. Ah altra cosa se posso, hai usato parole molto vere, il tempo speso per autopubblicaris ecco io non avrei mai potuto farlo, e poi le capacità, mi perdo le password, persi perfino un quaderno di appunti molto carino, non voglio nemmeno pensare a farmi la copertina da sola, con il mio editore ne abbiamo fatte tre, due lui e una io, alla fine ho scelto la sua, domani se mi riesce le pubblico tutte e tre….la tua copertina devo dire è magnifica, l esperienza c’è e si vede.

    1. Vedi Elena se vuoi questi servizi c’è solo l’imbarazzo della scelta. Streetlib, una piattaforma di auto pubblicazione questi servizi te li mette a disposizione a pagamento

  3. Interessante articolo, complimenti.
    Io ho avuto un’esperienza con una Casa Editrice e sono stata sotto contratto per 5 anni… mi hanno fatto editing, impaginazione, copertina, ma non avevo controllo di nulla e in più dovevo autopromuovermi io!
    Guadagni… quasi inesistenti🤔
    A fine gennaio ho deciso di autopubblicarmi su Amazon, per togliere dal “cassetto” i miei scritti.
    Ho trovato una editor e via… per ora siamo a tre libri e con
    quello che incassato ci pago tutto: editor e un po’di pubblicità.
    Sono soddisfatta e vado avanti a produrre👍
    Ps: hai ragione, un editor è fondamentale!
    Buona giornata 😊

  4. Uhm, non sono d’accordo su un paio di cose.
    Intanto è sempre più difficile distinguere l’EAP – Editoria A Pagamento, perché non ci sono solo gli stampatori che fingono di essere editori (la differenza è che gli stampatori non hanno accesso alla distribuzione, se cerchi un loro libro nelle librerie il commesso fatica a trovarli, se scrivi all’editore in questione, ti risponde laconico di ordinarglielo online, e allora cosa cambia dall’essere su Amazon con il solo Print On Demand?!). Gli stampatori ti obbligano ad acquistare metà delle copie – ovvero pagare tutta la stampa – o servizi di editing, correzione bozze e grafica che dovrebbero essere professionali ma non lo sono. In questi ultimi anni però anche le “vere” case editrici usano formule che sono borderline all’EAP, come pagare i diritti all’autore solo sopra 1000 copie vendute, obbligarlo ad una serie di presentazioni in giro per l’Italia (a sue spese), richiedergli un obolo extra per tenere il libro esposto un mese nelle librerie di catena. Non stanno rigirando anche così il rischio d’impresa all’autore?
    Sul crownfunding non sono severa come lo sei tu: il crownfunding è una maniera di testare la presenza di pubblico interessato a quella storia, all’autore viene messa a disposizione una piattaforma e degli strumenti per pubblicizzarsi, se viene raccolto il minimo per la stampa, la stessa piattaforma porterà il libro anche nelle librerie fisiche. Non è diverso dalle “vere” case editrici che pubblicano i romanzi di chi ha già 1000, 5000, 10000 follower su Facebook, YouTube e Instagram. Solo che lì l’autore ci ha lavorato prima, senza avere a disposizione gli stessi strumenti.
    Poi il crownfunding è un’esperienza che non si ripete perché non avrebbe proprio senso farlo! E’ un’ottima strategia per un esordiente di arrivare al pubblico, ma non avrebbe proprio motivo di essere usata per un secondo romanzo, perché allora il pubblico ce l’hai già, ti sta già seguendo, non ha senso chiedergli nuovamente un finanziamento. Ho conosciuto persone che con il crownfunding hanno ottenuto il successo e persone che ne dicono male ad ogni angolo. La differenza era nella promozione, nelle idee, nella disponibilità a parlare con i lettori-finanziatori, e soprattutto l’atteggiamento. Con il crownfunding non puoi essere uno scrittore strafottente.
    Sono d’accordo che l’auto pubblicazione o self publishing a costo zero non esiste.
    Però non illudiamo le persone che basti usare photoshop, gimp o similari per una copertina professionale, perché Amazon è pieno di copertine fai da te e le riconosco distante chilometri. Tanto per darti un’idea, la tua si vede che è “fatta in casa”, nessun grafico professionista avrebbe mai tagliato a quel modo l’occhio della ragazza sulla costa del libro, né avrebbe usato quel tono di colore per le scritte, che si perdono nella foto sottostante, la “I” e la “N” di kitsune che non si vedono da lontano, “PA” e la “L” del tuo nome tra i capelli della ragazza. Tra l’altro, nessuna scritta dovrebbe mai coprire un volto in primo piano. Non basta usare un software, ci sono dei canoni estetici che fanno la differenza. Senza contare gli effetti di dissolvenza, la lavorazione di luminosità per far risaltare un particolare. Non basta prendere una foto, mettere un titolo e via.
    Verrebbe da dire che tra scegliere di pagare un buon editing e una buona copertina, è meglio l’editing, lo so. Purtroppo però il lettore vede come primissima cosa la copertina, e così all’editing professionale, dentro il libro, nemmeno ci arriva.
    Meglio il crownfunding o l’autopubblicazione? Dipende da come si prende la scrittura. Se è solo un hobby a tempo perso e non si rincorre alcun risultato, ma “giusto per” allora probabilmente vanno bene i tempi dilatati dell’autopubblicazione, ne convengo io per prima. Ma se vogliamo prendere la scrittura seriamente, non dico vivere di scrittura che resta un’impossibile chimera, allora l’impegno profuso nella promozione è lo stesso nel crownfunding quanto nell’autopubblicazione.
    Ed è lo stesso di tentare di farsi leggere e pubblicare da una “vera” casa editrice.
    Più che l’editing, vale il marketing, per quanto sia brutto da dire.

    1. leggo con molto piacere la tua lunga nota che come sei solita fare, è esauriente e precisa.
      Quando si parla di EAP si parla dei pseudi editori che stampano qualcosa senza rischi d’impresa. Tutti quegli altri che con sotterfugi vari si fanno pagare editing, copertine, ecc… sono EAP calzati e vestiti. Fare distinzioni è come spaccare il capello in quattro. Quindi da evitare.
      Per quanto riguarda le mie copertine, non solo l’ultima, sono ben consapevole che sono artigianali. Se fossi un grafico professionista potrei guadagnare qualcosa. Sarò stato sfortunato ma quei due o tre grafici a cui mi sono rivolto è stato un flop, perché proponevano copertine che non andavano secondo il mio gusto. Troppo moscie e poco originali. Tu, ad esempio, hai trovato bella l’ultima copertina di Marco, per me è deprimente. Questione di gusti. Un grafico non avrebbe mai messo l’immagine come l’ho disposta . Ne sono certo che non l’avrebbe fatto. Però a me piaceva così
      Sul crownfunding ho sentito campane differenti. Entusiasti o arrabbiati. Chi ha ragione non lo so. Dico solo che la formula non mi convince.

      1. Le distinzioni si fanno perché c’è ancora gente che si apre un finanziamento per pubblicare con gli EAP calzati e vestiti. Meglio parlarne, dirlo, renderlo pubblico, su più e più fronti. Non le conto nemmeno più le persone che scrivono “se l’avessi saputo prima…”
        La copertina di Marco non solo è bella, ma verrà facilmente “confusa” con un prodotto editoriale di livello (c’è tutta una fascia di copertine con i neri di sfondo), attirerà lo sguardo e il click, una probabilità in più di arrivare all’acquisto.
        Sul fatto che la tua ti piaceva così, è giusto, ci mancherebbe. Però se l’autore “Si comporta come se aprisse un’azienda”, converrai con me che un imprenditore non prepara il prodotto che gli piace, ma il prodotto che si vende nel mercato.
        Il punto è che la scrittura è una passione, ed è difficile staccare la passione dal vero senso imprenditoriale. 😉

        1. Non voglio far cambiare idea a nessuno ma come ho scritto in fondo lo faccio per hobby e passione. Quindi se non piace, pazienza. Non sarò mai l’imprenditore di me stesso. Perché? Non lo sono stato durante la professione privilegiando quello che mi piaceva e non quello che conveniva.
          Per la copertina di Marco… tecnicamente perfetta ma non l’avrei mai comprato trovandolo in libreria. Ribadisco ognuno ha i propri gusti estetici.

  5. Ciao e complimenti per l’interessante articolo.
    Io pubblico da anni su Amazon, inizialmente solo libri in formato digitale (ebook), per poi passare anche al formato cartaceo. Ogni mese mi vengono accreditate sul conto le royalty per le copie di libri venduti. Inoltre, la stessa piattaforma multimediale tiene costantemente aggiornata una classifica Top 100, distinta per genere e categoria, con i libri più venduti. In tal modo, spesso e volentieri ritrovo i miei libri in questa speciale “vetrina” che mi offre una sorta di pubblicità a costo zero.
    Fino ad oggi non ho riscontrato nessun lato negativo e, sinceramente, mi sento di consigliare questa scelta a tutti coloro che hanno qualcosa da scrivere ma non intendono sostenere un impegno economico.

    1. confermo sulla precisione nei pagamenti e nei report puntuali. Uso amazon per raggiungere i clienti kindle e per il cartaceo, Smashwords per gli epub. A parte l’editing, nono ho altri costi

  6. L’ideale dal mio punto di vista sarebbe rimediare una CE che si occupi dell’aspetto commerciale. EAP mai, in nessun caso.

  7. “Gli hobby e le passioni si fanno senza calcoli” una chiusa perfetta che condivido anche perché chi pensa di essere un novello Dostoevsky ha già fallito in partenza. Ho scelto di appoggiarmi ad una casa editrice che, a sua volta, si avvale di Amazon e come “prova d’autore” sono estremamente felice del risultato.

  8. Sono d’accordo con te su crowdfunding, ne avevo già parlato sulle blog giungendo alla stessa conclusione, si tratta di una forma raffinata di editoria a pagamento che scarica tutti i costi sui futuri lettori che mossi da sincera amicizia sostengono l’autore anticipando il prezzo di un romanzo di cui non sanno nulla. Su Eap penso le peggio cose dunque vado oltre. Anch’io ho libri in auto pubblicazione e devo dire mi danno grandi soddisfazioni. Ma il tema vero in tutto ciò che dici è la distribuzione. Vero motore delle vendite, la garantisce solo una casa editrice seria. Arrivare nelle librerie non è facile per un autore self o in Eap.

  9. Consigli utili e intelligenti. Comunque, alla fine di tutto, ciò che conta davvero è ciò che si ha da dire quando si scrive. Quando leggo un testo auto pubblicato posso passare sopra ai refusi , all’impaginazione e perfino alla copertina se il contenuto è interessante e mi arricchisce in qualche modo. Per questo la trovo una buona soluzione per i saggi e i manuali, meno per i romanzi.
    Buon fine settimana.

    1. il contenuto fa la differenza. D’altra parte non solo gli auto pubblicati contengono errori, refusi, impaginazione scadente ma anche gli editori blasonati mettono in commercio libri scadenti

  10. L’ha ribloggato su Non Solo Campagna – Il blog di Elenae ha commentato:
    Condivido il post di Newwhitebear sullo stato attuale dell’editoria e ne sottoscrivo ogni parola. Anch’io, scrivendo per divertimento, dato che quest’hobby è arrivato tardi nella mia vita, ho trovato uno strumento valido per pubblicare senza costi. Questo non esclude, nell’ipotesi più remota, che un giorno non ci sia un editore vero a cui il tuo lavoro piaccia. Sia chiaro che quel giorno non sborserò un centesimo 😉

    1. grazie per averlo ribloggato. Condivido le tue parole. Il mio, anzi il nostro è un hobby. Ci diverte e ci tiene giovani.
      Certo ma dubito, un editore volesse bussare alla mia porta e propormi un contratto. lo leggeri con attenzione e di centesimi nemmeno uno.

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