Una storia così anonima – parte ventesima

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Paris, Châtelet, 11 novembre, 1307, ora sesta – anno secondo di Clemente V

Guillaume de Nogaret osserva infastidito quella pergamena, suggellata dalla ceralacca rossa. Gli è stata consegnata poco prima da un messo dell’arcivescovo di Sens. Sigillo e firma sono autentiche, perché le conosce bene.

Legge nuovamente il testo. Non può mettersi contro Roland de Bernard, perché in questo momento il clero parigino è incerto e diviso sull’operazione, messa in moto il 13 ottobre nei confronti dei templari francesi. La posizione del guardasigilli non è ancora consolidata in modo stabile e lo scontro potrebbe rivelarsi pericoloso per lui. L’inchiesta sta muovendo i primi passi. É ancora gracile e ha necessità di sostegni forti e autorevoli. Mettersi contro le alte gerarchie della chiesa potrebbe rivelarsi controproducente in questo frangente. É vero che esistono molte confessioni ma sono prove deboli, perché estorte con la tortura e quindi possono essere ritrattate. É meglio agire con calma e lasciare libero il templare bolognese, perché tutto sommato è un pesce piccolo, che non avrebbe mai confessato o non avrebbe rilasciato dichiarazioni compromettenti contro il Gran Maestro, Jacques de Molay. Lo farà seguire con discrezione per osservarne le mosse. Ormai ha deciso. Rispetterà l’ordine dell’arcivescovo, Roland de Bernard, che lo vuole presso di lui entro il vespro.

Chiama il capitano delle guardie per disporre la liberazione di Pietro da Bologna. “Che sia trattato bene. Ridategli la sua cavalcatura e scortatelo fino a Sens. Poi lo affidate all’arcivescovo” ordina Guillaume. “Fate in modo che il prigioniero sia lì poco prima del vespro”.

Riflette su chi dovrebbe avere il compito di seguire il templare dal momento che lascerà Sens e il vescovado. É un compito delicato, perché non si deve far scoprire ma nemmeno perderlo di vista. Alla fine opta per Luis de Chavelier, un giovane abile e capace.

‘Perché questo frate è finito sotto la protezione dell’arcivescovo Roland? Quale missione segreta deve compiere?’ si dice, arricciando la barba. ‘Non si chiede a un templare lombardo di compiere un viaggio così lungo e pericoloso, se non deve portare a termine un’operazione importante e delicata. Di certo non è la parte del tesoro del Tempio, che Jacques de Molay è riuscito con molta abilità a trasferire altrove. Dev’essere qualcosa che un cavaliere può portare con sé senza dare troppo nell’occhio. Ma cosa?’

Mentre Guillaume de Nogaret tenta di comprendere il senso della missione di Pietro da Bologna, il frate sta pregando con la schiena voltata verso la porta della cella, nell’attesa di comparire dinnanzi al guardasigilli. Sente girare il chiavistello e cigolare i cardini ma continua nelle sue orazioni.

“Messere, siete libero” dice una voce alle sue spalle.

Pietro si gira con lentezza, pensando a uno scherzo del destino o a una fine trappola di Guillaume de Nogaret.

“Venite. Nel cortile interno vi aspetta il vostro cavallo e un drappello di scorta. Vi accompagnerà fino a Sens” continua quella voce che gli appare sconosciuta.

“Perché a Sens?” chiede il templare stupito e diffidente.

“Siete sotto la protezione dell’arcivescovo Roland de Bernard. Dobbiamo assicurarvi che giungiate a destinazione sano e salvo” risponde la guardia. “Andiamo. Non possiamo indugiare oltre se volete essere per il vespro a destinazione”.

Pietro è convinto che questa liberazione nasconda un tranello. Non si sente tranquillo. Tuttavia raccoglie le poche cose che ha nella cella, indossa il mantello e segue la guardia fino al cortile interno, dove trova il suo bardo e sei cavalieri, che lo attendono.

Usciti da Châtelet, il gruppo prende la strada per Sens, lasciando alle spalle Paris. Un cavaliere avvolto in un mantello grigio li segue a discreta distanza. Questa prima fase è agevole, perché sa dove finirà il gruppo. Il difficile comincerà dopo, quando avrà lasciato Sens. La destinazione più probabile è Poitiers, perché era la meta primitiva. ‘Sarà così?’ s’interroga il cavaliere senza trovare una risposta.

Sens, 11 novembre 1307, vespro – anno secondo Clemente V

Pietro è dinnanzi all’arcivescovo, Roland de Bernard.

Benvenuto nella casa del Signore” fa il prelato, che lo chiama a sé. “Siete stato trattato bene, frère Pierre?”

Sì, come può esserlo un prigioniero” risponde il frate, “mi è mancato molto il sacramento della comunione”.

L’arcivescovo sorride. Non è da tutti mantenere la serenità dopo aver conosciuto le prigioni francesi.

Quando volete, potete scendere nella mia cappella privata e comunicarvi” gli dice Roland.

Pietro vorrebbe scendere subito per mondarsi dei suoi peccati ma aspetta che l’arcivescovo gli conceda il permesso di allontanarsi.

Pazientate ancora un poco” fa il prelato, che prende da un cassetto una missiva. La apre e dopo una scorsa veloce riprende a parlare. “Sua eminenza, il cardinale Caetani, ha affidato nelle mie mani la vostra sorte e mi detto di consegnarvi questa pergamena”.

Prende dal cassetto un secondo rotolo, chiuso col sigillo papale. “Non ne conosco il contenuto ma si è raccomandato di consegnarvelo di persona”. Detto questo lo allunga al frate, che lo prende e controlla il sigillo. Pare intatto e autentico.

Nelle stanze, dove riposerete, troverete una vecchia conoscenza. Il chierico Philippe de Laurent, che vi terrà compagnia nel viaggio verso Poitiers” conclude l’arcivescovo, congedandolo.

Pietro infila il rotolo sotto il saio e dopo aver baciato l’anello vescovile, esce dalla stanza.

Alphonse de Mullins lo osserva con astio. É riuscito a origliare qualcosa ma non tutto. Non ha compreso se de Bernard abbia consegnato qualcosa di importante al frate oppure solo la missiva del chierico. Lo maledice, perché è stato la causa di una dura rampogna. Deve scoprirlo, perché il cardinale Colonna gli ha detto che al prossimo passo falso lui salta. ‘Devo recuperare la sua fiducia. Tornare a Annency? Non ci penso per nulla!’ si dice, seguendo con discrezione il frate.

Pietro ha notato le manovre del monaco e il suo sesto senso gli suggerisce che può essere una vipera. Finge di perdersi nei corridoi. Girando più volte su se stesso. Si nasconde dietro un tendaggio e osserva il monaco che si guarda intorno interdetto.

Cercate me?” gli dice materializzandosi alle sue spalle.

Alphonse ha un sobbalzo, come chi è stato colto con le mani nella marmellata. Borbotta qualcosa e si avvia scuro in volto verso la sua stanza ma il frate lo ferma con voce perentoria.

Non siete il segretario dell’arcivescovo, Roland de Bernard?” gli chiede, bloccando la sua fuga precipitosa.

Sì” risponde con un monosillabo.

Allora saprete sicuramente indicarmi la via della cappella privata dell’arcivescovo” dice con tono vagamente ironico Pietro.

Alphonse di malagrazia gli fornisce le indicazioni richieste e poi gli volta le spalle. Pietro sorride e si avvia verso la cappella. ‘Dovrò confessare anche questo peccato. Ho dubitato della buonafede del mio prossimo” si dice, facendosi il segno della croce.

Confessato e assolto dai peccati con la comunione, il frate si avvia verso la stanza assegnatagli. Si sente più leggero e vicino a Dio e a Maria Maddalena. Spera d’incontrare il chierico per abbracciarlo. Ha questi pensieri, quando ode alle sue spalle una voce che grida ‘Frare Pierre! Frare Pierre’. La riconosce, anzi la individuerebbe tra mille. Si gira e abbraccia con calore Philippe.

Non mi avete ancora accompagnato a Poitiers da Clemente V” dice Pietro allegro.

Avete ragione, Frare Pierre! Non ho mantenuto l’impegno preso: quello di condurvi alla corte papale. Ma presto colmerò questa lacuna” afferma il chierico.

Certamente, quando l’arcivescovo mi darà il permesso di partire, ci dirigeremo verso Poitiers, sempre che voi non dobbiate andarvene prima” replica Pietro.

Non avrei mai detto di potervi rivedere, dopo che ci siamo separati a Lugdunum” conclude Philippe.

Ma ditemi. Come avete saputo che ero finito a Paris?” gli domanda il frate, che cammina spedito verso le sue stanze.

Una storia lunga. Tuttavia dopo le orazioni della prima vigilia e il frugale pasto alla mensa dei poveri, vi racconterò tutto” gli dice il chierico. “Vedo che non avete perso buon umore e capacità di cogliere i particolari e schivare le insidie”.

Pietro sorride, pensando che anche Philippe avrà buon senso e furbizia con un po’ di esperienza.

Se l’istinto di sopravvivenza non funzionasse bene, sarei già morto da molto tempo” replica Pietro, mentre entrano nelle stanze loro assegnate.

parte ventunesima

0 risposte a “Una storia così anonima – parte ventesima”

  1. Caro Gian Paolo!
    Letto e trovato interessante ! 🙂
    Complimenti ! 🙂
    Sono contento che hai trovato il mio post interessante! 🙂
    Ma mi piace il migliore prosecuzione virtuale del nostro dialogo, che mi dà l’opportunità di imparare la vostra bellissima lingua italiana mi ha richiesto di farmi meglio con mio nipote italiana,
                          EMANUEL
    http://aliosapopovici.wordpress.com/2013/09/13/
    Un saluto sincero e un caloroso abbraccio! 🙂
    Aliosa.

  2. Te dejo un enorme abrazo, ya estoy mejor! aún medio cansada pero bien!!! Gian Paolo , te envió un beso enorme!
    abbraccio enorem caro amico !! sto meglio … qualcosa cansadita ma meglio! baci

  3. Mentre su Luca e Vanessa si accumulano ombre e minacce, Pietro sembra conoscere un momento di tranquillità. Ma la sua mente rimane pronta e vigile e concentrata sulla sua missione. Molto interessante anche l’amicizia che lo lega a Philippe, il rapporto veterano-recluta che li unisce contro le macchinazioni dei nemici. Il racconto migliora pagina dopo pagina, senza apparire mai scontato o prevedibile o meno che avvincente. Quattro capitoli che ho divorato in pochissime ore e ne leggerei volentieri qualche altro.

  4. Resto sempre stupita per la tua fervente immaginazione e per la tua capacità di creare situazioni interessanti. Aspetto la prossima. Un abbraccio ed un sorriso. Isabella

  5. già immaginazione e bravura trovano in queste pagine l’alchimia giusta, una storia avvincente che continua a tenerci sulle spine con i suoi misteri ma anche con personaggi che ormai sono famigliari. Bella anche questa e allora avanti con la prossima 🙂

  6. Pietro,finalmente libero e leggero ( dopo la confessione) ma mai incline a fidarsi di nessuno,riabbraccia il suo fedele Philippe
    Ti seguo sempre anche se caldo e mente affaccendata non mi danno tregua
    Bravo, carissimo
    Un abbraccio caro
    Mistral

  7. Una continuazione che si apre con quella immagine non può essere che “succulenta”…come andrà a finire Gian Paolo? Devo pazientare per molte puntate ancora?

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