Una storia così anonima – parte trentunesima

foto personale
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Rennes-le-Château, 27 febbraio 2015, ore quattordici

Luca e Vanessa tornano sui loro passi verso il punto, dove hanno parcheggiato la macchina. Il cielo si è coperto di nuovo. Le nuvole basse avvolgono il villaggio. Un vento gelido arriva da nord a pungere le ossa.

Fa freddo” dice la ragazza, che si stringe il piumino addosso.

Il ragazzo sorride. ‘Tanto freddolosa, quanto calorosa’ pensa.

La casa sembra vecchia ma solida. A Luca sembra una di quelle abitazioni di una volta costruita con muri a secco. Nessuna insegna, solo un campanello e una piccola targhetta ‘Au temps perdu’. Dopo aver suonato, li accoglie una signora, che li fa accomodare all’interno. Il ragazzo la osserva. Non gli pare né giovane né anziana, di quell’età indefinita che sembra essere lo stereotipo della mezz’età.

Avete delle stanze libere?” domanda Vanessa.

Sì” risponde la donna, “potete scegliere quella che volete. Al primo piano un’ampia stanza matrimoniale con terrazzo privato. Al piano di mansarda due stanze una più grande e una più piccola”. Lei li considera due giovani sposi. ‘Una bella coppia’ pensa, mentre li osserva con attenzione.

Benissimo” dice la ragazza “le prendiamo tutte e tre”.

La donna li guarda interdetta. Non capisce il senso della risposta. “Ho capito bene che le occupate tutte e tre? In quanti siete?” Le domande le sono uscite così senza sforzo. ‘Eppure mi sembrano talmente giovani che non possono avere più di un figlio’ riflette, mentre tenta di comprendere la richiesta.

Sì, signora! Ha capito perfettamente” afferma la ragazza sorridente. “Siamo solo noi due”.

Madame Monzon, la proprietaria della gite, sembra stordita. ‘Sono in due’ pensa, ‘e occupano lo spazio per sei persone. Perché?’ Li osserva con sguardo interrogativo, passando dall’uno all’altra.

Vanessa intuisce che la donna ha delle perplessità. Gli occhi si sono riempiti di stupore e di incertezze. Prima che ponga altre domande, ne spiega le ragioni. “Vogliamo essere tranquilli che nessun altro prenda le due rimanenti”. Si interrompe per qualche secondo prima di proseguire. “Non desideriamo condividere con altre persone il soggiorno presso di voi. Il posto ci piace. Ha un’atmosfera particolare, immersa nel suo silenzio”

Madame Monzon resta per un attimo muta, prima di domandare per quanti notti si fermano.

Per il momento fino a domenica” replica Vanessa. “Domenica decidiamo se prolungare di qualche giorno la nostra permanenza”.

La proprietaria è soddisfatta. Non capita tutti i giorni di fare il pieno in un periodo decisamente morto. Nel periodo estivo c’è la coda di persone disposte a tutto pur di avere una stanza ma d’inverno non arriva nessuno. La coppia le appare simpatica e avverte che sta nascendo un bel feeling con loro. É tentata di applicare un piccolo sconto e si aspetta che contrattino il prezzo. Spiega le condizioni, consegnando un documento, dove sono indicati gli articoli del contratto che sottopone a loro.

Luca prende il foglio, lo scorre con gli occhi e naturalmente non capisce nulla. ‘Ci penserà Vanessa a leggerli’ pensa, mentre li ripiega con cura soddisfatto.

Firmano i contratti, pagano la tariffa week end senza chiedere un euro di sconto. Così i due ragazzi bloccano le tre camere del cottage, dal cui terrazzo si domina l’intera vallata dell’Aude, la vecchia contea di Razès, quando c’è bel tempo. Scelgono la più grande, quella al primo piano. Prima di salire per depositare i bagagli, chiedono altre informazioni.

Possiamo lasciare l’auto nella piazzetta che è di fianco alla casa?” chiede Vanessa.

Certamente. In questo periodo non ci sono turisti. Quindi si può circolare e parcheggiare senza troppe restrizioni” risponde Madame Monzon. “In luglio e agosto è vietato entrare in paese”.

Luca osserva l’espressione del viso dell’amica. ‘Non devo spostarla’ si dice con un moto di soddisfazione.

Nel piccolo giro di ricognizione in paese” fa la ragazza “abbiamo visto solo un ristorante aperto. Ce ne sono degli altri?”

Se vi accontentate della mia cucina” la interrompe la donna “possiamo accomodarci tra mezz’ora nella sala da pranzo”.

Vanessa traduce a Luca le ultime parole. “A me sta bene” dice il ragazzo. “Mi sembra di stare a casa”

D’accordo. Sarà un onore per noi, assaggiare i vostri piatti” le risponde la ragazza.

Recuperato il bagaglio, occupano la stanza del primo piano. É ampia e arredata con gusto. “Non è male” fa Luca. “Sarebbe anche luminosa, se questa nuvolaglia se ne andasse”.

Una rapida rinfrescata, un cambio d’abito necessario ed ecco i due ragazzi pronti per assaggiare la cucina di Madame Monzon.

Una giovane donna li serve a tavola. Ha occhi scuri e capelli neri. Secondo Luca è di origini spagnole.

Mangiano in silenzio. Vanessa apprezza quel secondo accompagnato da uno strano purè di patate. “Che piatto forte e delizioso” fa la ragazza, complimentandosi con la cuoca.

É un tipico piatto di questa regione” risponde Madame Monzon, visibilmente contenta per gli apprezzamenti. “Cassoulet con aligot”.

Luca mangia in silenzio, ascoltando distrattamente le chiacchiere delle due donne. Parlano un linguaggio che non capisce.

Sistemiamoci nel salotto” dice la proprietaria, al termine del pranzo. “Vi offro qualche dolcetto della zona innaffiato con vin moscato di Saint-Jeans”.

Si stanno trasferendo, quando sentono squillare il campanello.

Elionor” dice Madame Monzon “vai a vedere chi vuole entrare”.

Si sistemano intorno a un tavolino basso, sul quale stanno dolcetti e una creme catalane, una bottiglia di vino e tre bicchieri. Poco dopo la ragazza torna. “Madame” fa in un francese con una forte inflessione catalana. “Un signore chiede una stanza. É nell’ingresso”.

La donna si alza per andare a parlare con la persona in attesa. Luca e Vanessa sentono una voce maschile, che chiede inutilmente di essere ospitato, e una femminile, che con altrettanta fermezza gli risponde negativamente. I due ragazzi sorridono, stringendosi la mani. “Henri, ci riprova” sussurra Luca. “Questa volta gli è andata male” replica Vanessa. “Ora sappiamo com’è la sua voce” aggiunge il ragazzo. Si ricompongono sentendo i passi della proprietaria.

Parbleu!” esclama la donna, rientrando nella sala. “Incredibile! Un’altra persona cerca una stanza! In questo periodo dell’anno non viene un turista manco lo costringessero con una pistola alla tempia!”

Luca trattiene il riso. “Ma cosa è successo?” domanda Vanessa con faccia compunta.

É incredibile!” afferma la proprietaria col viso basito. “Sembra di essere in luglio con la fila delle persone che cerca una sistemazione”.

Ah!” fa la ragazza, afferrando un dolcetto. “Dunque qualcuno ha bussato alla porta! Ma se il paese è vuoto. Non credo che abbia difficoltà di trovare un alloggio”.

La donna la guarda e annuisce. “É quello che le ho detto. Ma lui insisteva perché voleva dormire qui! Incredibile!”

Per i ragazzi è evidente che alla signora non dispiace aver perso un cliente o uno potenziale. Si lanciano uno sguardo e sorridono.

Tutto sommato” prosegue Madame Monzon, mentre versa il vino nei bicchieri, “non mi dispiace averlo messo alla porta. Mi dava dei brividi, mentre parlava”.

Sollevano i calici per una specie di brindisi. Madame Monzon è curiosa di conoscere i motivi del loro arrivo a Rennes-le-Château.

Volevamo metterci sulle tracce di un nostro concittadino” inizia a raccontare Vanessa, che con gli occhi rassicura Luca. “Pietro da Bologna, un monaco, che partendo da Bologna è arrivato fin qui”.

Il ragazzo finge di seguire la conversazione ma si sente tagliato fuori per la mancata conoscenza della lingua. Osserva i volti per intuire cosa stanno dicendo dalle loro espressioni. Vede che Madame Monzon è perplessa. ‘Chissà cosa avrà detto Vanessa’ si dice sospirando.

Non ricordo la presenza di un monaco in paese” afferma la donna. “Ma quando è venuto?”

La ragazza sorride per reprimere la risata. “Settecento anni fa” risponde Vanessa.

Ecco il perché non lo ricordavo” esclama Madame Monzon, mettendosi a ridere. I due ragazzi si uniscono nella risata, anche se Luca non comprende bene i motivi di tanta ilarità. ‘Si sa’ pensa il ragazzo, ‘ che il riso è contagioso’.

Mentre prosegue la conversazione tra Vanessa e Madame Monzon con Luca, convitato di pietra, Henri attende paziente l’uscita di Elionor. Vuol conoscere i motivi del rifiuto, che gli ha impedito di restare accanto a loro. La vede uscire.

Henri abborda la ragazza, che ha un sussulto. Non si aspetta di vedersi comparire di fianco la stessa persona che ha tentato inutilmente di prendere una camera da Madame Monzon. Ricorda che è stato messo alla porta in modo sbrigativo dalla padrona e finge di essere irritata.

‘É un bell’uomo’ pensa, osservandolo con cura. Poi si pente subito di avere avuto questo pensiero. Accelera il passo.

Non voglio sembrarle il classico uomo che tenta un approccio con una bella ragazza” fa Henri in modo diplomatico, mettendosi di fianco a Elionor. Rimane in silenzio e osserva le sue reazioni. “Non conosco bene il paese. Anzi, a dire il vero, è la prima volta che ci vengo”.

La ragazza si ferma un attimo e lo guarda negli occhi, prima di riprendere a camminare con maggior lena. ‘Che vuole questo da me?’ riflette, perché non capisce dove vuole arrivare.

Henri intuisce che lo sta ascoltando, anche se finge di essere irritata. Riprende il discorso interrotto. “Un conoscente mi ha indicato come gite a Rennes-le-Château ‘Au temps perdu‘ ma sembra che sia tutto occupato” dice l’uomo con tono dolce. “Ora non so dove pernottare. Lei, di certo, potrà suggerirmi un altro alloggio”.

Elionor riflette che sarebbe scortese non rispondere. ‘Alla fine chiede solo un’informazione’. Continua a camminare ma si ferma un breve istante.

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