Una storia così anonima – parte trentatreesima

Foto personale
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Rennes-le-Château, 27 febbraio, 2015, ore diciassette

Elionor emette un sospiro. Non le piace che in paese la vedano parlare con uno sconosciuto. ‘Che cosa c’è di disdicevole?’ si domanda infastidita. ‘Alla fine chiede solo un’informazione’. Trae un profondo respiro, prima di rispondere.

Signore” dice la ragazza, osservandolo negli occhi, “qui di gite non ce ne sono molte. Nei dintorni ne può trovare diverse e assai accoglienti. Se proprio desidera qualcosa in paese, potrei suggerirle Le Dragon de Rhedae”.

Ma me lo hanno indicato come ristorante” la interrompe Henri.

Si, ha ragione, signore” risponde la ragazza, “ma se suona il campanello, i proprietari le aprono. Sono quasi certa che la ospiteranno”.

Elionor riprende a camminare con minor foga. Vuole arrivare a casa dove l’aspetta il piccolo Dani. Poi ha risposto a quello che le ha chiesto l’uomo.

Henri si rimette al suo fianco. Vuole altre informazioni. Prende dal portafoglio una banconota da cento euro. Spera che sia il grimaldello per capire come sia stato rifiutato da Madame Monzon.

La ringrazio per il suggerimento” dice l’uomo. “Però basta con signore. Mi chiamo Pierre”.

Elionor serra le labbra. Come si chiama, le interessa poco. Vorrebbe liberarsi di lui, quando con la coda dell’occhio vede quel foglio verde. Gli occhi brillano per un istante. Sa che le farebbero comodo. I soldi non bastano mai.

La voglio ringraziare per le informazioni” dice Pierre, allungandole il denaro. Con tono noncurante prosegue a parlare. “Mi domandavo come mai a Au temps perdu ci sia il pieno. Lei lavora lì, mi pare. Non ho osservato turisti o gitanti in giro per il paese. I parcheggi sono vuoti”.

La ragazza è affascinata da quella banconota. ‘Ne ho visto poche transitare per le mie mani’ pensa, incerta se accettare o rifiutare. Si chiede se commette un peccato nel prenderli. ‘Tutto sommato non devo rivelare segreti o parlare male di qualcuno’ riflette.

Ma in quanti sono alloggiati lì?” prosegue l’uomo, infilando il centone nella tracolla della donna.

Due” risponde con candore Elionor, che finge di non aver visto cadere il denaro nella borsa.

Due?” esclama Pierre sorpreso ma non troppo. Quella coppia è furba e finora ha scansato i suoi tranelli. “E per me non c’era posto?” le domanda.

Preleva dal portafoglio un biglietto da duecento euro. Visto il successo del primo centone, raddoppia la posta. Lo muove con noncuranza sotto gli occhi della ragazza, che avidamente ne segue il movimento.

Hanno preso tutte le camere” dice con parlata sciolta Elionor, che aspetta che anche la seconda banconota finisca nella borsa.

Ho capito” fa Pierre, che con mossa rapida infila il denaro nella tracolla. Forte del successo, ottenuto con le banconote, che hanno sciolto la lingua della ragazza, Henri si fa più deciso e intraprendente. ‘Forse seduti attorno a un tavolo riesco ottenere qualche altra notizia’ si dice. “Poi posso valutare come sfruttare la sua posizione nella casa’. Vede una caffetteria aperta ed esclama pronto. “Posso offrirle un tè, un caffè come ringraziamento?”

Elionor ha un momento di incertezza. Quell’uomo le piace. ‘É alto e ha l’aria vissuta’ riflette. ‘Non mi pare pericoloso’. Tuttavia il pensiero, che qualcuno del paese la veda alla caffetteria accanto a uno sconosciuto, la frena, perché questa possibilità è decisamente sicura. ‘Marc è geloso’ pensa con rapidità, ‘e non ci mette due minuti a bastonarmi per bene, se qualcuno gli riferisce che stavo al caffè con un uomo. Meglio rifiutare con cortesia. É più semplice spiegargli il motivo, per il quale ho parlato in strada con uno sconosciuto, piuttosto che la mia presenza in un locale’.

Si ferma e lo guarda in viso. “La ringrazio” afferma con tono deluso la ragazza. “A casa Dani e Marc mi aspettano. Senza offesa la devo lasciare. Sarà per un’altra occasione”.

A domani” replica Pierre, portando la mano alla fronte a mo’ di saluto. Sa che il giorno successivo sarà più facile parlarle.

Elionor si stacca dall’uomo e cammina in fretta, avviandosi verso casa.

Mentre Elionor e Henri sono fermi a conversare, Marco esce dalla gite. ‘Tanto non ci capisco nulla di quello che si dicono’ pensa, dirigendosi verso la sua macchina. Non è tranquillo. Quel Henri è nei paraggi. ‘Devo essere diffidente e attento’ riflette. ‘Già a Parigi ha tentato uno scherzetto, sventato appena in tempo’. Con lo smartphone verifica che non abbia messo qualche altra cimice. Sta girando intorno alla vettura, quando lo scorge insieme all’aiutante di Madame Monzon. ‘Sono certo che vuole acquisire delle informazioni’ si dice, portandosi fuori della loro portata visiva. Non osa avvicinarsi. Non vuole insospettirli. É troppo distante per ascoltare le loro voci.

Mentre sta facendo queste congetture, vede Vanessa che lo sta cercando con lo sguardo. Si fa vedere e le fa segno di tacere. Dà un’ultima occhiata in direzione di Henri. ‘É rimasto solo’ osserva, mentre si avvia verso l’amica.

Perché” comincia la ragazza ma Luca la stoppa con un bacio.

Andiamo” le sussurra in un orecchio, prendendola per un braccio.

Vanessa è rossa come i suoi capelli per la rabbia. Sta per dire qualcosa, quando viene preceduta dal ragazzo.

Ho dovuto farlo” le bisbiglia Luca in un orecchio. “Un centinaio di metri davanti a noi Henri e la servetta spagnola di Madame Monzon parlavano fitto. Non volevo che si accorgessero di noi”.

Cosa dicevano?” chiede sottovoce la ragazza, che ha capito il gesto dell’amico.

L’orecchio bionico non me l’hanno fornito” risponde in un sussurro Luca, ridendo alla sua battuta.

Stanno fermi qualche minuto in silenzio, lasciando che Henri si allontani verso la via principale del paese. Il cielo grigio si inscurisce in fretta. La sera cala con le sue ombre e le luci delle strade.

Che facciamo?” chiede Luca. “Stasera sfidiamo la fortuna e andiamo all’unico ristorante aperto oppure compriamo qualcosa per cena da consumare in camera?”

Vanessa scuote la testa e si stringe nel piumino. “Fa freddo” dice la ragazza, “ma due passi li faccio. Quel cassoulet sta navigando ancora nello stomaco!”

Il ragazzo la prende sottobraccio, mentre si avviano dalla parte opposta a quella che ha preso Henri. Camminano silenziosi fra strade strette e male illuminate. Arrivano in uno spazio con panchine e qualche rara automobile.

Sembra un paese disabitato” fa Luca, rompendo il silenzio che dura da tempo. “Non si vede anima viva o negozi. Quei pochi sono chiusi”.

Non è stagione per turisti, come ha detto la Monzon” afferma Vanessa. “Mi sa che dobbiamo ripiegare sull’unico ristorante aperto, se vogliamo cenare stasera”.

Il ragazzo si guarda intorno e vede un insegna ‘Au trèsor des saveurs – Produits régionaux‘. Sorride. “Forse abbiamo risolto il problema cena” fa Luca, indicando col viso la targa lampeggiante alla loro sinistra. Riempita una sporta di tessuto con formaggi, pane, affettati, vino e vino, si incamminano per la strada principale per ritornare alla gite.

Mi comincia a innervosire Henri” inizia il ragazzo, che con un braccio tiene la borsa delle vivande e con l’altro il braccio della ragazza. “Non riesco a capire chi sia e cosa vuole”.

Forse vuole impedirci di trovare qualcosa di importante oppure spera di fregarci” fa Vanessa, aggrappata al braccio di Luca.

Ma cosa?” continua il ragazzo, poco convinto della spiegazione dell’amica. “Pietro ha nascosto il tesoro della magione bolognese. Di certo non in questo minuscolo paese alle falde dei Pirenei”.

E se non fosse quello della commenda?” lo rimbecca la ragazza.

Luca sta in silenzio e medita su questa ipotesi. Fantasiosa ma anche intrigante.

Ammettiamo che sia così” dice il ragazzo, fermandosi un istante. “Ma cosa ci vuole impedire di trovare?”

Non è detto che sia questo l’obiettivo” fa la ragazza, rimettendosi in movimento. “Forse se leggiamo il finale della storia di Pietro, possiamo capirlo”.

Ma non è certo che sia così!” replica Luca, che scorge in lontananza la sua auto. “Ma Henri chi è veramente?”

Vanessa ride, appoggiando il capo sulla spalla dell’amico. “E se fosse del priorato di Sion?” afferma come provocazione.

Luca non riesce a trattenere una sonora risata, mentre scuote il capo. “Leggi troppi romanzi alla Don Brown!” esclama a voce alta.

Nell’ombra alle loro spalle Pierre ha un ghigno di soddisfazione.

0 risposte a “Una storia così anonima – parte trentatreesima”

  1. Più che paura, intrigante curiosità e mistero. Ma dove posso leggere un tuo libro per intero? Ho una struttura mentale che mi fa divorare il libro …questa sospensione, da te creata ad arte, mi fa pensare a quando potrò seguire le fantastiche vicende dei tuoi personaggi. Grazie per la tua fluida e coinvolgente scrittura che imparo ad apprezzare sempre di più. Marisa

    1. Grazie, Marisa per le bellissime parole che hai usato nei miei confronti. Dove puoi rovare un mio libro intero? Ovviamente non questo. La storia non è conclusa. Ma latri due. Su smashwords. Uno è grqtis, l’altro a pagamento.
      Una dolce serata

  2. Non ci lasciare così , caro Gia Paolo
    Ma non fa niente: si aspetta pazienti e volenterosi per avere il piacere di leggere il seguito di questa
    fantastica Storia Così Anonima
    Bravo, veramente
    Un grande abbraccio
    Mistral

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