Quando riaprì gli occhi…

Q

uando riaprì gli occhi, Dagny vide il sole, le foglie verdi e il viso di un uomo. “So che cos’è tutto questo”, pensò.

Era il mondo che aveva che aveva sognato di vedere a diciasette anni… ed ora l’aveva raggiunto… le sembrava così semplice, così normale, che il sentimento che provava era come una benedizione impartita in due parole all’universo: Ma naturalmente.
Guardava il volto inginocchiato vicino a lei, e sapeva che in passato avrebbe dato la vita per poterlo vedere: una faccia senza segni di dolore, di paura o di colpa. Aveva la bocca più che orgogliosa: come se sentisse l’orgoglio di essere orgogliosa.
I lineamenti decisi facevano pensare all’arrogamza, alla tensione, all’ironia..eppure il viso non aveva niente di tutto questo, ma ne era la somma finale: un’espressione di serena decisione e sicurezza, un’innocenza spietata che non avrebbe chiesto né accordato pietà. Un viso che non aveva niente da nascondere…

 Chi era Dagny? Così si poneva la domanda Barbara. Aveva trovato un brandello di carta, tutto stropicciato e in parte consunto, tra le pagine di un vecchio diario scolastico, dove annotava con cura tutti i suoi pensieri.
Stava rovistando in soffitta, quando scorse tra libri ingialliti e malmessi e blocchi di carta pieni di scarabocchi una copertina di pelle blù o meglio il dorso blù di qualcosa che stonava lì in mezzo.
L’aprì e cominciò a leggere, tornando ragazza: i primi amori, le prime delusioni, i disegni un po’ infantili in stile Heidi dell’amica Serena, la sua compagna di banco, qualche fotografia in bianco e nero dai bordi seghettati, che faceva tenerezza, e poi quel pezzetto di carta.
Barbara girava e rigirava quel foglio, strappato malamente da un quaderno a quadretti, su cui erano scritte un paio di frasi, cancellate e scritte più volte. La scrittura non era la sua, ma era lineare e rotonda. La mano era femminile o maschile? Per alcuni svolazzi sulla A e sulla P era quasi certa che fosse femminile, ma il resto era neutro. Lei scriveva con caratteri minuscoli e leggermente inclinati verso destra, mentre la riga tendeva a salire verso l’alto tutta sbilenca. La grafia dell’ignota scrittrice era perfettamente dritta, come le cancellature e le riscritture.
Barbara continuava a girare e rigirare quel pezzo di carta ingiallito e con qualche taglio con delicatezza e un po’ di timore.
“Era il riassunto di un libro? No, non ne aveva l’aria.” pensava con aria smarrita “Forse era l’incipit di un racconto… ma quale racconto? Io personalmente non ci ho mai provato. Basta leggere poche righe di questo diario per capire il perché”.
Riaprì il diario alla ricerca di qualche indizio. Si accoccolò sui talloni, appoggiando la schiena al baule aperto mentre teneva il diario sulle gambe.
“Lunedì 7 maggio 19..    Oggi ho conosciuto Roby, finalmente! Gli ho parlato o meglio ho farfugliato qualcosa mentre le orecchie diventavano rosso fuoco! …” mentre leggeva, pensava che imbranata era a diventare un peperoncino rosso.
Ora ricordava chi era Roby, un ragazzo della V C del liceo scientifico Roiti, mentre faceva un rapido calcolo di quanti anni aveva nel 19…. Lei era in III A, quindi aveva all’incirca sedici anni. Non era il primo fidanzatino, né sarebbe stato l’ultimo, però lo ricordava perché era un vecchio per lei con i suoi diciotto anni. Arrivava a scuola su una rombante Fiat Abarth 500 rossa dagli scarichi cromati lucidi ed enormi, almeno ai suoi occhi, sempre attorniato da nugoli di ragazze che avrebbero fatto carte false pur di sedersi accanto a lui.
“Ero timida e faticavo a spiaccicare due parole in fila, quando dovevo parlare con un ragazzo che mi piaceva. E con Roby il copione era lo stesso!” disse mentre continuava a leggere quelle note scritte venti anni fa.
Era ancora single perché non era mai riuscita a domare la timidezza, che attirava gli uomini, come allora calamitava i coetanei, ma poi scivolava su indecisioni e mutismi.
Aveva paura del proprio corpo, delle parole che uscivano dalla sua bocca ed arrossiva sempre.
Aveva un bel corpo, così dicevano gli uomini incontrati finora, ma la mente rimaneva un mistero per loro, perché non sono mai stati capaci di sondarla fino in fondo. Aveva un’intelligenza pronta e capiva velocemente tutto, che riusciva ad esprimere con vivide immagini e pensieri profondi sulla carta, ma diventava tutto ingarbugliato quando parlava con qualcuno.
Di questo limite aveva sofferto durante il percorso scolastico superata da compagni e compagne nelle considerazioni dei professori, che la ritenevano una mediocre e non una super, come era in realtà. Di questa doppia personalità alla Dr. Jekill e Mr. Hide aveva dato prova quando affrontava i test attitudinali e i colloqui di assunzione, lasciando nello sconcerto gli esaminatori, incapaci di decifrare la personalità e la mente pronta ed acuta.
Dopo tanti tentativi infruttuosi era approdata in una casa editrice importante e famosa col compito non facile di approvare l’uscita di libri e di correggere le bozze, perché prevaleva l’uso della penna su quello della parola. Ben presto era cresciuta nella considerazione del responsabile della pubblicazione perché non aveva sbagliato un colpo, anzi aveva consentito alla casa di essere sempre in cima alle vendite.
Bastavano poche pagine lette per capire se manoscritto meritava di essere pubblicato oppure sarebbe stato un fiasco colossale.  Quindi non c’era testo italiano che non passasse dalla scrivania di Barbara, che lo portava a casa da leggere e commentare, prima di riempire la scheda di valutazione con le note ed osservazioni. Un corso di full immersion di inglese e tedesco le aveva consentito di padroneggiare anche i testi in queste lingue sicuramente più ostici da riconoscere come traducibili con successo.
Ben presto era divantata lo spauracchio di tutti gli autori italiani famosi o no, che cominciarono a tempestarla di inviti ed omaggi, che lei lasciava cadere senza tanti rimorsi.
Ancora seduta sui talloni si riscosse da questo fiume di ricordi e riprese la lettura del diario.
“Dove ero rimasta?” si chiese “Ah! Stavo leggendo di Roby” e si domandò dov’era in questo momento.
Roby aveva avuto un ruolo importante allora, perché era stato l’unico che invece di ridere delle parole arruffate che aveva spiaccicato le aveva detto: “Sei una bella ragazza! Esci con me oggi?”
Barbara ricordava ancora la scena con lei tra l’interdetto e la sorpresa, quando rispose con un sì appena percettibile prima di scappare in aula senza nemmeno sapere dove e quando. Aveva più l’aspetto di una cerbiatta che si rifugia nel folto del bosco per sfuggire ai cani che di una ragazza in cerca dei primi amori.
L’incontro fu un fiasco colossale, come ricordava bene e come le rammentava impietosa la sua scrittura davanti agli occhi. Non era riuscita a dire tre parole di fila senza farfugliarne altre tre incogruenti tra l’ilarità e la sorpresa di Roby, che in compenso gli scoccò un bacio mozzafiato da lasciarla tramortita a mezz’aria per tutta la serata.
Il loro rapporto andò avanti per qualche mese finché lui stanco della timidezza di Barbara in tutti i sensi non la scaricò senza troppi rimpianti per Eleonora, meno bella ed intelligente, ma in compenso molto più disinibita di lei.
Barbara chiuse il vaso dei ricordi, riponendo il diario dove l’aveva trovato, mentre portò con sé nello studio il foglio scritto fittamente per rileggerlo ancora una volta.
Viveva in una minuscola villetta con giardino nell’hiterland milanese arredato con cura ed eleganza, dove conduceva una vita solitaria da single. Non aveva grandi amicizie, o meglio semplici conoscenze, che raramente invitava nella casa. Una grande libreria ingombrava la parete dello studio, ricoprendola coi volumi riccamente colorati. Questa era la stanza favorita con una scrivania di legno ed una poltrona di pelle, dove leggeva e lavorava nelle lunghe serate deserte.
Si sistemò sulla poltrona per leggere per l’ennesima volta quelle poche righe vergate da una mano sconosciuta tanti anni fa.
Ebbe un flash e capì che il destino aveva scritto quel pezzo di carta in cui si specchiava amaramente.

6 risposte a “Quando riaprì gli occhi…”

  1. scrivi davvero bene: i tuoi personaggi femminili hanno pudore dei loro sentimenti, sono così, appena accennati e pur vivissimi, tanto da toccare il fondo del mio personale mare delle emozioni. a presto enri

  2. ENRI alias muergause
    Descrivere i sentimenti di una donna da parte di un uomo è una grande fatica, perché calarsi nei loro pensieri non è facile.
    Grazie per il lusinghiero commento.
    Orso

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