La prima volta

La mattina li accolse abbracciati nel letto senza che lei provasse vergogna di giacere con una persona che non era suo marito.
Era sveglia da un po’ di tempo, mentre annusava il profumo della pelle che produceva in lei una sensazione di benessere e tranquillità che non aveva mai assaporata.
“Come potevo?” si domandava allegra “Come potevo se è la prima volta che dormo con un uomo e, per giunta, seminudo? Come potevo sapere che produce un sapore che mi sta saturando le narici col suo odore, se è la prima volta?”.
Rifletteva su questo e su quello che era accaduto durante la notte senza cambiare minimamente idea perché secondo lei doveva essere fatto senza tentennamenti o ripensamenti.
Anche se in certi momenti si era sentita impacciata, non pronta, del tutto inesperta, adesso tracciando un bilancio con calma, percepiva soddisfazione senza nessun rimpianto. Anzi l’unico era che aveva perso tempo prima con le sue paure.
Era stata un’esperienza stimolante che aveva affrontato senza timori e con molta risolutezza. Determinazione che nasceva da sensazioni delle quali non ne conosceva le origini.
Non si spiegava il motivo, perché solo poche ore prima aveva pensato che fosse scandalosamente peccaminoso che una donna facesse l’amore con un uomo senza il vincolo del matrimonio. Per questa ragione aveva sempre biasimato e condannato i comportamenti delle amiche. Lei aveva ritenuto che fossero di facili costumi quando passavano di letto in letto con la medesima disinvoltura di un cambio di vestito. Tutto questo modo di pensare adesso le sembrava capovolto tanto che le appariva normale che una donna e un uomo facessero sesso indipendentemente dallo status anagrafico, sospinti solo dalle emozioni che i loro corpi trasmettevano.
La sera precedente aveva cambiato opinione, stimolata solo dall’istinto che le faceva reputare che Dan fosse effettivamente la persona giusta. Un’intuizione che neppure lei era stata in grado di spiegare razionalmente. Questa sensazione era nata più dalla pancia che dalla testa e aveva cancellato tutti i timori, che l’atto trascinava con sé, tutti i tabù, che avevano condito la sua esistenza fino a quel momento, in conclusione tutto quello che le aveva impedito di esprimere la sua essenza di donna a 360 gradi.
Erano ondate di pensieri che si erano infrante nella sua testa dal momento nel quale aveva deciso di concedersi a Dan.
Da questo momento doveva difendere il suo uomo, legarlo a sé e convincerlo a vivere con lei a Holland Island.
Le difficoltà che apparivano all’orizzonte le infondevano una feroce determinazione a perseguire gli obiettivi e la decisa consapevolezza che ci sarebbe riuscita.
“Come?” si domandava, mentre avvertiva che lui si stava svegliando.
“Buongiorno, Angie” disse con la voce ancora confusa dal sonno.
“Buongiorno, Dan!” rispose con un bacio sulla guancia.
“Riposato bene? Oggi sembra una giornata luminosa per la luce che trapela dalla finestra”.
“E’ sempre sfavillante quando ci sei tu!”
Angie si strinse più forte al quel corpo seminudo per trasmettere le sensazioni che provava.
Percepiva un tale calore che le permetteva di vincere il gelo e l’umido della stanza. Il fuoco del cammino era spento da molto e le ceneri erano fredde. Uscire dalla avvolgente protezione delle pelli di pecora si rischiava di prendersi un accidente, ma lei aveva immagazzinato tanto calore che non avrebbe avvertito lo sbalzo termico.
Si alzò velocemente per riaccendere il fuoco e riscaldare la stanza.
“Torna qui! Vuoi morire dal freddo? Al fuoco ci pensiamo più tardi!” le disse preoccupato.
Lei si girò e scuotendo la testa rispose sorridente che non percepiva l’aria pungente e ci avrebbe messo un amen.
Le finestre erano ricoperte di una sottile brina, che impediva la vista esterna, e riflettevano il rosso delle fiamme che iniziavano a crepitare. Il tiraggio del cammino non era perfetto mentre un filo di fumo invase la stanza, che ben presto sparì.
Angie tornò a rifugiarsi sotto le pelli, mentre qualche brivido aveva smorzato la calura di poco prima.
Dan l’accolse fra le sue braccia per riscaldarla, mentre le baciava l’incavo del collo. Rifletteva sulla stranezza che solo poche settimane prima non la conosceva, ma ancora in quel momento sapeva ben poco o nulla di lei.
“Cosa?” si domandava.
“Cosa conosco di questa donna? Il nome, Angie. Dove abita, Holland Island. Lo stato anagrafico, nubile. Sicuramente nubile, visto che era ancora vergine. Ma per il resto è nebbia, come spesso c’è da queste parti in questo periodo. Però devo ammettere che stimola la curiosità, di fare chiarore tra i fumi nebbiosi che ci circondano. Non si può affermare che sia una bellezza travolgente con quel corpo minuto sormontato da una criniera fulva. Ma trasmette qualcosa di indecifrabile e nel contempo di interessante. Certamente ha una personalità spiccata che trasuda da ogni poro, come ha dimostrato stanotte. Ha affrontato la sua situazione con una risolutezza che difficilmente è riscontrabile in una donna nel suo stato. E’ vero. Era impacciata, ma non si è persa d’animo, né si è fatta prendere dall’ansia. Non ha mai smarrito la volontà di superare ogni difficoltà, di vincere la battaglia ingaggiata con il proprio corpo. Senza dubbio ha confortato le impressioni del primo incontro: una persona dal carattere forte. Cosa provo? Per il momento nulla a parte la grande simpatia che suscita in me. Arrivato a quarant’anni, smaliziato da diverse avventure, non posso pensare che sono stati sufficienti pochi attimi per scoprire dei sentimenti travolgenti verso di lei! Per il momento sento una buona attrazione verso Angie che dovrò consolidare in questa settimana di vacanza oppure dovrò ammettere che mi sono sbagliato”.
Questa lunga riflessione aveva distratto la mente di Dan, mentre la teneva ben stretta a sé, pur senza dare l’impressione di essere svagato e appagato dal sesso notturno. Percepiva che Angie era nuovamente pronta, ma era riluttante a spingere sull’acceleratore, non voleva rovinare tutto con la precipitazione. Si sarebbero state altre occasioni più adatte. Voleva lasciarle la percezione che doveva essere lei a cercarlo. Questa soluzione rappresentava ai suoi occhi una buona strategia a garanzia che lui si comportava da perfetto gentiluomo senza approfittare dello stato e del desiderio che lei stava provando.
Era concentrato nei suoi pensieri, quando Dan sentì la voce di Angie.
“Sento un po’ di languore! Scendo a prepararci la colazione. Tu puoi restare qui al caldo. Un caffè nero e forte va bene? C’è qualche dolcetto già pronto per stasera e del pane dolce alle uvette che metto a scaldare vicino al fuoco” e infilata la pesante vestaglia da camera bordata di candido pelo di agnello si diresse verso la cucina a passo svelto.
Lui consultò il grosso orologio da taschino che stava appoggiato sul tavolino accanto al letto. Segnava le dieci. Si sistemò meglio sotto le grandi pelli di pecora che riparavano dal freddo della stanza, che  si andava lentamente riscaldando.
Osservò il grande cammino posto sulla parete di fondo, dove la legna secca crepitava in mille falliste rosseggianti. Percepiva benessere, si sentiva a proprio aggio come se quella abitazione, quella camera le fossero appartenuta da tempo. Non si considerava un ospite, sia pure di riguardo, ma il padrone di casa che aspettava di fare la colazione mattutina.
Strana sensazione! Eppure era quello che avvertiva.
Era immerso in questi pensieri piacevoli, quando udì la voce squillante di Angie.
“La colazione è pronta!” mentre deponeva sul letto con delicatezza un vassoio di legno con le gambe tra loro.
Il profumo del caffè si mescolava con l’odore dei dolcetti e del pane dolce. Un miscuglio invitante che stimolava l’appetito.
“Uhm! Che profumo! Deliziosi questi dolcetti a forma di ossa umane! Li hai preparati tu?” chiese con la bocca piena.
Angie sorrise e annuì mentre sorseggiava una tazza di caffè nero.
Dan si versò un’altra abbondante porzione di caffè, che gradiva molto e cominciò a parlare.
“Sembra strano, ma in realtà non lo è per niente, perché non conosco nulla di te”.
Angie rise replicando: “Perché forse ho conoscenza chi sei, cosa fai, dove vivi? So solo che vivi a Deal Island in una bella casa e forse hai un fondo dove coltivi le mele. Non mi pare che sia molto. Diciamo che siamo in pareggio sulle reciproche informazioni”.
Lui rovesciò il capo ridendo di gusto, perché in fondo si era meritato quella risposta.
“Bene, comincio io a parlare e poi tu. Però prima finiamo la colazione” disse serio e sorridente.
Terminata la colazione e deposto il vassoio accanto al letto, si sistemarono per bene per iniziare la reciproca conoscenza.

23 risposte a “La prima volta”

  1. Un eccellente capitolo per iniziare nel migliore dei modi il nuovo anno. Mi sono piaciute molto le riflessioni dei due protagonisti, benché Angie mi appaia più sincera e coinvolta; però non è detto.
    Un grande abbraccio e l'augurio di un 2011 stupendo 🙂

  2. Un capitolo ottimo.
    Al solito a me pare di assistere ad un film quando leggo qualcosa di tuo.
    Tu scavi nei personaggi.
    Sai farlo con una leggerezza e profondità grandi.
    Ho sentito anche il profumo della colazione.
    La "Prima volta" poteva essere una porcheria emerita…
    Non è facile trattare determinati momenti dei personaggi.
    Tu sei riuscito a far intuire tutto senza dire troppo.
    Bravo!
    Vieni sul mio blog.
    Vi sono gli auguri anche per te con musica e video… eccezionali.
    Un abbraccio
    Aura

  3. Un capitolo molto avvincente a appassionante! La storia si sta indirizzando verso un sogno d'amore realizzato e felice, ma chissà se sarà così o se disavventure e incomprensioni turberanno il loro amore?

  4. Tantissimi auguri…
    ha ragione Aura… lasci grande spazio all'introspezione e questo permette al lettore di "vedere" sempre oltre…
    un bacione carissimo bear…

  5. Aura, cerco di dire lasciando intravedere. Non è facile raggiungere l'obiettivo, ma ci provo.
    Dunque grazie di cuore per quello che hai scritto.
    Buon 2011, carissima Aura e che sia sereno e soddisfacente per te.
    Un grande abbraccio

  6. Misia, ricambio gli auguri!
    Sono avanti rispetto al tempo? Mi sa che allora si lavorava molto sott'acqua, mostrando un viso ineccepibile.
    I bastardini all'epoca erano numerosi… Prima la conoscenza e poi il sesso?
    Un grandissimo abbraccio

  7. Già, hai ragione, come si dice, "i popoli felici non hanno storia", perciò l'intreccio deve prevedere alti e bassi, difficoltà e incomprensioni. Alllora diciamo che spero in uno svolgimento positivo di questo amore.

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