Amanda 10

Amanda a venticinque anni se ne era andata, sapendo di causare un dolore a Pietro, che si era prodigato a colmarla di attenzioni e affetto fino a quel momento. Non poteva fare diversamente. Il richiamo era troppo forte per poter resistere. La sua natura a metà umana e metà elfica produceva dentro di lei delle lacerazioni non più sostenibili.
“Una delle due metà deve prevalere se non voglio rimanere distrutta dalla mia stessa essenza. Finché ero piccola tutto questo era ignorato, ma col passare degli anni il dualismo inconciliabile ha prodotto delle ferite che difficilmente potranno essere richiuse”.
Si domandava come avrebbe potuto spiegarlo a suo padre che aveva fatto la scelta opposta a sua madre, scegliendo il suo essere elfico. Non aveva più rivisto Elisa ma spesso si collegava a lei attraverso la mente. Ignorava dove si trovasse ma un senso di malessere c’era dentro di lei.
“Non posso farci nulla” soleva ripetersi dopo ogni contatto mentale, ma una sensazione di astio malcelata e a stento repressa galleggiava nei suoi pensieri.
“Non posso perdonarle di avermi abbandonata. Ops! Non è una critica a Pietro, che si è dimostrato un padre premuroso e pieno di attenzioni, sempre pronto a prodigarsi per me. Ma ho patito la mancanza fisica di Elisa. Non ho mai compreso la motivazione che l’ha indotta a sparire nel nulla, lasciando Pietro nella tristezza. Eppure aveva fatto una scelta di campo: essere una donna come tutte le altre”.
Amanda, sia pure a malincuore sapendo di provocare un nuovo trauma al padre con questo abbandono, il secondo dopo quello della madre, aveva preferito la natura fatata degli elfi.
Così il giorno del suo venticinquesimo compleanno aveva preso la decisione di abbandonare il mondo degli umani per fare ritorno nel bosco degli elfi.
Però si accorse ben presto che la sua natura di mezzosangue non era gradita dalla comunità, che a suo tempo aveva messo al bando Elisa.
Provò a integrarsi, ad accettare le frecciate e la battute ironiche dei componenti del gruppo, ma si sentiva isolata ed emarginata.
Dopo qualche tempo in silenzio come era arrivata, se ne andò.
“Potrei tornare da Pietro, perché so che mi accoglierebbe a braccia aperte come farebbe con Elisa. Però preferisco di no. Perché? Mi sembra un tradimento verso me stessa. Me ne tornerò nel modo dal quale sono venuta e mi adatterò alla vita che conosco già. Pietro mi ha fatto studiare consentendomi di prendere una mini laurea. Vedrò di metterla a frutto”.
Una mattina di maggio limpida e soleggiata si incamminò verso San Vito scendendo la strada che tante volte aveva percorso sul fuoristrada del padre. Sola coi suoi pensieri e la delusione in corpo. Aveva detto arrivederci a quel bosco che conosceva troppo bene e che adesso l’aveva rifiutata. Sarebbe venuto il tempo per ritornarci. Quando non lo sapeva, ma era certa che sarebbe ritornata.
Non aveva il timore di incrociare il padre, perché la sua natura ne avrebbe fatto percepire a distanza la presenza, consentendole di nascondersi alla vista.
“Per il bagaglio c’è tempo. Lo richiamerò quando ho trovato una sistemazione. Al momento preferisco viaggiare leggera”.
Arrivata in paese col sole già alto nel cielo si recò alla banca per prelevare qualche euro dal suo conto. Pietro gliene aveva aperto uno e mensilmente provvedeva a versare una cifra non imponente. Il conto mese dopo mese, anno dopo anno era diventato cospicuo perché Amanda raramente vi accedeva. Questo era uno di quelli.
“Papi” disse sottovoce con una lacrima che le rigava il viso “Papi, sei troppo buono. Anche se me ne sono andata hai continuato ad alimentare il conto. Quando potrò sdebitarmi della tua generosità?”
E prese la corriera in direzione di Cortina.
Non era interessata a quello che la circondava, che aveva già vissuto tante volte col padre, ma era immersa nei suoi pensieri. Doveva trovare da subito una pensione per la notte, ma secondo lei non ci sarebbero stati problemi.
“Non è tempo di turismo. Quindi non ci saranno complicazioni. Al massimo ne troverò qualcuno chiuso”.
Però presentarsi senza bagaglio avrebbe potuto destare qualche sospetto, ma questo non avrebbe costituito alcuna difficoltà: sarebbe stato sufficiente uno schiocco delle dita e accanto a lei sarebbe apparso come per magia.
Per il problema lavoro ci avrebbe pensato nei prossimi giorni. Aveva denaro a sufficienza per vivere dignitosamente per molti mesi.
Scese alla stazione delle corriere, guardandosi intorno. Poi recuperò una cartina e la lista di hotel, che esaminò seduta alla pasticciera Alverà. La camminata di prima mattina gli aveva messo fame appena mitigata da un caffè preso prima di salire sul bus per Cortina.
La giornata era splendida e un’altra passeggiata non la scoraggiava. Però doveva decidersi dove puntare. Scartati gli hotel puntò sulle pensioni, ma anche un B&B poteva andare bene. Nella lista comparivano anche un paio di agriturismo.
“Questo è interessante” si disse mentre sorseggiava il cappuccino.
“Però sarebbe opportuna una telefonata prima di farmi trenta minuti di cammino. Il mio l’ho lasciato dal papi. Quindi me ne devo procurare uno”.
Alzò lo sguardo e come per incanto spuntò un negozio di telefonia mobile proprio di fronte a lei.
E così finì nell’agriturismo in località Fraina. Era immerso nella natura dove il silenzio era interrotto solo dal cinguettio degli uccelli e godeva di una posizione panoramica e soleggiata. Gli ampi spazi verdi che la circondavano le ricordavano il bosco degli elfi. La stanza, con l’arredamento caratteristico della montagna, era spaziosa e confortevole dove si sentiva avvolta dalla calda accoglienza del legno.
E vi rimase per oltre un mese.

8 risposte a “Amanda 10”

  1. Finalmente Amanda. mi hanno colpito le prime frasi… proprio in questo periodo sto dando un giro di volta alla mia vita e comprendo bene lo spaesamento di Amanda, il suo fare scelte drastiche e il suo non tornare indietro. Non mi dilungo ovvio con la storia della mia vita, semplicemente comprendo in pieno quella voglia di andare, di sentirsi mezzo sangue, di farcela con le proprie forze… sarò mezzo elfo, chissà… 🙂

    1. Nella nostra vita ci sono dei momenti di svolta attorno ai trent’anni e poi sui quarantotto. Non sempre sappiamo coglierli e quando non è più possibile tornare indietro rimpiangiamo di non aver osato.
      mezzo elfo? perché no!

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