Amanda 34

Amanda si rilassò sulla sedia in attesa della colazione. Alice era rimasta al Meininger, perché la giornata piovosa non la stimolava a uscire. Luca le avrebbe tenuto compagnia, così aveva assicurato. «Tanto meglio» si disse. Lei non aveva insistito più di tanto per convincerli ad accompagnarla prima di uscire.
Era un’ottima occasione per girare per Londra senza troppi assili e in perfetta solitudine senza dover spiegare a nessuno il perché o il per come delle scelte. Musei e spazi musicali abbondavano: c’era solo l’imbarazzo dove andare. La giornata non particolarmente propizia la consigliarono però a rifugiarsi in una delle tante librerie che adornavamo Charing Cross Road, celebre per le innumerevoli bancarelle di libri usati e per i numerosi bookstore. In quelle più grandi e attrezzate c’era sempre un angolino dedicato al riposo e fornito di posto di ristoro. Optò per Foyles Bookshop, una libreria che resisteva da oltre centoventi anni alle mode e ai colpi inesorabili del tempo. Era diventata una meta irrinunciabile per londinesi e turisti.
Una volta varcata la soglia del vecchio edificio in arenaria rossa che si distaccava nettamente dagli edifici limitrofi più moderni e anonimi, comprese che qui si respirava un clima rilassato e distaccato, che avrebbe rappresentato l’ideale momento di riflessione su tutti quei segnali che discretamente stava ricevendo senza la presenza ingombrante dei due compagni di avventura.
“Sì, sono arrivati degli indizi che non ho ben compreso né ho avuto il tempo di decifrare completamente. La presenza dei due ragazzi, il doverli proteggere mi hanno impedito di analizzarli e di capire da dove arrivano. Sì, oggi è giunto il tempo di comprenderne la natura”.
Era salita direttamente al quinto piano al Ray’s Jazz Cafè, dove ricordava dalla guida era possibile gustare deliziosi pasticcini con una varietà incredibile di tè. Poi al termine della colazione avrebbe visitato la Galleria d’arte allo stesso piano e gli undici chilometri di scaffali pieni di libri di tutti i generi.
“Ora ho fame. Al resto penserò dopo” e si concentrò su se stessa.
Da quando era a Londra erano arrivati molti segnali confusi ma chiari, perché al ritorno a Bolzano doveva riallacciare dei rapporti col passato che pensava ormai interrotti definitivamente. Uno, che la assillava quasi tutti i giorni, era che doveva rivedere suo padre, Pietro, al più presto. L’urgenza stava nella quantità di sensazioni ora positive ora negative che riceveva.
“Cosa sarà successo? Non riesco a comprendere se è un avvertimento di pericolo oppure il semplice desiderio di rivedermi. Ma se è quest’ultima la motivazione, perché continua a martellarmi la testa? Non avrebbe senso. Però se è in emergenza, mi domando per quale ragione non lo dice espressamente”.
Altre volte aveva avvertito che desiderava mettersi in contatto con lei. Però questa volta era diverso, quasi una supplica come se avesse poco tempo a disposizione prima di morire. Non era per nulla nitido ma offuscato da nuvole che ne oscuravano il vero significato.
Più perentorio e meno sfumato era il pensiero di Amanda, quella figura enigmatica, che assomigliava come una goccia d’acqua alla madre Elisa e che non vedeva da quando aveva cinque o sei anni.
“Una vita!” si disse mentre la cameriera di colore col classico grembiulino bianco le metteva sul tavolo un piatto di pasticcini appena sfornati e l’occorrente per prepararsi il tè.
La fragranza degli odori la distolsero dai pensieri che stavano affollando la testa.
“Ora basta! Non roviniamoci la colazione con mille dubbi e molti timori!” e cominciò il rito della preparazione.
Però ben presto fecero nuovamente capolino le riflessioni precedenti e la colazione tornò in secondo piano.
Erano due le richieste che con prepotenza si facevano largo nella mente: quella del padre e di Amanda, la sua omonima, che aveva conosciuto quando era bambina.
Provò a concentrarsi su di lei, perché apparentemente sembrava il più semplice da risolvere.
“Ha bussato anche ieri mentre ero impegnata a tirare fuori dai guai Alice. Quello che mi preoccupa è l’insistenza con la quale si fa avanti. Perché? Quale motivo o quale correlazione c’è tra noi due? Di lei so molto poco, perché Pietro non me ne ha mai parlato volentieri. L’unica certezza è che assomiglia in maniera straordinaria a mia madre. Poi solo dubbi, ipotesi più o meno reali. Dovrebbe essere morta, uccisa dal compagno, quello che ha trasmesso in eredità il bosco degli elfi a mio padre. Almeno questo è quanto lui si è lasciato sfuggire una volta. Dunque dovrebbe essere una persona incorporea, un fantasma. Eppure pare reale e come tale si muove”.
Dopo questa lunga riflessione Amanda si appoggiò allo schienale chiudendo gli occhi, ascoltando una bella composizione di jazz, fuori dagli schemi usuali. Si lasciò trasportare da queste note dalle tonalità mai aspre, quasi naturali.
“Chissà chi è?” si domandò rapita dal suono che aveva avuto il potere di calmare l’inquietudine interiore.
Avrebbe voluto che la musica continuasse all’infinto ma  come era apparsa senza preavviso, così cessò per essere sostituita da un celebre motivo di Louis Amstrong, il famoso Satchmo, “Hot fives and hot sevens”. Però l’incanto era svanito, mentre lei tornava alle sue meditazioni.
“Ora se volesse bussare sarebbe un buon momento per chiarire la sua insistenza. Però ..” e ordinò un altro vassoio si pasticcini.
“Veramente squisiti. Si mangiano e ..” e guardò l’ora.
“Sono qui da quasi due ore e .. chiedo di portarmi l’ultimo libro di P.D.James, «Death Comes to Pemberley». Nel pomeriggio sarà qui a presentarlo. Mentre pasteggio coi pasticcini, lo leggo. E chissà se la mia omonima si fa viva ..”.
Però non fu così.
Amanda passò l’intera giornata da Foyles tra visite alla galleria d’arte e una curiosa esposizione al terzo piano.
“Immaginate un intero libro su un unico foglio. Una stampa d'arte audace su cui, da vicino, è possibile leggere il testo integrale e completo dei lavori classici preferiti, da «era il migliore del tempo» a «di gran lunga il migliore». Così mi è stato possibile vedere una selezione di stampe dei classici senza dover sfogliarli, tra cui «Orgoglio e pregiudizio», «Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie», «Romeo e Giulietta», «Cuore di tenebra», «L’isola del tesoro» e «Il Vangelo secondo San Marco». Un qualcosa di affascinante per l’originalità dell’esposizione”.
Però i pensieri covavano sotto la cenere mentre lei ascoltava la regina del giallo, P.D. James. Una signora dai capelli bianchi, esile ma energica. Mentre con un orecchio prestava attenzione a quanto diceva e alle risposte che i presenti le ponevano, l’altro era impegnato a cogliere quei segnali che erano rimasti assenti fino a quel momento.
“Non c’è scampo. Al mio ritorno devo tornare nel bosco degli elfi. Spero che non sia troppo tardi” concluse amaramente.

12 risposte a “Amanda 34”

  1. Un capitolo veramente splendido, accurato nelle descrizioni dei luogi, e con un finale magnifico. Bravo! Non solo per questo ma anche perché, mentre tutti fuggono come topi, tu resisti. Anch'io. Splinder chiuderà pure- e io ancora spero di no – ma trovo giusto esserci fino alla fine.
    Un caro abbraccio 🙂

  2. In questi giorni ho riflettuto e continuerò a usare splinder fino alla fine. Poi dovrò arrendermi, se dovesse chiudere – anch'io mi auguro di no e faccio il tifo perché rimanga aperto-. Così dopo molte titubanze ho deciso di proseguire il racconto Amanda qui.
    Ti ringrazio per le belle parole.
    Un grande abbraccio

  3. A quest'ora non ho il tempo di leggere il tuo racconto né voglio darci un'occhiata veloce, vogglio invece leggerlo con l'attenzione ch merita, ripasserò. A presto 🙂

  4. Un capitolo splendido, tutto incentrato su Amanda, una ragazza così particolare, dotata di poteri che sfuggono alle spiegazioni logiche. Bello l'altalenarsi di sensazioni nella sua mente e affascinante la descrizione dei luoghi, resi con tale maestria che sembra di esserci!

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