Amanda 37

Le giornate scorrevano uguali come due gocce d’acqua tra temporali improvvisi di breve durata e sole splendente in un’alternanza del tutto imprevedibile. Amanda capì perché gli inglesi giravano con l’ombrello appresso. L’imprevedibilità meteorologica di Londra era mutevole come le nuvole in cielo che non si sa mai dove si dirigono.
La vacanza ormai procedeva stancamente verso il suo termine, mentre Alice e Luca oltre a litigare tra loro avevano trovato l’amore effimero e occasionale. Amanda sorrideva nell’ascoltare le loro parole, le loro confessioni. Si comportava come la sorella maggiore di entrambi raccogliendo i loro sfoghi e dispensando suggerimenti e osservazioni con sagge parole ben ponderate.
Il ragazzo continuava a frequentare Annie, che si divertiva a giocare con lui come il gatto col topo. Un momento era dolce, un istante dopo era scostante, mentre lui era sempre convinto d’aver fatto breccia nel cuore di lei. Però a parte la prima notte calda, anzi bollente poi era stato un crescendo di delusioni condite da «Stasera no. Non sono in forma.» oppure «Mi spiace ma ho promesso che questa notte non avrei portato nessuno in camera.». Così il povero Luca tornava alla stanza più intristito che mai.
“Non hai capito che si sta prendendo gioco di te” gli diceva Alice con un tono sufficientemente acido da renderlo furioso.
“Non hai capito nulla!” replicava stizzito e il battibecco continuava a lungo finché Amanda non interveniva per mettere pace.
“Suvvia, ragazzi! Siamo in vacanza e come sapete gli amori vacanzieri terminano al momento del ritorno a casa. Luca, sta tranquillo e goditi la vicinanza di Annie senza troppi pensieri. Lei ha la testa altrove e di certo non pensa di proseguire questa piccola avventura. Di sicuro le piaci, perché ..” e lasciava sfumare la frase.
Poi rivolgendosi a Alice la riprendeva garbatamente perché mostrava un’acidità troppo marcata.
“Alice non ti va che il tuo Davie ti tenga sulla corda. Ma lo conosci bene? Mi sa proprio di no..” e incominciava una lunga discussione con lei che finiva invariabilmente con un abbraccio tra loro.
Però Amanda era turbata, perché troppi segnali, troppe sensazioni strane la avvolgevano in un clima di triste inquietudine.
Non riusciva a mettersi in contatto col padre, pur percependo che aveva necessità di aiuto.
“Di che aiuto ha bisogno? Fisico oppure solo psicologico?” si domandava con un pizzico d’affanno.
Però un altro pensiero continuava a condizionarla: erano i tentativi di Amanda, la sua omonima, di contattarla nei momenti più topici.
Se per Pietro c’erano solo sensazioni, un vago timore soffuso e per nulla certo, più insistente era il bussare della sua omonima.
Però capitava sempre quando per lei era impossibile concederle l’accesso. Ricordava l’insistenza durante la brutta avventura di Clapham Junction, quando doveva mettere in salvo Alice oppure durante le discussioni sugli amori con i due ragazzi.
Quello che la rendeva nervosa era il fatto che, quando c’erano le condizioni, lei si faceva negare. Era questa un’operazione da farsi concentrata e non distratta da turbolenze esterne. Inoltre non era improbabile che comparisse fisicamente accanto a lei, come era successo quando aveva quattro anni.
“E se compare, rimanendo visibile a chi mi sta intorno, quali reazioni potrebbe suscitare? Questa operazione deve verificarsi quando sono sola. E’ un momento di grande tensione emotiva e servono nervi saldi e mente sgombra. Eppure quando ci sono le condizioni favorevoli, lei non c’è o si nasconde. Chissà cosa vuole”.
Era immersa in questi pensieri, quando senti un bussare discreto alla porta della stanza.
Si alzò sospirando, perché adesso non avrebbe potuto fare un tentativo di contattarla.
“Ciao!” disse a Anke.
“Ciao” rispose con un tono dimesso.
“Cosa è successo? Sembri un cagnolino bastonato”.
“Nulla” e una lacrima scivolò sul viso.
“E per nulla piangi? Entra e non stare lì impalata sulla porta. Sono sola e lo sarò per un pezzo. I miei compagni di stanza sono fuori coi loro amori”.
Anke entrò e cominciò a piangere a dirotto, in maniera convulsa senza che Amanda riuscisse a frenarne l’intensità.
“Cosa è successo” le chiese con premura, stringendole le spalle.
Però la ragazza non riusciva a trovare le parole, lavate vie dalle lacrime.
Amanda si chiedeva cosa poteva essere successo di tanto grave da impedirle di esprimersi in maniera intellegibile.
“Calmati! Non ho capito nulla di quello che hai detto” riprese con calma nel tentativo di bloccare quel piccolo torrente in piena che scorreva sulle guance.
Tra un singhiozzo e un altro riuscì a biascicare poche parole chiaramente.
“Ho litigato con Enrico”.
Amanda le sollevò il viso e sorridendo replicò che per così poco stava facendo una tragedia.
“Poco? E ti sembra poco?” rispose interrompendo il pianto.
“Non mi pare una cosa così grave! In fondo un litigio, per quanto violento, si può sempre ricomporre. E poi lo conosci da soli quattro giorni ..”
“E con questo, cosa vorresti affermare? Non conosci le motivazioni per le quali abbiamo litigato ..”
“E’ vero. Hai ragione. Non ho un’idea dei motivi. Però se non vuoi dirlo, nessun problema. In definitiva ..”.
Anke raddrizzò le spalle e guardò fissa negli occhi Amanda.
Il viso rotondo sembrava più tirato del solito e qualche ruga increspava la fronte.
“Devi sapere ..” e cominciò il suo racconto, interrotto brevemente da Amanda con qualche domanda.
Dopo quattro giornate trascorse sempre insieme giorno e notte, nella mattinata odierna Enrico mostrò segni di insofferenza.
“Non mi lasci respirare!” sparò secco senza nessun preavviso.
“Come?” rispose Anke.
“Non mi pare che ti abbia impedito di fare quello che desideravi. Ho accettato qualsiasi tua proposta, ti ho seguito ovunque volessi andare. E osi dire che ti sto asfissiando?” proseguì con tono bellicoso e per nulla amichevole.
“Sì, non riesco a muovermi senza di te al seguito” continuò imperterrito Enrico.
E la discussione salì di tono fino al  «fatti fottere. Mi hai rotto i c..» detto da Enrico, che sbatteva la porta, mentre usciva dalla stanza.
“Non voglio più vederlo e se potessi mi imbarcherei sul primo aereo per Verona. Anzi con destinazione Italia!” e riprese a piangere a dirotto.
“Se ti va, possiamo ospitarti qui. Spedisco Luca da Enrico ..”.
“No! Ti ringrazio ma quel cafone lo voglio vedere in faccia. E..”
“E .. Cosa pensi di dire? O preferisci dargli quattro sberle?” replicò Amanda seria.
Non le piaceva la piega, che stavano prendendo gli avvenimenti. Anke era troppo infuriata per ragionare con freddezza col rischio di una scenata notturna al calor bianco.
“Passa in camera a prendere qualcosa da indossare. Andiamo a fare quattro passi. Ti distenderà i nervi”.
Mentre Anke andò nella stanza a prendere qualcosa di adatto per il pomeriggio piovoso e umido, Amanda sentì bussare nella mente e prima che potesse rispondere vide comparire di fianco a lei la sua omonima.
“Ciao. Ho bisogno di te” le disse, sedendosi su una sedie di fronte.
Amanda fu assalita dal panico pensando che fra pochi istanti sarebbe ricomparsa Anke.
“Non ti preoccupare. La tua amica non può vedermi né udire quello che ci stiamo dicendo. Mi vedi solo tu e ci parliamo attraverso la mente”.
“Qual è il problema?” chiese con un pizzico di ansia.
“Dobbiamo andare nel bosco degli elfi al più presto. Sta correndo grossi pericoli”.
“Però mi avete cacciata. Ora chiedete il mio aiuto?” replicò infuriata.
“Hai ragione. Ma le vecchie dispute passano in secondo ordine. Ci sarà tempo per chiarire i dissapori. Ora il bosco è seriamente minacciato”.
“Bene. Al mio rientro tra due giorni scenderò verso il bosco e ci troveremo là ..”
“Non hai capito che la situazione è critica?”
“Si, ma non posso lasciare i miei amici. Posso solo tra due giorni” e mentre pronunciava queste parole, sentì la voce di Anke «sono pronta!».
Si avviò sorridente verso di lei, prendendola sottobraccio.

6 risposte a “Amanda 37”

  1. Ed eccoti nella tua nuova bella casa con un episodio molto psicologico – una delle tue caratteristiche – e scritto come di consueto con estrema perizia.
    Splinder ci lascia… ma noi proseguiremo qui!
    Un caro abbraccio 🙂

  2. Questa nuovo casa ha le porte aperte e i tuoi commenti sono graditi ospiti.
    Sì, Splinder ci lascia e speriamo che la nuova casa sia ospitale quanto la vecchia.
    Un grande abbraccio

    1. Cerco di movimentare i miei racconti con un contorno di personaggi minori che in qualche modo interagiscono con quelli principali.
      Grazie per il commento positivo.
      Un abbraccio serale
      GP

  3. Ah, come appaiono da nulla i tormenti altrui! Amanda ha una parola per tutti, riesce a risolvere mille problemi, ma dovrebbe ascoltare i suoi presentimenti… e seguire il suo istinto soprannaturale. Io lo farei.
    emozionante come sempre 🙂

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