Capitolo 5

Ferrara, mattina del !6 Gennaio 1517
A metà della strada in leggera salita, che da Piazza di Porta Paola portava verso il Baluardo di Santa Maria, c’era una bottega bassa dove un berrettaio di nome Francesco fabbricava copricapo per nobili e popolani con l’aiuto della figlia Laura.
La stanza dava direttamente sulla strada, riparata solo da una pesante tenda. Spifferi e odori maleodoranti entravano a gelare lui e la figlia intenti a preparare un cappello per le feste del prossimo carnevale.
Laura era una giovane donna di circa sedici anni, allegra e vivace, che per alleviare gelo e fatica canticchiava uno scioglilingua

I luin a tel dag mi
par ca se ta ti to ti
ti ta ti to tutti ti ta ti to.[1]

Era una bella ragazza dai lunghi capelli corvini, che erano raccolti sulla testa secondo le tradizioni delle donne di basso rango, e dalle guance perennemente rosse per il freddo. Stava accanto a un braciere per meglio riscaldarsi, facendo attenzione di non bruciacchiare la stoffa con qualche favilla sprigionata dalla legna.
Vestita rozzamente come una popolana con una pesante zimarra bianca di lino grezzo senza maniche sopra una tunica di panno di ruvida lana colorato, metteva in risalto la delicatezza del viso, il corpo minuto e il seno appena pronunciato.
Era riuscita a non diventare una sposa bambina, come molte altre coetanee che adesso erano sfiorite da gravose gravidanze e da una faticosa conduzione della casa.
La fama della sua bellezza circolava per il ducato, tanto che qualche nobile con la scusa di assumerla tra i domestici ci aveva provato con qualche avance, ottenendo il fermo diniego suo e del padre.
“Piuttosto che finire come Anna entro in convento come mia sorella!” diceva sempre alle amiche, che ridevano delle sue affermazioni. Erano convinte che alla fine avrebbe ceduto finendo in qualche casa patrizia come l’amante di un ricco nobile.
“Sei troppo bella per rimanere libera in attesa dell’uomo dei tuoi sogni” replicavano ironicamente.
Lei era determinata nel suo obiettivo: sposare una persona che l’avrebbe trattata come un essere umano.
Suo padre preferirebbe che rimanesse nella bottega, perché era veramente abile nel cucire insieme i vari pezzi che formavano il copricapo. Per questa sua abilità il lavoro non mancava, anche se i guadagni erano scarsi. C’erano sempre in cassa qualche diamante o delle mezze lira di Ferrara per le necessità correnti ma niente di più. Se arriva uno scudo o un fiorino d’oro, era festa grande ma erano una rarità. Vivevano modestamente coi pochi soldi che ricavavano dalla confezione di berrette secondo la moda francese o di feltri di velluto spagnoleggianti.
Laura continuava a modulare la filastrocca come se fosse una dolce ninna nanna, quando emerse dalla tenda che divideva la stanza dalla strada un uomo vestito elegantemente con un vestito di raso rosso e blu e una cappa di ermellino bianco per proteggersi dal freddo.
Il padre si alzò immediatamente in segno di deferente ossequio. Aveva riconosciuto immediatamente che la persona, entrata nella sua bottega, era il Duca di Ferrara.
“Mi hanno detto che qui preparate i migliori berretti del ducato” disse senza troppi preamboli osservando la figura minuta di Laura che continuava il suo lavoro senza degnarlo di uno sguardo.
“Se vi hanno detto così, me ne compiaccio. Come posso servirvi, mio amato Duca?” domandò Francesco non dissimulando imbarazzo e deferenza.
“Dunque è questa giovane dama, quella dalle mani d’oro?” proseguì ignorando la risposta del berrettaio, mentre concentrava la vista sulla ragazza.
Laura sobbalzò e rimase muta, sbiancando in viso prima di imporporarsi per il turbamento che le parole avevano provocato. Il freddo era sparito sostituito dal caldo dell’emozione per la presenza del Duca e perché si rivolgeva a lei senza mezzi termini. Lo guardò con attenzione perché era la prima volta che poteva osservarlo da vicino. Un uomo, senza dubbio affascinante, con una folta barba ben curata e un viso abbronzato e duro che emanava una forte virilità. Il suo cuore prese a battere furiosamente, perché aveva compreso che la visita era per lei e non per l’attività che svolgevano.
Si alzò, avvicinandosi per inginocchiarsi come deferente omaggio alla persona.
Il Duca rise, alzandole il viso con la mano guantata. La fissò negli occhi scuri, invitandola a mettersi ritta.
“Dunque siete voi, la fanciulla della quale mi hanno decantato le doti. Come vi chiamate?”
“Laura. Laura Dianti detta Eustochia, mio signore”.
Alfonso aggrottò un sopraciglio per la risposta senza approfondire il motivo di quel sopranome. La trovava fresca e bella, risvegliando in lui delle sensazioni che parevano affievolite dopo quindici anni di matrimonio con Lucrezia.
“Mastro Francesco vi ordino di preparare un cappello a falda larga per le cerimonie del carnevale che cominciano tra venti giorni. Verrò tra due giorni per la prima prova” disse continuando a fissare la ragazza senza lasciarle la mano.
“Che tipo di cappello, mio signore?” replicò timidamente l’uomo.
“Quelli dell’ultima moda, alla francese. Per il colore mi fido della sensibilità di questa fanciulla” e si girò dirigendosi verso l’apertura.
Dalla tenda svolazzante Laura vide Alfonso circondato da un drappello di soldati che si stavano allontanando verso una carrozza che stava aspettando.
La mente era in subbuglio, il cuore continuava a battere impetuosamente, al freddo era subentrato un calore in tutto il corpo tanto che, se avesse potuto, si sarebbe tolte le vesti.
“Il Duca ha messo il suo occhio su di me” si disse mentre il padre in agitazione parlava e si muoveva con frenesia.
“E’ un uomo affascinante che strega chiunque lo avvicini”.
Il berrettaio chiamò ad alta voce la moglie.
“Paola. C’era il Duca nella mia bottega!”
Laura nel mentre percepiva sensazioni contrastanti senza riuscire a collegarle logicamente tra loro.
“Oggi è accaduto qualcosa di straordinario. Un incontro che lascerà un’impronta nella mia vita”.
Rifletteva ignorando le voci concitate dei genitori.


[1] Traduzione
I lupini te li do io,
perché se te li prendi tu
tu te li prendi tutti,
tu te li prendi.

18 risposte a “Capitolo 5”

  1. Rieccomi, questo episodio è il mio preferito, non ti so spiegare il perché, ma quando
    sento ll soffio dell’amore, (Laura è destinata ad amare), un pizzico di intrigo, l’ emozione di un
    incontro e la tua bravura di narratore, io mi “sciolgo” piacevolmente
    Bravo Gian Paolo
    Baci
    Mistral

  2. Sono stata presa subito dalla lettura e posso solo complimentarmi con te…”quando c’è di mezzo il sentimento dell’amore” un altro piacevole capitolo da leggere…Sai narrare con molta bravura
    Una serena domenica soleggiata e un caro abbraccio
    Trisch

  3. Ambientazione storico sociale veramente sopraffina.
    Il nostro eroe (?) che si ritrova nei panni d’ingegnere di corte e travolto da due dame in una vita da vivere subito, così lontana dai suoi pensieri e dal suo precedente stile di vita.
    L’apparizione di un Duca, assolutamente sicuro del proprio potere, non per questo sprezzante nè arrogante.
    Uomini e donne cui il destino ha sicuramente trovato il modo di legarne le vite.
    La curiosità aumenta.

    1. In definitiva è un mestiere che conosce. Di certo ha qualche difficoltà a comprendere dove si trova.
      Il Duca? Una figura appena abbozzata. Lo vedremo in azione più avanti.
      Sono soddisfatto se una persona come te dichiara di essere curioso.
      Un caro saluto

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