Capitolo 26

Laura nei giorni seguenti dovette rispondere a molte domande sia da parte della madre sia delle amiche. Un vero tormento, un autentico incubo.

“Cosa vi ha detto il Duca? Tornerete nella delizia? Quando?”. Erano solo alcuni dei quesiti con cui Paola subissò la figlia al suo rientro a casa sulla carrozza dalle tendine rosse.

Ovviamente la notizia che la ragazza era salita sulla mitica carrozza fece rapidamente il giro della strada di bocca in bocca e ogni volta arricchito con nuovi particolari, frutto dell’immaginazione collettiva.

Subito dopo che si era sparsa la voce che Laura era salita sulla carrozza ducale, le amiche, come il falco si getta sulla preda che si muove ignara della minaccia, così si presentarono per avere ragguagli e informazioni di prima mano dalla madre, senza trovarla disponibile ad aprire il cassetto delle novità.

“Dovete aspettare il rientro di Laura per avere ragguagli freschi”. Così le liquidò Paola.

Quando a pomeriggio inoltrato la carrozza percorse nuovamente Via di Ripa Grande, per depositare sull’uscio della bottega del berrettaio la ragazza, tutta la strada fu un ribollire di curiosi che affollò la strada e non si fecero pregare nel dire la loro: frecciate, neppure troppo velate,

sorrisi maliziosi, commenti acidi.

“E’ andata a letto col Duca e non lo nasconde nemmeno”. “Ha sempre fatto l’altezzosa come se lei fosse diversa. Alla fine è della stessa pasta delle altre”. “Ora non può più permettersi di criticare che lei non sarebbe mai andata a letto con qualcuno prima del matrimonio”. E le parole volavano come macigni. Tutti commentarono poco benevolmente.

Era da poco ritornata, estenuata dalle raffiche di domande di Paola, quando le amiche bussarono alla porta per ricevere le ultime notizie.

“Sono stanca. Stasera non ho nessuna voglia di chiacchierare” disse quando furono ammesse al suo cospetto.

“Stanca?” e un risolino perfido spuntò sulla bocca di Anna. “Io sarei al settimo cielo. Passare la giornata con nostro Duca? Un sogno. Dimmi. E’ stato bello? Che sensazioni hai provato”

“Il nostro Duca è un bell’uomo forte e gagliardo come dicono?” incalzò Beatrice.

“Raccontaci. Moriamo dal desiderio di conoscere tutti i particolari” continuò Isabella.

“Vi prego, andatevene. Domani e nei giorni seguenti, prometto, risponderò a tutte le domande. Ora desidero stare in silenzio nella mia stanza” disse stancamente la ragazza, ben sapendo che non avrebbero mollato la presa con molta facilità.

“Il nostro Duca ti ha prosciugato. Ehm! Ehm! Immagino che il piacere sia stato pari alla passione visto che sei ridotta a uno straccio” aggiunse Ippolita velenosamente. Le domande diventavano sempre più mirate e indiscrete senza che Laura potesse mettervi un argine, finché non intervenne Paola a chiudere la discussione.

“Ora basta! Ho sopportato a sufficienza. O ve ne andate come siete venute oppure mi metto alla porta con questa scopa” disse con un tono che non prometteva nulla di buono, agitando una ramazza minacciosamente.

“Ma Madonna Paola ..” cominciò Anna.

“Niente ma. Ora fuori!” urlò minacciando di abbattere il manico su quella più vicina.

Visto che la situazione sembrava precipitare, Anna e le altre infilarono velocemente la porta abbandonando il campo.

“A domani” urlò Isabella prima di chiudere l’uscio dietro di sé.

“Grazie, madre. Ho la necessità di restare in silenzio e al buio nella mia stanza” disse quietamente Laura, incamminandosi verso le scale.

“Un momento” replicò Paola. “Ditemi. Siete passata dal letto del nostro Duca?”

La ragazza la guardò stranita, scuotendo il capo in segno di diniego e cominciò a salire i gradini, seguita dalla madre, che non mollava la presa, perché voleva sapere.

“E cosa avete fatto in tutte quelle ore? Vi siete guardati negli occhi senza dire o fare nulla? Non abbiate timore di parlare di questo con vostra madre. E’ normale che un uomo e una donna finiscano a letto, soprattutto se l’uomo è il nostro Duca”.

“Madre, vi giuro che il nostro Duca non mi ha nemmeno sfiorato con un dito. Sono ancora illibata. Abbiamo passato un piacevole pomeriggio insieme e nulla più. Ma ora, vi prego, lasciatemi sola. Ho necessità di silenzio e buio”.

Paola, visto che le sue insistenze non riuscivano a scalfire la determinazione della ragazza a voler rimanere sola, scese nuovamente in cucina, scuotendo il capo. Borbottava delle parole sconclusionate, poco convinta che la figlia avesse raccontato la verità. Credeva che Laura si vergognasse nel descrivere che era stata posseduta dal Duca. Non ci trovava nulla di disonorevole, perché le tornavano alla mente due episodi di molti anni prima, quando era giovane e piena di ideali sull’amore e sulla fedeltà coniugale. Questi pensieri tuttavia furono accantonati in due occasioni. Aveva solo diciotto anni ed era bella, una bellezza che piaceva agli uomini, che la corteggiavano assiduamente, come adesso facevano con Laura. Aveva già conosciuto Francesco ed era prossima al matrimonio, quando era passata dal letto di un conte che l’aveva discretamente assillata per molte settimane, finché non aveva ceduto per un paio di incontri né esaltanti né piacevoli. A ripensarci adesso col senno della maturità non ci trovava nulla di disdicevole, perché ne aveva ricavata una discreta somma di fiorini d’oro, che era stata un’autentica manna per la dote. Era tornato poi alla carica con insistenza anche dopo il matrimonio, senza che potesse dire di no: le avevano fatto gola i cinquanta scudi promessi. Così aveva ceduto ancora una volta. Questa volta il marito aveva mangiato la foglia, ma non disse nulla e finse di non accorgersi dei suoi maneggi. Quei soldi che arrivavano inaspettati in casa erano benedetti e avrebbero permesso loro di acquistare la casa dove abitavano adesso. Quella era stata l’ultima volta, anche perché qualche settimana dopo il conte era morto, stroncato dai suoi vizi. Paola si era sempre domandata se Francesco si fosse accorto dei suoi tradimenti col conte per via degli scudi che si erano materializzati dal nulla, senza mai trovare il coraggio di chiederlo apertamente. Pensò di sondare il marito cautamente stasera nell’intimità del letto ma un sussulto di dignità ebbe il sopravento e decise di non indagare oltre. Era meglio non riesumare una vecchia storia, ormai sepolta dall’oblio. Un sospiro di malinconia uscì dalle labbra, perché adesso, passati i quaranta e col fisico appesantito da tre gravidanze, non avrebbe più suscitato i desideri di qualche conte.

“E mia figlia fa la preziosa col nostro Duca. Potrebbe rimediare molti fiorini d’oro e forse anche possedimenti ma si nega come una novizia. Dovrò fare una bella chiacchierata con lei domani e svegliarla un po’”.

Giacomo rientrò all’indomani a metà giornata. Era sul viale d’ingresso, quando arrivò verso di lui una Ghitta po’ agitata. La corsa forsennata della ragazza non preannunciava nulla di buono così che due diversi stati d’animo si facevano strada dentro di lui. Era incuriosito di sapere se dovesse apprendere altri aspetti che non conosceva sulla sua nuova esistenza ma nello stesso tempo avvertiva un senso di inquietudine che cercava di mascherare.

“Messere” disse con la voce rotta per la lunga corsa. “Messere, la sua signora è fuori di sé. Ha urlato e strepitato tutto ieri, perché voi eravate sparito. Nessuno era a conoscenza dove eravate, quando sono giunti i messi del Duca. Ha minacciato di cacciarvi fuori di casa. Stamane era ancora più furiosa, perché siete rimasto fuori anche stanotte. Vuole vedervi subito. Così ha ordinato a tutta la servitù di condurvi da lei senza alcun indugio. Cosa faccio? Annuncio il vostro arrivo?”.

“Calma, Ghitta, calma. Riprendete fiato e vi ringrazio della premura che mi usate. Rientriamo insieme senza fretta. Madonna Isabella aspetterà paziente che mi sia lavato e profumato. Poi ..”.

“Ma ha ordinato ..” tentò di replicare la ragazza.

“Ghitta, niente ma. Prima ho intenzione di fare un bagno e voi mi servite per preparare l’acqua e quant’altro. Poi avrete il mio permesso di annunciare a Madonna Isabella che l’andrò a farle visita prima del desinare. Così ..”

“Così le andrà di traverso il cibo” chiosò garrula.

“Siete impagabile” replicò sorridente Giacomo. “Avete compreso pienamente il mio disegno”.

Camminarono verso l’ingresso, quando all’improvviso la serva sbottò con un’affermazione che fece sorridere Giacomo.

“E’ vero che avete un’amante nella corte del Duca?”

Lui si fermò, corrugò la fronte e poi scoppiò a ridere. Non si aspettava una simile domanda.

“Un’amante? Siete per caso gelosa?”

“No, insomma sì.. Si dà il caso che ..”

“Siete troppo preziosa per me, perché mi possa permettere di farvi ingelosire. Un’amante? Non una ma mille. Una è troppo poco, mille sono troppe da soddisfare tutte. Però sapete come sono le donne. Ogni tanto hanno mal di testa e non sono disponibili. Quindi serve qualcuna di scorta. Contenta?” e una nuova risata risuonò nel viale alberato.

“Chi dice queste sciocchezze?” chiese serio l’uomo.

“Invero non saprei. Ma un’amica che lavora per il conte Costabili afferma che una cameriera di un palazzo di Ferrara vi ha visto entrare e uscire più di una volta dalla camera della sua signora”.

“Magari, Ghitta, magari. Mi devo accontentare di Madonna Isabella e senza di voi cosa farei?” ed entrò decisamente nel palazzo.

Giacomo era un po’ scocciato da queste chiacchiere. Non che gli creasse disturbo, perché definire Giulia un’amante era veramente troppo, anche se aveva passato più di una notte in piacevole compagnia ma essere al centro di pettegolezzi tra la servitù dei signori di Ferrara non gli garbava molto.

“Nel pomeriggio quando rivedrò Giulia gliene parlerò, anche perché le voci sono uscite dai suoi servitori” rifletté mentre entrava nelle sue stanze seguito da Ghitta.

“Ho forse fatto male a chiedervi questo? Avete cambiato umore”.

“No, anzi vi ringrazio per l’informazione”. E aggiunse con tono serio “Sarò più discreto quando frequenterò le camera da letto delle madonne. Ma ora pensiamo al bagno. Sento il bisogno di immergermi nell’acqua fresca e profumata che solo voi sapete preparare con molta abilità”.

La serva lo aiutò a togliersi i vestiti impolverati e sporchi dopo la ricognizione del cunicolo alla Porta degli Angeli.

“Dove siete andato stanotte per sporcare così corsetto e calzamaglia. Dovrò lavarli con molta cura per farli tornare a un aspetto decente. Sembra che ..” cominciò Ghitta riponendo gli abiti che si stava togliendo.

“Non siate impertinente. Sono l’ingegnere del Duca e ho ispezionato certe postazioni. Di notte si fanno altre attività e senza vestiti in dosso” replicò sornione, mentre la ragazza sorrise. Aveva intuito il messaggio piuttosto palese che aveva mandato.

Il bagno ristoratore fu piacevole e rilassante. Giacomo si sentiva rinato e profumava di acqua di rose. La serva era veramente abile nel miscelare gli aromi. Disteso sul letto, Ghitta lo massaggiava con delicatezza in ogni parte del corpo, quando udì un bussare discreto.

“Uffa. Non ci si può nemmeno rilassare che arriva qualcuno a distrarvi. Allungatemi quella tunica. E’ sconveniente farsi sorprendere nudo nel letto con una giovane che lo massaggia” disse indicando una veste da camera di lino bianco appoggiata su una sedia.

Dopo qualche istante la serva ricomparve annunciando che Zelinda, la cameriera personale di Madonna Isabella, aveva un’ambasciata per lui.

“Fattevi riferire cosa vuole. E se desidera una risposta, attenda finché non sono vestito” replicò contrariato.

14 risposte a “Capitolo 26”

  1. ..davvero Laura ha negato le sue grazie al duca?…potrebbe essere una tattica da parte di lei, negarsi per farsi desiderare…oppure è davvero così integerrima…chissà!

    1. Segui Laura e lo scoprirai.
      Negarsi alle donne conviene sempre. Riesce a rendere la preda più ambita e desiderabile.
      O.T. Sto preparando il calendario per settembre. Ci sei? Prefernze: prima o seconda metà del mese?

  2. Maledette linguacce, sempre in attesa ad infierire d’invidia e spettegolare.
    Laura ha tutta la mia simpatia, ma è talmente intelligente che saprà tenere testa a tutti (vedere il Duca)
    Siamo sempre da te, per “ascoltare “dalla tua eccellente “penna”
    Baci
    Mistral

    1. le amiche, o presunte tali, spesso hanno la lingua lunga. Però Laura saprà neutralizzarle.
      Grazie per le sempre positive parole che spendi nei miei confronti.
      Un bacio
      Gian Paolo

  3. L’invidia e la gelosia sono proprio due brutte bestie. Bestie mai morte, anzi godono di una salute invidiabile e Laura ne subisce tutti gli effetti. Pensare che le cose stannno andando verso il senso da lei segretamente sperato. Anche se, questa tregua mi pare così fragile.
    Giaocmo invece, oltre alle due belve precedenti dovrà combattere anche contro l’ira muliebre e sarà interessante scoprire come se la cava con quasta moglie di cui non conosce nulla a quanto pare
    Non mi rimane che rinnovarti i complimenti.

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