Capitolo 32

Giacomo stava preparandosi per uscire quando il maggiordomo della casa gli domandò “Faccio preparare il vostro cavallo oppure preferite la carrozza?”

“Oh! Mio Dio! Possiedo anche un cavallo? Non so cavalcare ma possiedo un animale! Sembra una persecuzione!”.

Sbiancò in viso, deglutendo vistosamente, prima di rispondere.

“Messer Giacomo preferisce la calma della carrozza al mangiare polvere cavalcando” rispose per lui Ghitta.

“Grazie, Ghitta, per aver risposto in mia vece. Preferisco in realtà la comodità della carrozza. Che sia pronta immediatamente! Ho molta fretta”.

“Ai vostri ordini, Messere. Quando scendete, troverete la vostra carrozza disponibile a condurvi in città” e silenziosamente usci dalla stanza, sparendo alla loro vista.

“Messere, incontrerete la vostra amante?” domandò con tono accorato la ragazza.

“Ghitta! Non siate impertinente! Vi ho già detto un’altra volta che non ho amanti e tanto meno devo rendervene conto. Tutt’al più chi dovrebbe dolersene dovrebbe essere Madonna Isabella ma a quanto pare non lo fa” rispose contrariato l’uomo.

La serva continuò ad aiutarlo nella vestizione in silenzio, ben sapendo che avrebbe dovuto tacere. Avrebbe voluto fargli altre domande, ma preferì stare zitta. Sapeva perfettamente che non poteva avanzare pretese ma quelle voci sempre più insistenti e dettagliate di incontri con una dama in città la disturbavano alquanto e le davano un senso di angoscia e di gelosia. Aveva compreso che il suo signore era rimasto infastidito dalla sua uscita sull’argomento ma non poteva tornare indietro e cancellare quanto detto. Diete l’ultimo tocco al farsetto, lucidò i morbidi stivali di capretto e gli porse il mantello leggero.

“Siete perfetto. Posso fare qualcosa per voi, Messere?” chiese con tono umile per farsi perdonare la frase improvvida di prima.

“Farmi un sorriso bene augurante” e le diede un bacio sulla fronte.

Ghitta sorrise amaramente perché era troppo ben vestito per incontrare qualche lavorante che doveva lavorare per lui nelle prossime settimane. Non riusciva a togliersi dalla testa che avrebbe incontrato quella dama, che secondo diverse voci era la sua amante. L’amica, che lavorava in quel palazzo, ne era certa e sosteneva che fosse una donna dalla bellezza non appariscente ma dal carisma prorompente. «Una vera Madonna» disse l’ultima volta che si erano viste. «e lui un Messere gentile e discreto. Una coppia perfetta e ben affiatata. Sei fortunata ad avere un padrone così» soggiunse con una punta d’invidia. «Sono fortunata ma lui lo è doppiamente» le rispose sospirando.

Giacomo chiese di essere accompagnato alla fornace, non molto distante dall’abitazione. Lì venivano prodotti i mattoni migliori della città ma era molto difficoltoso approvvigionarsi per le molte commesse. Lui sperava che la qualifica di ingegnere del Duca gli desse un privilegio nell’acquisto. Il forno nella grande calura estiva cuoceva l’argilla rossa, estratta da un enorme buco poco distante, mentre i mattoni pronti venivano accatastati in file ordinate, pronti per essere venduti.

“Mi servono un certo numero di mattoni perfetti tra poco più di un mese” disse rivolgendosi al padrone della fornace, impolverato di rosso, che stava a torso nudo sudato e grondante di sudore rossastro.

“Mi spiace ma fino a ottobre tutta la produzione è acquistata” replicò con tono duro e infastidito.

“Non credo di poter aspettare fino a quella data”.

“Se volete i miei mattoni, dovrete aspettare” replicò scuotendo il capo scortesemente.

“Passo dallo studio ducale per preparare una bolla firmata dal nostro Duca per avere precedenza di prelazione. Poi torno” disse con voce ferma e decisa Giacomo, mentre si girava per andarsene.

L’uomo rimase a bocca aperta e lo rincorse, avendolo riconosciuto tardivamente come l’ingegnere del Duca.

“Messere, non c’è necessità che il nostro amato Duca firmi una bolla. Possiamo accordarci tra gentiluomini”.

E aggiunse. “Quanti, Messere?”

“Con precisione non lo so ancora ma un bel numero. Devono essere resistenti e senza imperfezioni. Mi servono per un lavoro importante e urgente”.

“Ho capito. L’intera produzione del mese di luglio. Vi do la precedenza, perché siete l’ingegnere del Duca e i vostri desideri sono ordini” concluse in maniera deferente.

“Avete compreso perfettamente il mio pensiero” ed estrasse dalla borsa legata in cintura una manciata di fiorini d’oro. “Questo è l’anticipo per il vostro silenzio”.

L’uomo annuì mentre faceva sparire rapidamente in una tasca interna delle braghe le monete d’oro.

“Ora all’osteria al Brindisi” disse al cocchiere, mentre si detergeva il sudore copioso per la gran calura della fornace.

Lì avrebbe dovuto incontrare Mastro Ferrante per i lavori che aveva in mente. Gli era venuto il dubbio che forse non sarebbe riuscito a spiegare al capomastro cosa voleva fare ma ci avrebbe provato. Non gli era molto chiaro come si lavorasse in quest’epoca e poi non aveva molta confidenza col linguaggio dei muratori. Aveva visto mettere un mattone sopra l’altro ma spiegare come era tutt’altra musica.

“Speriamo bene che mastro Ferrante sia sveglio” rifletté velocemente. “Finita questa incombenza, sono finalmente libero di incontrare Dama Giulia, che mi aspetta al tocco all’inizio di Via dei Piopponi. Ne sentivo la mancanza. Per tutto il mese di giugno ha tenuto compagnia a Laura d’Este nella delizia di Zenzalino. Ieri è tornata e mi ha fatto avere un messaggio per l’incontro di oggi. Non vorrei che quell’impicciona di Ghitta l’avesse letto. E’ una ragazza semplice e devota ma a volte esce dalle righe”.

Si abbandonò al dolce dondolio della carrozza senza pensare a nulla.

Laura era sotto il pergolato del casale in attesa dell’arrivo del Duca. Le cicale frinivano il loro canto diurno, mentre il caldo di luglio era mitigato appena da un venticello leggero leggero. La storia proseguiva senza troppe illusioni ma finora Alfonso si era dimostrato un amante sincero e molto attento. La trattava come se fosse una sua pari fra mille attenzioni e riguardi. Il posto dove si incontravano era stimolante e discreto. Lei aveva saputo imporre la propria personalità dolce e riservata, che lui aveva accettato fino a questo momento.

La madre aveva cambiato atteggiamento. Era più accondiscendente e meno caustica. Il padre era tranquillo perché vedeva in lei una ragazza matura, semplice ma attenta ai dettagli. Era quasi certo che alla fine ne avrebbero ricavato dei vantaggi. Le amiche era tornate alla carica ma non avevano ricavato più di tanto. Sapevano che incontrava un misterioso signore ma non pensavano che fosse il duca.

“Siete diventata l’amante di un nobile misterioso?” le chiese Anna.

“No, no. Nessun nobile misterioso. Un semplice corteggiatore che mi invita alle sue feste nel giardino del suo palazzo”.

“Però potreste presentarci. Potremmo incontrare qualche bel cavaliere” chiosò Beatrice.

“Fossi matta” rispose sorridente Laura. “Così rischio di perdere il mio corteggiatore segreto!”

“Bell’amica che siete! Non volete condividere nulla con noi!”

La ragazza sorrise ripensando a quel dialogo alquanto sibilino ma non poteva di certo sbandierare ai quattro venti la sua relazione col Duca.

Una fantesca si avvicinò con una brocca d’acqua fresca e della frutta di stagione appena raccolta nel frutteto del casale.

“Madonna, gradite acqua e frutta appena colto per rinfrescarvi dalla calura?”

“Grazie, posate tutto su quel tavolino” rispose cortese la ragazza.

Mentre mangiava una pesca dalla buccia vellutata, aggrottò la fronte mentre rifletteva.

“Oggi, Alfonso tarda. Forse ha avuto impegni improvvisi di governo. Aspetterò con pazienza il suo arrivo”.

Si guardò intorno e pensò che non le sarebbe dispiaciuto possedere il casale e quel frutteto che lo circonda. Poi si disse che la fantasia stava galoppando come un cavallo libero di correre per i campi.

Alfonso era infastidito, perché la riunione coi magistrati dei savi si stava prolungando oltre il dovuto e doveva ritardare l’incontro con Laura..

“Messeri” esordì per mettere fine a una disputa sterile su un argomento secondario. “Se non ci sono altri argomenti importanti da esaminare, dichiaro chiusa la seduta”.

I magistrati stettero in silenzio osservandosi attentamente. Il Duca praticamente li metteva alla porta.

“Nostro eccellentissimo Signore, non ci sono altre questioni da dibattere. Quindi chiudiamo la riunione, aggiornandoci per il prossimo incontro tra un mese esatto dopo la pausa agostana” disse il più anziano, che fungeva da segretario, mentre si alzava inchinandosi di fronte a lui.

Erano usciti dallo studio ducale da pochi minuti e si apprestava a lasciarlo, quando sentì bussare.

“Venite avanti” tuonò con voce irritata.

“Mio Principe, Messere Giacomo ha urgenza di parlarvi. Posso farlo entrare oppure lo rimando a casa?”

Era il segretario Bernardino che faceva capolino dalla porta.

“Fattelo entrare e poi non ci sono più per nessuno” disse sbuffando per questa visita del tutto inopportuna.

Tutto sembrava congiurare contro lui come per punirlo dell’appuntamento con Laura. Era in ritardo, terribilmente in ritardo e per di più irritato e infastidito da tutti i contrattempi della giornata. Ardeva dal desiderio di stringere la ragazza, di corteggiarla, di giacere nel letto con lei. Percepiva la passione crescere dentro di lui complice la ritrosia della donna, che si faceva corteggiare, cedendo poco per volta al piacere. Sembrava timida e ingenua, ma sapeva miscelare con sapienza cedimenti e ritirate senza che lui potesse afferrare compiutamente i primi e avesse da ridire sui secondi.

Era immerso in questi pensieri, che gli procuravano godimento, quando vedi entrare con discrezione Giacomo.

“Venite e accomodatevi su quella sedia” disse indicando con la mano una savonarola quasi di fronte a lui. “Quale urgenza vi spinge a questo colloquio?”

L’uomo col cappello in mano si accomodò sulla sedia rustica e poco comoda e dopo i saluti cominciò a parlare.

“Sono qui per alcune questioni importanti che rallentano il mio lavoro ai cunicoli”.

E cominciò a esporre le problematiche, mentre il Duca dava segni di insofferenza.

25 risposte a “Capitolo 32”

  1. Resto attaccata ad aspettare il seguito!! PS ma ho scoperto solo ora che non serve schiacciare following nella barra per iscriversi al blog….ora mi sono iscritta al tuo in modo giusto! Scusa!

  2. Come mi piace la storia d’amore fra Laura e Alfonso.
    Devo ammettere, però, che la nostra Laura sta diventando un po’ intraprendente…pensa e non a
    torto già a qualche bel “regalo”
    Sono un segugio e non ti perdo di vista
    Bravo Gian Paolo
    Mistral

    1. Sei un bel segugio, lo ammetto ..quindi mi segui.
      Laura? E chi non ci farebbe un pensierino per un bel regalo? Va bene essere idealisti all’inizio ma poi qualche pensiero ci scappa. Nella realtà storica Laura riceverà due sontuose dimore in città, il casale del Verginese che trasformerà in una splendida delizia più denaro tanto che può creare una mini corte parallela a quella ducale più un ritratto di Tiziano e altro ancora. Dicono le cronache che sia stata un’accorta amministratrice. Dico poco?
      Un abbraccio
      Gian Paolo

  3. Visto che sono a corto di tempo come sempre approfitto per dar conto di due episodi con un solo commneto.
    In quello precedente a questo va sotolineata, se ce ne fosse ancora bisogno, la discrezione intelligente di Laura. Senza assumere un’aria maliziosamente da maestrina, sa zittire le ire di una madre dalla memoria corta, ma nel contempo sa allearsi con un padre che sa fin troppo bene e anche a proprie spese sa, che il mondo in quel momento gira in una certa maniera e che é opportuno farlo girare, senza per questo non essere vigile e attenti a trarne i dovuti frutti.
    A volte mi pare che Il Duca sia innamorato dell’amore verso la ragazza. E’ un’immagine fugace, eppure …
    Il tenero Giacomo oramai si é immedesimato nel suo ruolo, non solo di ingegnere ducale, ma anche di cortigiano ed inizia a tramare in suo personale stile di vita.
    Per ora se la cava egregiamente, ma arriverà la resa dei conti e dovrà dimostrare tutta la sua abilità, quando i mattoni, quelli reali, saranno uniti l’uno all’altro.
    Per ora picocle vittorie su tutti i fronti e i tuoni della tempesta paiono ancora lontani.
    Paiono.

    1. Mi piace una doppia lettura per una sola risposta. Ha un valore aggiunto perché da una visione d’insieme migliore. Hai centrato tutti i punti dei due capitoli. Si, Alfonso sarà preso dal vortice dell’innamoramento e il tenero Giacomo, passato il primo momento di spaesamento, adesso si cuce addosso i diversi panni. L’importnate è che il sarto non li faccia troppo stretti.

  4. Laura si sta rivelando anche per un altro aspetto e sembra piuttosto pragmatica…si dice che non bisogna fidarsi troppo delle acque chete, che poi alla fine rovinano i ponti. Questo personaggio ha una personalità duplice, è certo romantica e dolce ma anche pratica e disinvolta. In effetti la realtà ci racconta che tutti i suoi progetti andranno a buon fine, è stata una donna davvero intelligente che ha saputo amministrarsi bene…

    1. Come Alfonso dopo la morte di Lucrezia amò solo lei, così dopo la morte di Alfonso Luara non ha avuto nessun altro. La mia è una storia molto romanzata con diversi falsi storici. Però Laura ha saputo amministrarsi bene.

    2. Come Alfonso dopo la morte di Lucrezia amò solo lei, così dopo la morte di Alfonso Luara non ha avuto nessun altro. La mia è una storia molto romanzata con diversi falsi storici. Però Laura ha saputo amministrarsi bene.

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