Il Borgo – Capitolo 14

Mamma, quanto sei curiosa!” borbottò scontrosa, scottandosi il palato. Deposta la tazzina ancora mezza piena, rispose alla chiamata, mentre infilava lo spolverino.

Ciao” disse tutta allegra, cambiando umore con un’inversione a U.

Sei libera?” le rispose con una domanda una voce familiare.

Adesso no ma più tardi sì”.

Per qualche secondo non udì nulla. Cominciava a spazientirsi. Le telefonate indovinello non facevano per lei. Poche parole ma concise erano il suo verbo.

Ci sei ancora o si è seccata la lingua?” chiese pungente.

Niente, niente. Non ti sento dell’umore buono” rispose come se fosse pentito della telefonata. “Oggi ho il colloquio definitivo. Poi pensavo, ma forse ho pensato male, che avremo potuto vederci a pranzo. Ma …”

Ma certamente per mezzogiorno sono libera. Dunque pensi di accettare quel posto a Sasso Marconi?”

Veramente …” e fece una pausa. “Veramente dipende se sono loro disponibili a prendere me … Diciamo intorno alle tredici. Solito posto?”

Quale?”

Ma quello dell’ultima volta!”

Perfetto! Ci sarò. Ti saluto. Ti lascio. Sono terribilmente in ritardo” e chiuse la conversazione.

La madre la guardò sorridente e le chiese se era a pranzo con loro, ben sapendo che era una domanda inutile.

Uffa, mamma! Ormai sono una donna … Devo renderti conto di tutto?” replicò mentre chiudeva l’uscio di casa.

Velocemente s’incamminò verso la fermata del bus, perché la segreteria era difficile da raggiungere con l’auto e ancor più complicato il parcheggio.

Laura aveva la testa in subbuglio tra il pensare agli incubi notturni, nei quali il Borgo l’aveva accusata di abbandono, a Giacomo, che la intrigava, e all’Università, che con pochi esami alla laurea avrebbe dovuto essere in cima ai suoi pensieri. Però la telefonata l’aveva messa di buon umore. «Giacomo mi garba ma a volte è … troppo incerto, timoroso nell’estrarre due parole dolci» si diceva, pensando che lei fosse uno zuccherino con lui e loquace come una comare.

L’autobus la scaricò in via Filopanti a qualche centinaio di metri dalla segreteria. Si concentrò su quello che doveva fare, ricapitolando se tutto il necessario era nella tracolla. Sbuffò, vedendo la coda. Sembrava che tutti gli studenti della facoltà di Lettere e filosofia si fossero dati appuntamento davanti a quei tre sportelli.

E va bene! Mentre passo dopo passo mi avvicino, ho tutto il tempo di riflettere”.

Salutò qualche amico, qualche ex, un paio di ragazze intravviste di sfuggita nel laboratorio di Processi cognitivi, che avevano fatto gruppo con lei. Quindi cercò di estraniarsi dal suono cacofonico di molte voci, che ciarlavano di tutto e di niente.

Il Borgo stanotte mi ha ammonita, perché dopo l’ultima visita sono sparita. Però ha un bel da dire lui” diceva a se stessa mentre pensava a quei ruderi come a un essere umano pensante e respirante. “Col tempo incerto i cartelli sconsigliano di recarsi su per la salita per il rischio di frane o smottamenti. Dovrebbe aver capito che sono due settimane che lavoro solo per lui, trascurando la preparazione di un esame pesante come Comunicazione giornalistica. L’appello è tra sei giorni e dei cinque testi ne ho letti solo tre! Però…”.

Un lungo sospiro fu interrotto da una spinta abbastanza ruvida di qualcuno dietro di lei. Stava per girarsi e mandare a quel paese quel maleducato, quando si avvide che era il suo turno. Rinunciò a mangiarlo vivo e si affrettò allo sportello per espletare tutte le pratiche necessarie per l’esame ormai imminente e presentare la documentazione per avviare il tirocinio previsto nel suo piano di studi, che non poteva rimandare, se pensava di laurearsi nella prossima sessione estiva.

Dopo un’estenuante braccio di ferro con la segretaria, una signora anziana e pignola, perché non voleva accettare il plico cartaceo con la tesina d’esame. A suo dire non trovava riscontro nel database di quella elettronica inviata via mail nonostante Laura producesse una stampa del messaggio inviato. Finalmente dopo tanti solleciti da parte di chi la seguiva in coda la ragazza riuscì a convincerla a mettere un bel timbro sui fogli e iscriverla all’esame orale.

Sudata e arrabbiata, perché nell’era del web si doveva ancora fare la coda per sostenere un esame, guardò l’ora per sincerarsi di non fare tardi all’appuntamento con Giacomo. Mancavano ancora due ore abbondanti all’incontro, mentre lo stomaco reclamava qualcosa. Si ricordò che per la fretta aveva trangugiato solo una mezza tazzina di caffè, perché era arrivata la telefonata del ragazzo.

Arrivo fino da Zanarini. Non ci sono ancora stata dopo la riapertura e mi faccio una ricca colazione” disse mentre con passo svelto da via Zamboni raggiungeva Piazza Galvani, nel centro di Bologna.

Sistematasi nella sala al primo piano in un tavolino d’angolo, ordinò un cappuccino e una brioche integrale vuota. Nell’attesa estrasse dalla tracolla, che conteneva di tutto, il netbook da nove pollici con internet key, per rileggere la tesina del prossimo esame che titolava Alla scoperta dei borghi dimenticati. Era sotto forma di pezzo giornalistico d’inchiesta. Sperava che piacesse e che fosse pubblicato su giornalismi.net. Aveva preso lo spunto per scriverlo dagli articoli di Paolo Rumiz durante la sua ricerca ai posti abbandonati o fantasma, apparsi nel mese di agosto dell’anno precedente. Il documento era anteriore alla scoperta del Borgo e di questa esperienza non ne aveva tenuto conto. Non aveva ritenuto opportuno modificarlo, anche se per l’esattezza non ci aveva pensato per niente.

Anche se la leggo, non la posso più correggere, perché entrambe le copie sono depositate in segreteria”. Il pensiero della lunga discussione avvenuta pochi minuti prima era ancora ben presente in lei. “Quella vecchia arpia ha messo mille cavilli per accettarla. Ho faticato molto a non morderla come se fossi un vampiro. Mi sa che ci sarebbe stato poco sangue da succhiare”. E aperto il documento, lo cominciò a scorrere.

Alla scoperta dei borghi dimenticati1

Il giornalismo d’inchiesta è qualcosa di diverso dal normale giornalismo d’informazione, perché presuppone un lavoro di ricerca della “notizia” con un approfondimento ben superiore a quello che è necessario nel trattare qualsiasi altra notizia o evento di cronaca.

E’ quel giornalismo chenon si ferma ai comunicati stampa e alle dichiarazioni ufficiali, ma scava in profondità alla ricerca di informazioni importanti per la collettività.

Quello che conta, alla fine, è la loro attendibilità: l’autore di un’inchiesta raccoglie quante più fonti possibili per mettere insieme elementi inconfutabili su un tema di rilevanza pubblica di cui, talvolta, si vogliono tenere segreti alcuni dettagli.

Certo, non manca chi sostiene che il giornalismo per sua natura sia sempre investigativo perché la raccolta delle notizie implica la ricerca dei fatti. Nella pratica di tutti i giorni, con vincoli di tempo e di spazio, la differenza esiste: “Il lavoro del reporter ordinario – è stato scritto – è riportare che qualcosa è accaduto. La sfida del reporter investigativo è scoprire perché”.

Il referente del giornalista d’inchiesta è il lettore, al cui servizio si pone con l’unico fine di fornirgli un’informazione approfondita, puntuale e corretta, fatta di dati oggettivi ma anche analizzati nei suoi aspetti in termini di società e di costume.

Pertanto partendo da questi presupposti che ritengo fondamentali, mi propongo di parlare di quei luoghi dimenticati che un tempo, nemmeno troppo remoto, erano abitati o erano ritenuti anche strategicamente importanti per la loro posizione ma che nel corso degli anni si sono spopolati, sono stati abbandonati e lasciati all’incuria degli elementi, diventando di fatto dei paesi fantasma. Quelli che gli americano chiamano Ghost Town, mete di festosi pellegrinaggi turistici.

Secondo alcune statistiche, ma non esiste nulla di ufficiale, sarebbero cinque o seimila, secondo altri oltre diecimila. Di sicuro sono posti che meriterebbero maggior rispetto ma ..

Un trillo interruppe la lettura. Guardò l’ora: era poco meno di mezzogiorno e notò il nome sul display.

Un sorriso comparve sul viso di Laura.

1Alcuni pezzi del documento Alla scoperta dei borghi dimenticati sono tratti dalla tesina di Fabrizio Gatti – Giornalismo d’inchiesta pubblicato di Giornalismi.net

50 risposte a “Il Borgo – Capitolo 14”

  1. Caro Gian Paolo, il tuo racconto come gli altri del resto, è dettagliato e “studiato”in ogni piccolo particolare
    In quanto a Laura, sembra tanto affaccendata in diversi pensieri: l rimproveri del borgo, gli studi universitari, il piacere di avere qualcuno che si interessa a lei, e chissà quante cose ancora
    Bravo, bravo e ancora bravo
    Ti auguro un sweet weekend
    Abbraccione
    Mistral

  2. La frase sullo zuccherino loquace come una comare mi ha divertita moltissimo! è un piacere leggere questo racconto così ricco di umorismo, di informazioni interessanti e che parte da un’idea di base davvero originale… sono curiosissima di leggere il seguito.
    un abbraccio

    1. Giacomo? Credo di sì. Si vedrà in seguito. Il brano di giornalismo? Non è farina del mio sacco. Solo gli ultimi paragrafi sono miei. Il resto è stato estrapolato come dice la nota.
      Un caro abbraccio

  3. Che bella Laura che si definisce una donna e poi, come una ragazzina dolcissima, s’illumina allo squillo del telefono!
    Il tran tran universitario, i piccoli intoppi, le file per gli esami e il relativo nervosismo… hai ricreato magnificamente attimi di vita vera!
    Bravissimo!

  4. Lo scontro con l’amministrazione universitaria é un must, in famiglia. Potrei citarti fonti autorevoli, ma le norme sulla privacy me lo impediscono e poi se parlassi … temo per l mia integrità fisica.
    La Leonessa ha un caratterino, non proprio come Laura, ma si avvicina.
    Saranno questi gli anni … mhà.
    Comunque se Laura piagnucola, anche il tenero Giacomo non ha nulla di che ridere.
    Trovo intrigante questo taglio di racconto quotidiano. Sembra quasi che alle calcagna dei due ragazzi ci sia un … reporter d’assalto.
    ps: Sarà bene che Laura ritorni presto al Borgo, perché urge un chiarimento tra i due.
    Con Giacomo, così se aguzza le orecchie, sentirà anche lui quei sussurri. Chissà che non gli facciano bene.

    1. Per il ritorno al Borgo ci avevo pensato ma essendo in ottobre inoltrato non è una gita di poco conto col rischio di pioggia e anche di neve (siamo a quattrocento metri e potrebbe capitare). Poi .. non aggiungo altro su quello che bolle in pentola, già scritto.
      Saranno gli anni ma molto è cambiato rispetto i nostri.

      1. Sul tempo e sui suoi cambiamenti, concordo.
        Per noi é facile dire “Ai miei tempi …” con quel che ne consegue.
        Quindi , anche lì, nel racconto, non ci son più le mezze stagioni 🙂
        Ah, che tempi!

  5. Non so più se parteggiare per Laura o per Giacomo. Resta certo il fatto che mi tieni incollata alla pagina per la curiosità che riesci a suscitare nel lettore, bravo come sei a creare una composita cornice dentro cui ambientare il plot narrativo. E sai far sorridere con delicatezza.
    ‘Notte, amico mio, dall’arguta penna.
    Abbraccio.
    grazia

  6. Esta entrada no la vi………me encanta como narras..un estilo muy personal y agradable…
    que te hacen seguir la historía..donde se mezcla un poco la relidad de la vida…..y los sueños………
    y Laura……en este personaje….es totalmente dulce…
    mi cariño

  7. Torno sempre quando qualcosa mi piace 😉 , purtroppo in questi ultimi mesi ho dovuto allontanarmi un po’ dal web per alcune questioni familiari e lavorative, ma e’ sempre bello tornare e leggere i tuoi posts.
    Fin qui li ho letti uno dopo l’altro, la curiosita’ l’ha fatta da padrona, volevo sapere e sapere e sapere…. straordinario mix di emozioni ed intrecci, sensualita’ e passione. I racconti sempre piacevoli e accattivanti, belli i personaggi, interessante la storia e le loro storie.
    Mi fermo qui per oggi 🙂
    A presto e un caro saluto!

    1. Bene ti aspetto per il resto.
      Mi fa piacere che leggendoli uno dopo l’altro suscitino nel lettore curiosità di sapere cosa succede doipo.
      Grazie eun grande abbraccio

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