Ludmilla e Un mazzo di fiori – parte prima

Ludmilla scrive in data 24 settembre 2013 un bel post grazie dei fior e al termine chiedeva lumi ai suoi lettori. Un po’ tutti hanno detto la loro ma tra Ludmilla e Swann il botta e risposta è sfociato in una specie di sfida ovvero nella scrittura di un racconto che Swann ha postato sul suo blog. Molto interessante e bello. Letto e commentato, finché Swann mi ha chiesto di produrre una mia versione del post oginario di Ludmilla. Detto e fatto. Di seguito quello che la mia immaginazione ha creato.
O.T. Naturalmente ci sarà un sequel, che pubblicherò più avanti.
Buona lettura.
“Un mazzo di fiori?” esclama Ludmilla, quando dopo la corsa mattutina in bicicletta entra nell’ufficio.
Si avvicina curiosa e trepidante, perché ha visto anche il classico biglietto appuntato con la spillatrice al cellophan della confezione.
«Può un gesto bastare più di mille parole?»
Rimane interdetta e piacevolmente sorpresa. Fiori e parole per lei vanno a braccetto.
Ludmilla è una bella ragazza solare e allegra ma poco disponibile a dare troppa confidenza a chiunque. Nutre una certa diffidenza verso chi le da del tu al primo incontro, che le rifila pacche sulle spalle e le parla come se si conoscessero da quando si sono trovati una accanto all’altro nella nursery dell’ospedale.
“E no! Lasciami almeno il tempo di capire chi sei! Poi sono pronta a concederti tutta la fiducia che vuoi ma al buio no!” Era questa la classica riflessione che faceva quando incontrava per la prima volta una persona che si comportava così.
Tutte le mattine, inforcata la Bianchi da gran Turismo, fa i due chilometri che la dividono dall’ufficio. Immancabilmente sia col sole, sia con la nebbia. Con la pioggia e la neve ricorre al bus, che lei aspetta pazientemente alla fermata vicino a casa.
Alle sette la sveglia la tira giù dal letto e con gli occhi assonnati e semichiusi si dirige in cucina per mettere sul fuoco la moka per il primo caffè della giornata.
“Se avessi un compagno…” riflette appoggiando il capo sul bancone, pronta a schiacciare un nuovo pisolino nell’attesa di sentire il gorgogliare che profuma di caffè. “Se avessi un compagno, me lo porterebbe a letto. Invece…”. Un nuovo lungo sospiro accompagna l’aroma inconfondibile che risveglierebbe anche una morta di sonno come lei.
Dopo la solita trafila del bagno per i trucchi e del rovistare nell’armadio alla ricerca di qualcosa da indossare scende nel box per recuperare la Bianchi dalla tipica livrea azzurra e farsi i due chilometri che la separano dall’ufficio.
Tutte le mattine di ogni mese, estate e inverno, è la consueta pedalata che la sveglia totalmente, sentendo il frusciare del vento sulla pelle del viso.
“Oggi è il 20 settembre ed è venerdì. La settimana si chiude qui e domani è il primo giorno d’autunno” dice Ludmilla che sta entrando nell’ufficio, scoprendo che un ignoto ammiratore le ha fatto un omaggio floreale. Rosse rosse e bianche con qualche rametto di verde a far da cornice.
Si volge verso Teresa, la compagna con la quale condivide quello spazio, per interrogarla sull’ipotetico spasimante, perché nel suo immaginario pensa immediatamente al più classico dei principi azzurri, che arriva sul destriero bianco. Istantaneamente scaccia questa fantasia improbabile, perché finora del mitico principe azzurro non ne ha scovato le tracce. In realtà finora non ha incontrato nessuno di suo gradimento.
“Chi ha portato il mazzo?” le chiede con un filo di voce appena tremolante.
“Non lo so” risponde candida. “Era già qui, quando sono arrivata”.
“Eppure non può esserci arrivato da solo” replica Ludmilla con tono più rinfrancato.
“Chiedi in portineria. Forse loro lo sanno. Di certo è passato di lì”.
Detto e fatto: fa un salto all’ingresso ma la curiosità rimane intatta. Nessuno sa nulla. Nessuno ha visto entrare un mazzo di fiore. Nessun fattorino ha consegnato fiori.
“Forse” azzarda uno degli addetti. “Forse era nascosto sotto un impermeabile…”.
“Ma non è presto?” domanda stupita.
“Qualcuno lo porta già” risponde pronto.
“Chi sono i freddolosi?” chiede con tono incalzante Ludmilla.
“Non lo so” replica infastidito, alzando le spalle.
Delusa ritorna sui suoi passi. Il mistero continua. Anzi diventa più fitto.
“Non è possibile che si sia materializzato da solo” ragiona, rileggendo quel cartoncino color crema, dove una mano ignota ha vergato «Può un gesto bastare più di mille parole?» con una penna stilografica e inchiostro color seppia, perfettamente intonato al biglietto.
“Chi può essere?” si domanda nuovamente rigirando tra le mani quel rettangolo di carta di Pineider, raffinato e importante.
Si siede e tenta di concentrarsi sul lavoro. Niente da fare, il pensiero è fisso come un chiodo nel muro. Osserva colleghi e colleghe, quando entrano per conferire con lei nella speranza di cogliere un segno, un impercettibile indizio della mano misteriosa che ha vergato quella frase, che continua a frullare nella testa.
Qualcuno entra, lanciando un’occhiata distratta al mazzo che sta in modo appariscente sulla scrivania. Altri non lo notano per nulla come se fosse trasparente. Alcuni sorridono e azzardano un commento sul tipo «Compi gli anni?».
Nemmeno le telefonate sono d’aiuto. Tutte impersonali, distaccate, nessuna battuta o commento. Nulla di nulla. L’ansia di sapere cresce senza che uno spiraglio la illumini.
La mattina scorre lenta come se il fiume impetuoso, che scandisce il tempo, sia diventato un rigagnolo appena accennato, dove l’acqua ristagna tra i sassi.
Finalmente scocca l’ora della pausa pranzo. Ludmilla di solito inforca la sua Bianchi e con pedalate eleganti e decise torna nell’appartamento da single dove abita. Oggi però non ne ha voglia, preferisce fermarsi nel bar sotto l’ufficio a farsi un tramezzino e un bicchiere di vino bianco. Vuole camminare, riflettere, smaltire la curiosità. E pensa, mentre oziosa percorre i portici del Duomo. Le vetrine non la catturano, le persone sono fantasmi, mentre cerca di dare un senso a quel biglietto.
“Chi conosce la mia morbosa passione per la lettura?” si domanda, rigirando per l’ennesima volta quel biglietto.
Nessuna risposta fa capolino. Nell’ambito lavorativo nessuno è a conoscenza questo suo smodato amore per i libri. Mai una volta ha portato con sé al lavoro un volume, nemmeno tenendolo nascosto nella capace borsa che porta a tracolla. Nessuno di sua conoscenza l’ha sorpresa a leggere né di nascosto né apertamente.
Alla ricerca del biglietto fruga di nuovo nelle tasche, dove l’ha riposto. Si siede su una panchina all’ombra di una maestosa quercia e lo esamina con attenzione.
“Questa grafia è maschile o femminile?”
Nota le lettere arrotondate senza svolazzi, ordinate e precise. Consonanti e vocali sono unite tra loro, esattamente allineate come se posassero su un ipotetico filo perfettamente diritto.
“Potrebbe essere un uomo come una donna. Nessun indizio dichiara il sesso dello scrivente”.
Continua a pensare al maschile, non disdegnando una mano femminile.
“Chi usa ancora la stilografica?” si domanda incredula. “Ma sì! Solo un uomo potrebbe farlo! Solo un uomo sui quarant’anni potrebbe avere il vezzo di utilizzarla come indice di originalità e distinzione”
Di nuovo ripone con cura nella tasca interna della borsa il prezioso cartoncino e riprende la via dell’ufficio.
Mentre cammina assorta e dubbiosa, un viso la osserva e sorride.
“Quante volte ti ho vista entrare da Feltrinelli e sederti nel salottino a leggere qualche pagina di un libro. Quante volte sei uscita dalla libreria con un romanzo sotto il braccio” riflette sorridente. “Un mazzo di fiori ti ha spiazzata”
 
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23 risposte a “Ludmilla e Un mazzo di fiori – parte prima”

  1. eeeh Gianpaolo, in realtà non è che chiedessi lumi, ma ne sono arrivati tanti e mi hanno fatto davvero piacere 🙂 in più, inaspettati, sono giunti anche il dono di Swann e questo tuo… che mi/ci lascia in suspance ancora…con la povera Ludmilla che si fa un sacco di domande… attendiamo allora la prosecuzione, chissà che non vada a finire come è accaduto realmente. sono proprio curiosa. un grazie enorme anche a te 🙂 (magari, se ti va, segnalerò le varie parti del racconto in un mio futuro post). buona serata

            1. E’ verissimo! Nessuna pretesa di azzeccarci. Il racconto è stato sviluppato seguendo non un filo logico ma l’immaginazione. Vedi l’ambientazione, non credo che tu vada in ufficio in bicicletta, vedi il modo misterioso con il quale sono stati recapitati i fiori, nel tuo post era spiegato, vedi la colega che non compare da te. Insomma molta fantasia e nessun tentativo di colpire il bersaglio. Se ci riuscissi, sarebbe pura casualità.

  2. Una narración hermosa con mucha imáginación**
    siempre es lindo recibir un ramos de flores**
    me quedo pensando quien se lo envio****
    mi cariño
    siempre****
    buena noches*****

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