Il mazzo di fiori – parte ventiduesima

“Signorina Presente può attendere in questa stanza?” le dice Lopapa con un tono, che non ammette repliche, indicando un porta scura a fianco del suo ufficio.

Ludmilla annuisce. “Se anche avessi detto di no, mi avrebbe comunque costretto a restare lì” riflette, aprendo la porta. E’ angusta e buia, appena rischiarata da una lampada, che emette una luce giallastra, nel centro. L’arredo è ancora più misero con solo una sedia per nulla stabile. Sembra più un archivio che un salotto di attesa. La richiude alle sue spalle e si siede, dopo avere levato via un sottile strato di polvere dal sedile. Riprende il telefono e rilegge il misterioso messaggio. Non riesce a comprendere chi glielo avrebbe potuto inviare.

“Non ho amicizie maschili ma a dire il vero nemmeno femminili. L’unico maschio, che conosco, è Carlo ma non è nel suo stile scrivere queste parole. E’ sciatto e per nulla romantico. E’ un bel ragazzo senza dubbio ma non è il mio tipo. Troppo possessivo, troppo geloso, troppo… Insomma non mi attrae. Quando una ragazza trova troppi difetti, vuol dire che proprio non è il principe azzurro sognato. E poi perché avrebbe dovuto restare anonimo, se mi volesse fare la corte? Non mi pare timido o pieno di complessi”.

Scuote il capo. Si domanda, tenendo in mano il telefono, se non possa essere lo stesso dell’altro mazzo di fiori.

“Due messaggi ed entrambi anonimi. Uno che fa riferimento alla mia passioni per i libri, questo al rifiuto di avviare una relazione. Che rapporto c’è tra loro?” si domanda senza trovare un multiplo comune che li metta in correlazione. “Hanno un collegamento con la morte di Teresa?” E’ il pensiero improvviso che le viene in mente.

Stringe le labbra e prova a ripercorrere la storia alla ricerca di una luce sugli eventi che sono successi nel corso di pochi giorni.

“Stranamente” si dice, assorta, osservando la parete ricoperta da armadi chiusi “con l’arrivo del primo mazzo Teresa è stata uccisa da un colpo di arma da fuoco, probabilmente un fucile. Lei mi stava seguendo. Per quale motivo? Sapeva perfettamente dove abito. Non avrebbe faticato a raggiungermi a casa. Eppure era dietro di me, invisibile ma presente. Perché? Che relazione c’era tra lei e il mazzo di fiori? Perché questo secondo mazzo non è arrivato? E’ connesso alla sua morte?”

Ludmilla è talmente assorta nei suoi pensieri e con lo sguardo perduto nel vuoto da non accorgersi che Ricardo è nella stanza. Il commissario si ferma dinnanzi a lei, la osserva e sorride, senza che la ragazza reagisca alla sua presenza. La trova bella, affascinante e, se non fosse che è coinvolta in un’inchiesta per omicidio, la corteggerebbe senza finzioni. Però si trattiene e mantiene quell’aplomb di distacco che i superiori hanno apprezzato.

“Signorina Presente… Ludmilla” sussurra per non farla sobbalzare per la paura. “Il procuratore Lopapa desidera farti qualche domanda”.

La ragazza lo guarda con aria assente. Si alza senza rispondere, mentre ripone il telefono nella borsa.

“Sono pronta”.

Ricardo è stupito ma non lo dimostra. Accompagna la ragazza nell’ufficio del procuratore.

“Siediti” le dice indicando una sedia dinnanzi alla scrivania.

Ludmilla si osserva intorno e non vede la madre di Teresa. Sta per chiedere qualcosa ma viene preceduta da Ricardo.

“La signora Russo ti aspetta nel salottino verde”.

La ragazza è calma e rilassata. Non sorride ma aspetta di conoscere le domande. Lopapa prende due oggetti dal cassetto e li pone sulla scrivania. Lei ha un lieve sobbalzo ma si riprende subito, mascherando l’ansia interna. Li ha riconosciuti ma finge di vederli per la prima volta.

“Li ha mai visti?” domanda con tono inquisitorio e professionale, abbandonando il familiare tu per un più distaccato lei.

“No!” afferma con voce decisa e priva di timore.

“E’ sicura? Sa di cosa si tratta?”

“Vedo una moleskine dalla copertina rossa e un’agenda, di quelle che la nostra compagnia regala per Natale” risponde con un sorriso un po’ beffardo.

“Lo vedo anch’io cosa sono” replica infastidito. “Le chiedo ancora se li riconosce”.

“No. E’ la prima volta che li vedo” risponde sicura senza tentennamenti.

Ricardo fatica a trattenere una risata. Riconosce lo spirito e il carattere della ragazza che aveva incontrato la prima volta.

“Mai presi in mano? Mai letto il contenuto?” insiste Lopapa spazientito. “Non ci agevola le indagini col suo atteggiamento. Devo ordinare al commissario di eseguire una perquisizione del suo appartamento?”

“Lo può fare tranquillamente” dice Ludmilla, mentre afferra le chiavi di casa per porgergliele. “Non ho nulla da nascondere. Sono tranquilla”.

Mentre pronuncia queste parole, ha un brivido e un pensiero ‘se mi prende in parola, sono fritta!‘.

Il procuratore tace, indeciso se accettare la sfida oppure credere alla ragazza. Riflette che potrebbe anche aver letto le pagine, preso qualche appunto, fatte delle fotografie delle pagine più interessanti e tenere tutto dentro la sua borsa. Poi ci ripensa sulla minaccia di perquisizione, perché non esistono riferimenti a lei ma a due uomini. Rischia solo un flop senza avanzare nelle indagini. “E’ troppo sicura di sé” riflette. “In più non avrebbe movente per l’uccisione della Lopiccolo. Quale motivazione avrebbe avuto? E’ single e non risulta che abbia un compagno o l’abbia avuto nel passato. La descrivono come una ragazza indipendente e con pochissime frequentazioni sia maschili sia femminili. E poi perché avrebbe chiamato il numero della Lopiccolo lunedì scorso? No, no! La devo depennare dalla lista degli indagati. Devo convincerla a dirmi tutto quello che sa sulla ragazza morta. E’ molto più utile se collabora anziché averla contro”.

Ludmilla continua a mantenere un atteggiamento di sfida ma percepisce che ha vinto questa battaglia, anche se Lopapa non ha creduto alle sue affermazioni. Si interroga su cosa rischia se perquisiscono la sua abitazione. “Non ho giurato di dire la verità. Non ho mentito, affermando di ignorare cosa c’è scritto. In realtà ho solo fotocopiato alcune pagine senza leggerle, quindi non ne conosco il contenuto. Ho detto solo una bugia, affermando di non avere mai visto agenda e moleskine” riflette in silenzio aspettando con calma la prossima raffica di domande.

Ricardo la guarda ammirato per il sangue freddo dimostrato e per la grinta da giocatrice, che non esita a bluffare pur di scoraggiare l’avversario a vedere le sue carte. “Sono certo, anzi sicurissimo che ha letto tutto quello che ha scritto la Lopiccolo. Sa che era incinta o almeno ha guardato il referto. Inoltre potrebbe conoscere l’identità dei due uomini citati. Se Carmelo insiste nelle domande sulle agende, non ne cava un ragno dal buco. Ludmilla è furba e eventuali documenti compromettenti li ha messi al sicuro. Quindi è inutile battersi su questo argomento”.

Lopapa, dopo una lunga pausa di riflessione, riprende a porre domande. Cambia argomento per rompere il muro difensivo di Ludmilla.

“Ha conosciuto prima di oggi la signora Russo?” le chiede, appoggiandosi coi gomiti alla scrivania.

“No. Mai vista prima ma l’ho sentita al telefono” dice la ragazza, giocando d’anticipo. Sa che, se verificano i tabulati del telefono, scoprono con facilità la chiamata di lunedì. Quindi non vuole rischiare mentendo sul contatto.

“Quando?” domanda sorpreso. Non si aspettava questa ammissione, perché pensava che avesse continuato sulla linea della negazione.

“Lunedì scorso” risponde con calma la ragazza. “Avevo un numero di telefono del quale ignoravo l’identità. Solo un nome: Maria”.

“E dove lo teneva?”

“Era un postit di Teresa. Era sul suo monitor” dice prontamente, sapendo di mentire. Aveva pronta anche una scusa plausibile, se Ricardo avesse detto qualcosa.

Il commissario non ricorda di aver notato nessun biglietto appiccicato allo schermo, quando aveva ispezionato l’ufficio due giorni dopo. Però poteva essergli sfuggito oppure essere stato rimosso da qualcuno. Preferisce rimanere in silenzio.

“E perché non l’ha detto?” domanda un po’ incattivito Lopapa.

“Non sapevo che fosse la madre di Teresa. Quando l’ho chiamata, mi sono presentata come la collega di Teresa e ho chiesto se c’era. Lei mi ha risposto che non ci stava nessuna Teresa. La risposta era come se lei non conoscesse nessuna ragazza con quel nome. Una qualsiasi madre avrebbe posto delle domande ma lei ha chiuso la conversazione. Quindi ho dedotto che non ci fosse rapporto tra le due donne. Per me l’episodio si è chiuso lì”.

“Come logica conclusione è perfetta. Perché ha curiosamente chiamato quel numero?”

“Lunedì mattina Teresa non si era presentata al lavoro. Tutti ignoravano dove fosse e il motivo per il quale non aveva avvertito dell’assenza. Di solito era molto scrupolosa o mi chiamava a casa o avvertiva l’ufficio del personale. Quella mattina non aveva rispettato le consuetudini. Quindi ho provato a chiamare il suo telefono ma la risposta era sempre quella ‘il cliente non era raggiungibile‘, finché non ha risposto il commissario Ricardo”. Anche lei rimarca le distanze. “Allora ho visto quel numero sul postit con un prefisso dell’Italia meridionale. Ho pensato che potesse essere un familiare ma ho ricevuto una risposta negativa”.

“Mi sembra una ragazza curiosa” afferma il procuratore, distendendo l’espressione del viso.

“No, no! Ero in ansia per Teresa. Sono rimasta sorpresa quando, dopo diversi tentativi, ha risposto il commissario Ricardo e il resto lo conosce bene”.

“Non si è domandata successivamente, perché abbia risposto così?” le chiede Lopapa.

“No. Ho dimenticato l’episodio. E poi chi mi poteva garantire che quel numero corrispondeva alla madre di Teresa?”

“Se però ce ne accennava…”.

“Per quale motivo?” esclama Ludmilla, interrompendolo.

“Ha un atteggiamento incoerente. Dimostra curiosità per conoscere a chi corrispondeva quel numero. Poi non verifica nulla e si accontenta della prima risposta”.

“Per quale motivo avrei dovuto verificare chi chiamavo? Ero preoccupata per la collega! Cercavo di comprendere il comportamento non abituale!” si difende Ludmilla con vigore.

“D’accordo. La sua versione collima con quella di Maria Russo. Era a conoscenza che la Lopiccolo era incinta?”

“No!” esclama mostrando sorpresa. “Teresa incinta? Non ha detto nulla. Di quanti mesi?”

“Di due mesi. E lei non se ne è accorta?”

“Assolutamente no! Come le ho già detto in precedenza, non si parlava in ufficio di questioni personali”.

“Ha un’idea di chi potesse essere il padre?”

“Lo ignoro e non sapevo che Teresa avesse un fidanzato!” dice, fingendo sorpresa e incredulità.

“Felix o Alex non le dicono niente?”

“Direi proprio di no. Nessun collega si chiama così. Ma chi sono?” domanda, mostrando curiosità. La ragazza cerca di non calcare troppo sulla voce, manifestando curiosità e sorpresa troppo smaccate.

Il procuratore non risponde. Poi si rivolge a Ricardo.

“Potresti accompagnarle a casa?”

“Sì. Con piacere. Subito?” domanda il poliziotto.

“Io ho finito con loro”.

Il commissario si alza e si avvia verso la porta seguito da Ludmilla.

26 risposte a “Il mazzo di fiori – parte ventiduesima”

  1. Buon giorno, Gian Paolo !
    Per me, non importa il numero di parole pubblicate sul blog o direttamente detto prima,
    ma la loro essenza, il messaggio che trasmettono queste parole! 🙂
    Il fatto che siete venuti a me mi piace il più caldo e più cool! 🙂 🙂
    L’uomo canta, ma non chefuieste e il lavoro, non vive! 🙂 🙂 🙂
    Una settimana fruttuosa!
    Con simpatia, la recente
    Aliosa.

  2. Quel Ricardo mi piace sempre più, che giovanotto! 😉
    n.b. (e adesso contatto immediatamente Lopapa perchè WordPress non mi ha notificato ben due articoli!!! tzè e doppio tzè 🙁 )
    Orso Bianco chiedo venia, ora recupero al secondo appello.
    ti lascio un abbraccio sconsolato 🙂

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