La notte di san Giovanni – parte quindicesima

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Ma tu sei Mazapègul?” gli domandò Deborah.

No! Sono solo Alex” rispose il ragazzo, ridacchiando.

La ragazza non era molto convinta della risposta. Presumeva che la stesse prendendo in giro. Mazapègul e Alex avevano lo stesso viso, anche se la voce e il resto del corpo differivano di molto. Non insistette. Aveva compreso che sarebbe stato inutile.

Deborah voleva conoscere il segreto del teschio di cristallo. Aveva visto e ascoltato troppi eventi inspiegabili e misteriosi, che avevano destato in lei timori e paure. Tutti dicevano di conoscere la storia ma nessuno gliela spiegava. Alex le aveva detto di rivolgersi alla signora dai capelli candidi. Con lo sguardo era alla sua ricerca ma vedeva solo oscurità. Si rivolse al ragazzo per chiedere lumi ma si accorse che era rimasta sola. Si guardò intorno. Non c’era anima viva. Mosse un passo in avanti ma poi ritornò indietro. Si girò di scatto. Aveva udito un fruscio ma notò solo buio. Buio fitto. Strinse i pugni per non cedere alla tentazione di scappare il più velocemente possibile. Avvertì qualcosa di morbido strusciare sulle gambe. Lanciò un urlo che non uscì dalla bocca. Si chinò tremante e sentì una morbida pelliccia. Era un gatto nero di cui si notavano solo gli occhi gialli. Sospirò e chetò il battito del cuore.

Alex dove ti sei nascosto? Dai, non essere in collera con me. Lo so che poco fa sono stata sarcastica ma esci dall’oscurità. Fatti vedere!” supplicò la ragazza, mentre il gatto si era accoccolato sui suoi piedi.

Deborah tornò alla panchina, seguita dal micio nero. Le sembrò di avere camminato a lungo ma era solo l’impressione del silenzio del posto. Si sedette esausta, mentre il felino con un balzo si sistemò in grembo a lei. Cominciò a lisciare la morbida pelliccia, mentre quello ronfava soddisfatto. Il teschio era ancora lì, esattamente dove l’aveva lasciato, quando Mazapègul l’aveva presa sottobraccio. Emise un profondo respiro e si appoggiò allo schienale. Tutto le pareva assurdo. Il suo vedere senza essere vista. Lo spostarsi da un posto all’altro senza mai muoversi. Il suo rimescolare il tempo senza che questo lo sia veramente.

Ma quante ore sono passate da quando sono arrivato qui?” si disse ad alta voce per rincuorarsi. Udì i rintocchi del campanile.

Cominciò a contare le ore. “Uno, due, tre, quattro… otto, nove e dieci”. Poi tutto tacque di nuovo. “Solo le dieci?” fece sbigottita. Non le pareva vero. Forse aveva saltato qualche tocco. Se fossero solo le dieci, era da due ore in questo paese del quale aveva già dimenticato il nome.

Non è possibile. É un nuovo inganno della mia mente” disse scuotendo la testa, mentre ascoltava il lieve ronfare del gatto, acciambellato sulle sue gambe.

Anche questo evento le sembrava singolare. Per quello che ricordava non aveva mai familiarizzato con nessuno di loro. Però questo l’aveva adottata e accettava le sue carezze. ‘Che sia Alex sotto mentite spoglie?’ si disse per darsi un po’ di coraggio.

Era immersa nel buio e il terrore di essere sola stava sparendo per la presenza tranquillizzante del gatto nero. In lontananza osservava il chiarore della festa e i suoni ovattati, trasportati dalla brezza notturna. Fino a quel momento non aveva vissuto l’allegria della serata. Decise che era giunto il momento di immergersi tra la folla. Stava decidendo di alzarsi, quando ricordò che poco distante dovevano esserci due bacili: uno con fiori di iperico, con spighe di lavanda e altre erbe, l’altro con la cera colata da una candela. Si levò in piedi, mentre il gatto sbadigliava e si stirava, come se si fosse risvegliato dopo un lungo sonno. Ancora una sorpresa. Vedeva chiaramente al buio come se ci fosse la luce solare. Si mosse sicura verso il luogo dove stava la cartomante. Notò sul ciglio erboso al limitare della strada le due vaschette piene d’acqua. Esattamente dove le aveva posate la donna.

Tirò un sospiro di sollievo. “Dunque non sono pazza” si disse, mentre il gatto passava e ripassava tra le le sue gambe.

Come ti chiami?” Si chinò, accarezzandolo.

Miao” fu la risposta, che le strappò una risata allegra.

Ben mi sta a fare domande assurde!”

Depose accanto ai bacili il pacchetto col teschio e l’oggetto che dicevano essere un candelabro, la cui funzione nessuno glielo aveva spiegato.

Fa buona guardia” disse rivolgendosi al felino.

Miaou” rispose come se avesse compreso cosa doveva fare. E subito si acciambellò fra gli oggetti sull’erba.

Torno presto a prenderti insieme al resto” fece, mentre si allontanava verso la festa.

Miao” fu la risposta.

Deborah camminò per un tempo, che le parve infinito, verso le luci e i suoni. Con sua grande sorpresa non raggiunse la festa ma si trovò in un altro ambiente.

Gina era davanti allo specchio per truccarsi, mentre Raul fischiettava, infilandosi i vestiti.

Io sono quasi pronto” disse il ragazzo, chiudendo la zip dei jeans.

Io no” rispose la donna, ancora in mutandine.

Ho fame” fece Raul, sedendosi sulla sedia.

Devi pazientare”.

Ma quanto tempo ci mettete voi, donne!”

Gina non rispose alla battuta sarcastica del ragazzo e continuò con metodica precisione a valorizzare gli occhi con una matita grigia.

Cosa fai oggi?” gli chiese, cambiando argomento di conversazione.

Non lo so. Ho solo fame” replicò lievemente spazientito il ragazzo.

Stasera dove mi porti?” gli domandò Gina, mentre si metteva un po’ di fard sulle guance.

Da nessuna parte” rispose pronto Raul, che cominciava a sbuffare spazientito. ‘Cosa pensa? Di dare un seguito? Basta questa notte” rifletté senza esternare il suo malumore.

Non conosci qualche posto romantico per trascorrere alcune ore insieme?”

E Giuseppe dove lo metti? Viene con noi?” domandò ironico il ragazzo.

No. C’è Monica!” fece Gina ridendo.

Raul ammise che lo aveva affondato con quella risposta in replica alla sua di ieri pomeriggio. Rimase in un silenzio carico di eloquenti motivi. Non era sua intenzione proseguire la tresca con lei. Si doveva smarcare con eleganza senza suscitare l’astio della donna. ‘Come?’ si chiese senza trovare un giusto argomento per controbattere la sua richiesta.

Non sento più nulla. Ci sei?” Gina domandò con un pizzico di apprensione.

Non sono scappato”.

Allora perché non mi hai risposto?”

Stavo pensando” mentì Raul.

A cosa?”

A quello che hai detto”.

Allora?”

Non posso ancora risponderti. A pancia vuota le sinapsi girano a vuoto” disse per prendere tempo con la speranza di inventarsi una qualsiasi bugia credibile e smarcarsi da lei.

Deborah, seduta sul letto disfatto, assisteva alle schermaglie dei due amanti. Aveva un senso di vergogna nell’essere spettatrice non vista. Le pareva appropriarsi della loro intimità e si chiese per quale motivo era lì a rubare le parole e le carezze che si erano scambiati.

Che legame c’è con la storia del teschio di cristallo?” si domandava inquieta, mentre Raul e Gina continuavano a parlarsi attraverso la porta del bagno.

Non riusciva a rintracciare nessun nesso. Eppure doveva esserci.

Vide uscire la donna, che le apparve splendida nella sua nudità.

Sono pronta” disse.

Esci in mutandine?” fece il ragazzo con ironia.

No!” E si infilò il vestitino molto sexy, indossato, quando sono partiti da Cattolica.

Raul emise un fischio di ammirazione, mentre la prendeva per un braccio per uscire dalla stanza.

Aspetta! Che fretta. Raccolgo le mie cose e le metto nella sacca”.

Deborah si levò per seguirli nella hall.

Pago la notte” disse Raul alla reception.

Il sole illuminava la strada e mitigava il fresco della notte.

Non volevi fare colazione?” domandò Gina.

Certo. La facciamo là in quel caffè, dove ci sono dei bomboloni alla crema spettacolosi”.

Si sedettero all’aperto, ordinando cappuccino e bombolone. Deborah avvertì un certo languore e si accomodò sulla sedia accanto alla donna.

Come faccio a ordinare qualcosa?” fece la ragazza.

Mentre stava pensando a come fare, l’immagine si dissolse e si ritrovò sotto un palco, dove un’improvvisata band stava straziando un pezzo dei Bee Gees.

35 risposte a “La notte di san Giovanni – parte quindicesima”

  1. Questo episodio mi porta ovunque
    Non so, ma a volte mi sento accanto a Deborah nelle sue visioni
    Mi piace il micio, soprattutto perché è nero
    Grande Gian Paolo
    Buona Immacolata con abbracci
    Mistral

  2. Ho letto con piacere il tuo “Imistero del teschio di cristallo”… premonitore in una terra che mi è assai cara. Visto che lì non ho potuto commentare ti lascio qui il mio abbraccio e segno di stima!!

      1. Sono io che sono latitante e molto anche, mille pensieri per la testa e cose da seguire pero’ torno sempre con piacere e li leggo ogni volta che sperimento qualcosa in cucina o mi cimento in preparazioni mooooolto lunghe e cosi’ mi prendo il tempo per leggere 🙂

                    1. Una red velvet con frosting di mascarpone, millefoglie, cheesecake freddo con frutti rossi una vera delizia, sformatini di cioccolato fondente con salsa di ricotta…. continuo? 🙂

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