Una storia così anonima – parte quarantacinquesima

Ferrara- Angeli che suonano - Foto personale
Ferrara- Angeli che suonano – Foto personale

Rennes-le-Château, 1 marzo 2015, ore nove.

La notte è trascorsa tra incubi e dolori. Luca, quando ha aperto gli occhi alle prime luci che filtrano dalle imposte, ha emesso un sospiro di sollievo. Per non disturbare il sonno di Vanessa si era trasferito a dormire nell’altra stanza. Il taglio gli pulsa con fitte dolorose, l’emicrania non è né sparita, né attenuata.

‘Oggi’ si dice, aprendo con fatica le palpebre, ‘me ne sto a letto tutto il giorno’. Si gira sul fianco destro per trovare una posizione più comoda. Da qualunque parte si metta, percepisce che non va bene, a parte un sollievo momentaneo che dura pochissimo. Prova a concentrarsi senza un reale costrutto. Sente il respiro regolare di Vanessa attraverso la porta aperta. ‘Beata lei’ pensa Luca, girandosi su quello sinistro. ‘Chissà come sarà la giornata. Sole o nuvole?’

Si assopisce in un dormiveglia più calmo rispetto a quello della notte appena trascorsa. Vede Henri che scappa impaurito, scatenando nel ragazzo una grande ilarità. ‘Quel codardo’ riflette, ‘ha paura di noi!’ Vanessa lo strattona per una manica, chiamandolo “Luca, Luca”. La voce gli sembra impaurita e molto diversa da quella che ricorda. Luca finge di non sentire. Ride in silenzio. ‘Ora ti preoccupi?’ si dice con un motto di soddisfazione. ‘Ma ieri non intendevi ragioni. E mi hai costretto a uscire’.

Sente sempre Vanessa che lo chiama “Svegliati!”. Però gli occhi paiono incollati, perché non riesce ad aprirli. Qualcuno lo scuote. Gli viene paura. ‘Sto sognando oppure Vanessa mi sta chiamando?’ pensa, scollando le palpebre a una fessura.

Luca, Luca. Non fare lo sciocco” lo implora la ragazza. “Vuoi farmi prendere un coccolone?”

Finalmente gli occhi mettono a fuoco il viso della ragazza, mentre fa un grosso sbadiglio. Osserva il suo volto, che trasmette preoccupazione. La fronte aggrottata, le labbra stirate.

Calma, Van” dice il ragazzo sollevandosi a sedere. “Va a fuoco la casa?”

Vanessa lo abbraccia, stringendolo forte. Il viso si distende e un accenno di sorriso compare sulla faccia della ragazza. Luca la lascia fare, sentendo il suo corpo morbido aderire al proprio. L’abbraccio dura a lungo prima che lei dica qualcosa.

Mi hai fatto prendere un accidente” afferma Vanessa che si stende accanto a lui, tenendolo abbracciato affettuosamente. “Ti sentivo borbottare qualcosa senza senso e non riuscivo a svegliarti”.

Stavo dormendo beato” mente Luca, baciandola sul collo. ‘Che strano’ riflette il ragazzo. ‘Nessuna reazione. Anzi pare che le piaccia. Che mi debba dare un’altra botta in testa?’

La ragazza ride, perché ritrova quel Luca ironico e simpatico che l’ha sempre attratta e che ha cementato la loro grande amicizia. Si stringe con maggior forza all’amico e trova piacevoli quelle labbra sul collo.

Cosa pensi di fare oggi?” gli chiede, sollevando lo sguardo verso di lui.

Oggi è domenica” le dice. “Si santifica la festa, oziando”.

Ridono entrambi. Gli ultimi avvenimenti li hanno tenuti sulla corda, tesi e impauriti. Adesso pare che la bufera si stia allontanando.

Bene” esclama Vanessa. “Una settimana di relax. Speriamo che il tempo viri al bello per poter passeggiare nei dintorni”.

Saggia proposta e ottimo proposito” fa Luca, affondando il viso nei ricci rossi della ragazza. “Nessuna ricerca dei segreti di Pietro”.

Rimangono in silenzio, abbracciati con tenerezza. I loro respiri sono all’unisono come se fossero un corpo unico. Poi Luca interrompe l’atmosfera lieve e rilassante. “Credo che non abbiamo più nulla da scoprire in Francia” afferma il ragazzo. “Non rimane che tornare in Italia alla ricerca di altre tracce”.

Vanessa si stacca e lo guarda in viso corrucciata. ‘Quello sciocco’ pensa, ‘ha rotto l’incantesimo, parlando del nostro frate’.

Il nostro cronista” prosegue Luca, come se pensasse ad alta voce, “non ci viene più in aiuto. Pietro, dopo essere sbarcato e aver raggiunto la pianura padana, arriva a Chiaravalle senza trovare la persona a cui deve consegnare un sacchetto misterioso. A proposito cosa contiene?”

Vanessa sbuffa, perché stava bene accoccolata su di lui. Adesso deve rispondere alla sua domanda. “Non saprei” dice leggermente stizzita.

Poco importa” afferma il ragazzo. “Quello di certo è stato consegnato a Berthod de la Roche. Ma è il misterioso cofanetto che mi incuriosisce. Ricordi quello che Il cardinale Caetani ha detto a Pietro?”

No” sbuffa la ragazza in modo rumoroso attraverso la bocca. “É l’ultimo dei miei pensieri attualmente. Ma non dovevamo scordarci Pietro e tutto il resto?”

Luca ride di gusto, spalancando gli occhi. Per la prima volta Vanessa molla la presa, da quando si sono visti dieci giorni prima. Gli sembra quasi un sogno. Tuttavia è convinto che sia un fuoco di paglia. La riabbraccia con calore, rimanendo in silenzio.

Sentono Mme Monzon che li chiama. “Petit dèjeuner”. I due ragazzi si guardano e scoppiano a ridere. “Alzarci?” dice Luca, spalancando gli occhi. “In camera!” Poi si rivolge a Vanessa. “Van, dì alla …” si ferma, perché stava dicendo ‘grassona’. Si corregge all’ultimo istante. “a Madame Monzon che la voglio a letto”.

Ma dai!” esclama la ragazza. “É talmente gentile che non posso chiederle questo. E poi non fa servizio in stanza”. Si alza e aggiunge. “Tempo cinque minuti e il principino è servito”. Prima che Luca possa replicare, sparisce dalla camera.

La giornata si srotola lenta tra il letto e la sala da pranzo. Il tempo è ancora corrucciato ma pare che voglia virare al bello.

Nei giorni seguenti il ragazzo, pur fingendo improbabili dolori, si riprende e fanno diverse escursioni nei dintorni, dove si respira un aria di mistero. Aleggia tutto intorno il mistero del tesoro dei Templari. Tutto pare in funzione di questo. I divieti, le librerie, il museo e i piccoli paesi che fanno da corona a Rennes-le-Château.

Dopo una settimana rilassante i due ragazzi prendono congedo da Mme Monzon.

Rennes-le-Château, 2 marzo 2015, ore dieci.

Pierre è tornato a Rennes-les-Bains per le medicazioni. La lingua duole e i graffi si stanno rimarginando. Deve usare precauzione, perché il taglio è profondo. Maledice ancora quei due italiani, che l’hanno conciato male. Fatica a parlare e deve assumere solo dei liquidi.

É immerso nei suoi pensieri, quando sente squillare il suo telefono. Guarda il display e gli scappa un’imprecazione.

Hello” dice, aprendo la comunicazione. Immagina che la conversazione non sarà facile ma nemmeno piacevole. Conosce il motivo di quella telefonata. Avrebbe voluto che fosse più in là nel tempo ma sospira di fronte all’ineluttabile.

…”.

Sì, Gran Maestro. Sono ancora alle calcagna di quei due italiani”.

…”.

No” risponde con una smorfia di dolore. Parlare gli costa fatica. “Non hanno scoperto nulla. O meglio non hanno trovato nulla. Sono furbi ma spero di mettere un po’ di sale sulla loro coda”.

…”.

Cosa dice?” fa Pierre, sgranando gli occhi.

…”.

Se questo è il suo volere” dice, corrugando la fronte, “sarà fatto”.

Il tono di libero fa capire che la telefonata è chiusa. Resta a osservare il cellulare, ripensando a quello che gli è stato ordinato. Non riesce a crederci, come se fosse un gioco da ragazzi. ‘Ma quali rischi corro?’ riflette. ‘Fa presto lui a dire fa questo, fa quello. Però chi si mette nelle peste sono io. Mica viene il Gran Maestro della Quercia a salvarmi il culo’. Scuote il capo, mentre infila in tasca il telefono. Quello che gli chiede è grosso ma sa che non può opporsi. Adesso però deve pensare a rimarginare la ferita in bocca nel migliore dei modi, perché ci tiene a tornare a mangiare cibi solidi.

L’ordine del Gran Maestro della Quercia è perentorio. Deve mettere a punto una strategia che gli riservi il rischio minore. ‘Dove?’ si domanda. ‘Chi?’ e tutto non gli appare così semplice e in discesa. Per il momento può stare tranquillo. Non c’è urgenza, Tutto è sotto controllo. Mentre è immerso in questi pensieri, scorge in lontananza i due ragazzi. Gli sembrano due piccioncini innamorati. Sogghigna divertito, masticando amaro. Distende il viso, perché come un lampo ha chiaro la strategia da impiegare.

0 risposte a “Una storia così anonima – parte quarantacinquesima”

  1. Luca e Pierre, sono entrambi conciati male ma “medicati” in modo diverso.
    Per il primo ci sono in serbo le attenzioni di Vanessa, per il secondo gli ordini perentori del Gran Maestro.
    Ora aspetto di capire la strategia che impiegherà Pierre verso i due ragazzi 😉
    Bravo Gian Paolo, la trama è intrigante!
    Un abbraccio

  2. Ci voleva proprio un po’ di riposo per Luca e Vanessa, soprattutto per il ragazzo
    Che bella coppia anche se per adesso sono solo amici
    Quella carogna di Pierre sta messo ancora male ma si metterà peggio se non porterà a termine gli ordini ricevuti dal Gran Maestro della Quercia ( chi è costrui?…)
    Alla prossima, caro scrittore
    Sono sempre affascinata dalla tua Storia
    Abbraccione
    Mistral

  3. Ho appena scoperto il tuo blog e già mi ha presa,a partire dalla grafica fino a questo racconto. Non so bene quando troverò il tempo di leggere tutte le quarantaquattro parti precedenti hahaha ma bel lavoro!

  4. E’ sempre bello leggerti mio caro..Luca è un simpaticone, ma pure Vanessa dai se la cava bene a simpatia. Chissà il Gran Maestro cosa avrà ordinato di fare a Pierre. Bravo caro Gian Paolo. Curiosità sempre alta. Isabella

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