Città, 10 agosto 2010 – tardo pomeriggio

Laura ha sognato ma non ricorda nulla, né se era bello o brutto. Un vuoto leggero nella mente la rende eccitata e nervosa come sempre le capita se qualcosa non gira come lei ha immaginato.
In questo momento non le interessa tenere traccia delle visioni che hanno popolato il sonno, perché la sua attenzione è rivolta altrove. Inoltre le immagini sono svanite nel medesimo istante nel quale ha riaperto gli occhi, ma non ha nessuna importanza questa perdita di conoscenze.
Raramente le ricorda e dunque nemmeno questa volta fa eccezione alla regola.
E’ accaldata e sudaticcia per l’afa che opprime la stanza, la città, le persone e sbuffa.
Legge l’ora sul display della radiosveglia: 18 e 30.
“Ho dormito per oltre tre ore!” si dice stupita e si alza perché tra non molto arriva Luca.
“La valigia sta tranquilla vicino all’ingresso. I vestiti per domani mattina sono appesi sulle grucce nell’attesa di essere indossati. Stasera cosa metto? Ci sarà freddo e umido oppure caldo e afa? Ora mi faccio una doccia e poi ci penserò”.
Non ha molta voglia di riflettere su questi particolari, perché il desiderio primario è togliersi quella sensazione di umidità che permea la pelle, vorrebbe sentire solo il fresco scivolare leggero sul viso, sulle braccia.
Mette sul lettore il CD “Appetite for Destruction” dei Guns ‘N Roses che spara le sue note per la casa. E’ stato il loro primo album nei lontani anni ottanta, quando lei è ancora in cielo in attesa di allietare i genitori. Però li ha scoperti più tardi con iTunes. Subito è stato un primo e grande amore musicale, che non è mai scemato in tutti questi anni. Non si è stancata mai di ascoltare Sweet child o’ mine, un brano dell’album, che ha imparato a memoria.
Sotto l’acqua scrosciante canta a squarciagola, incurante del frastuono della musica e delle sue parole. I genitori sono partiti ieri per la vacanze, gli altri inquilini del caseggiato sono fuori città. Lei è la padrona assoluta del condominio tanto che, se qualche malintenzionato entrasse, non potrebbe chiedere soccorso a nessuno, perché nemmeno un cane potrebbe udire le sue invocazioni di aiuto. L’essere sola non le dispiace più di tanto, perché sa che non capiterà o forse spera che non avvenga in questo momento.
Turbante in testa, completamente nuda si aggira alla ricerca di quello che vorrà indossare sia sotto sia sopra. E’ indecisa. Niente la soddisfa.
“Se dovessi uscire con Alex..” e si ferma indispettita “Perché arrivo sempre a quel nome?”.
Eppure sono passati tre mesi da quando ha cancellato quel nome dal cuore e dalla mente, ma sempre subdolamente affiora nei momenti meno opportuni e la rende nervosa.
“Luca sicuramente è il mio migliore amico, confidente e consigliere da molti anni” e ricorda con un sorriso la prima volta che l’ha conosciuto.
Lei aveva poco più di tredici anni e lui quattordici appena compiuti e stavano impacciati e intimoriti nel cortile del liceo scientifico in attesa di entrare il primo giorno di scuola. Uno sguardo, un sorriso fra mille volti sconosciuti come per rassicurarsi. C’erano anche visi noti, ma si sentivano stranamente timidi e timorosi di unirsi al vociare allegro degli altri. Poi sono arrivate le chiamate delle prime classi a sciogliere le tensioni.
Si ritrovano gomito a gomito nell’aula e con un’occhiata d’intesa si siedono l’uno accanto all’altro.
“Luca” dice lui arrossendo un poco.
“Laura” risponde lei non meno imbarazzata.
E immediatamente c’è stato feeling senza la necessità di altre parole. Un percorso netto li ha portati all’esame di maturità dove hanno avuto la medesima votazione: 57/60.
Qui i loro percorsi si sono divisi: lei a Firenze per architettura, lui a Bologna per ingegneria. Però pur distanti sono sempre stati vicini, uniti dagli sms.
Al tempo del liceo li hanno chiamati “i fidanzatini della A”, perché erano sempre insieme come se vivessero in un mondo separato dagli altri compagni di classe. Nonostante le loro smentite nessuno ha mai creduto che tra loro non ci fosse nulla, perché appariva inverosimile.
In realtà Laura l’ha sempre e solo considerato un grande amico e nulla più.
Luca avrebbe voluto il passaggio successivo: da amico a compagno di vita, ma lei lo ha sempre tenuto lontano senza concedergli mai una chance.
Anche adesso, dopo il naufragio della relazione con Alex, ha sperato di essere qualcosa di più senza nessun successo. E in qualche modo si è rassegnato al ruolo dove lei l’ha confinato.
“No, non posso illuderlo! Perderei un prezioso consigliere. Non c’è nulla in Luca che mi attrae né fisicamente né intellettualmente. Siamo due persone diverse che sono perfette nel discutere, nel consigliare, nel sostenersi a vicenda nei momenti critici, ma non riuscirebbero per nulla a convivere insieme. Abbiamo concezioni differenti della vita in comune, dell’adattarsi ai limiti che questa impone”.
Laura continua ad aggirarsi per la casa ascoltando la banda rock che ama di più.
Infila un paio di mutandine castigatissime e una maglietta blu prima di rifugiarsi in cucina a mangiare qualcosa. Il frigo è praticamente vuoto perché per due settimane l’appartamento rimarrà disabitato. Lei non ha voglia di uscire alla ricerca di una pizzeria e si accontenta di quel poco che c’è: un po’ di formaggio indurito e tutta crosta, qualche fetta di pane per toast avvizzita pronta a fare la muffa, una birra e un paio di pesche dalla buccia grinza come la pelle di una vecchia.
Quello che rimarrà domani finirà nel rusco prima della partenza. Non vuole lasciare avanzi di cibi che si guasterebbero in un paio di giorni. L’esperienza l’ha già fatta una volta e non è stato piacevole il ritorno.
Calmata la fame, indossa un paio di Levi’s che ormai hanno qualche anno di vita e scarpe da ginnastica Superga bianche. Dal cassetto estrae una sciarpa di seta da avvolgere attorno al collo, perché non vuole rovinare la vacanza con una tonsillite. Niente borsa da tenere in mano o a tracolla. Qualche spicciolo, le chiavi di casa e il nuovo Nokia nelle tasche capienti dei jeans. Tutte cose pratiche per stare all’aperto stasera.
“Sono pronta” e aspetta l’arrivo di Luca.