Capitolo 44

Giacomo, dopo essersi vestito a fatica, rimpiangendo l’assenza di Ghitta, scese nella corte alla ricerca di Eleonora. C’erano ancora nel casale parecchie dame e cavalieri, seduti al fresco del pergolato. Lo osservarono e bisbigliarono qualcosa, mentre lui finse indifferenza ai loro pettegolezzi. Il suo obiettivo in quel momento era la ricerca di qualche servo per ottenere l’informazione che gli interessava.
“Madonna Eleonora, dove la posso trovare?” chiese incrociando una serva che sta portando una brocca di sidro a una coppia leggermente defilata rispetto alle altre.
“Non saprei. Vengo dalle cucine e non l’ho ancora vista. Provate nelle sue stanze, al primo piano” rispose garbata.
“Grazie”. Giacomo salì al primo piano, sperando che l’informazione fosse giusta.
“Non posso bussare a tutte le stanze. Potrebbe essere imbarazzante” rifletteva mentre incrociava un cameriere.
“Mi perdoni. Mi sono perso e sono alla ricerca delle stanze di Madonna Eleonora”.
“Sono le ultime due. In fondo a questo corridoio” rispose indicando con la mano direzione e porta.
“Grazie”.
Entrato dopo aver bussato, la trovò davanti allo specchio, mentre una serva la stava pettinando.
“Buon giorno, Madonna” disse Giacomo baciandole una mano.
“Buon giorno, Messer Giacomo. Riposato bene?”
“Magnificamente. Siete una padrona di casa veramente eccezionale”.
“Andate pure, Maria. Lasciateci soli” disse per licenziare la donna.
Aspettò che fosse uscita, prima di abbracciarlo e dargli un bacio appassionato.
“E’ stato tutto magnifico. Festa, cerimonia e poi il resto della notte con voi. Questa giornata rimarrà per sempre nella mia testa ..”
“E perché avete consentito a dama Giulia di entrare nel letto al vostro posto, stamani?” chiese con un tono di voce duro.
“Me l’aveva chiesto poco prima che ci coricassimo. Forse non avete gradito?” replicò traendolo a sé.
“No. Avrei preferito alzarmi insieme a voi”.
“Perché?”.
“Questioni personali, che per il momento tengo per me”.
“Averlo saputo, avrei detto di no, trovando una scusa. Siete in collera con me?” chiese contrita la ragazza.
“Con voi, no. Siete deliziosa e fragrante come una rosa. Ma con dama Giulia, sì. Ma non parliamo più di questa dama. Vorrei vedere la mia consorte, Madonna Isabella” domandò con tono addolcito.
“Sta ancora dormendo sotto l’effetto della tisana purificatrice. Di solito si svegliano a metà pomeriggio. Però se volete vederla riposare, vi accompagno. Così troverete la strada da solo più tardi”.
Giacomo si aspettava di uscire ma lei con un gesto rapido si tolse la veste, rimanendo nuda. Aveva un corpo giovane e splendido che ammirò prima di stringerla a sé. Era entrato con propositi bellicosi ma quella vista lo calmò. Madonna Isabella poteva continuare a riposare tranquilla.
“Alla fine la colpa è stata di Giulia che con una scusa si è intrufolata nel letto. Eleonora ha creduto di farle un favore” rifletté mentre sentiva pulsare il corpo della donna che premeva su di lui.
Da Isabella ci andarono più tardi. Dormiva serena nel buio di una stanza d’angolo, mentre una serva nell’ombra sedeva accanto alla porta. Un respiro regolare, un palpitare ritmico del petto indicavano che era rilassata e tranquilla.
“Quando accenna al risveglio, avvertitemi” disse Giacomo, uscendo in silenzio per tornare nella sua stanza.
Non gradiva incontrare altre persone, doveva riflettere sulla situazione. Quindi preferì isolarsi. Era seduto su una sedia di legno, osservando fuori dalla finestra il cielo azzurro appena toccato da qualche sbuffo di nuvola, quando udì un bussare discreto.
“Avanti” disse con voce stentorea.
“Non ci fate compagnia a tavola per il pranzo?” chiese Eleonora vestita di azzurro e bianco.
“No. Non ho fame. Aspetto che Madonna Isabella si svegli” rispose stancamente Giacomo. “Siete uno splendore” disse ammirandola.
“Allora faccio preparare questo tavolo e mangeremo qualcosa insieme. Desiderate qualcosa in particolare?”.
“Non ho fame. Va bene tutto, purché sia qualcosa di leggero”.
Pranzarono e si stesero sul letto a riposare nell’attesa del risveglio. Era metà pomeriggio, quando la serva bussò per annunciare che Isabella stava svegliandosi. Giacomo si affrettò a raggiungerla, mentre Eleonora preferì restare nell’ombra.
“Madonna Isabella” disse l’uomo tenendole una mano. “Come state?”
“Oh! Messer Giacomo!” rispose aprendo gli occhi. “Mi sento bene come mai prima d’ora. Riposata e rilassata. Evidentemente dopo il brindisi mi devo essere addormentata, perché ricordo solo di aver visto il buio. Però mi ha lasciato un gusto dolce in bocca. Dovete sapere che ho fatto un sogno bellissimo e nello stesso tempo singolare. Ve lo voglio raccontare. Sedetevi accanto a me”.
“Certamente. Ascoltare i sogni mi piace” replicò sistemandosi vicino.
“Dopo essermi addormentata, mi è parso di essere passata in un’altra dimensione. Non saprei descrivervi come e cosa. Però ero in un paese sconosciuto, accecato dal sole. Quattro uomini dalla pelle scura, come Alì ..”.
“Lasciate perdere Alì, il padre di Anna. Continuate il racconto” la interruppe bruscamente.
“Quattro uomini portavano sulle spalle una specie di sedia di vimini intrecciati, che non avevo mai visto. Io ero seduta lì. Dietro stavano un sacerdote che assomigliava al maestro di ieri sera e delle fanciulle che agitavano uno strano strumento e cantavano. Mi hanno messo su un’imbarcazione che non avevo mai visto. Questa scivolava leggera su un fiume. Non era il nostro Eridano, dalle acque grige tumultuose e venate dal verde dei pioppi. Era immenso, calmo e di un colore azzurro come il cielo. La barca filava veloce e ben presto siamo arrivati a un tempio, dove mi hanno fatto sedere su un altare bianco. Era ormai il tramonto e abbiamo aspettato che le stelle salissero alte nel cielo. Poi ..”.
“Poi?” incalzò Giacomo che voleva conoscere il seguito del racconto.
“Poi ho provato delle sensazioni piacevoli, Non saprei raccontarvele, perché erano solo impressioni. Percepivo benessere e piacere mentre l’aria fresca della notte accarezzava il mio corpo insinuandosi sotto la veste”.
“Tutto qui e nient’altro? ” le chiese, perché gli sembrava una narrazione incompleta.
“No. Ricordo solo questo. Però quella sensazione di piacevole benessere è ancora ben fissa nella mia mente. Mi sento leggera e appagata come se questo sogno ristoratore avesse rasserenato lo spirito. E’ stato un toccasana per la mia anima che mi ha fatto comprendere molto di voi. La vostra presenza al mio risveglio mi ha stimolata. Giacete insieme a me” concluse Isabella.
“Come volete, Madonna” le disse abbracciandola.
Mentre stavano uno accanto all’altra, osservando il soffitto nella penombra del tardo pomeriggio, Giacomo cominciò a parlare.
“Ora che siete riposata e appagata nello spirito e nel corpo, vestitevi perché si torna a casa”.
“Perché, Messere? Stiamo bene qui. Poi dama Eleonora ha detto che la festa continua ..” replicò sorpresa.
“La festa continuerà a casa nostra”.
“Non comprendo, perché dobbiamo lasciare questa casa prima che sia finita”.
“Non ammetto repliche. Preparatevi per tornare a casa” concluse con un tono che impediva una qualsiasi obiezione.