La Bagnante da Facebook a Twitter

Do’ una mano a Grazia Giordani per tenere vivo il ricordo di suo padre, un celebre scultore, Giorgio Giordani.
Vorrei sottolineare che questo è un reblog da La giornalista curiosa di Grazia Giordani e che Giorgio Giordani è il padre di Grazia Giordani.
 

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Il Borgo – Capitolo 17

Mia madre muore dalla voglia di conoscerti” gli disse dandogli un bacio, mentre Giacomo avviava l’auto per partire.

Beh! A dire il vero … io no!” rispose ridendo.

Non ti mangia! E’ un po’ invadente ma tutto sommato innocua! E’ semplicemente curiosa” replicò, agganciando la cintura. Non poteva confessargli che Emma voleva vederlo, perché con lei i ragazzi duravano un battito di ciglia prima di sparire per sempre. Rifletté che era inutile girarci intorno: il suo carattere poco malleabile li faceva desistere dopo pochi incontri.

Mi basta la mia … La tua te la lascio volentieri” aggiunse col viso serio. «Ci mancherebbe altro di conoscere i genitori di Laura. Siamo alle schermaglie iniziali e non so nemmeno se mi piace veramente» concluse silenziosamente.

Dove andiamo?” gli chiese, cambiando l’argomento del discorso, perché rischiava di lasciarsi sfuggire qualche parola di troppo. Giacomo le piaceva senza mezzi termini e non voleva dar sfogo al lato ruvido della sua personalità. Quindi era opportuno dirottare la conversazione su altri campi meno scivolosi e infidi.

Pensavo … Veramente non mi viene in mente nulla di particolare”. Il ragazzo fece una pausa prolungata nel tentativo vano di inventarsi qualcosa di interessante. Tutto fu inutile, perché aveva un buco nero nella testa. Alla fine uscì con una proposta non troppo originale: “Tu cosa dici se facciamo quattro passi in centro e poi andiamo a prenderci una bella cioccolata calda al Giardino delle Camelie …”

E dov’è?” chiese stupita la ragazza.

Non lo conosci?”.

Mai sentito prima di questo momento” replicò divertita. In effetti frequentava ben poco i locali di Bologna. «E con chi li dovrei frequentare? Amiche ne ho pochine. I ragazzi scappano …» pensò sospirando.

Dietro alla torre degli Asinelli … Elegantissima come sei dopo che ti ho fatto fare passerella in centro non posso portarti in un locale qualunque …” rispose serio Giacomo.

Mi stai prendendo in giro?” disse Laura fingendo contrarietà ma lusingata da quelle parole che ascoltava assai raramente.

Mai stato più serio di così! Perché dovrei prenderti in giro …”.

Chissà che aspetto hai, quando non lo sei!” replicò mandandogli un bacio con la mano mentre interrompeva il discorso del ragazzo. Immaginava cosa avrebbe aggiunto ma preferiva lasciar sfumare il discorso nell’indeterminatezza.

Passeggiarono come due innamorati mano nella mano per le vie centrali di Bologna, guardando negozi e frequentando librerie. Erano appena giunti alla sala da tè, quando Eva chiamò Laura.

Ciao. Dove siete?” le chiese tutta allegra.

Siamo appena arrivati a Bologna e stiamo andando verso il centro …”

Se vi sbrigate, potete gustare un’ottima cioccolata in tazza”.

Dove?”

In San Vitale, duecento metri dietro la torre degli Asinelli. Il Giardino delle Camelie. Sono qui con Giacomo”.

A dopo” rispose Eva.

Non passò molto tempo dalla telefonata, quando i due ragazzi comparvero nel locale. Subito l’atmosfera divenne cordiale e gioiosa con scambi di battute e tante risate.

Hai più ascoltato la voce del Borgo?” chiese Marco visibilmente curioso con un sottofondo di ironia.

E sì!” Fu la pronta replica di Laura, mentre Giacomo la osservava tra lo stupito e l’interessato.

Mi appare in sogno quasi tutte le notti. E mi chiede …”.

Non mi hai mai detto nulla” disse un po’ amareggiato il ragazzo. “Pensavo che dopo quella domenica …”

Pensi male” lo interruppe acidamente. “Non te ne ho parlato perché eri incredulo quel giorno …”.

… Non potevo mentirti. Ero sincero nell’affermare che non avevo udito nessuna voce a parte il sibilo del vento …”.

Calma, ragazzi!” Intervenne Eva da paciere, notando come l’atmosfera da gaia e allegra si stava trasformando in una rissa senza esclusione di colpi. “Non possiamo incolpare Giacomo di qualcosa che non ha fatto. Ammette con sincerità di non aver udito nulla. Ci scommetto che la prossima volta avvertirà pure lui il richiamo del Borgo”.

La ragazza era irritata col suo compagno che aveva riaperto una vecchia discussione più con l’intento di ironizzare che discutere sulla sensibilità delle persone.

Marco provò a mettere un ramoscello di ulivo tra Giacomo e Laura.

Non era mia intenzione di scatenare una baruffa tra voi sul Borgo. La mia era semplice curiosità, poiché Laura ne aveva accennato. Sono sicuro che parlerà pure a noi, quando saprà che siamo sulla stessa barca pronti a dargli una mano per ritornare a vivere”.

Giacomo rimase col viso imbronciato, perché non si aspettava che Laura ne avesse fatto cenno con Marco di sentire durante il sonno la voce del Borgo, mentre l’aveva ignorato completamente. Non riusciva a dare una spiegazione a questo comportamento.

Eva lo strinse forte tra le braccia per consolarlo.

Dai, fa un bel sorriso!” gli disse. “Laura non intendeva nasconderti nulla. Ha ritenuto non opportuno parlartene in questo momento ma l’avrebbe fatto alla prima occasione. Tutto qui!” Poi dopo una breve pausa, nella quale tutti erano rimasti in silenzio riprese a parlare. “Il Borgo ci ha adottati. Sa che potrà contare sul nostro entusiasmo e volontà di riuscire nell’impresa di farlo rinascere. Credo che avrà molte storie da raccontarci, quando l’andremo a trovare la prossima volta”.

Laura rimaneva silenziosa ed era irritata con se stessa, perché si era ripromessa di non mostrarsi scontrosa ma non c’era riuscita. «Devo contare fino a dieci prima di replicare» si ripropose, perché non era stato in grado di controllare le parole e la voce poco prima. Però quello che le dava maggiormente fastidio era il tono sarcastico di Giacomo che metteva in dubbio le sue affermazioni.

Per contro il ragazzo aveva cambiato umore e si era chiuso su stesso. «Quando si comporta così acidamente e sferzante, non riesco a sopportarla. Mi alzerei e me ne andrei per non vederla» disse a se stesso, cercando di dominare il nervosismo che lievitava lentamente. Sapeva che in queste condizioni era come una pentola a pressione con la valvola inceppata. Poteva esplodere in un qualsiasi momento. Si alzò cercando di dissimulare la collera dentro di sé.

Vado un attimo in bagno” disse con tono piatto e si avviò seguito da Marco.

Aspettami. Vengo con te”. Lo raggiunse e gli mise una mano sulla spalla.

A Laura veniva da piangere perché stava rovinando tutto quello che con pazienza aveva costruito fino a quel momento.

Vedi” cominciò Eva osservando l’occhio umido dell’amica. “Gli uomini non sono sensibili come noi. Non riescono a percepire quelli voci, quei sussurri che la nostra sensibilità avverte. Loro sono pratici e ruvidi e non ci capiscono a volte …”.

No. Giacomo non è così. E’ colpa mia che non riesco a tenere a freno la lingua …”.

Non è successo nulla” tentò di consolarla Eva. “Quando tornano sarà tutto passato. Non sai quante volte ho bisticciato con Marco. Poi un bacio e via! Amici come prima”.

Sarà ma non ci credo” replicò contrita Laura.

Stanno tornando. Un bel sorriso e un bacio prima che si sieda. Questo è un toccasana” le disse sorridente.

La ragazza si alzò per andare incontro a Giacomo.

Scusa per prima” e gli diede un bacio sulle labbra.

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Il Borgo – capitolo 16

La fanpage del Borgo vide finalmente la luce e con essa anche le prime richieste di chiarimenti. Laura per dieci giorni si immerse pienamente nell’esame di Comunicazione Giornalistica, suscitando interesse con la sua tesina d’esame.

Ha scritto un bel pezzo di articolo giornalistico” le disse il professore dopo averlo letto. “Dimostra maturità e partecipazione attiva trasformando informazioni in qualcosa di pulsante, esattamente come dovrebbe essere l’impegno del giornalista. Si sente partecipazione nell’illustrare la notizia, in quell’atto di accusa per l’oblio verso questi luoghi una volta pieni di vita ma ora ridotti a scheletri silenziosi”.

Le parole del professore la colpirono moltissimo facendole comprendere che il giornalista va in cerca di notizie ma poi le deve rivestire con le sensazioni che esse danno per rendere partecipe anche il lettore di quello che succede.

Questo penultimo ostacolo sulla strada della laurea venne superato brillantemente, tanto che al termine della prova ebbe i complimenti della commissione e altri dodici crediti scritti sul suo libretto.

Adesso poteva dedicarsi senza assili al progetto, a riprendere il filo del discorso col Borgo, che aveva dovuto accantonare per non essere distratta nella preparazione dell’esame. L’ultimo era tra tre mesi e non aveva particolari difficoltà. In novembre avrebbe preso accordi per la tesi finale. Dunque aveva tempo in abbondanza a disposizione.

Concordò con Eva di vedersi il secondo sabato di ottobre dopo che per diverse volte si era rimandato l’incontro per una causa o per l’altra. Giacomo faceva il pendolare mentre prendeva confidenza col nuovo lavoro. Eva avrebbe iniziato il suo stage di due mesi a Bologna col primo di novembre, mentre Marco continuava a fotografare. Però qualche altro attore si stava proponendo attraverso la fanpage per dare una mano nel recupero del Borgo ma erano ancora vaghe figure sfumate sull’orizzonte.

Emma continuava ad aggirarsi col passo felpato del gatto svelto a gettarsi sulla preda, perché con discrezione ascoltava e valutava le mosse della figlia senza però scoprire nulla di più di quel che conosceva già.

Quel Giacomo è tenace” rifletteva sorniona e curiosa. Avrebbe voluto che la figlia trovasse un bravo ragazzo come lei aveva ritenuto a suo tempo Ernesto, anche se ultimamente lasciava un po’ a desiderare. Tutto sommato, si diceva, era meglio di tanti altri mariti di sua conoscenza. Aveva visto sbriciolarsi tanti matrimoni negli ultimi anni che pur con qualche difetto evidenziato di recente era pur sempre una persona con la quale stava ancora bene insieme. Arrivata alla soglia dei cinquant’anni e dei venticinque di matrimonio pensava che sarebbe stato difficile trovare una persona migliore di lui. Quindi era sufficiente chiudere un occhio, fingere di non vedere e sopportare. “Quel ragazzo ha del fegato, perché continua a telefonare nonostante Laura sia sempre pronta a sbranarlo e farlo a pezzi, soprattutto con la luna di traverso. Mi piacerebbe tanto conoscerlo, vederlo di persona ma se ci provo …”. Però non tentava mai.

Arrivato il sabato del sospirato incontro a quattro, Laura al termine del pranzo si barricò nella sua stanza, mentre Ernesto si stravaccava sul divano dinnanzi alla Tv per guardare i programmi sportivi di Sky. Emma sospirando in cucina infilava nella lavastoviglie piatti e bicchieri, quando il suo udito fine sentì il telefono di Laura squillare.

Se abbassasse l’audio del televisore, potrei ascoltare quello che dice” si disse innervosita dalla voce petulante del cronista sportivo. In un momento di calma udì «… allora passi da casa a prendermi …» e basta perché tutto fu coperto nuovamente dal suono della Tv. “Se potessi .. ti sbatterei in testa questo piatto …” disse con un filo di voce irata e innervosita. Non era riuscita a capire quando sarebbe arrivato Giacomo con suo disappunto.

Era ancora in cucina, quando ascoltò un colpo di clacson deciso. “Sta a vedere che è il nostro Giacomo” disse avviandosi verso la finestra che dava sulla strada, quando si fermò stupita. Laura era agghindata con pantaloni e camicetta elegantissima e in mano teneva un cappotto leggero. Emma non ricordava nemmeno che la figlia possedesse quei capi d’abbigliamento.

Dove sta andando? A qualche festa elegante?…” disse la madre guardandola sbalordita. Quasi non la riconosceva. «Se invece di infagottarsi con jeans sdruciti e maglione, si vestisse come oggi farebbe stragi di cuori maschili. Ma …» rifletteva osservandola come era vestita.

Uffa! Mamma! Sempre a chiedere … dove vai? come sei elegante … Sto uscendo e basta …” rispose trattenendo il tono della voce con molta fatica.

Che esci, lo vedo da me … Non penso che stai in casa vestita così …” replicò ironica.

La ragazza fece spallucce e proseguì come se le ultime parole della madre non le avesse pronunciate.

Non aspettatemi per cena. Resto fuori …”.

Non fare tardi. Prendi la macchina?” domandò sorniona.

No!” fu la risposta secca di Laura.

Ah! Come torni stanotte?”

E’ un interrogatorio in piena regola questo?” replicò piuttosto irritata.

No, no! Mi chiedevo ..”

Fai troppe domande, mamma!”

Ehi, voi due … avete finito di bisticciare?” disse con tono secco Ernesto.

Ciao!”

Fa la brava e non tornare troppo tardi” le disse baciandola sulla guancia con affetto per poi precipitarsi alla finestra.

Vide solo una vecchia punto e Laura infilarsi sul lato del passeggero.

Sarà per la prossima volta” disse a malincuore.

Ernesto …”.

Che c’è ancora?” rispose irato.

Nulla, nulla. Continua a guardarti il tuo televisore”.

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Il Borgo – Capitolo 15

Ciao, Eva” disse con un tono pieno di calore.

Ciao, Laura. Sono a Bologna. Nel pomeriggio mi aspettano in uno studio di architetti per discutere un periodo di tirocinio presso di loro. Se non hai impegni, che ne diresti di pranzare insieme?”

La ragazza sbiancò e rimase in silenzio inebetita. «Oggi due inviti. Troppa grazia… ma preferisco Giacomo a Eva con tutto il rispetto per lei» rifletté con rapidità ma insufficiente a metterla a tacere. La ragazza riprese a parlare, avendo percepito che c’erano degli impedimenti.

Se sei impegnata, sarà per un’altra volta. Non mi offendo se mi dici di no. Se trovo l’accordo, passerò qualche mese a Bologna. Avremo modo di frequentarci in molte altre occasioni” continuò un po’ mortificata per la mancata compagnia che avrebbe gradito. Non le piaceva pranzare da sola “Mi avrebbe fatto piacere rivederti e parlare un po’ con te. Pensavo, se non hai nulla in contrario, di parlare con quegli architetti del nostro progetto …”.

Lasciami un quarto d’ora di riflessione e ti dico qualcosa. Un sì o un no. Sarebbe favoloso se uno studio di architettura ci desse una mano” replicò rinfrancata.

Bon! Aspetto una tua telefonata” disse chiudendo la conversazione.

Questa telefonata aveva sparigliato le carte a Laura, che da un lato voleva rivedere Giacomo per ascoltare quello che le voleva dire ma da un altro punto di vista le avrebbe fatto piacere incontrare Eva per parlare del Borgo. Trasformare un incontro piacevole a due in uno a tre non le garbava molto, perché il ricordo di quel mercoledì sera di due settimane prima era troppo bello per essere sciupato dalla presenza di Eva. Ragionò che mettersi in contatto con Giacomo prima del tempo presentava il rischio di creargli qualche imbarazzo e concluse che doveva ringraziarla per l’invito rispondendo negativamente.

Recuperato il numero, la chiamò.

Ciao, Eva. Mi dispiace non poterci vedere ma …” fece una sospensione traendo un profondo sospiro. “Oggi ho un appuntamento con Giacomo e …”.

Avevo compreso che eri impegnata. Ma credo che, se va in porto lo stage, ci saranno molte altre occasioni per stare insieme. Capisco che la mia presenza sarebbe un po’ ingombrante. Sono veramente felice per te. Formate una bella coppia. Giacomo, secondo me, è il ragazzo che si adatta perfettamente alla tua personalità. Maturo, dolce, con un pizzico di romanticismo che non guasta è un ragazzo da frequentare. Che ne dici di organizzare qualcosa per sabato sera qui a Bologna per noi quattro?”

Sei veramente un’amica, Eva” rispose sollevata Laura. “Ne parlo con Giacomo e ci mettiamo d’accordo. In bocca al lupo per oggi pomeriggio”.

Grazie e a risentirci presto”.

Guardò nuovamente l’ora: mancava appena mezz’ora all’appuntamento. “E’ ora di muoversi” rifletté, mettendo il netbook nella tracolla. “Pago e poi mi avvio verso la Montagnola”.

Si stava alzando, quando il telefono reclamò la sua attenzione.

Ciao! Com’è andata?” chiese Laura, trattenendo il sospiro.

Bene, bene! Si comincia il primo ottobre. La paga non è esaltante ma l’importante è rompere il ghiaccio!” esclamò tutto contento.

Allora grandi festeggiamenti oggi!” replicò piena di entusiasmo per la bella notizia ricevuta. “Dove sei? Io sono da Zanarini … in centro”.

Ti raggiungo!” rispose euforico perché aveva rimediato un’assunzione a tempo determinato per almeno due anni e un’esperienza formativa interessante, secondo il suo punto di vista. “Prendiamo un aperitivo poi …”.

Poi decidiamo cosa fare. Ti aspetto. Sai dov’è?” gli domandò incerta.

Vagamente”.

Ascoltami con attenzione. Percorri tutta via Indipendenza fino alla fontana del Nettuno. Attraversi la piazza verso il portici del Pavaglione. Costeggi San Petronio, lasciandola alla tua destra. Cinquanta metri dopo arrivi in piazza Galvani. Zanarini è sul fondo a sinistra sotto il porticato. Sali al primo piano. Sono in tavolo d’angolo. Ma ti vedrò subito”.

Ho capito. Tra un po’ ti raggiungo”.

Un bel bacio sonoro risuonò a chiusura della conversazione.

Che splendida notizia!” Fu la prima frase che gli disse, abbracciandolo con calore all’arrivo. “Dunque dal primo ottobre sei a Bologna! Farai il pendolare oppure ti cerchi una stanza?” gli chiese mentre si si sistemavano al tavolino.

Sono talmente gassato che non riesco ancora a pensare lucidamente! Pensa dopo tre mesi dalla laurea un posto! Leggendo sui giornali che tanti giovani laureati sono in cerca di un’occupazione dopo anni, mi sembra un sogno. Non ci credo ancora! Dammi un pizzicotto! Sono sveglio o sto ancora dormendo?”

No! Un bel bacio!” replicò sorridente e felice Laura.

Stiamo dando spettacolo …” rispose un po’ intimidito Giacomo, riprendendo il controllo delle proprie emozioni.

E chi se ne frega! Non hanno mai visto due giovani felici?”.

La ragazza gli mollò un altro bacio ancora più sonoro del primo, mentre alcune persone nei tavoli adiacenti sorridevano e commentavano le loro prodezze sonore.

Cameriere!” quasi urlò nel tentativo di richiamare l’attenzione, mentre agitava le mani.

Due gin fizz con qualche tartina e stuzzichino! Abbiamo fame …” gli ordinò, attirato dalla voce e dai gesti di Eva, e subito dopo gli sussurrò in un orecchio “di baci e di amore”.

Ormai l’aveva detto ma sentiva dentro di sé che questa era la verità.

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Il Borgo – Capitolo 14

Mamma, quanto sei curiosa!” borbottò scontrosa, scottandosi il palato. Deposta la tazzina ancora mezza piena, rispose alla chiamata, mentre infilava lo spolverino.

Ciao” disse tutta allegra, cambiando umore con un’inversione a U.

Sei libera?” le rispose con una domanda una voce familiare.

Adesso no ma più tardi sì”.

Per qualche secondo non udì nulla. Cominciava a spazientirsi. Le telefonate indovinello non facevano per lei. Poche parole ma concise erano il suo verbo.

Ci sei ancora o si è seccata la lingua?” chiese pungente.

Niente, niente. Non ti sento dell’umore buono” rispose come se fosse pentito della telefonata. “Oggi ho il colloquio definitivo. Poi pensavo, ma forse ho pensato male, che avremo potuto vederci a pranzo. Ma …”

Ma certamente per mezzogiorno sono libera. Dunque pensi di accettare quel posto a Sasso Marconi?”

Veramente …” e fece una pausa. “Veramente dipende se sono loro disponibili a prendere me … Diciamo intorno alle tredici. Solito posto?”

Quale?”

Ma quello dell’ultima volta!”

Perfetto! Ci sarò. Ti saluto. Ti lascio. Sono terribilmente in ritardo” e chiuse la conversazione.

La madre la guardò sorridente e le chiese se era a pranzo con loro, ben sapendo che era una domanda inutile.

Uffa, mamma! Ormai sono una donna … Devo renderti conto di tutto?” replicò mentre chiudeva l’uscio di casa.

Velocemente s’incamminò verso la fermata del bus, perché la segreteria era difficile da raggiungere con l’auto e ancor più complicato il parcheggio.

Laura aveva la testa in subbuglio tra il pensare agli incubi notturni, nei quali il Borgo l’aveva accusata di abbandono, a Giacomo, che la intrigava, e all’Università, che con pochi esami alla laurea avrebbe dovuto essere in cima ai suoi pensieri. Però la telefonata l’aveva messa di buon umore. «Giacomo mi garba ma a volte è … troppo incerto, timoroso nell’estrarre due parole dolci» si diceva, pensando che lei fosse uno zuccherino con lui e loquace come una comare.

L’autobus la scaricò in via Filopanti a qualche centinaio di metri dalla segreteria. Si concentrò su quello che doveva fare, ricapitolando se tutto il necessario era nella tracolla. Sbuffò, vedendo la coda. Sembrava che tutti gli studenti della facoltà di Lettere e filosofia si fossero dati appuntamento davanti a quei tre sportelli.

E va bene! Mentre passo dopo passo mi avvicino, ho tutto il tempo di riflettere”.

Salutò qualche amico, qualche ex, un paio di ragazze intravviste di sfuggita nel laboratorio di Processi cognitivi, che avevano fatto gruppo con lei. Quindi cercò di estraniarsi dal suono cacofonico di molte voci, che ciarlavano di tutto e di niente.

Il Borgo stanotte mi ha ammonita, perché dopo l’ultima visita sono sparita. Però ha un bel da dire lui” diceva a se stessa mentre pensava a quei ruderi come a un essere umano pensante e respirante. “Col tempo incerto i cartelli sconsigliano di recarsi su per la salita per il rischio di frane o smottamenti. Dovrebbe aver capito che sono due settimane che lavoro solo per lui, trascurando la preparazione di un esame pesante come Comunicazione giornalistica. L’appello è tra sei giorni e dei cinque testi ne ho letti solo tre! Però…”.

Un lungo sospiro fu interrotto da una spinta abbastanza ruvida di qualcuno dietro di lei. Stava per girarsi e mandare a quel paese quel maleducato, quando si avvide che era il suo turno. Rinunciò a mangiarlo vivo e si affrettò allo sportello per espletare tutte le pratiche necessarie per l’esame ormai imminente e presentare la documentazione per avviare il tirocinio previsto nel suo piano di studi, che non poteva rimandare, se pensava di laurearsi nella prossima sessione estiva.

Dopo un’estenuante braccio di ferro con la segretaria, una signora anziana e pignola, perché non voleva accettare il plico cartaceo con la tesina d’esame. A suo dire non trovava riscontro nel database di quella elettronica inviata via mail nonostante Laura producesse una stampa del messaggio inviato. Finalmente dopo tanti solleciti da parte di chi la seguiva in coda la ragazza riuscì a convincerla a mettere un bel timbro sui fogli e iscriverla all’esame orale.

Sudata e arrabbiata, perché nell’era del web si doveva ancora fare la coda per sostenere un esame, guardò l’ora per sincerarsi di non fare tardi all’appuntamento con Giacomo. Mancavano ancora due ore abbondanti all’incontro, mentre lo stomaco reclamava qualcosa. Si ricordò che per la fretta aveva trangugiato solo una mezza tazzina di caffè, perché era arrivata la telefonata del ragazzo.

Arrivo fino da Zanarini. Non ci sono ancora stata dopo la riapertura e mi faccio una ricca colazione” disse mentre con passo svelto da via Zamboni raggiungeva Piazza Galvani, nel centro di Bologna.

Sistematasi nella sala al primo piano in un tavolino d’angolo, ordinò un cappuccino e una brioche integrale vuota. Nell’attesa estrasse dalla tracolla, che conteneva di tutto, il netbook da nove pollici con internet key, per rileggere la tesina del prossimo esame che titolava Alla scoperta dei borghi dimenticati. Era sotto forma di pezzo giornalistico d’inchiesta. Sperava che piacesse e che fosse pubblicato su giornalismi.net. Aveva preso lo spunto per scriverlo dagli articoli di Paolo Rumiz durante la sua ricerca ai posti abbandonati o fantasma, apparsi nel mese di agosto dell’anno precedente. Il documento era anteriore alla scoperta del Borgo e di questa esperienza non ne aveva tenuto conto. Non aveva ritenuto opportuno modificarlo, anche se per l’esattezza non ci aveva pensato per niente.

Anche se la leggo, non la posso più correggere, perché entrambe le copie sono depositate in segreteria”. Il pensiero della lunga discussione avvenuta pochi minuti prima era ancora ben presente in lei. “Quella vecchia arpia ha messo mille cavilli per accettarla. Ho faticato molto a non morderla come se fossi un vampiro. Mi sa che ci sarebbe stato poco sangue da succhiare”. E aperto il documento, lo cominciò a scorrere.

Alla scoperta dei borghi dimenticati1

Il giornalismo d’inchiesta è qualcosa di diverso dal normale giornalismo d’informazione, perché presuppone un lavoro di ricerca della “notizia” con un approfondimento ben superiore a quello che è necessario nel trattare qualsiasi altra notizia o evento di cronaca.

E’ quel giornalismo chenon si ferma ai comunicati stampa e alle dichiarazioni ufficiali, ma scava in profondità alla ricerca di informazioni importanti per la collettività.

Quello che conta, alla fine, è la loro attendibilità: l’autore di un’inchiesta raccoglie quante più fonti possibili per mettere insieme elementi inconfutabili su un tema di rilevanza pubblica di cui, talvolta, si vogliono tenere segreti alcuni dettagli.

Certo, non manca chi sostiene che il giornalismo per sua natura sia sempre investigativo perché la raccolta delle notizie implica la ricerca dei fatti. Nella pratica di tutti i giorni, con vincoli di tempo e di spazio, la differenza esiste: “Il lavoro del reporter ordinario – è stato scritto – è riportare che qualcosa è accaduto. La sfida del reporter investigativo è scoprire perché”.

Il referente del giornalista d’inchiesta è il lettore, al cui servizio si pone con l’unico fine di fornirgli un’informazione approfondita, puntuale e corretta, fatta di dati oggettivi ma anche analizzati nei suoi aspetti in termini di società e di costume.

Pertanto partendo da questi presupposti che ritengo fondamentali, mi propongo di parlare di quei luoghi dimenticati che un tempo, nemmeno troppo remoto, erano abitati o erano ritenuti anche strategicamente importanti per la loro posizione ma che nel corso degli anni si sono spopolati, sono stati abbandonati e lasciati all’incuria degli elementi, diventando di fatto dei paesi fantasma. Quelli che gli americano chiamano Ghost Town, mete di festosi pellegrinaggi turistici.

Secondo alcune statistiche, ma non esiste nulla di ufficiale, sarebbero cinque o seimila, secondo altri oltre diecimila. Di sicuro sono posti che meriterebbero maggior rispetto ma ..

Un trillo interruppe la lettura. Guardò l’ora: era poco meno di mezzogiorno e notò il nome sul display.

Un sorriso comparve sul viso di Laura.

1Alcuni pezzi del documento Alla scoperta dei borghi dimenticati sono tratti dalla tesina di Fabrizio Gatti – Giornalismo d’inchiesta pubblicato di Giornalismi.net
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Ancora su Hena e Grazia. Un bel articolo di giornale. Chissà se Pupi Avati si farà avanti.
Speriamolo

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