Il Borgo – Capitolo 18

La serata era irrimediabilmente persa e piena di tensioni latenti, pronte a esplodere come i petardi di fine anno, nonostante che Eva e Marco si prodigassero a fare da pompieri per spegnere l’incendio.

Laura era abbacchiata per la lite con Giacomo ma lo spirito battagliero e la voglia di non ammettere sconfitte la tenevano in bilico tra il chiedere scusa con umiltà e il rimanere ferma sulle sue posizioni. Questo dualismo pericoloso e stressante affiorava qua e là minaccioso per poi sparire con la medesima rapidità.

Giacomo si sentiva offeso dal comportamento della ragazza, mentre la sua natura permalosa e lunatica non lo aiutava a superare il momento critico nonostante tutte le sollecitazioni di Marco. Sempre incerto se abbandonare la comitiva, cercava di forzare la sua natura e mostrarsi affabile e calmo con scarsi risultati.

Accompagniamo noi a casa Laura” disse Eva al momento di salutarsi.

No” replicò quasi ringhiando Giacomo. “Vi ringrazio per la vostra premura. A casa la riporto io”.

La ragazza taceva senza sbilanciarsi troppo su quale delle due opzioni andavano le sue preferenze.

Non ci costa nulla” aggiunse Marco, facendo comprendere con lo sguardo alla compagna che era meglio che i due innamorati si chiarissero le idee durante il tragitto di ritorno.

E’ stata una bella serata. A quando il prossimo incontro? Sarebbe magnifico vederci a Modena” disse Eva baciando sulle guance Laura. “Ma abbiamo tempo per organizzarci”. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa relativo alla pagina di Facebook ma preferì tacere dopo quello che era successo nel pomeriggio.

Ciao, Giacomo. Fatti vivo una sera per chattare un po’. Così mi racconti come procede l’inserimento nel lavoro” gli disse Marco, stringendogli con calore la mano.

Nuovi baci, nuove pacche sulle spalle suggellarono la partenza delle due coppie senza quel clima festoso che c’era stato al loro incontro nel pomeriggio.

Mentre Giacomo procedeva con lentezza verso la casa della ragazza, rifletteva come affrontare il problema della loro relazione che aveva subito un minaccioso stop.

Valutava se chiudere il discorso oppure lasciarlo sul vago con la mitica frase «prendiamoci una pausa di riflessione» che racchiudeva in sé tutto e niente oppure tentare di ricomporre il vaso andato in mille cocci. Però si chiedeva se le sue erano solo fantasie oppure se esisteva un sicuro rapporto tra loro. Per questo motivo si mostrava incerto sul come parlare e da dove cominciare.

Laura, raggomitolata sul sedile come se dovesse difendersi da un misterioso nemico, continuava a riflettere su lei e su Giacomo. «Mi spiace perderlo ma … abbiamo sensibilità differenti e visioni della vita difformi …Uffa! Non sono capace di tenere a freno la lingua. Devo esternare quello che penso senza pensare che posso ferire l’interlocutore. Quando imparerò a crescere?» Però non si decideva di gettare il ramoscello di ulivo tra loro e rimaneva sulle sue.

Laura” cominciò col tono delle occasioni importanti. “Mi rendo conto che ci conosciamo da poco e non sappiamo quasi nulla di noi. A volte mi sembra da sempre e altre invece siamo due estranei. Lo ammetto, sono permaloso e tendo a chiudermi a riccio per difendermi e lasciar scorrere vento e tempesta in attesa del sereno. Però preferisco essere sincero con me stesso e con gli altri anche se posso apparire freddo e distaccato …”

Giacomo si accorse che stava facendo un discorso troppo lungo per quello che aveva in mente e doveva in qualche modo condensarlo, perché correva il rischio di perdersi nelle parole e non farsi comprendere.

Veniamo al concreto” riprese dopo una breve pausa. “Pensiamo di proseguire quella che appare una relazione oppure restiamo buoni amici accomunati dal progetto del Borgo?”

Laura ascoltava in silenzio e percepiva di essere ancora più confusa sui sentimenti e sui pensieri. Giacomo le chiedeva cosa fare del loro futuro e lei non decideva come comportarsi. Si sentiva irresoluta al contrario della sua natura dinamica e decisa. Si domandava le motivazioni di tanta indecisione, finché. senza contare fino a dieci, cominciò a parlare.

Penso che la cosa migliore sia rimanere buoni amici e se tu vorrai continuare a dare il tuo apporto al progetto, sei il benvenuto”.

Poi tacque fino all’arrivo sotto casa.

Eva, mentre percorrevano la via Emilia per tornare a Modena, cominciò a parlare di Giacomo e Laura.

Non riesco a comprenderli …”

Perché?” chiese il ragazzo.

Si beccano da morire ma poi ci cercano con gli occhi …” spiegò la ragazza.

Non ci vedo niente di strano. Stanno cementando il loro rapporto. Forse hai dimenticato le nostre baruffe…”.

E no! Se non mi fossi dimostrata arrendevole, cercando di ricomporre il litigio, la nostra relazione sarebbe finita da un pezzo, mio caro con i piatti che volavano per l’aria” replicò un po’ risentita.

Dobbiamo litigare tra noi per commentare i litigi degli altri?” domandò smorzando il tono della voce. “Però, ammetti, ha rinsaldato la nostra relazione. Ci ha fatto capire tanto di noi senza veli o ipocrisie. Ho visto tanti rapporti apparentemente felici e sereni, senza screzi finire senza motivi seri. Semplicemente perché non si erano mai capiti”.

Eva rifletté su queste parole che riassumevano la loro relazione. «Sì, tante baruffe ma sempre terminate con delle spiegazioni convincenti. Questo ci ha permesso di crescere e maturare, eliminando zavorre e falsi problemi».

In effetti hai ragione” rispose la ragazza. “Da quando si conoscono? Quante volte sono usciti insieme?”

Se è vero quello che hanno detto da poco più di un mese. E a parte le lunghe chiacchierate per il Borgo, c’è rimasto ben poco per conoscersi. E poi chi non ci sarebbe rimasto male, ascoltando dalla compagna o compagno che non gli ha parlato dei sogni, perché lui o lei non hanno la sensibilità di udire voci misteriose”.

Un’allegra risata risuonò nell’abitacolo dell’auto. Il pensiero che delle pietre diroccate potessero parlare scatenava tutte le volte un’ilarità irrefrenabile tra i due ragazzi.