Il Borgo – Capitolo 44

Matteo e Alba fecero un lungo giro intorno alla ricerca di legna da usare per il fuoco senza trovare nulla a parte qualche ramo secco trasportato dalla piena del fiume sul prato.

Penso che non troveremo nulla” disse Alba affranta e scoraggiata. “Non vedo né alberi né cespugli. Inoltre non abbiamo nessun attrezzo per tagliare i rami”.

Proviamo ad arrivare in paese. Può darsi che ci sia qualche anima pia che ci venda qualche ciocco restato dall’inverno” replicò il ragazzo, prendendole la mano e incamminandosi verso Moraduccio.

Cosa fai? Studi?” gli chiese la ragazza, che sentiva il calore trasmesso dal contatto.

Lavoro con mio padre” rispose col fiatone per via della salita. “Finito il liceo, non avevo nessuna voglia di andare all’università e quindi …”

La ragazza l’osservò con attenzione. Era molto più alto di lei coi capelli biondi e aveva un fisico robusto. Non grasso ma aitante e muscoloso.

Sei altissimo” gli disse, notando la differenza di statura.

Non c’è male. Il mio metro e ottanta si vede” rispose ridendo. “Ma tu che fai di bello?”

Studio. Sono all’università di Bologna. Economia aziendale. Corso triennale. Sono al secondo anno”.

Ti ammiro. Non ce la facevo proprio a passare i miei giorni sui libri. Ho preferito dedicarmi all’azienda agricola paterna. Alzarmi presto, stare all’aria aperta, gestire il mio tempo per me è più stimolante che studiare”.

Matteo la guardava mentre Alba arrancava dietro di lui, quasi trascinata a forza. La trovava di suo gradimento. Rotondetta ma non grassa, una bella massa di capelli bruni che incorniciavano il viso di un bel colorito sano. Era un po’ troppo bassa per i suoi gusti ma il resto delle curve andava bene.

Cammino troppo in fretta?” le chiese, vedendola avanzare a fatica affannata.

Veramente … questa salita non finisce mai! Sono tutta sudata!” rispose con fiato corto.

Ci fermiamo. Così riposi un po’ e ti riprendi”.

Sì. Una sosta è quello che ci vuole” disse rinfrancata.

Sediamoci su quel masso”.

Dunque lavori nei campi. E’ faticoso?”

No. Ora è tutto meccanizzato. E poi io controllo chi lavora per noi, anche se mi piace guidare il trattore”.

Ma non è pericoloso? Ogni tanto leggo di qualcuno che ci rimane sotto” gli domandò sgranando gli occhi.

Quando si usa in collina, si corre questo rischio, se non si fa attenzione. Sui campi in pendenza usiamo mezzi dotati di sicurezze in caso di ribaltamento” le rispose sorridente.

Cosa coltivate?” gli domandò curiosa, seduta ai margini della strada.

Alberi da frutta. Pesche nettarine per lo più ma anche kiwi e ciliegie. Poi due campi di erba medica per le mucche”.

Urca! Sei un possidente terriero!”

Magari!” disse riprendendo a salire. “Qualche centinaia di pezze. Ne servirebbero circa altrettanti per essere ottimali. Però il lavoro non manca comunque”.

Pezze?”

Sì, pezze. All’incirca trenta ettari” rispose ridendo, mentre osservava la faccia stupita di Alba.

Ne so come prima” replicò mostrando meraviglia e curiosità. “Mi piacerebbe visitare la tua azienda”.

Quando vuoi, mi telefoni e ci mettiamo d’accordo”.

Mentre chiacchieravano, arrivarono in paese. Quattro case allineate lungo la strada con un negozio di alimentari.

Non vedo nulla” disse delusa la ragazza.

Chiediamo a quel vecchio” le rispose, avviandosi verso un anziano che fumava la pipa seduto fuori dalla porta.

Mi scusi” gli chiese Matteo, mettendosi davanti. “Sa se qualcuno può venderci un po’ di legna?”

Per farne cosa?” gli domandò con tono piatto.

Ci serve per il fuoco” replicò il ragazzo, riflettendo sulla domanda sciocca che aveva avuto una risposta ovvia.

No. Nessuno vende della legna. Se vuole gliene posso dare una cassetta della mia. Di più non posso”.

Ehi! Ma quello è Giacomo!” esclamò contenta Alba, sbracciandosi per farli fermare.

Va benissimo” gli disse Matteo. “Quanto le devo?”

Quanto? Un po’ di tabacco” rispose mostrando una bocca sdentata.

Ma non vedo una tabaccheria …”.

La prossima volta che capiti qui, se ti ricordi”.

Allora grazie! Sicuramente me ne ricorderò”.

Trinciato Italia e una busta aromatica” precisò l’anziano.

Il ragazzo sorrise per la precisione dell’ordine, allontanandosi con la cassa verso la macchina, ferma ad aspettarlo.

Grande, Giacomo!” disse Matteo sollevato. “Carichiamo questa cassa di legna nel baule!”

Il pensiero di tornare giù con quel peso non gli andava molto a genio.

Mentre tutti erano indaffarati nelle varie mansioni, Laura cercava di rimettere ordine dentro la tenda.

Aiutami a portare fuori i sacchi a pelo” ordinò secca a Teresa. “Li distendiamo bene al sole a prendere aria”.

La ragazza non disse nulla e cominciò a raccoglierli per portarli all’aperto.

«E’ veramente indisponente» rifletteva mentre li disponeva con cura al sole. «Acida come una vecchia zitella. Non accetta di essere messa in secondo piano. Lei vuol essere sempre la prima donna. Povero Mattia, se è il suo ragazzo!»

Laura spazzava con furia l’interno della tenda come se avesse un diavolo per capello.

«Questa sciacquetta sembra una mummia. Ma sono queste gatte morte le più pericolose. Ti distrai, le sottovaluti e loro quiete quiete, lavorando sott’acqua, ti fottono il ragazzo» diceva a se stessa, sbirciandola di nascosto.

«Giacomo è perso dietro a Betta» ragionava mentre aiutava Laura e sistemare l’interno della tenda. «Mattia pende dalle labbra dell’arpia. Matteo è un bel ragazzo. Alto, biondo. Di poche parole. Non male ma non so ancora se sia il mio tipo. Non è scoccato nulla, vedendolo. Lorenzo è il vecchio del gruppo. Sarà vero? Posato, maturo e con le idee chiare. Dubito che mi abbia notata. Quello che preferisco è Mattia ma se ci provo quella è capace di cavarmi gli occhi!»

Cosa fai all’università?” le domandò brusca Laura, interrompendole le meditazioni.

Il terzo anno di Chimica” rispose asciutta.

Una laureanda!” esclamò ridendo.

Più o meno”.

Come più o meno?” le domandò stupita.

In effetti la laurea sarebbe il febbraio del prossimo anno, se tutto procede per il meglio. Quindi non è dietro l’angolo”.

Mi domandavo il perché ti sei unita al nostro gruppo” le chiese cambiando radicalmente argomento.

Inizialmente per curiosità. Poi per mettermi in gioco. Non ho mai fatto parte di nessun gruppo. Questa è la prima esperienza. Ho notato che siete tutti molto simpatici e determinati con le idee chiare. Penso che mi piacerà sicuramente”.

«Anche fin troppo» rifletté Alba. «Specialmente questa strega, che non si ferma mai, nemmeno davanti a un cancello sbarrato».

Laura rimase un po’ perplessa dalla motivazione. Pensò di essere stata un po’ precipitosa nel accettare la sua candidatura senza approfondire più di tanto. Se mai ci fosse stata un’altra occasione sarebbe stata più prudente prima di dire sì.

Cosa ti aspetti?” proseguì, mentre, sedute per terra al sole, osservavano Lorenzo e Mattia impegnati nel difficile attraversamento del fiume.

Cosa mi aspetto? Un’esperienza piacevole e stimolante che mi faccia crescere e maturare. Uscendo dal mio mondo casa, studio e amori, credo che stare con voi mi farà acquisire consapevolezza dei miei limiti e superare le mie paure” replicò con un tono decisamente serio. “Ma tu perché ti sei lanciata in questa avventura?”

Mi piacciono le sfide e questa era veramente grossa. E poi …” si interruppe nelle spiegazioni, domandandosi perché doveva spiegarle gli stimoli che aveva e la grande curiosità che l’animava.

Non aggiunse nulla, lasciando il discorso in sospeso, quando con la coda dell’occhio intravvide la Punto di Giacomo che scendeva verso di loro. Tirò un sospiro di sollievo, perché la conversazione non le andava a genio e aveva preso una piega non desiderata. Non aveva la minima intenzione di rivelarle le motivazioni della sfida.

Sta tornando Giacomo!” disse indicando con la mano la macchina che scendeva prudente. “Speriamo che porti caffè e brioche per fare colazione”.

Sento anch’io un certo languorino” disse Teresa, preparandosi a riceverli.

La giornata sembrava procedere nel migliore dei modi.

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Il Borgo – Capitolo 43

Un bel sole risvegliò, si fa per dire, il gruppo che in realtà aveva trascorso la notte in grande allegria gli uni stretti agli altri per combattere il freddo. L’aria era pungente, il cielo era sereno di un bell’azzurro intenso senza nemmeno un fiocco bianco di nuvole.

Stanchi, assonnati e con gli occhi arrossati per la lunga veglia i ragazzi uscirono alla spicciolata dalla tenda per assaporare sul viso quella bava di vento frizzante che li risvegliò quasi di colpo.

Come ci laviamo?” chiese Alba. “L’acqua è fredda”.

Lasciala al sole. Si riscalderà” rispose una voce dal tono spiritoso, suscitando risate e lazzi sarcastici. La ragazza mise il broncio senza replicare. Matteo si avvicinò e l’abbraccio, sussurrandole di non prendersela troppo: “Ci piace scherzare”.

«Se vuol lavarsi, l’acqua del fiume va benissimo» pensò la ragazza, scuotendo il capo.

Come ci organizziamo per la giornata?” esordì Laura per cambiare argomento.

Qualcuno va in cerca di cibo. Dobbiamo pur mangiare” rispose Giacomo, stringendo Betta. “Altri andranno a far legna per il fuoco per scaldarci”.

Non abbiamo fatto provvista ieri sera?” domandò Teresa.

Sì. Ma abbiamo spazzato via tutto. Ci sono rimaste le briciole. Per un passerotto possono anche andare bene” replicò ironico il ragazzo, suscitando nuove risate. “Quindi oggi ci si deve procurare altro mangiare o patire la fame. Io preferisco riempirmi la pancia”.

Anch’io” disse Mattia.

Penso di fare una ricognizione del ponticello semidiroccato per valutarne la pericolosità, se lo dobbiamo usare per passare di là. Se non c’è troppo pericolo, stenderemo qualche corda per attraversarlo in relativa sicurezza” aggiunse Lorenzo. “Poi qualcuno dovrà sistemare un po’ la tenda. Sembra un campo di battaglia”.

Io e Betta” disse Giacomo. “Ci occupiamo delle cibarie e della colazione”.

Qualcuno mi fa compagnia nell’ispezione?” domandò Lorenzo, guardandosi attorno.

Io” rispose prontissimo Mattia.

Matteo e Alba cercheranno un po’ di legna” esclamò delusa Laura che avrebbe voluto far coppia con Mattia e restare soli un paio d’ore, liberandosi di quella ragazza petulante. “Io e Teresa ci occupiamo del campo base”.

E noi che facciamo?” domandò Eva.

Siete liberi di fare i turisti” rispose Laura.

Perfetto” disse Marco. “Ottima occasione per scattare qualche foto della cascata dei Briganti”.

I due ragazzi, salutato il resto del gruppo si avviarono verso la cascata, tenendosi per mano.

Restate a portata di voce”.

Perché?” chiese Marco, fermandosi.

Tra un po’ arriva la colazione”.

Giacomo prese l’auto per raggiungere Castel del Rio alla ricerca di un bar aperto per caffè, thè, brioche e quanto avrebbe potuto servire per la giornata. Percorso lo stradello che conduceva a Moraduccio, videro un locale aperto con una vecchia insegna arrugginita «ALIMENTARI».

Fermiamoci” disse il ragazzo.

Ma sarà chiuso!” rispose Betta, rimasta fino a quel momento in silenzio.

Non costa nulla chiedere”.

D’accordo”.

Accostata la macchina vicino al negozio, i due ragazzi misero la testa dentro, vedendo una signora che stava pulendo il pavimento.

Ci scusi. Siamo un gruppo di ragazzi che hanno trascorso la notte vicino al greto del fiume dopo aver ripulito il parcheggio …” cominciò Giacomo avvicinandosi alla donna.

Siete voi che armati di ramazza avete fatto quello che il comune non ha fatto?” gli rispose sfoderando un sorriso e guardandoli in faccia stupita e contenta.

Sì” replicò laconico per riprendere il discorso. “Le chiedevamo se poteva venderci qualcosa da mangiare. Lo so che è chiuso ma se facesse uno strappo … tutti noi le saremo grati”.

La donna arricciò il naso prima di rispondere. Rifletté se era opportuno sfidare una multa nel caso che passasse una pattuglia di vigili oppure fregarsene e vendere loro qualcosa. Poi si avviò decisa verso il banco. «Mi sembrano dei bravi ragazzi che hanno lavorato per sistemare un’area per i turisti. Quindi ..» ragionò, infilandosi il grembiule bianco.

Cosa volete?” gli domandò con cortesia.

Formaggi e salumi. Se ci fosse del pane …”.

E’ di ieri … Sarà raffermo”.

Va bene lo stesso. Poi qualcosa da bere”.

Betta rimasta in silenzio aggiunse: “Vedo che avete delle salcicce e delle piadine già pronte. Anche quelle vanno bene”.

Mezz’ora dopo i due ragazzi soddisfatti caricarono nel baule della Punto due shopper di plastica piene di pacchetti, due cartoni di birra, due confezioni di acqua Levissima, un paio di bottiglie di vino che non sapevano come aprire.

Siamo stati ingenui per il vino” disse Betta salendo. “Se non si rompe il collo, come si leva il sughero?”

Vedrai che troveranno il modo di togliere il tappo, se lo vogliono bere. Non ti preoccupare” rispose il ragazzo, ridendo. “Ora a Castel del Rio alla ricerca di un caffè”.

Arrivati in paese si fermarono nell’unico bar aperto.

Buongiorno” disse Betta avanzando con un bel sorriso. “Vorremmo una dozzina di caffè da portare via, quattro thè e una montagna di brioche …”.

Avete qualcosa dove mettere le bevande?” le chiese il barista, vedendola a mani vuote.

Veramente no … Lei non avrebbe qualcosa da prestarci o da venderci?”

Veramente no … servirebbero dei thermos per tenerli un po’ caldi”.

Ecco proprio quelli …” insistette Betta con un sorriso smagliante. “Ve li paghiamo …”.

Se vi do’ queste tazze termiche, me le riportate?” domandò incerto l’uomo, che continuava a guardare la ragazza con curiosità stupito, perché il ragazzo, che era con lei, taceva.

Certamente! Le lasciamo 50€ di cauzione. Così sta più tranquillo …” continuò sempre sorridente.

Il barista la guardò e poi scoppiò a ridere.

Ha una faccia pulita che ispira fiducia! Sono convinto che riporterete indietro tutto! Non ho dubbi”.

La ringrazio tanto! Siete aperti nel pomeriggio?”

Si, fino a mezzanotte”.

Bene. Ci vedrà sicuramente prima di quell’ora”.

Erano le nove e mezza quando Giacomo e Betta rientrarono al campo base, urlando dal finestrino «Caffè, thè, brioches calde! Gratis per tutti. Venghino, venghino! Il bar è aperto! »

Lorenzo, in attesa del ritorno dei due ragazzi, si incamminò con Mattia verso la passerella semidistrutta, portando con sé una corda e qualche attrezzo che aveva nel baule della macchina.

Fa attenzione” gli disse prima di avviarsi sulle asse sconnesse e pericolanti. “Seguimi. Posa i piedi dove li metto io”.

Il ragazzo annuì, stando attento a come si muoveva.

Lorenzo si fermò per sistemare qualche legno che minacciava di sprofondare nel fiume, tastò con cura la tenuta di altre tavole, avanzò con prudenza.

Tieni” gli disse, allungandogli la corda prima di estrarre un piccolo attrezzo che usò per sistemare al meglio un’asse.

Con molte precauzioni arrivarono sull’altro lato del Santerno, che adesso scorreva tranquillo dopo le piene di marzo.

Con un po’ di prudenza si può usare. Certo in alcuni punti fa veramente paura. Però piuttosto che trovare un punto dove l’acqua è bassa, è meglio questo ponte. Mi sembra piuttosto gelida e camminare a piedi nudi dentro non dev’essere un’esperienza piacevole”.

Il ragazzo sembrava soddisfatto della ricognizione. Tutto sommato era meglio del previsto e le corde tese avrebbero assicurato una relativa sicurezza.

Mattia annuì, perché trovava il ragionamento di Lorenzo molto calzante. Ne aveva ammirato la padronanza di come si muoveva sulle assi che parevano sprofondare a ogni passo.

Pensi che le ragazze ce la facciano senza farsi prendere dal panico?” gli domandò. “Forse Betta e Laura sì ma le altre due mi sembrano molto impaurite come se avessero terrore della propria ombra”.

Giusto. Ci stavo pensando proprio anch’io. Alba e Teresa mi appaiono molto incerte. Ma speriamo bene” rispose.

Lorenzo verificò che la spalletta del ponte fosse sufficientemente solida e ancorata al terreno prima di annodare con cura un capo della corda.

Ora rifacciamo il percorso inverso, tirando questa seconda corda corda che può aiutare nel passaggio” disse avviandosi sicuro verso l’altra sponda, dove si trovava la tenda.

Erano a metà percorso, quando udirono le grida gioiose di Giacomo e Betta.

Arriviamo, arriviamo!” gridarono insieme i due ragazzi, mentre procedevano attenti e sicuri.

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Il Borgo – Capitolo 42

Dopo il martedì con visita al comune di Fiorenzuola, Laura organizzò la pulizia dello spiazzo di parcheggio sul greto del Santerno, quasi inagibile per lo strato di fango che lo ricopriva.

Tutti i componenti del gruppo parteciparono al sabato di lavoro insieme ad altri volontari reclutati su Facebook tramite la fan page. Lavorarono sodo tutta la giornata fino al calar del sole, riuscendo a recuperare tre quarti dello spazio.

Mentre i volontari tornavano stanchi e infangati alle loro destinazioni, il gruppo dei dieci decise di rimanere, anche se il buio calava rapidamente e l’aria diventava gelida. Acceso un fuoco e sistemata una tenda per ripararsi dal freddo pungente dei primi di aprile su un prato adiacente all’area di parcheggio, si ritrovarono a discutere del progetto che stentava a decollare.

Passano i giorni e noi qui con le mani in mano a non far nulla” esordì Laura più battagliera e arrabbiata che mai. “Il sindaco ci ha presi in giro. Aveva promesso che avrebbe firmato le carte invece …”.

Veramente a dicembre non aveva detto esattamente così” la interruppe Giacomo.

Ricordi male!” esclamò la ragazza pronta a perdere il controllo dei nervi per la rabbia come una settimana prima.

Mi spiace, Laura, contraddirti …” disse con calma Mattia.

Vi siete coalizzati contro di me!” esplose la ragazza alzando il tono della voce. “Con te faccio i conti tra un po’, perfido bugiardo. Tutto latte e miele quando ti fa comodo per poi pugnalarmi alle spalle con la faccia da angioletto”.

Qualche sorriso comparve sul volto di chi non era coinvolto nella discussione, mentre il ragazzo rimase imperturbabile alla sfuriata di Laura.

«Se rispondo come merita» rifletté Mattia. «Finisce in un alterco colossale che non interessa a nessuno. Dobbiamo discutere del Borgo e non delle nostre questioni personali. Quindi è meglio tacere».

La ragazza era furente ma la mancata risposta ebbe stranamente il potere di calmarla.

Non credo che il nocciolo del problema siano le firme sulle scartoffie” esordì Lorenzo, che fino a quel momento aveva assistito in silenzio al battibecco.

Quale sarebbe?” gli chiese ironica.

Come pensi di trasportare il materiale al di là del fiume? Guadandolo?” replicò con altrettanta ironia il ragazzo.

Uffa!” disse sbuffando. “Ma con la passerella! Mi pare ovvio!”

Però è inagibile” proseguì implacabile.

La rimettiamo in sesto. Tu hai un’impresa edile, cosa vuoi metterci per renderla sicura?”

Certo, lo posso fare in un paio di giorni. Ma poi mi becco una denuncia per abusi e chissà quante altre imputazioni. Se tutto va bene, posso dire addio alla società”.

Matteo, che aveva ascoltato in silenzio l’intera discussione, rimase stupito dalla grinta che Laura metteva nella disputa. Era la prima uscita di gruppo per lui. Non si aspettava tanta animosità. Provando a ricapitolare quanto detto fino a quel momento, gli risultarono incomprensibili molte parole, perché non gli erano chiari i contorni della disputa. Quindi decise di intervenire per chiarire gli aspetti più oscuri e tentare di smorzare gli ardori dei contendenti.

Se deponete per cinque minuti le armi e se mi spiegate cosa stiamo dibattendo, ve ne sarei grato. Finora non ci ho capito un cazzo di quello che avete detto. L’unica cosa chiara che ho è che il ponte è pericolante e inutilizzabile”.

Laura, che stava per esplodere nuovamente, venne stoppata da Marco, che prese la parola.

Senza partire da troppo lontano e per non far notte, ti riassumo gli ultimi avvenimenti, che forse non ti sono noti. Per recuperare il Borgo servono delle scartoffie firmate che ci autorizza a cominciare. A dicembre abbiamo incontrato il sindaco di Fiorenzuola, competente per territorio. In modo velato e tartufesco ci ha illuso che sarebbe stato sufficiente portare un progetto firmato da chi ne ha i titoli per cominciare. In realtà, a pensarci bene, non era questo il messaggio trasmesso …”.

Ora ti metti anche tu?” lo interruppe Laura con la voce incrinata dalle lacrime.

Scusa, Laura. Interpreti male le mie parole” le disse mettendole una mano sul braccio. “Il Sindaco ha parlato in politichese e noi non ce ne siamo accorti”.

E va bene! Ammetto di essere nervosa ma non mi aspettavo che Mattia mi pugnalasse alle spalle …”.

Non mi pare” replicò tranquillo Marco, prevenendo una risposta pepata del ragazzo. “Comunque riprendo il discorso. Dove ero rimasto? Ah… il sindaco ci disse di portare il progetto esecutivo e avrebbe assicurato una corsia preferenziale al suo iter. Cosa che abbiamo fatto martedì scorso …”.

Okay! Ora qualcosa mi sembra più chiaro” disse Matteo con ampi gesti delle mani. “Comprendo il senso del primo discorso di Lorenzo. Le scartoffie non sarebbero tanto presto tornate indietro con tutte le firme. Quindi il problema più urgente da risolvere è quello della passerella. Ma la soluzione non è dietro l’angolo…”.

Sei un ragazzo sveglio!” cinguettò Mattia, che strappò una risata collettiva con la sua uscita.

Il clima si andava rasserenando, mentre la tensione tendeva a smorzarsi. Solo Laura rimase col muso lungo, perché a guidare la discussione erano i ragazzi.

Cosa si può fare?” domandò Giacomo. “A chi compete il ripristino?”

Bella domanda!” esclamò Lorenzo. “Qui c’è un macello di competenze. Regione Toscana, comune di Fiorenzuola, comunità montana e forse anche un magistrato delle acque. Sicuramente ho lasciato fuori qualche ente. A mettere d’accordo tutti rischiamo di invecchiare e di vedere ridotto in polvere il Borgo, però un’idea ce l’avrei”.

Ascoltiamola” dissero con una sola voce quasi tutti.

Facciamo una passerella provvisoria per il solo transito pedonale…” cominciò il ragazzo.

Ma hai appena detto che finisci col vedere il sole a scacchi” esclamò Giacomo.

Forse ci autorizzano senza troppe difficoltà e abbastanza rapidamente. Alla fine è provvisoria in attesa del ripristino di quella esistente Poi chiediamo di installare una teleferica per il trasporto di materiale dal greto del Santerno fino al Borgo. Questa soluzione avrebbe alcuni vantaggi: evita la ripida salita per nulla agevole, specialmente in caso di maltempo, non richiede molte autorizzazioni e collaudi”.

Mi sembra una buona idea” disse Marco.

Me ne occupo io” aggiunse Lorenzo, raccogliendo il plauso del gruppo.

Laura era in disparte perché si sentiva esclusa dai vari discorsi e senza nessuno che la confortasse. Betta l’osserva in silenzio e comprese lo stato d’animo della ragazza. Senza dare troppo nell’occhio si avvicinò e le sussurrò qualcosa nell’orecchio.

Non prendertela se non riesci a cominciare i lavori” le disse, prendendola per le spalle. “Vedrai che nel giro di qualche giorno tutto si sistema”.

Credi?” le domandò incredula. “Non ci credo per nulla”.

Poi alzandosi Betta, lanciò una proposta.

Cosa ne dite se invece di tornare in città, rimaniamo qui e domani proviamo a superare il fiume per andare a visitare il Borgo?”

Le parole della ragazza ebbero il potere di silenziare il brusio delle varie conversazioni.

Alba fu la prima a rompere il silenzio.

Veramente …” disse con tono alquanto incerto. “I miei mi aspettano per cena”.

Puoi sempre telefonare” rispose Matteo. “Io ci sto”.

Fu un coro di «anch’io» quello che si udì a parte Alba e Teresa.

E dove dormiamo?” chiese titubante Teresa. “Non ho nulla con me”.

Abbiamo sacchi a pelo per tutti” replicò Mattia. “La tenda è abbastanza ampia per contenere tutti. Staremo tanto vicini che non sentiremo il freddo della notte! Per il mangiare, facciamo un salto a Castel del Rio per comprare qualcosa da cuocere sul fuoco. Per lavarci c’è il Santerno”.

Le due ragazze rimasero ancora in silenzio.

Se non vi va e volete tornare” aggiunse secco Mattia. “Vi porto in stazione a Imola per prendere un treno per Bologna”.

No. Rimango” disse Alba meno indecisa.

Anch’io” si accodò Teresa con più vigore.

La sera trascorse in allegria. Ben pochi dormirono qualche minuto, perché tra chiacchiere, vino, birra e cibarie varie non ce ne fu tempo.

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