Settembre e si ricomincia.


Foto di Nataliya Vaitkevich da Pexels

 

 

 

 

 

 

 

Mancano due giorni a settembre ma Elettasenso ci propone come promesso il gioco del lunedì.

Un acrostico imperniato sul nome del mese.

Sarà come ti amo,

Eva mia.

Tra le tue braccia

Tengo il tuo calore.

Eravamo innamorati

Ma la follia del mondo

Bruciò il nostro amore.

Ricordi, e solo quelli,

Evanescenti fantasmi.

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Back to school

© Fred Goldstein | Dreamstime.com

Gelsomina si vergognava del suo nome e si faceva chiamare Jasmine con un pizzico di esotismo esterofilo.

Era una bella bambina, anzi ormai una ragazza di tredici anni dalla carnagione creola come se fosse appena tornata dalle vacanze al mare. Un bel dorato che conferiva un alone di mistero sulle sue origini. Se nel primo dopoguerra il tasso di bambini dalla carnagione scura era alto, un motivo c’era. La guerra, le violenze e tanti soldati di colore che chiamavano liberatori. In effetti lo erano ma gli strascichi erano tutt’altro che lievi. Però torniamo a Gelsomina… «Sgrunt!» «Ho capito. Jasmine. Chiedo scusa». Dunque Jasmine era più alta dei coetanei coi capelli nero corvini e due occhioni, veramente grandi, color del ghiaccio. Sì, avete capito bene. Ghiaccio. Sì insomma un ghiaccio un po’ sporco che virava al grigio chiaro.

Jasmine si aggirava fra i banchi del mercatino dell’usato alla ricerca di qualcosa di speciale perché tra una settimana esatta sarebbe ritornata a scuola. Era tutto nuovo: istituto, insegnanti e compagni. Questo la faceva fremere dalla curiosità di conoscere quel nuovo ambiente. La sua aspirazione era diventare ingegnere come il padre. Aveva scelto il liceo scientifico. Indecisa tra il tradizionale e quello di scienze applicate aveva optato per il secondo.

Stava per tornare a casa delusa, perché oltre ai libri in pessime condizioni e talmente vetusti che parevano vintage c’era ben poco di altri oggetti scolastici. Spille con il faccione di Marx, zainetti malmessi e pieni di scritte impossibili da rimuovere, quaderni coi soliti manga giapponesi, matite e altra paccottiglia che non facevano gola.

In un angolo del mercato, quasi nascosto, timoroso di essere visto stava un banchetto poggiato su due cavalletti instabili. Dietro era seduta una giovane donna che pareva più una zingara che altro. Vestiti sgargianti, anelli di varie fogge alle dita, capelli raccolti in un morbido chignon che valorizzava l’ovale del viso dai lineamenti delicati. Sul piano non c’era molta mercanzia come se avesse venduto tutto. Però probabilmente non era vero.

Un sorriso radioso rallegrato da due simpatiche fossette ai lati delle labbra colpirono Jasmine tanto che fu indotta a fermarsi. Quel banchetto era una calamita che attirava a dare un’occhiata alla merce esposta.

Lo sguardo si soffermò su due oggetti veramente singolari perché di fatto introvabili: un set di pennini con un calamaio in vetro lavorato e un diario dalla copertina in pelle con le iscrizioni dorate.

Sfiorò con la mano quel diario dalla copertina rosso cuoio, come si accarezza un bambino, e con ‘Gelsomina 2021’ impressa sul dorso, mentre sul davanti c’era ‘Back to school’.

«Ti piace Gelsomina?»

Queste parole paralizzarono il suo braccio rimasto a mezz’aria. “Come fa a conoscere il mio nome?” Si domandò aggrottando la fronte e sgranando i suoi occhioni color ghiaccio per lo stupore.

«Ti aspettavo Gelsomina per donarti questo diario» riprese con un tono dolce e musicale la donna che non smetteva di sorridere.

Jasmine non osava più toccare quel diario. Pareva scottare. Alzando gli occhi domandò curiosa: «Come conosce il mio nome? Non mi pare che sia una persona conosciuta da me».

La donna sollevò il diario per metterlo nelle sue mani. «Prendi. L’ho fatto preparare per te. Sapevo che oggi saresti venuta».

Jasmine era sempre più in confusione. “Preparato per me? Mi aspettava? Ma chi è?” Un turbine di pensieri e di domande avvolsero la sua mente, mentre teneva in mano il diario. Spostò lo sguardo dalla copertina alla donna ma vide il vuoto, anzi un muro scrostato dal tempo. Della donna, del banchetto non c’era nulla. Svanito. Il mercatino sembrava distante molte centinaia di metri. Mosse gli occhi in circolo ma vedeva solo il muro e la strada alle sue spalle. Però il diario di cuoio rosso con il suo nome in caratteri dorati era sempre nelle sue mani.

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Green pass ovvero trappola per topi

Un caso per tre

È un post atipico, inusuale rispetto a quello che scrivo di norma. Chi si annoia a parlare di green pass è esentato dal proseguire la lettura.

Il green pass è un’autentica trappola per topi che creerà seri problemi se non si modifica la natura. È il parto dell’orgasmo vaccinale che ha colpito i nostri governanti. In particolare non è inclusivo ma divisivo perché genera cittadini di serie A e di B. Sembra che le lancette dell’orologio si siano spostate all’indietro di cento anni, quando se non avevi la tessera del partito non potevi fare nulla. Mancano solo le purghe e poi abbiamo fatto bingo.

Anche per me dal venti agosto, al termine dei quattordici giorni dalla seconda dose, è operativo. Dopo mesi di riflessioni e incertezze mi sono vaccinato. Tutti i timori si sono rivelati infondati e non ho accusato il minimo malessere, nemmeno stanchezza o altro. Del green pass non me ne frega nulla e la vaccinazione non l’ho fatta per questo scopo. Anzi. Non lo userò salvo per una emergenza assoluta che al momento non riesco a quantificare. Allo stato attuale la carta sta in una custodia di plastica insieme ai documenti vaccinali. Il qrcode è confinato nell’app IO accessibile solo con lo spid che posso farlo unicamente a casa per il banale motivo che non ricordo la password di primo accesso. Niente credenziali niente accesso. Non ho neppure l’intenzione di ricordarle. Trasferirla tra le immagini? Non ci penso per nulla. Però non era questo l’argomento del post.

Il green pass è un documento a scadenza come patente o carta d’identità. Ha una non piccola differenza: la durata, solo nove mesi. Per chi è guarito dal COVID, mi pare, solo sei mesi. È rinnovabile, credo, con altre dosi di vaccino di cui non si sa nulla. Al momento solo chiacchiere.

Basta fare un piccolo conto e chi si è vaccinato in gennaio dal diciotto ottobre, come qualcuno ha già detto, è scoperto, nel senso che il documento è scaduto. Da quel momento sono a rischio, mi pare d’aver letto, due milioni di persone. Qualcuno può obiettare che a gennaio sono stati vaccinati gli over novanta che del green pass non importa nulla. Purtroppo insieme a loro ci sono operatori sanitari e delle RSA ovvero quelli che possono importare nelle strutture il virus o esportarlo all’esterno. Senza green pass non potrebbero operare in ospedali e RSA. Bel colpo che metterebbe in crisi queste strutture. Corriamo il rischio oppure li vacciniamo di nuovo? Poi Il rinnovo è ancora per nove mesi? Per quanto? E poi? Tante domande e tanti dubbi senza risposte certe o rassicuranti.

Col passare delle settimane da quella data a queste categorie professionali si aggiungono il personale scolastico, gli studenti, i lavoratori e la lista si allunga. Questo a regole invariate.

Qualcuno ha avuto la bella pensata di prorogare i nove mesi a dodici e così di seguito. Senza vaccinare nessuno. Una bella presa per i fondelli, visto che i nostri baldi governanti l’hanno sbandierata come l’arma risolutiva contro la pandemia.

I giorni passano e nessuno osa prendere posizione. Invece di fare il green pass all’amatriciana l’avessero lasciata con lo scopo originario, ovvero libera circolazione in Europa e altri paesi, tutto questo caos annunciato non ci sarebbe stato.

Attendiamo fiduciosi che il genio italico molto creativo risolva la questione. I giorni passano e nessuno fiata…

 

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Ringrazio chi ha scaricato Puzzone

L’ultima avventura di Puzzone

Ringrazio 31 persone che hanno scaricato l’ultima avventura di Puzzone. Il numero ha quasi del miracoloso visto che a parte l’annuncio di circa una settimana prima poi me ero scordato preso da altri mille pensieri.

Spero che piaccia, perché Puzzone vi saluta per l’ultima volta.

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