Un storia così anonima – parte venticinquesima

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Lione, 23 febbraio 2015, ore quattro

“Luca, Luca” dice Vanessa, scuotendolo.

Il ragazzo grugnisce. Vorrebbe dormire, anzi vorrebbe continuare quel sogno interrotto bruscamente dalla compagna.

“Che c’è?” domanda con la voce impastata dal sonno. “Qualcuno tenta di forzare la porta?”

La ragazza ridacchia sommessa. Nel buio agita i suoi capelli rossi. “No, no!”

“Beh! Allora che c’è?” esclama il ragazzo, alzando un poco il tono della voce. “É già ora di alzarsi?”

“Ma no” sussurra Vanessa, che si copre per bene.

Luca comincia a spazientirsi. ‘Mi sveglia. Gli pongo delle domande. Lei risponde con un banale no’ pensa, mentre sbadiglia rumorosamente. Gli viene un dubbio. C’è troppo buio per essere mattino. “Ma che ore sono?” domanda, credendo di conoscere la risposta.

“Sono già le quattro” afferma la ragazza.

Luca si sveglia di botto. ‘Già le quattro? Avrà voglia di scherzare?’ si dice arrabbiato.

“Come già le quattro? Dirai appena le quattro?” sbotta irritato il ragazzo. “Soffri di insonnia?”

Vanessa ride sommessamente. Lo percepisce infuriato e non vuole innervosirlo ulteriormente.

“Ma no, sciocchino! Stavi russando come un trombone” dice la ragazza.

“E per questo mi svegli nel cuore della notte?” replica Luca stizzito.

“Che altro potevo fare perché tu smettessi?” si difende Vanessa.

“Due tappi di cera nelle orecchie” afferma il ragazzo leggermente addolcito.

“Non li avevo”.

“Andavi a comprarli o li chiedevi alla reception” dice Luca, che ridacchia nemmeno troppo silenziosamente.

“Non ci avevo pensato” risponde la ragazza. “Visto che sei sveglio, voglio chiederti se ti sei fatto un’idea del nostro inseguitore”.

“Alle quattro del mattino?” fa il ragazzo. “A quest’ora le persone normali dormono e non pensano a degli energumeni. Non ci ho pensato, perché sognavo beatamente”.

“Cosa?” domanda Vanessa curiosa.

“Ti abbracciavo teneramente” dice Luca, ridendo.

“Allora sciocco, fallo! Mi è venuto freddo” fa la ragazza, coprendosi con le lenzuola.

Sono svegliati da un bussare discreto alla porta e dal trillo della radio sveglia.

“Uffa, chi è che rompe?” sbuffa Luca sciogliendosi dall’abbraccio di Vanessa.

“Femme de chambre” dice una voce femminile.

“Ma ce l’ho già” replica divertito il ragazzo, mentre lei, irritata dalla battuta maschilista, gli dà dei piccoli pugni sul petto.

“Non fare battute stupide! É la cameriera che ci porta la colazione in camera” lo redarguisce Vanessa. “Adesso apriamo”.

La ragazza spinge giù dal letto Luca, che dice: “Mica la posso aprire in mutande!”

“Mettiti qualcosa e sbrigati. Mi è venuta fame” afferma Vanessa, che si tira le lenzuola fin sotto il mento.

“Fare moto notturno” comincia il ragazzo, che ridacchia “stimola l’appetito”.

“Smettila con queste battute da caserma. Vai ad aprire” lo sollecita la ragazza.

Finita l’abbondante colazione a base di caffè, tè, brioche calde e marmellate varie, Luca mette le mani dietro la nuca.

“Ora possiamo discutere sulla questione posta alle quattro di notte” dice il ragazzo.

“Quale?” chiede Vanessa, fingendo di averla dimenticata.

Luca ride. Conosce il suo pollo. Lei non scorda nulla. “Non fare la finta tonta! Con me non attacca”esclama sornione il ragazzo.

Alla ragazza piace questo giochetto e rimane seria e compunta. “Ma alle quattro dormivo” afferma con solennità.

“Hai ragione. Alle quattro dormivo. Tu mi hai svegliato” dice il ragazzo col viso serio delle grandi occasioni. “Se non ti ho strangolata è perché ti voglio bene. Ma torniamo al quesito oppure ne vuoi parlare mentre siamo in viaggio?”

Vanessa ridacchia e gli scocca un bacio. Un amico così non lo può perdere. “Cominciamo adesso e proseguiamo in macchina” fa, mentre scende dal letto.

“Tornata la memoria?” chiede ironico Luca.

“Sì” replica, mentre si fionda in bagno. “Occupato”.

Il ragazzo scuote la testa. A volte è irritante in certi atteggiamenti, altre è deliziosa, riflette, mentre mette il vassoio sul tavolino della stanza.

“Allora, dimmi cosa ne pensi” dice la ragazza sotto la doccia.

Il ragazzo ragiona su quella misteriosa figura. É dalla notte precedente che ci pensa. Non è riuscito a inquadrarla per niente.

“In effetti vedo degli aspetti contraddittori” afferma Luca, mentre infila nello zaino quello che non gli serve per partire. “A volte mi sembra un personaggio del passato”.

“Perché?” lo interrompe la ragazza, che si sta asciugando.

“Quando l’ho intravvisto dal citofono, mi è sembrato che indossasse un mantello simile a quello dei templari” dice il ragazzo, che aspetta paziente la liberazione del bagno. “Se era lui al telefono, anche dalla voce pareva un personaggio del passato”.

Vanessa ride, mentre si asciuga i capelli. “Uffa! Non riesco a sistemarli!” fa innervosita.

“Forse c’è un parrucchiere nei paraggi. Come si chiamano in Francia?” fa Luca, mimando modi affettati.

“Coiffeur” suggerisce la ragazza seccamente, avvolta nel telo da bagno.

L’osserva attraverso la porta aperta. Non ne avrebbe bisogno ma è un rito per lui. Quei capelli rossi e quegli occhi verdi lo fanno impazzire. La figura esile ma tonica le conferisce un sex appeal fuori del normale. Se non fosse per il carattere, talvolta scorbutico e irritante, sarebbe perfetta. Si riscuote dai suoi pensieri e riprende il discorso sul misterioso inseguitore.

“Però a quanto pare sa guidare, telefonare e mangia pure” dice il ragazzo, ignorando la precisazione di Vanessa. “Tuttavia la domanda che mi assilla è come ha saputo delle nostre ricerche e dove abbia attinto l’indirizzo e numero di telefono”.

“Non saprei come aiutarti” fa la ragazza che lascia cadere sul pavimento del bagno il telo, rimanendo nuda.

É consapevole che Luca la sta guardando ma con fare indifferente torna nella camera per cercare l’intimo da indossare.

“No fare quello sguardo lussurioso. Mai vista una donna nuda?” fa Vanessa, che infila minuscole mutandine di pizzo nero.

“Sì ma lo spettacolo” esclama il ragazzo.

“Non farti venire idee malsane” lo interrompe la ragazza. “Basta e avanza stanotte”.

Vanessa mette un reggiseno che evidenzia i minuscoli seni. Completa la vestizione con una canotta nera, sulla quale infila una polo azzurra, e con un paio di jeans neri di Armani.

“Che fai lì, imbambolato?” lo rimbrotta la ragazza. “Tra dieci minuti siamo di partenza”.

Recuperata la macchina si mettono in viaggio per Parigi, sempre seguiti dall’ignoto inseguitore.

“Il nostro uomo è sempre dietro di noi?” chiede Vanessa che fatica a non voltarsi.

“Come l’ombra ci segue sotto il sole” risponde ridendo Luca, mentre escono dal centro di Lione.

“Che nome in codice gli diamo?” fa la ragazza.

“Henri de Caron, come il poco astuto inseguitore di Pietro” dice il ragazzo, sorridendo.

“Bene” annuisce la ragazza “Hai un’idea del tragitto da seguire?”

“Pietro ha detto che la strada costeggia un fiume. Credo che si riferisca alla Saône. Dunque puntiamo verso Chalon-sur-Saône, seguendo il fiume, come ha fatto settecento anni fa il nostro templare” conclude Luca, che pare avere il navigatore al posto della testa.

Dopo una buona mezz’ora di silenzio, Vanessa riprende il discorso sul misterioso inseguitore, che non li perde di vista.

“Nessuna idea su Henri?” chiede la ragazza, chiudendo un periodo di afasia totale.

“No” risponde laconico il ragazzo.

“Per caso non c’era qualcuno nella sala di lettura della biblioteca a Ferrara?” domanda la ragazza, che sta cercando un momento, dove le loro strade si sono incrociate casualmente con l’ignota persona che li segue.

“No, no” replica Luca, scuotendo il capo. “C’era solo una ragazza. Però non era interessata a me e a quello che facevo”.

Vanessa riflette su questo particolare. ‘Se la ragazza era concentrata sulla sua lettura, difficilmente era interessata a Luca’ si dice. Ripensa alla sala Borsa. Al massimo poteva essere noto il suo indirizzo e non il numero di telefono di Luca. Quindi è da scartare come ipotesi.

“Ma il volume l’hai preso da solo oppure è stato un bibliotecario a portartelo?” fa la ragazza, che pensa di essere sulla strada giusta.

É stato un bibliotecario, un inserviente a metterlo sul tavolo dinnanzi a me. Mi ha detto: ‘Fate attenzione‘”.

La ragazza sorride soddisfatta. “Ci scommetto che è stato quell’inserviente a mettere Henri sulle nostre tracce”.

“E come?” domanda stupito Luca.

“Di certo hai lasciato i dati del tesserino, dove ci sono di certo anche indirizzo di casa e telefono” esclama esultante la ragazza.

Il ragazzo ammette mentalmente che ha ragione. Non ci aveva pensato per nulla, dando per scontato che fosse un luogo neutro.

“Ti concedo questa affermazione. Potrebbe essere vera” dice il ragazzo, che si pone altri dubbi. “Come faceva a conoscere il contenuto delle cronache settecentesche che ho selezionato? Non era l’unica”.

“Te lo concedo” fa la ragazza con tono magnanimo “ma tra tutte ne hai scelto due. Quelle più interessanti e intriganti”.

“E va bene” concorda il ragazzo. “Come faceva a conoscere cosa avrei letto?”

Vanessa sorride soddisfatta. ‘Sì, è l’ipotesi giusta’ si dice e aggiunge ad alta voce: “Di certo la sala è monitorata. L’inserviente ha visto come armeggiavi con scanner e telefono. Due più due fanno quattro”.

“Ti concedo questo, che potrebbe spiegare l’inquietante telefonata” ammette rassegnato Luca. “Ma come conosceva il tuo indirizzo di Bologna?”

La ragazza resta in silenzio per qualche istante. L’obiezione dell’amico è pertinente e logica. Riflette per trovare una spiegazione plausibile. L’ha seguito da Ferrara? No, non è verosimile, si dice prima di arrendersi. “Su questo punto non riesco a trovare una spiegazione, salvo che ti abbia tallonato, quando di notte sei arrivato a casa mia” pensa a voce alta.

“Potrebbe essere” esterna il ragazzo “ma perché farsi vivo ventiquattro ore dopo?”

I due ragazzi rimangono in silenzio per un po’, finché Luca non lo interrompe.

“Come abbia fatto a scovarci, non l’abbiamo capito per intero. Tuttavia è il nostro angelo custode” dice, ridendo.

“A Parigi cosa facciamo?” chiede Vanessa.

“Arriviamo fino a Place du Châtelet, visto che il castello non c’è più. Ci cerchiamo un albergo per la notte e un ristorante per mangiare” risponde il ragazzo.

E Henri?” domanda la ragazza.

Ci seguirà come un cagnolino fedele” replica ridendo il ragazzo. “E adesso parliamo d’altro”.

Dopo una sosta a metà percorso sono quasi le venti, quando arrivano in Place du Châtelet, sistemandosi in un albergo nelle vicinanze.

L’uomo li segue dopo poco, prendendo alloggio nello stesso hotel.

Una stanza accanto ai signori prima di me” chiede cortese alla receptionist, che inarca un sopracciglio per lo stupore.

Vanessa e Luca non sanno che nella stanza accanto sta il loro inseguitore e si preparano per recarsi al ristorante.

0 risposte a “Un storia così anonima – parte venticinquesima”

    1. PS ! 🙁
      Imi cer public scuze ! 🙁
      La GIAN cum e corect 🙂
      am adaugat in plus un ” a” 🙁
      si de-aceea, cu respect,
      rogu-te a corecta ! 🙂
      Aliosa.

  1. L’ ombra, il cagnolino, il nome in codice…Chi è costui?
    Mi sembra che stiamo per scoprirlo, vero?, Gian Paolo
    Spettando il prossimo episodio ti lascio un grande abbraccio
    Mistral
    PS: sempre bravo, complimenti

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