Capitolo 35

Giacomo rientrò a casa dove l’attendeva una sorpresa. Isabella stava seduta sulla sua poltrona preferita, mentre Ghitta armeggiava rumorosamente nelle sue stanze.

“Che piacevole sorpresa, Madonna Isabella!” esclamò l’uomo nel vederla, mentre lanciava un occhiata di fuoco verso la serva che faceva capolino dalla porta socchiusa come per dire «mi potevi avvertire».

Però la ragazza rispose muta con una faccia che esprimeva il suo disappunto: «me lo ha impedito quella vipera».

La donna intuiva che tra il marito e la serva c’erano scambi silenziosi di messaggi e chiese con fare ingenuo. “Cercate qualcosa, messere?”

“Non capisco perché Ghitta si ostini a rimanere nelle sue stanze anziché venire in mio soccorso per togliermi queste vesti impolverate e sudate come fa di solito”.

“Ci sono io qua per aiutarvi a cambiare d’abito e mettervi più comodo” replicò sorniona.

“Qualcosa bolle in pentola. Non si muove per nulla. Devo stare attento a cogliere qualsiasi cenno per comprendere il disegno che c’è dietro” rifletté Giacomo, facendo buon viso a cattiva sorte. “Certo che Ghitta è molto più abile di Isabella, che appare impacciata e poco pratica” .

“Madonna Isabella, vi vedo incerta. E’ meglio che faccia da solo, visto che quell’insolente di Ghitta non si fa vedere” disse allontanando la donna con decisione e fastidio.

“Credo che sia meglio così. Ho intenzione di rimandarla da dove è venuta e assegnarvi un paggio” replicò acida.

“Non sono d’accordo” sbottò l’uomo, che stava comprendendo il sottile disegno della moglie.

“Ecco il motivo dell’improvvisa e improvvida venuta di Isabella” commentò tra sé Giacomo.

“Mi spiace deludervi” proseguì secco e deciso. “Ma Ghitta rimane e continuerà a servirmi, finché io lo vorrò”.

“Le questioni sulla servitù mi spettano come donna. Sono io a decidere chi e come impiegare serve e paggi e con quali compiti” replicò alzando la voce.

“Pochi mesi fa mi avete pregato di dirigere la casa? Vi ho preso in parola e lo sto facendo, domestici compresi. E ora, vi prego di andarvene, vorrei rimanere solo e farmi un bagno ristoratore dopo una giornata calda e afosa. Passerò dalle vostre stanze per continuare questa piacevole conversazione e chiarire diversi aspetti”.

Giacomo parlò con un tono che non ammetteva repliche e faceva ampi gesti che erano inequivocabili: o usciva con le sue gambe o la cacciava in malo modo.

“Non so se vi riceverò più tardi. Direi che fareste un viaggio inutile, perché le porta rimarranno chiuse” disse la donna indispettita mentre si avviava all’uscio.

“Vi conviene ricevermi e senza troppe storie, se volete rimanere sotto questo tetto”.

“Volete cacciarmi?” replicò un po’ allarmata.

“L’avete detto. Ho due figlie che non mi assomigliano per niente. Ci sono altri bastardini?”.

La voce di Giacomo era acida e graffiante mentre gli occhi erano due tizzoni ardenti. Non prometteva nulla di buono il tono usato e questo la preoccupava non poco. La donna si fermò sul limitare della porta incerta sul da farsi, sbiancando in viso. Era venuta con idee bellicose e non si aspettava un attacco così diretto. Faticava a riconoscere il marito, che fino a qualche mese fa si mostrava arrendevole molliccio, mentre adesso era tagliente come un coltello da poco affilato e sicuro nelle discussioni.

“Volete continuare la conversazione qui oppure la rimandiamo a più tardi? Se rimanete, chiudete quella porta, perché non mi va che i domestici sentano le nostre parole”.

“Vi riceverò nelle mie stanze” disse umilmente sconfitta. “E Ghitta continuerà a servirvi anche in futuro”.

“E stasera preparativi a dormire nel mio letto dopo molto tempo. Non ci sono né se né ma. Vi aspetto e non lo ripeterò due volte. Ora, se volete, siete libera di tornare nel vostro appartamento”.

Giacomo si girò senza osservare la faccia di Isabella che lentamente usciva umiliata.

“Ghitta!” urlò l’uomo per richiamare l’attenzione e per rimarcare che il padrone era lui. “Venite qui senza indugi. Ho avuto fin troppa pazienza nell’aspettarvi”.

La serva comparve silenziosa a completare l’eliminazione degli ultimi indumenti. Poi senza fiatare preparò il bagno al padrone. Non le sembrò il caso di obiettare qualcosa, perché l’atmosfera era satura di elettricità.

“Gli ha dato una bella lezione a quella donna che terrorizza servi e paggi con le sue bizze e sfuriate. Credo che per un po’ non farà obiezioni di sorta, accettando senza fiatare le decisioni di Giacomo. Così infuriato non l’ho mai visto. Duro e risoluto nelle parole non le ha lasciato scampo: o accettare o andarsene. Giudiziosamente ha preferito abbassare la testa. E’ un vero uomo. Di questo non avevo mai dubitato!” sogghignò divertita, pensando ad altro più materiale e prosaico. “Peccato per stanotte perché dovrò dormire sola mentre ascolterò i loro sospiri e i gemiti d’amore” rifletteva mentre con lentezza versava acqua tiepida e profumata sulle spalle di Giacomo.

Laura si svegliò al canto del gallo, che annunciava l’arrivo del nuovo giorno. Fuori le tenebre della notte lasciavano il posto al baluginare del sole che stava sorgendo. Il prato era umido di rugiada che ben presto sarebbe evaporata con la calura agostana.

Era stata una serata allietata dal frinire delle cicale e dalle piccole luci guizzante delle lucciole. Ai quattro angoli del pergolato avevano fumato i bracieri di artemisia per tenere lontane le zanzare. La ragazza aveva impressa nella mente quei momenti di totale riposo ma era stata la notte l’attimo migliore.

Ricordò che Alfonso aveva ben presto dimenticato le preoccupazioni del governo del ducato con la sua vicinanza. Lei aveva il potere di rilassarlo, di farlo sentire in pace con se stesso come mai gli era capitato prima di incontrarla.

Era un’amante discreta e passionale che lo assecondava durante gli amplessi mai cercati a tutti i costi ma che venivano con naturalezza. La sua indole focosa e lunatica era mitigata dalla calma della donna, che sapeva usare con abilità parole e tono di voce.

Laura con discrezione scivolò fuori dal grande letto circondato da veli per proteggere il loro sonno. La leggera camicia bianca di lino aderiva al suo corpo come una seconda pelle. Infilò delle leggere pantofole di panno. Percepiva la necessità di un bagno rinfrescante, anche se le piaceva annusare l’odore del Duca che aveva impregnata tutto il suo corpo. Sarebbe ricomparsa tra non molto fra le braccia di Alfonso.

Lo udì sospirare mentre afferrava il vuoto del suo posto. Gli mandò un leggero bacio con le punta delle dita, mentre si toglieva l’indumento e rimaneva nuda. Si avviò verso una stanza dove c’era acqua fresca e panni per asciugarsi. Era un’operazione che le piaceva eseguire dopo aver trascorso la notte col Duca. Le consentiva di togliersi umori e sudore, di liberarsi dagli indumenti umidi e appiccatosi, di sentirsi pulita e fresca.

Ripensò ai mesi passati, ai timidi primi approcci, allo sbocciare di un sentimento che cresceva con lentezza mentre affondava solide radici dentro di lei. Le pareva impossibile che lei, umile ragazza, potesse essere entrata nelle grazie di un uomo potente come Alfonso con un rapporto solido e alla pari. A volte nel suo letto osservando al buio il soffitto di nudo legno, annerito dal tempo e dal fuoco, si diceva che era un bel sogno che il mattino successivo sarebbe sparito col sorgere del sole. Eppure quel sogno continuava e si ripeteva con una certa costanza senza che svanisse il giorno successivo.

Si chiese come c’era riuscita, perché non le sembrava di avere usato arti amatorie particolari o filtri amorosi o sortilegi da strega: aveva dispiegato solo la semplicità del suo carattere e la fermezza delle azioni. Eppure aveva provocato una breccia che si allargava giorno dopo giorno, dove poteva insinuarsi con relativa facilità. Sapeva che non poteva competere con la duchessa, che era bella, anzi bellissima, potente e rispettata. Aveva un forte ascendente sulla corte, che difficilmente avrebbe approvato la relazione di Laura col Duca.

Erano uno dei motivi per i quali non desiderava rendere pubblico il loro rapporto almeno per il momento.

“Non ora, forse fra qualche tempo, se Alfonso non si è stancato prima di me. Finché la duchessa è in vita, non mi conviene mettermi in competizione. Sarei perdente ed emarginata. Dicono che la salute di Lucrezia stia scricchiolando giorno dopo giorno. Ma non ci credo. Sono solo voci senza fondamento. La vedo bella e splendente”.

Rifletteva mentre si lavava il corpo in silenzio. Prese alcuni aromi profumati da alcuni vasetti e li cosparse addosso prima di indossare una tunica di lino bianco, pulita e fresca. Si sistemò i capelli e tornò nella camera da letto. Alfonso continuava a dormire rilassato, ronfando con cadenza regolare. Laura si soffermò a osservarlo.

“Visto così pare innocuo come un bambino, eppure è capace di sfuriate terribili, di collere furiose e pericolose. E’ capace di uccidere chi gli sta di fronte se non riesce a controllare lo spirito aggressivo che sta dentro quel corpo massiccio e forte. Con me sembra un agnello mansueto, incapace di dare sfogo al suo carattere lunatico”.

Disse questo sottovoce mentre tornava fra le sue braccia.

15 risposte a “Capitolo 35”

  1. La competizione tra donne ha origini antiche, un tempo era necessario accaparrarsi un uomo potente e ricco per vivere bene, visto che le donne non potevano studiare né fare carriera eppure anche oggi, sebbene non sarebbe necessario, l’antico retaggio rimane vivo e vegeto e le donne continuano a farsi la guerra tra loro anziché unirsi e lottare insieme…
    un abbraccio caro bear

  2. Finalmente Giacomo tira furoi “gli attributi”, mi ero un po’ stancata a vederlo come personaggio
    senza carattere e personalià. La dolce Laura è ormai persa fra le braccia e altro di Alfonso, il suo sogno è diventato una bella realtà (fino ad ora)
    Ti seguo, ti apprezzo, mi piace
    Baci
    Mistral

  3. Anch’io tifo per Giacomo. Comunque, quello che mi colpisce da sempre nella tua scrittura è la “polifonia”, ovvero la capacità di farci sentire i pensieri espressi e i retropensieri. Sentiamo le voci, quasi gli odori; sentiamo il clima dentro cui fai vivere le tue trame.
    Abbraccioserale.
    grazia

  4. …molto bene, i personaggi ora sono delineati e hanno imboccato ciascuno la propria strada. Mi piace Laura, una sorta di Cenerentola che sta per coronare il suo sogno d’amore, apprezzo Giacomo che si sta ribellando all’apatia ed anche il Duca ha degli aspetti positivi, l’Amore può cambiare anche le persone più grezze e apparentemente superficiali. Ci sarà il lieto fine per tutti o ci riservi un ultimo colpo di scena?

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