Capitolo 39

Il paggio puntale la mattina successiva ascoltò le parole di Laura. «Il solito posto. Un’ora dopo il sorgere del sole.» , In novembre le giornate sono corte, il sole sorge tardi e tramonta presto ma il cielo spesso imbronciato le fa sembrare ancora più brevi.
La ragazza non riuscì a dormire per l’ansia di riabbracciare Alfonso ma un pensiero continuava a tormentarla. «Perché mia madre ha voluto raccontarmi quel lontano episodio?». Era una domanda che esigeva una risposta ma lei non riusciva a trovarne la motivazione razionale. Poteva non proferire parola né narrarle i dettagli. Poteva tenere per sé quel segreto che nessuno conosceva. Eppure più di una volta ne aveva accennato con allusioni non troppo velate. Pensava di trasmetterle un po’ di esperienza di vita per evitare quell’errore giovanile, che a quanto pareva non fu unico ma ripetuto altre volte.
“Forse vuole confidenze da parte mia? Ma i miei rapporti con Alfonso sono di ben altra natura. Vuole mortificarsi e mettere a confronto le sensazioni della prima volta? La sua è stata traumatica, sicuramente ha lasciato uno strato di dolore interno. La mia è stata dolce. Il duca è un esperto amatore dopo due mogli e le innumerevoli dame di corte passate dal suo letto e le molte meretrici che ha frequentato. Sapeva come prendermi senza violenza ma con la dolcezza. E’ vero ho provato dolore ma senza traumi e blocchi psicologici. Ha aspettato con pazienza dopo diversi incontri finché non mi ha sentito pronta a volare”.
Laura continuava a guardare nel buio e a riflettere su sua madre. Aveva detto che non avrebbe voluto ascoltare il seguito ma non era vero. Avrebbe sollecitato Paola a continuare il racconto, a porle domande precise su come, quando e quante volte. Avrebbe scandagliato le emozioni della madre. Avrebbe voluto conoscere tutto, nei minimi particolari. Però un altro pensiero la angustiava: era quello di Beatrice, che appena tredicenne, aveva perso l’innocenza dei suoi anni. Non riusciva a immaginare quale sensazioni dolorose avesse provato e come la sua psiche ne fosse rimasta sconvolta.
“La povertà riesce a sconfiggere tutte le resistenze dell’anima. Abbruttisce lo spirito e trasforma il corpo in merce di scambio. Sono stata fortunata ad avere dei genitori che mi hanno permesso di restare fuori da queste turpitudini, di osservarle con occhio distaccato”.
Si alzò e guardo fuori dalla finestra. Il cielo era ancora nero e l’alba non troppo vicina. Tornò nel letto nel vano tentativo di assopirsi ma i pensieri continuavano ad aggrovigliarsi nella mente. Si rassegnò e sognò a occhi aperti l’incontro ormai imminente con Alfonso. I tre mesi di assenza, di mancanza di notizie l’avevano sfiancata anche se apparentemente si mostrava distaccata e serena. Dentro di lei ribollivano dubbi e ansie senza che riuscisse a mettere ordine.
“Ora la penitenza è terminata. La quaresima è finita. Posso stringermi a lui, baciarlo e farmi possedere. Questa astinenza ha accesso un desiderio prorompente che non ero più in grado di controllare”.
Si alzò per tempo, si pettinò con cura. Sotto la gamurra di lana pesante indossò un camicione di tela grezza e grossa, mentre sopra avrebbe messo la pellanda per proteggersi dal freddo pungente della mattina. Era impaziente di mettersi in cammino verso Santa Giustina, che sperava di trovare aperta per accendere un cero davanti l’immagine. Finora l’aveva protetta e tutte le sere tra le solite preghiere ne recitava una per la santa quale ringraziamento per come procedeva il rapporto con Alfonso.
La carrozza si presentò puntale a raccoglierla e si diresse verso via dei Piopponi, che percorse fin quasi in fondo per fermarsi di fronte a una casa con la facciata decorata in cotto rosso. Sulla porta l’attendevano un paggio e una serva che l’aiutarono a scendere. Laura osservò con cura questa dimora, tanto diversa dal casale del Verginese ma ugualmente calda. Percepì immediatamente che le sarebbe piaciuta, che si sarebbe trovata magnificamente bene.
“Mi sento a casa” disse sottovoce ammirando il soffitto a cassettoni di legno scuro intarsiato con motivi floreali. I fuochi nei camini crepitavano allegramente dandole il benvenuto. Si accomodò in un ampia sala riscaldata da bracieri e illuminata da molti candelabri in argento. Aspettò con calma apparente l’arrivo del duca.
L’attesa non durò a lungo, almeno questo era stata la sensazione. Lo sentì arriva, udì il suo passo nervoso e deciso e alla fine lo vide sulla porta. Voleva corrergli incontro ma si trattenne mentre lui si precipitava ad abbracciarla con passione.
“Laura” disse abbracciandola con ardore e baciandola sul collo.
!Alfonso, mi siete mancato in tutti questi mesi. Mi pareva di impazzire non potervi toccare, annusarvi, giacere con voi” rispose la ragazza.
Il duca cominciò a sciogliere i lacci che legavano la veste mentre la trascinava verso la camera da letto. Lei freneticamente tentava di aprire il corsetto ma entrambi erano impacciati e impazienti.
I gemiti, i gorgogli di piacere risuonavano nella stanza in un ribollire di coperte d’agnello. Sembravano due affamati di passione che dopo anni si ritrovavano. Non mangiarono nulla. Non avevano intenzione di sprecare un solo attimo. Placata la furia amorosa, rimasero al caldo sotto le pelli a parlare come due giovani amanti.
“Questa dimora” cominciò il duca. “E’ stato il dono di Ercole, mio padre a Rossetti, l’architetto del ducato. E’ la città nova, l’addizione voluta dal duca dopo aver inglobato entro le nuove mura cittadine campagna e orti. Qui tutto è regolare, squadrato senza curve o strettoie. I nuovi e vecchi patrizi si stanno costruendo le ville di città, basse e con ampi giardini o parchi, abbandonando le vecchie case nella città vecchia tortuosa e maleodorante, popolata da meretrici e lenoni. Una città nova nella vecchia che vede il suo confine delimitato dal canale Panfilio e dal corso della Zuecca”.
Laura annuiva ascoltando la voce calda e possente del duca..
“Qui mi piacerebbe col tempo abitare tra il verde degli alberi e il canto degli uccelli, come ero abituava al Verginese”.
“Per voi ho in mente un’altra soluzione ma tutto a tempo debito. Se questa dimora vi garba ve la potrò donare tra qualche anno”.
“Dunque diventate nuovamente padre?” chiese sommessamente la ragazza.
“Sì. La mia consorte, la duchessa Lucrezia è gravida. Nascerà secondo i calcoli dei cerusici e delle levatrici sul finire di giugno. Lei non era troppo soddisfatta mentre io sì. Un altro figlio è sempre il benvenuto” replicò allegramente il duca.
Laura pensò che sarebbe stato bello avere un figlio da Alfonso ma non subito tra qualche anno. Li avrebbe legati ancora più solidamente, mentre l’ombra del racconto interrotto della madre oscurò per un attimo il cielo sereno che splendeva sopra di lei. Poi come era venuto, se ne andò, mentre lasciava il posto a chiacchiere e carezze.
Percepì che quei fili recisi bruscamente qualche mese prima si erano riannodati senza che rimanesse il segno dell’interruzione. Avevano ripreso da quella giornata di metà settembre come se il tempo avesse fatto un balzo in avanti.

41 risposte a “Capitolo 39”

    1. Primo elemento positivo il tuo MI PIACE. Poi la seconda frase che può apparire fuorviante. In realtà ho compreso pienamente il senso. A volte ci si riconosce in quello che leggiamo come se chi scrive volesse mirare al lettore.

    1. Sarei stato un mago se avessi scritto qualcosa per te. Il capitolo è stato scritto circa due mesi fa (sono a quelli finali di solito i più sofferti) come molti di quelli che seguono. Ora sono sulle secche di Bonifacio e spero di disincagliare la nave e riprendere la navigazione.

    2. Sarei stato un mago se avessi scritto qualcosa per te. Il capitolo è stato scritto circa due mesi fa (sono a quelli finali di solito i più sofferti) come molti di quelli che seguono. Ora sono sulle secche di Bonifacio e spero di disincagliare la nave e riprendere la navigazione.

  1. ciao passo per chiederti una info….c’è modo di poter avere le spiegazioni della piattaforma w.p. in italiano? o è solo in inglese? volevo capire qualcosa x variare okanimali, ma mi trovo in difficoltà , capisco l inglese ma non ho molta dimestichezza, già qst piattaforma mi è un po’ ostica se poi devo anche tradurmi tutto proprio non mi metto dietro…..

  2. Perciò Laura persevera, e questo secondo me è un grave errore. Quali prospettive può avere?
    Non certo quelle di avere figli, una vita in comune, un rango…
    Dovrebbe pensarci Giacomo!
    Analisi perfetta, come sempre, dei pensieri della protagonista del capitolo.
    Un caro abbraccio.

    1. Laura avrà qualche anno dopo due figli da Alfonso. Alfonso e Alfonsino – poca fantasia nei nomi-. Il figlio di Alfonso, Cesare, sarà l’ultimo duca di Ferrara e dovrà trasferirsi a Modena. Quindi ..
      Lo so che parteggi per Giacomo ..
      Un grande abbraccio

    2. Laura avrà qualche anno dopo due figli da Alfonso. Alfonso e Alfonsino – poca fantasia nei nomi-. Il figlio di Alfonso, Cesare, sarà l’ultimo duca di Ferrara e dovrà trasferirsi a Modena. Quindi ..
      Lo so che parteggi per Giacomo ..
      Un grande abbraccio

  3. Appassionante e tanto atteso incontro che mi sono sentita trascinata anch’io nel loro ri-.abbraccio.
    Bravo Gian Paolo, io sono per Laura anche se Giacomo ultimamente si è dato una bella “svegliata”
    Baciotti
    Mistral

  4. ..però a parte Laura e Giacomo, che sono i protagonisti indiscussi di questa storia. che ci sia un riscatto anche per la povera Paola! d’altro canto ha subito un trauma in un’età critica, merita forse una rivisitazione, non è così cinica come appare, non credi?

    1. Beh! in un racconto i personaggi negativi ci stanno come contrappasso rispetto a quelli positivi. Almeno questa è la mia opinione. Riscatto di Paola? Non credo che ci sarà spazio per lei. Per Isabella era funzionale a Giacomo, per Paola no. La contrapposizione madre-figlia sull’argomento matrimonio deve rimanere. Diciamo che è più o meno la stessa odierna quando la figlia lascia la casa per convivere. C’è chi l’accetta come fatto inevitabile (lo fanno tutte) e chi si oppone (con scarsi o pessimi risultati). Ecco la spiegazione del mancato riscatto di Paola.

          1. @ NWB = Son tempi che alternano abbondanza e sobrietà
            Ieri sera andava di scena la sobrietà
            Uova e spinaci e formaggio a tocchetti per insporire meglio la verdura.

                    1. Al paese c’é la festa patronale e quindi la figliuola si sta esibendo in torte e dolci leccornie.
                      Immagina gli efluvi saporosi che fluttuano per casa.
                      Immaginato?
                      Di più, te lo assicuro.
                      😛

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