Il Borgo – Capitolo 18

La serata era irrimediabilmente persa e piena di tensioni latenti, pronte a esplodere come i petardi di fine anno, nonostante che Eva e Marco si prodigassero a fare da pompieri per spegnere l’incendio.

Laura era abbacchiata per la lite con Giacomo ma lo spirito battagliero e la voglia di non ammettere sconfitte la tenevano in bilico tra il chiedere scusa con umiltà e il rimanere ferma sulle sue posizioni. Questo dualismo pericoloso e stressante affiorava qua e là minaccioso per poi sparire con la medesima rapidità.

Giacomo si sentiva offeso dal comportamento della ragazza, mentre la sua natura permalosa e lunatica non lo aiutava a superare il momento critico nonostante tutte le sollecitazioni di Marco. Sempre incerto se abbandonare la comitiva, cercava di forzare la sua natura e mostrarsi affabile e calmo con scarsi risultati.

Accompagniamo noi a casa Laura” disse Eva al momento di salutarsi.

No” replicò quasi ringhiando Giacomo. “Vi ringrazio per la vostra premura. A casa la riporto io”.

La ragazza taceva senza sbilanciarsi troppo su quale delle due opzioni andavano le sue preferenze.

Non ci costa nulla” aggiunse Marco, facendo comprendere con lo sguardo alla compagna che era meglio che i due innamorati si chiarissero le idee durante il tragitto di ritorno.

E’ stata una bella serata. A quando il prossimo incontro? Sarebbe magnifico vederci a Modena” disse Eva baciando sulle guance Laura. “Ma abbiamo tempo per organizzarci”. Avrebbe voluto aggiungere qualcosa relativo alla pagina di Facebook ma preferì tacere dopo quello che era successo nel pomeriggio.

Ciao, Giacomo. Fatti vivo una sera per chattare un po’. Così mi racconti come procede l’inserimento nel lavoro” gli disse Marco, stringendogli con calore la mano.

Nuovi baci, nuove pacche sulle spalle suggellarono la partenza delle due coppie senza quel clima festoso che c’era stato al loro incontro nel pomeriggio.

Mentre Giacomo procedeva con lentezza verso la casa della ragazza, rifletteva come affrontare il problema della loro relazione che aveva subito un minaccioso stop.

Valutava se chiudere il discorso oppure lasciarlo sul vago con la mitica frase «prendiamoci una pausa di riflessione» che racchiudeva in sé tutto e niente oppure tentare di ricomporre il vaso andato in mille cocci. Però si chiedeva se le sue erano solo fantasie oppure se esisteva un sicuro rapporto tra loro. Per questo motivo si mostrava incerto sul come parlare e da dove cominciare.

Laura, raggomitolata sul sedile come se dovesse difendersi da un misterioso nemico, continuava a riflettere su lei e su Giacomo. «Mi spiace perderlo ma … abbiamo sensibilità differenti e visioni della vita difformi …Uffa! Non sono capace di tenere a freno la lingua. Devo esternare quello che penso senza pensare che posso ferire l’interlocutore. Quando imparerò a crescere?» Però non si decideva di gettare il ramoscello di ulivo tra loro e rimaneva sulle sue.

Laura” cominciò col tono delle occasioni importanti. “Mi rendo conto che ci conosciamo da poco e non sappiamo quasi nulla di noi. A volte mi sembra da sempre e altre invece siamo due estranei. Lo ammetto, sono permaloso e tendo a chiudermi a riccio per difendermi e lasciar scorrere vento e tempesta in attesa del sereno. Però preferisco essere sincero con me stesso e con gli altri anche se posso apparire freddo e distaccato …”

Giacomo si accorse che stava facendo un discorso troppo lungo per quello che aveva in mente e doveva in qualche modo condensarlo, perché correva il rischio di perdersi nelle parole e non farsi comprendere.

Veniamo al concreto” riprese dopo una breve pausa. “Pensiamo di proseguire quella che appare una relazione oppure restiamo buoni amici accomunati dal progetto del Borgo?”

Laura ascoltava in silenzio e percepiva di essere ancora più confusa sui sentimenti e sui pensieri. Giacomo le chiedeva cosa fare del loro futuro e lei non decideva come comportarsi. Si sentiva irresoluta al contrario della sua natura dinamica e decisa. Si domandava le motivazioni di tanta indecisione, finché. senza contare fino a dieci, cominciò a parlare.

Penso che la cosa migliore sia rimanere buoni amici e se tu vorrai continuare a dare il tuo apporto al progetto, sei il benvenuto”.

Poi tacque fino all’arrivo sotto casa.

Eva, mentre percorrevano la via Emilia per tornare a Modena, cominciò a parlare di Giacomo e Laura.

Non riesco a comprenderli …”

Perché?” chiese il ragazzo.

Si beccano da morire ma poi ci cercano con gli occhi …” spiegò la ragazza.

Non ci vedo niente di strano. Stanno cementando il loro rapporto. Forse hai dimenticato le nostre baruffe…”.

E no! Se non mi fossi dimostrata arrendevole, cercando di ricomporre il litigio, la nostra relazione sarebbe finita da un pezzo, mio caro con i piatti che volavano per l’aria” replicò un po’ risentita.

Dobbiamo litigare tra noi per commentare i litigi degli altri?” domandò smorzando il tono della voce. “Però, ammetti, ha rinsaldato la nostra relazione. Ci ha fatto capire tanto di noi senza veli o ipocrisie. Ho visto tanti rapporti apparentemente felici e sereni, senza screzi finire senza motivi seri. Semplicemente perché non si erano mai capiti”.

Eva rifletté su queste parole che riassumevano la loro relazione. «Sì, tante baruffe ma sempre terminate con delle spiegazioni convincenti. Questo ci ha permesso di crescere e maturare, eliminando zavorre e falsi problemi».

In effetti hai ragione” rispose la ragazza. “Da quando si conoscono? Quante volte sono usciti insieme?”

Se è vero quello che hanno detto da poco più di un mese. E a parte le lunghe chiacchierate per il Borgo, c’è rimasto ben poco per conoscersi. E poi chi non ci sarebbe rimasto male, ascoltando dalla compagna o compagno che non gli ha parlato dei sogni, perché lui o lei non hanno la sensibilità di udire voci misteriose”.

Un’allegra risata risuonò nell’abitacolo dell’auto. Il pensiero che delle pietre diroccate potessero parlare scatenava tutte le volte un’ilarità irrefrenabile tra i due ragazzi.

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La Bagnante da Facebook a Twitter

Do’ una mano a Grazia Giordani per tenere vivo il ricordo di suo padre, un celebre scultore, Giorgio Giordani.
Vorrei sottolineare che questo è un reblog da La giornalista curiosa di Grazia Giordani e che Giorgio Giordani è il padre di Grazia Giordani.
 

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Il Borgo – Capitolo 17

Mia madre muore dalla voglia di conoscerti” gli disse dandogli un bacio, mentre Giacomo avviava l’auto per partire.

Beh! A dire il vero … io no!” rispose ridendo.

Non ti mangia! E’ un po’ invadente ma tutto sommato innocua! E’ semplicemente curiosa” replicò, agganciando la cintura. Non poteva confessargli che Emma voleva vederlo, perché con lei i ragazzi duravano un battito di ciglia prima di sparire per sempre. Rifletté che era inutile girarci intorno: il suo carattere poco malleabile li faceva desistere dopo pochi incontri.

Mi basta la mia … La tua te la lascio volentieri” aggiunse col viso serio. «Ci mancherebbe altro di conoscere i genitori di Laura. Siamo alle schermaglie iniziali e non so nemmeno se mi piace veramente» concluse silenziosamente.

Dove andiamo?” gli chiese, cambiando l’argomento del discorso, perché rischiava di lasciarsi sfuggire qualche parola di troppo. Giacomo le piaceva senza mezzi termini e non voleva dar sfogo al lato ruvido della sua personalità. Quindi era opportuno dirottare la conversazione su altri campi meno scivolosi e infidi.

Pensavo … Veramente non mi viene in mente nulla di particolare”. Il ragazzo fece una pausa prolungata nel tentativo vano di inventarsi qualcosa di interessante. Tutto fu inutile, perché aveva un buco nero nella testa. Alla fine uscì con una proposta non troppo originale: “Tu cosa dici se facciamo quattro passi in centro e poi andiamo a prenderci una bella cioccolata calda al Giardino delle Camelie …”

E dov’è?” chiese stupita la ragazza.

Non lo conosci?”.

Mai sentito prima di questo momento” replicò divertita. In effetti frequentava ben poco i locali di Bologna. «E con chi li dovrei frequentare? Amiche ne ho pochine. I ragazzi scappano …» pensò sospirando.

Dietro alla torre degli Asinelli … Elegantissima come sei dopo che ti ho fatto fare passerella in centro non posso portarti in un locale qualunque …” rispose serio Giacomo.

Mi stai prendendo in giro?” disse Laura fingendo contrarietà ma lusingata da quelle parole che ascoltava assai raramente.

Mai stato più serio di così! Perché dovrei prenderti in giro …”.

Chissà che aspetto hai, quando non lo sei!” replicò mandandogli un bacio con la mano mentre interrompeva il discorso del ragazzo. Immaginava cosa avrebbe aggiunto ma preferiva lasciar sfumare il discorso nell’indeterminatezza.

Passeggiarono come due innamorati mano nella mano per le vie centrali di Bologna, guardando negozi e frequentando librerie. Erano appena giunti alla sala da tè, quando Eva chiamò Laura.

Ciao. Dove siete?” le chiese tutta allegra.

Siamo appena arrivati a Bologna e stiamo andando verso il centro …”

Se vi sbrigate, potete gustare un’ottima cioccolata in tazza”.

Dove?”

In San Vitale, duecento metri dietro la torre degli Asinelli. Il Giardino delle Camelie. Sono qui con Giacomo”.

A dopo” rispose Eva.

Non passò molto tempo dalla telefonata, quando i due ragazzi comparvero nel locale. Subito l’atmosfera divenne cordiale e gioiosa con scambi di battute e tante risate.

Hai più ascoltato la voce del Borgo?” chiese Marco visibilmente curioso con un sottofondo di ironia.

E sì!” Fu la pronta replica di Laura, mentre Giacomo la osservava tra lo stupito e l’interessato.

Mi appare in sogno quasi tutte le notti. E mi chiede …”.

Non mi hai mai detto nulla” disse un po’ amareggiato il ragazzo. “Pensavo che dopo quella domenica …”

Pensi male” lo interruppe acidamente. “Non te ne ho parlato perché eri incredulo quel giorno …”.

… Non potevo mentirti. Ero sincero nell’affermare che non avevo udito nessuna voce a parte il sibilo del vento …”.

Calma, ragazzi!” Intervenne Eva da paciere, notando come l’atmosfera da gaia e allegra si stava trasformando in una rissa senza esclusione di colpi. “Non possiamo incolpare Giacomo di qualcosa che non ha fatto. Ammette con sincerità di non aver udito nulla. Ci scommetto che la prossima volta avvertirà pure lui il richiamo del Borgo”.

La ragazza era irritata col suo compagno che aveva riaperto una vecchia discussione più con l’intento di ironizzare che discutere sulla sensibilità delle persone.

Marco provò a mettere un ramoscello di ulivo tra Giacomo e Laura.

Non era mia intenzione di scatenare una baruffa tra voi sul Borgo. La mia era semplice curiosità, poiché Laura ne aveva accennato. Sono sicuro che parlerà pure a noi, quando saprà che siamo sulla stessa barca pronti a dargli una mano per ritornare a vivere”.

Giacomo rimase col viso imbronciato, perché non si aspettava che Laura ne avesse fatto cenno con Marco di sentire durante il sonno la voce del Borgo, mentre l’aveva ignorato completamente. Non riusciva a dare una spiegazione a questo comportamento.

Eva lo strinse forte tra le braccia per consolarlo.

Dai, fa un bel sorriso!” gli disse. “Laura non intendeva nasconderti nulla. Ha ritenuto non opportuno parlartene in questo momento ma l’avrebbe fatto alla prima occasione. Tutto qui!” Poi dopo una breve pausa, nella quale tutti erano rimasti in silenzio riprese a parlare. “Il Borgo ci ha adottati. Sa che potrà contare sul nostro entusiasmo e volontà di riuscire nell’impresa di farlo rinascere. Credo che avrà molte storie da raccontarci, quando l’andremo a trovare la prossima volta”.

Laura rimaneva silenziosa ed era irritata con se stessa, perché si era ripromessa di non mostrarsi scontrosa ma non c’era riuscita. «Devo contare fino a dieci prima di replicare» si ripropose, perché non era stato in grado di controllare le parole e la voce poco prima. Però quello che le dava maggiormente fastidio era il tono sarcastico di Giacomo che metteva in dubbio le sue affermazioni.

Per contro il ragazzo aveva cambiato umore e si era chiuso su stesso. «Quando si comporta così acidamente e sferzante, non riesco a sopportarla. Mi alzerei e me ne andrei per non vederla» disse a se stesso, cercando di dominare il nervosismo che lievitava lentamente. Sapeva che in queste condizioni era come una pentola a pressione con la valvola inceppata. Poteva esplodere in un qualsiasi momento. Si alzò cercando di dissimulare la collera dentro di sé.

Vado un attimo in bagno” disse con tono piatto e si avviò seguito da Marco.

Aspettami. Vengo con te”. Lo raggiunse e gli mise una mano sulla spalla.

A Laura veniva da piangere perché stava rovinando tutto quello che con pazienza aveva costruito fino a quel momento.

Vedi” cominciò Eva osservando l’occhio umido dell’amica. “Gli uomini non sono sensibili come noi. Non riescono a percepire quelli voci, quei sussurri che la nostra sensibilità avverte. Loro sono pratici e ruvidi e non ci capiscono a volte …”.

No. Giacomo non è così. E’ colpa mia che non riesco a tenere a freno la lingua …”.

Non è successo nulla” tentò di consolarla Eva. “Quando tornano sarà tutto passato. Non sai quante volte ho bisticciato con Marco. Poi un bacio e via! Amici come prima”.

Sarà ma non ci credo” replicò contrita Laura.

Stanno tornando. Un bel sorriso e un bacio prima che si sieda. Questo è un toccasana” le disse sorridente.

La ragazza si alzò per andare incontro a Giacomo.

Scusa per prima” e gli diede un bacio sulle labbra.

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Il Borgo – capitolo 16

La fanpage del Borgo vide finalmente la luce e con essa anche le prime richieste di chiarimenti. Laura per dieci giorni si immerse pienamente nell’esame di Comunicazione Giornalistica, suscitando interesse con la sua tesina d’esame.

Ha scritto un bel pezzo di articolo giornalistico” le disse il professore dopo averlo letto. “Dimostra maturità e partecipazione attiva trasformando informazioni in qualcosa di pulsante, esattamente come dovrebbe essere l’impegno del giornalista. Si sente partecipazione nell’illustrare la notizia, in quell’atto di accusa per l’oblio verso questi luoghi una volta pieni di vita ma ora ridotti a scheletri silenziosi”.

Le parole del professore la colpirono moltissimo facendole comprendere che il giornalista va in cerca di notizie ma poi le deve rivestire con le sensazioni che esse danno per rendere partecipe anche il lettore di quello che succede.

Questo penultimo ostacolo sulla strada della laurea venne superato brillantemente, tanto che al termine della prova ebbe i complimenti della commissione e altri dodici crediti scritti sul suo libretto.

Adesso poteva dedicarsi senza assili al progetto, a riprendere il filo del discorso col Borgo, che aveva dovuto accantonare per non essere distratta nella preparazione dell’esame. L’ultimo era tra tre mesi e non aveva particolari difficoltà. In novembre avrebbe preso accordi per la tesi finale. Dunque aveva tempo in abbondanza a disposizione.

Concordò con Eva di vedersi il secondo sabato di ottobre dopo che per diverse volte si era rimandato l’incontro per una causa o per l’altra. Giacomo faceva il pendolare mentre prendeva confidenza col nuovo lavoro. Eva avrebbe iniziato il suo stage di due mesi a Bologna col primo di novembre, mentre Marco continuava a fotografare. Però qualche altro attore si stava proponendo attraverso la fanpage per dare una mano nel recupero del Borgo ma erano ancora vaghe figure sfumate sull’orizzonte.

Emma continuava ad aggirarsi col passo felpato del gatto svelto a gettarsi sulla preda, perché con discrezione ascoltava e valutava le mosse della figlia senza però scoprire nulla di più di quel che conosceva già.

Quel Giacomo è tenace” rifletteva sorniona e curiosa. Avrebbe voluto che la figlia trovasse un bravo ragazzo come lei aveva ritenuto a suo tempo Ernesto, anche se ultimamente lasciava un po’ a desiderare. Tutto sommato, si diceva, era meglio di tanti altri mariti di sua conoscenza. Aveva visto sbriciolarsi tanti matrimoni negli ultimi anni che pur con qualche difetto evidenziato di recente era pur sempre una persona con la quale stava ancora bene insieme. Arrivata alla soglia dei cinquant’anni e dei venticinque di matrimonio pensava che sarebbe stato difficile trovare una persona migliore di lui. Quindi era sufficiente chiudere un occhio, fingere di non vedere e sopportare. “Quel ragazzo ha del fegato, perché continua a telefonare nonostante Laura sia sempre pronta a sbranarlo e farlo a pezzi, soprattutto con la luna di traverso. Mi piacerebbe tanto conoscerlo, vederlo di persona ma se ci provo …”. Però non tentava mai.

Arrivato il sabato del sospirato incontro a quattro, Laura al termine del pranzo si barricò nella sua stanza, mentre Ernesto si stravaccava sul divano dinnanzi alla Tv per guardare i programmi sportivi di Sky. Emma sospirando in cucina infilava nella lavastoviglie piatti e bicchieri, quando il suo udito fine sentì il telefono di Laura squillare.

Se abbassasse l’audio del televisore, potrei ascoltare quello che dice” si disse innervosita dalla voce petulante del cronista sportivo. In un momento di calma udì «… allora passi da casa a prendermi …» e basta perché tutto fu coperto nuovamente dal suono della Tv. “Se potessi .. ti sbatterei in testa questo piatto …” disse con un filo di voce irata e innervosita. Non era riuscita a capire quando sarebbe arrivato Giacomo con suo disappunto.

Era ancora in cucina, quando ascoltò un colpo di clacson deciso. “Sta a vedere che è il nostro Giacomo” disse avviandosi verso la finestra che dava sulla strada, quando si fermò stupita. Laura era agghindata con pantaloni e camicetta elegantissima e in mano teneva un cappotto leggero. Emma non ricordava nemmeno che la figlia possedesse quei capi d’abbigliamento.

Dove sta andando? A qualche festa elegante?…” disse la madre guardandola sbalordita. Quasi non la riconosceva. «Se invece di infagottarsi con jeans sdruciti e maglione, si vestisse come oggi farebbe stragi di cuori maschili. Ma …» rifletteva osservandola come era vestita.

Uffa! Mamma! Sempre a chiedere … dove vai? come sei elegante … Sto uscendo e basta …” rispose trattenendo il tono della voce con molta fatica.

Che esci, lo vedo da me … Non penso che stai in casa vestita così …” replicò ironica.

La ragazza fece spallucce e proseguì come se le ultime parole della madre non le avesse pronunciate.

Non aspettatemi per cena. Resto fuori …”.

Non fare tardi. Prendi la macchina?” domandò sorniona.

No!” fu la risposta secca di Laura.

Ah! Come torni stanotte?”

E’ un interrogatorio in piena regola questo?” replicò piuttosto irritata.

No, no! Mi chiedevo ..”

Fai troppe domande, mamma!”

Ehi, voi due … avete finito di bisticciare?” disse con tono secco Ernesto.

Ciao!”

Fa la brava e non tornare troppo tardi” le disse baciandola sulla guancia con affetto per poi precipitarsi alla finestra.

Vide solo una vecchia punto e Laura infilarsi sul lato del passeggero.

Sarà per la prossima volta” disse a malincuore.

Ernesto …”.

Che c’è ancora?” rispose irato.

Nulla, nulla. Continua a guardarti il tuo televisore”.

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Il Borgo – Capitolo 15

Ciao, Eva” disse con un tono pieno di calore.

Ciao, Laura. Sono a Bologna. Nel pomeriggio mi aspettano in uno studio di architetti per discutere un periodo di tirocinio presso di loro. Se non hai impegni, che ne diresti di pranzare insieme?”

La ragazza sbiancò e rimase in silenzio inebetita. «Oggi due inviti. Troppa grazia… ma preferisco Giacomo a Eva con tutto il rispetto per lei» rifletté con rapidità ma insufficiente a metterla a tacere. La ragazza riprese a parlare, avendo percepito che c’erano degli impedimenti.

Se sei impegnata, sarà per un’altra volta. Non mi offendo se mi dici di no. Se trovo l’accordo, passerò qualche mese a Bologna. Avremo modo di frequentarci in molte altre occasioni” continuò un po’ mortificata per la mancata compagnia che avrebbe gradito. Non le piaceva pranzare da sola “Mi avrebbe fatto piacere rivederti e parlare un po’ con te. Pensavo, se non hai nulla in contrario, di parlare con quegli architetti del nostro progetto …”.

Lasciami un quarto d’ora di riflessione e ti dico qualcosa. Un sì o un no. Sarebbe favoloso se uno studio di architettura ci desse una mano” replicò rinfrancata.

Bon! Aspetto una tua telefonata” disse chiudendo la conversazione.

Questa telefonata aveva sparigliato le carte a Laura, che da un lato voleva rivedere Giacomo per ascoltare quello che le voleva dire ma da un altro punto di vista le avrebbe fatto piacere incontrare Eva per parlare del Borgo. Trasformare un incontro piacevole a due in uno a tre non le garbava molto, perché il ricordo di quel mercoledì sera di due settimane prima era troppo bello per essere sciupato dalla presenza di Eva. Ragionò che mettersi in contatto con Giacomo prima del tempo presentava il rischio di creargli qualche imbarazzo e concluse che doveva ringraziarla per l’invito rispondendo negativamente.

Recuperato il numero, la chiamò.

Ciao, Eva. Mi dispiace non poterci vedere ma …” fece una sospensione traendo un profondo sospiro. “Oggi ho un appuntamento con Giacomo e …”.

Avevo compreso che eri impegnata. Ma credo che, se va in porto lo stage, ci saranno molte altre occasioni per stare insieme. Capisco che la mia presenza sarebbe un po’ ingombrante. Sono veramente felice per te. Formate una bella coppia. Giacomo, secondo me, è il ragazzo che si adatta perfettamente alla tua personalità. Maturo, dolce, con un pizzico di romanticismo che non guasta è un ragazzo da frequentare. Che ne dici di organizzare qualcosa per sabato sera qui a Bologna per noi quattro?”

Sei veramente un’amica, Eva” rispose sollevata Laura. “Ne parlo con Giacomo e ci mettiamo d’accordo. In bocca al lupo per oggi pomeriggio”.

Grazie e a risentirci presto”.

Guardò nuovamente l’ora: mancava appena mezz’ora all’appuntamento. “E’ ora di muoversi” rifletté, mettendo il netbook nella tracolla. “Pago e poi mi avvio verso la Montagnola”.

Si stava alzando, quando il telefono reclamò la sua attenzione.

Ciao! Com’è andata?” chiese Laura, trattenendo il sospiro.

Bene, bene! Si comincia il primo ottobre. La paga non è esaltante ma l’importante è rompere il ghiaccio!” esclamò tutto contento.

Allora grandi festeggiamenti oggi!” replicò piena di entusiasmo per la bella notizia ricevuta. “Dove sei? Io sono da Zanarini … in centro”.

Ti raggiungo!” rispose euforico perché aveva rimediato un’assunzione a tempo determinato per almeno due anni e un’esperienza formativa interessante, secondo il suo punto di vista. “Prendiamo un aperitivo poi …”.

Poi decidiamo cosa fare. Ti aspetto. Sai dov’è?” gli domandò incerta.

Vagamente”.

Ascoltami con attenzione. Percorri tutta via Indipendenza fino alla fontana del Nettuno. Attraversi la piazza verso il portici del Pavaglione. Costeggi San Petronio, lasciandola alla tua destra. Cinquanta metri dopo arrivi in piazza Galvani. Zanarini è sul fondo a sinistra sotto il porticato. Sali al primo piano. Sono in tavolo d’angolo. Ma ti vedrò subito”.

Ho capito. Tra un po’ ti raggiungo”.

Un bel bacio sonoro risuonò a chiusura della conversazione.

Che splendida notizia!” Fu la prima frase che gli disse, abbracciandolo con calore all’arrivo. “Dunque dal primo ottobre sei a Bologna! Farai il pendolare oppure ti cerchi una stanza?” gli chiese mentre si si sistemavano al tavolino.

Sono talmente gassato che non riesco ancora a pensare lucidamente! Pensa dopo tre mesi dalla laurea un posto! Leggendo sui giornali che tanti giovani laureati sono in cerca di un’occupazione dopo anni, mi sembra un sogno. Non ci credo ancora! Dammi un pizzicotto! Sono sveglio o sto ancora dormendo?”

No! Un bel bacio!” replicò sorridente e felice Laura.

Stiamo dando spettacolo …” rispose un po’ intimidito Giacomo, riprendendo il controllo delle proprie emozioni.

E chi se ne frega! Non hanno mai visto due giovani felici?”.

La ragazza gli mollò un altro bacio ancora più sonoro del primo, mentre alcune persone nei tavoli adiacenti sorridevano e commentavano le loro prodezze sonore.

Cameriere!” quasi urlò nel tentativo di richiamare l’attenzione, mentre agitava le mani.

Due gin fizz con qualche tartina e stuzzichino! Abbiamo fame …” gli ordinò, attirato dalla voce e dai gesti di Eva, e subito dopo gli sussurrò in un orecchio “di baci e di amore”.

Ormai l’aveva detto ma sentiva dentro di sé che questa era la verità.

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Il Borgo – Capitolo 14

Mamma, quanto sei curiosa!” borbottò scontrosa, scottandosi il palato. Deposta la tazzina ancora mezza piena, rispose alla chiamata, mentre infilava lo spolverino.

Ciao” disse tutta allegra, cambiando umore con un’inversione a U.

Sei libera?” le rispose con una domanda una voce familiare.

Adesso no ma più tardi sì”.

Per qualche secondo non udì nulla. Cominciava a spazientirsi. Le telefonate indovinello non facevano per lei. Poche parole ma concise erano il suo verbo.

Ci sei ancora o si è seccata la lingua?” chiese pungente.

Niente, niente. Non ti sento dell’umore buono” rispose come se fosse pentito della telefonata. “Oggi ho il colloquio definitivo. Poi pensavo, ma forse ho pensato male, che avremo potuto vederci a pranzo. Ma …”

Ma certamente per mezzogiorno sono libera. Dunque pensi di accettare quel posto a Sasso Marconi?”

Veramente …” e fece una pausa. “Veramente dipende se sono loro disponibili a prendere me … Diciamo intorno alle tredici. Solito posto?”

Quale?”

Ma quello dell’ultima volta!”

Perfetto! Ci sarò. Ti saluto. Ti lascio. Sono terribilmente in ritardo” e chiuse la conversazione.

La madre la guardò sorridente e le chiese se era a pranzo con loro, ben sapendo che era una domanda inutile.

Uffa, mamma! Ormai sono una donna … Devo renderti conto di tutto?” replicò mentre chiudeva l’uscio di casa.

Velocemente s’incamminò verso la fermata del bus, perché la segreteria era difficile da raggiungere con l’auto e ancor più complicato il parcheggio.

Laura aveva la testa in subbuglio tra il pensare agli incubi notturni, nei quali il Borgo l’aveva accusata di abbandono, a Giacomo, che la intrigava, e all’Università, che con pochi esami alla laurea avrebbe dovuto essere in cima ai suoi pensieri. Però la telefonata l’aveva messa di buon umore. «Giacomo mi garba ma a volte è … troppo incerto, timoroso nell’estrarre due parole dolci» si diceva, pensando che lei fosse uno zuccherino con lui e loquace come una comare.

L’autobus la scaricò in via Filopanti a qualche centinaio di metri dalla segreteria. Si concentrò su quello che doveva fare, ricapitolando se tutto il necessario era nella tracolla. Sbuffò, vedendo la coda. Sembrava che tutti gli studenti della facoltà di Lettere e filosofia si fossero dati appuntamento davanti a quei tre sportelli.

E va bene! Mentre passo dopo passo mi avvicino, ho tutto il tempo di riflettere”.

Salutò qualche amico, qualche ex, un paio di ragazze intravviste di sfuggita nel laboratorio di Processi cognitivi, che avevano fatto gruppo con lei. Quindi cercò di estraniarsi dal suono cacofonico di molte voci, che ciarlavano di tutto e di niente.

Il Borgo stanotte mi ha ammonita, perché dopo l’ultima visita sono sparita. Però ha un bel da dire lui” diceva a se stessa mentre pensava a quei ruderi come a un essere umano pensante e respirante. “Col tempo incerto i cartelli sconsigliano di recarsi su per la salita per il rischio di frane o smottamenti. Dovrebbe aver capito che sono due settimane che lavoro solo per lui, trascurando la preparazione di un esame pesante come Comunicazione giornalistica. L’appello è tra sei giorni e dei cinque testi ne ho letti solo tre! Però…”.

Un lungo sospiro fu interrotto da una spinta abbastanza ruvida di qualcuno dietro di lei. Stava per girarsi e mandare a quel paese quel maleducato, quando si avvide che era il suo turno. Rinunciò a mangiarlo vivo e si affrettò allo sportello per espletare tutte le pratiche necessarie per l’esame ormai imminente e presentare la documentazione per avviare il tirocinio previsto nel suo piano di studi, che non poteva rimandare, se pensava di laurearsi nella prossima sessione estiva.

Dopo un’estenuante braccio di ferro con la segretaria, una signora anziana e pignola, perché non voleva accettare il plico cartaceo con la tesina d’esame. A suo dire non trovava riscontro nel database di quella elettronica inviata via mail nonostante Laura producesse una stampa del messaggio inviato. Finalmente dopo tanti solleciti da parte di chi la seguiva in coda la ragazza riuscì a convincerla a mettere un bel timbro sui fogli e iscriverla all’esame orale.

Sudata e arrabbiata, perché nell’era del web si doveva ancora fare la coda per sostenere un esame, guardò l’ora per sincerarsi di non fare tardi all’appuntamento con Giacomo. Mancavano ancora due ore abbondanti all’incontro, mentre lo stomaco reclamava qualcosa. Si ricordò che per la fretta aveva trangugiato solo una mezza tazzina di caffè, perché era arrivata la telefonata del ragazzo.

Arrivo fino da Zanarini. Non ci sono ancora stata dopo la riapertura e mi faccio una ricca colazione” disse mentre con passo svelto da via Zamboni raggiungeva Piazza Galvani, nel centro di Bologna.

Sistematasi nella sala al primo piano in un tavolino d’angolo, ordinò un cappuccino e una brioche integrale vuota. Nell’attesa estrasse dalla tracolla, che conteneva di tutto, il netbook da nove pollici con internet key, per rileggere la tesina del prossimo esame che titolava Alla scoperta dei borghi dimenticati. Era sotto forma di pezzo giornalistico d’inchiesta. Sperava che piacesse e che fosse pubblicato su giornalismi.net. Aveva preso lo spunto per scriverlo dagli articoli di Paolo Rumiz durante la sua ricerca ai posti abbandonati o fantasma, apparsi nel mese di agosto dell’anno precedente. Il documento era anteriore alla scoperta del Borgo e di questa esperienza non ne aveva tenuto conto. Non aveva ritenuto opportuno modificarlo, anche se per l’esattezza non ci aveva pensato per niente.

Anche se la leggo, non la posso più correggere, perché entrambe le copie sono depositate in segreteria”. Il pensiero della lunga discussione avvenuta pochi minuti prima era ancora ben presente in lei. “Quella vecchia arpia ha messo mille cavilli per accettarla. Ho faticato molto a non morderla come se fossi un vampiro. Mi sa che ci sarebbe stato poco sangue da succhiare”. E aperto il documento, lo cominciò a scorrere.

Alla scoperta dei borghi dimenticati1

Il giornalismo d’inchiesta è qualcosa di diverso dal normale giornalismo d’informazione, perché presuppone un lavoro di ricerca della “notizia” con un approfondimento ben superiore a quello che è necessario nel trattare qualsiasi altra notizia o evento di cronaca.

E’ quel giornalismo chenon si ferma ai comunicati stampa e alle dichiarazioni ufficiali, ma scava in profondità alla ricerca di informazioni importanti per la collettività.

Quello che conta, alla fine, è la loro attendibilità: l’autore di un’inchiesta raccoglie quante più fonti possibili per mettere insieme elementi inconfutabili su un tema di rilevanza pubblica di cui, talvolta, si vogliono tenere segreti alcuni dettagli.

Certo, non manca chi sostiene che il giornalismo per sua natura sia sempre investigativo perché la raccolta delle notizie implica la ricerca dei fatti. Nella pratica di tutti i giorni, con vincoli di tempo e di spazio, la differenza esiste: “Il lavoro del reporter ordinario – è stato scritto – è riportare che qualcosa è accaduto. La sfida del reporter investigativo è scoprire perché”.

Il referente del giornalista d’inchiesta è il lettore, al cui servizio si pone con l’unico fine di fornirgli un’informazione approfondita, puntuale e corretta, fatta di dati oggettivi ma anche analizzati nei suoi aspetti in termini di società e di costume.

Pertanto partendo da questi presupposti che ritengo fondamentali, mi propongo di parlare di quei luoghi dimenticati che un tempo, nemmeno troppo remoto, erano abitati o erano ritenuti anche strategicamente importanti per la loro posizione ma che nel corso degli anni si sono spopolati, sono stati abbandonati e lasciati all’incuria degli elementi, diventando di fatto dei paesi fantasma. Quelli che gli americano chiamano Ghost Town, mete di festosi pellegrinaggi turistici.

Secondo alcune statistiche, ma non esiste nulla di ufficiale, sarebbero cinque o seimila, secondo altri oltre diecimila. Di sicuro sono posti che meriterebbero maggior rispetto ma ..

Un trillo interruppe la lettura. Guardò l’ora: era poco meno di mezzogiorno e notò il nome sul display.

Un sorriso comparve sul viso di Laura.

1Alcuni pezzi del documento Alla scoperta dei borghi dimenticati sono tratti dalla tesina di Fabrizio Gatti – Giornalismo d’inchiesta pubblicato di Giornalismi.net
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Ancora su Hena e Grazia. Un bel articolo di giornale. Chissà se Pupi Avati si farà avanti.
Speriamolo

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Il Borgo – Capitolo 13

In realtà la fanpage non fu pubblicata come sperava Laura, perché alcuni intoppi, la presentazione per nulla accattivante la bloccarono per i correttivi necessari. Anche l’incontro programmato saltò a data da destinarsi, perché non riuscirono a trovare una data che potesse andare bene a tutti.

La ragazza, lavorando alla fanpage, si dimenticò di tutto il resto, studi compresi. Sembrava che dentro di lei ci fosse un fuoco sacro da tenere ben acceso. Rispondeva a monosillabi alla madre quando tentava di carpire qualche segreto sulle sue attività e sul rapporto con Giacomo.

Erano passate tre settimane da quella prima visita al Borgo e due da quando aveva ascoltato la voce che implorava soccorso. Non erano più tornati lassù, perché il tempo incerto e i fine settimana piovosi lo sconsigliavano. Per questo motivo sentiva un grosso peso sul petto, perché temeva che il Borgo non si aspettasse più nessun aiuto da parte loro.

Le era stato detto che per mettere in moto l’operazione di recupero avrebbe dovuto contattare il sindaco di Castel del Rio, nel cui territorio comunale ricadeva la giurisdizione del Borgo.

C’è tempo” disse mentre eseguiva gli ultimi ritocchi alla pagina su Facebook, che voleva pubblicare prima possibile dopo il ritardo accumulato con la precedente versione. “La fanpage deve essere accattivante al massimo per attirare il maggior numero di persone”.

Era intenta a rimuginare questi pensieri, quando il telefono prese a squillare. Lo guardò infastidita, cercando di leggere il nome dello scocciatore. “Giacomo! Che vuole a quest’ora?” disse osservando l’orario 23 e 08.

Ciao” rispose brusca.

Avevo voglia di sentire la tua voce” disse il ragazzo con un sospiro.

Ma non ci siamo sentiti via Skype pochi minuti fa?” replicò infastidita e un po’ sgarbata.

Allora buona notte” aggiunse deluso, chiudendo la conversazione.

Laura rimase sorpresa e scosse il capo, perché non aveva compreso pienamente il senso della telefonata, perché se doveva comunicare qualcosa di importante avrebbe dovuto tenere ben altro atteggiamento.

Se aveva voglia di cazzeggiare, non sono dell’umore buono” disse riponendo il telefono. “Ora è meglio che vada a letto. Questa telefonata fantasma mi ha tolto tutte le idee. Speriamo che domani vada meglio”. Spento il PC si preparò per dormire.

Però il sonno tardava a venire, mentre lei si girava e rigirava nel letto. La chiamata di Giacomo non l’aveva inquadrata, anzi l’aveva destabilizzata come se avesse avuto il potere di ricordarle che era una donna giovane e bella.

Accidenti! Certo lo so che sono una ragazza! Ma ora è prioritario far partire il progetto del recupero. Ci sarà tempo …”. Fece una pausa nelle riflessioni, mentre si voltava dal lato destro a quello sinistro. “Forse voleva dirmi … ma no! Di sicuro voleva dire qualche sdolcinatezza”.

Emma ascoltava in silenzio tutto quel vociare sommesso della figlia, che tanto basso non era. Si interrogava perché fosse sempre così ruvida coi ragazzi finché questi delusi e impauriti non scappavano.

Quel Giacomo mi sembra molto paziente, visto che resiste per ore ad ascoltare mia figlia che pare sempre pronta a mangiarlo o spellarlo vivo” rifletté sentendola agitarsi nel letto.

Si diceva, sconsolata, che era inutile parlare di questi argomenti col marito, perché gli uomini discutono solo di calcio e non capiscono nulla dei sentimenti.

Se a Ernesto chiedo qualcosa del Bologna, di Malesani, di Di Vaio o Perez, gli si illuminano gli occhi e parte in quarta a disquisire come dovrebbero disporsi in campo e quale tattica tenere. Se invece parliamo di nostra figlia, di un possibile ragazzo, alza le spalle e grugnisce qualche parola. Che è tocca, che dovrebbe farsi benedire a Sarsina per diventare più malleabile e incatenare un pretendente, che rimarrà zitella a vita. ‘Ce la dobbiamo tenere per sempre, Emma! Chi vuoi che prenda una matta per le mani!’ E ogni discorso è troncato, mentre torna a leggere lo Stadio”.

Scuoteva la testa la donna, mentre si preparava per la notte.

Mentre la madre era impegnata in queste riflessioni amare, Laura era sempre più agitata nel sonno che andava e veniva come la luce del faro. Brevi sonnellini, intervallati da risvegli bruschi. Il Borgo che la rimproverava che l’avevano abbandonato. Giacomo che voleva dirle qualcosa ma che non capiva o forse non aveva tempo di ascoltare.

La notte si stava consumando tra sogni e incubi, quando la sveglia suonò con insistenza. Doveva recarsi con urgenza alla segreteria di facoltà per sistemare alcune pratiche burocratiche per il prossimo esame. Nelle ultime settimane, assorbita com’era dal progetto del Borgo, aveva rimandato di giorno in giorno l’espletamento di queste incombenze noiose ma fondamentali, se voleva utilizzare l’appello di fine settembre. Il primo a inizio mese era già volato via ma al secondo appuntamento non poteva mancare. Laura, zittita con una manata la suoneria, si alzò stanca, assonnata e terribilmente irritata, perché nulla andava secondo i suoi voleri.

Devo sbrigarmi, se voglio essere alle nove in segreteria” si disse mentre trascinava i piedi verso il bagno.

La chiamata di Giacomo della sera precedente continuava a frullarle per la testa. “Cosa voleva dirmi?” si domandò, quando udì la voce della madre. “Laura, qualcosa che non va?”. “No, mamma. Ho semplicemente dormito male” rispose sapendo di mentire.

Pensò che le mamme si preoccupavano troppo delle faccende personali dei figli, impicciandosi di questioni che non le riguardavano. “Mia madre conferma la regola” disse mentre faceva la doccia.

Ti preparo la colazione oppure la fai fuori?” le chiese tutta premurosa.

Uffa! Non lo so ancora … Forse un bel caffè forte e nero lo prendo volentieri” disse con tono leggermente addolcito.

Si vestì in fretta, perché come al solito era in ritardo e si precipitò di corsa in cucina, mentre sentiva l’inconfondibile aroma del caffè che borbottava nella Moka Bialetti. Stava sorseggiando quel liquido nero e bollente, quanto il telefonò segnalò con le noti di una musichina una telefonata.

Emma gettò uno sguardo sul display illuminato e lesse un nome. “E’ testardo il ragazzo! Ma anche paziente” si disse in silenzio, sorridendo.

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Il Borgo – Capitolo 12

Eva se ne stava accoccolata sul divano nella casa di Marco a Modena, mentre osservavano le fotografie scattate la domenica appena passata.

Le istantanee erano impeccabili, almeno questa era la sua opinione anche se il compagno ci trovava mille difetti.

Vedi” le disse. “Qui non ci siamo. La visuale è scentrata e la luminosità non è perfetta”.

La ragazza stringeva gli occhi come per mettere a fuoco meglio tutte queste imperfezioni ma non notava nulla di tutto quello che le indicava.

Sarà come dici tu” rispose per nulla convinta. “Per me è perfetta” e passava a quella successiva.

Non tenerla così” la rimproverò bonario. “Lasci delle ditate sul lucido”.

Lei sollevò un sopracciglio senza replicare. Quando si comportava così in maniera pignolesca faticava a sopportarlo. «E’ il suo modo di concepire la fotografia. Un amore viscerale e smisurato. Per me è solo l’istantanea di un momento. Il cogliere l’attimo fugace e immortalarlo finché non venga distrutto dal tempo. Però ..». Sospirò e tenne delicatamente fra le dita l’istantanea, avendo cura di non toccare la parte lucida.

Ti ricordi che quel giorno ..” riprese il ragazzo.

Cosa?” gli chiese stupita.

Quel giorno nella pineta sentivamo lo scirocco e ti dovevo tenere a bada. C’erano tanti bambini ..”

Sarà come dici” rispose ridendo. “Ma non mi sembravi che la vista di quei ragazzini ti tenesse a freno ..”.

Eva rise di gusto, perché Marco era molto abile nel girare gli eventi scaricandoli sull’altro.

Quel giorno .. lo ricordo bene .. Se non mi fossi imposta avresti fatto all’amore sul sentiero dove passavano tutti, incurante di bambini, madre e chissà quanti altri ..”

No, no.. ricordi male .. Guarda queste fotografie ..” e gliene mostrò una decina dove si vedeva solo lei in posizioni differenti.

Appunto!” replicò sorridente. “E’ come dico io! Cercavo di sottrarmi al tuo bombardamento .. Però ..” e tacque.

Guardò con attenzione quelle istantanee che la ritraevano in mille pose differenti. «Sì. E’ veramente abile Marco nel cogliere le espressioni di chi fotografa. Io mi stavo schernendo e gli dicevo che c’erano dei bambini e lui ..» rifletté sorridente nell’esaminare quelle foto.

Però?” chiese incerto il ragazzo. “Cosa c’è che non va?”

Eva lo abbracciò, dopo aver deposto quei cartoncini in bianco e nero sul tavolino.

Nulla! Sono perfette! Hai saputo cogliere il momento nel quale io mi difendevo dalle tue avance! Quando tra qualche anno le rivedrò, saprò con esattezza cosa stavo facendo e dicendo!”

Marco la strinse a sé e la baciò a lungo.

Erano teneramente abbracciati, quando la musica del telefono interruppe i loro pensieri.

Chi sarà quello scocciatore?” sbottò il ragazzo leggendo il display. “E’ Laura. Chissà cosa vuole”.

Ciao”.

Disturbo?” chiese con garbo la ragazza.

Sì! Ero abbracciato ..” cominciò interrompendosi subito, perché Eva lo stava trapassando con uno sguardo di fuoco.

Oh!” mormorò la ragazza. “Mi dispiace di avere interrotto ..”

Ma no! Era solo una battuta! Metto il viva voce così ascolta anche Eva che è qui con me. Dimmi tutto”.

Laura rimase per qualche istante in silenzio, perché aveva compreso perfettamente di essere capitata nel momento sbagliato, interrompendo un momento di intimità tra i due giovani.

Volevo solo dirvi” riprese parlando al plurale. “Io e Giacomo abbiamo creato la fanpage del Borgo con le tue fotografie. Stasera sarà pubblica, accessibile a chiunque. Mi date una mano per diffonderla su Facebook? Più contatti ci sono, più possibilità di trovare sponsor e aiuti”.

Eva gridò qualcosa, che Marco trasmise.

Mandami il link non appena è disponibile. Faremo del nostro meglio per far conoscere la pagina. Ma dimmi hai scoperto altro?”

Domenica scorsa siamo tornati al Borgo e ..”, Sospese per un attimo di parlare incerta se dire quello che voleva raccontare, che qualcuno aveva già giudicato inverosimile. Poi riprese il discorso con decisione. Doveva condividere anche con loro le sensazioni che aveva provato.

Dovete sapere che il Borgo ci ha adottati! Ci ha parlato e ci ha chiesto di salvare la rocca e la chiesa”.

Oramai l’aveva detto e pensò che l’avrebbero giudicata matta.

I due ragazzi si guardarono sorpresi da quello che Laura aveva appena detto.

Eva prese il telefono dalle mani di Marco.

Ciao, Laura. Ho ascoltato le tue parole. Il Borgo ti ha parlato?” domandò stupita.

Sì” rispose con un filo di voce.

Ma è meraviglioso! Cosa ti ha detto in particolare” le chiese, cercando di non lasciar trasparire la sua incredulità.

Mi ha chiesto di far rivivere la rocca e la chiesa. Per il resto ci lascia libera scelta ..”

Ma Giacomo cosa dice?” le chiese trattenendo il riso.

Non saprei.. Era un po’ basito ..” riprese la ragazza.

Ci credo! Lo sarei stata anch’io ascoltando una voce che viene dal tempo remoto ..”,

No, non hai compreso bene cosa volevo dire. In effetti sostiene di non avere udito nulla. Solo il sibilo del vento. Io invece ho sentito distintamente le parole del Borgo .. Peccato che non ci foste anche voi ..”

Sicuramente quando torneremo, lo ascolteremo ..” aggiunse Eva che non voleva deprimere ulteriormente Laura.

Quindi da stasera su Facebook parte la nostra fanpage” continuò tornando all’argomento iniziale. “Mandaci il link così possiamo farlo girare tra i nostri amici. Quando pensi che possiamo incontrarci per discutere del progetto?”

Ma .. non so .. la prossima settimana .. una sera o durante il fine settimana?” domandò incerta.

Che ne dici, Marco?” disse la ragazza rivolgendosi al suo ragazzo. “Una sera della prossima settimana .. Mercoledì .. Non ho lezioni e sono libera”. Il ragazzo annuì vistosamente per confermare la data.

Hai sentito?” le chiese Eva. “Mercoledì prossimo ci andrebbe bene”.

Devo sentire Giacomo e poi ve lo confermo. Siete molto carini nell’ascoltare le mie fantasie..”.

Ma cosa dici, Laura .. Non sono fantasie .. allora aspettiamo una conferma e ricordati il link. Ciao”

Ciao”.

I due ragazzi scoppiarono in una risata fragorosa.

E’ chiuso il telefono?” chiese allarmato Marco.

Sì, si!” esclamò e gli riconsegnò il telefono.

Risero ancora di gusto prima che con voce seria il ragazzo dicesse qualcosa.

Ci credo bene che Giacomo fosse basito. Chi non lo sarebbe nell’ascoltare quelle parole?”

Eva scosse la testa come per confermare quello che stava dicendo Marco e rifletté che si erano imbarcati in un’impresa pazzesca dove a ogni passo potevano essere scambiati per pazzi visionari. In realtà la molla era differente: fare qualcosa senza tanti fini. Un po’ per stare in compagnia, un po’ per dimostrare che anche le iniziative più azzardate potevano andare a buon fine.

La ragazza gli si strinse con passione per riprendere dal punto nel quale erano stati interrotti dalla telefonata.

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