Ludmilla e Un mazzo di fiori – parte prima

Ludmilla scrive in data 24 settembre 2013 un bel post grazie dei fior e al termine chiedeva lumi ai suoi lettori. Un po’ tutti hanno detto la loro ma tra Ludmilla e Swann il botta e risposta è sfociato in una specie di sfida ovvero nella scrittura di un racconto che Swann ha postato sul suo blog. Molto interessante e bello. Letto e commentato, finché Swann mi ha chiesto di produrre una mia versione del post oginario di Ludmilla. Detto e fatto. Di seguito quello che la mia immaginazione ha creato.
O.T. Naturalmente ci sarà un sequel, che pubblicherò più avanti.
Buona lettura.
“Un mazzo di fiori?” esclama Ludmilla, quando dopo la corsa mattutina in bicicletta entra nell’ufficio.
Si avvicina curiosa e trepidante, perché ha visto anche il classico biglietto appuntato con la spillatrice al cellophan della confezione.
«Può un gesto bastare più di mille parole?»
Rimane interdetta e piacevolmente sorpresa. Fiori e parole per lei vanno a braccetto.
Ludmilla è una bella ragazza solare e allegra ma poco disponibile a dare troppa confidenza a chiunque. Nutre una certa diffidenza verso chi le da del tu al primo incontro, che le rifila pacche sulle spalle e le parla come se si conoscessero da quando si sono trovati una accanto all’altro nella nursery dell’ospedale.
“E no! Lasciami almeno il tempo di capire chi sei! Poi sono pronta a concederti tutta la fiducia che vuoi ma al buio no!” Era questa la classica riflessione che faceva quando incontrava per la prima volta una persona che si comportava così.
Tutte le mattine, inforcata la Bianchi da gran Turismo, fa i due chilometri che la dividono dall’ufficio. Immancabilmente sia col sole, sia con la nebbia. Con la pioggia e la neve ricorre al bus, che lei aspetta pazientemente alla fermata vicino a casa.
Alle sette la sveglia la tira giù dal letto e con gli occhi assonnati e semichiusi si dirige in cucina per mettere sul fuoco la moka per il primo caffè della giornata.
“Se avessi un compagno…” riflette appoggiando il capo sul bancone, pronta a schiacciare un nuovo pisolino nell’attesa di sentire il gorgogliare che profuma di caffè. “Se avessi un compagno, me lo porterebbe a letto. Invece…”. Un nuovo lungo sospiro accompagna l’aroma inconfondibile che risveglierebbe anche una morta di sonno come lei.
Dopo la solita trafila del bagno per i trucchi e del rovistare nell’armadio alla ricerca di qualcosa da indossare scende nel box per recuperare la Bianchi dalla tipica livrea azzurra e farsi i due chilometri che la separano dall’ufficio.
Tutte le mattine di ogni mese, estate e inverno, è la consueta pedalata che la sveglia totalmente, sentendo il frusciare del vento sulla pelle del viso.
“Oggi è il 20 settembre ed è venerdì. La settimana si chiude qui e domani è il primo giorno d’autunno” dice Ludmilla che sta entrando nell’ufficio, scoprendo che un ignoto ammiratore le ha fatto un omaggio floreale. Rosse rosse e bianche con qualche rametto di verde a far da cornice.
Si volge verso Teresa, la compagna con la quale condivide quello spazio, per interrogarla sull’ipotetico spasimante, perché nel suo immaginario pensa immediatamente al più classico dei principi azzurri, che arriva sul destriero bianco. Istantaneamente scaccia questa fantasia improbabile, perché finora del mitico principe azzurro non ne ha scovato le tracce. In realtà finora non ha incontrato nessuno di suo gradimento.
“Chi ha portato il mazzo?” le chiede con un filo di voce appena tremolante.
“Non lo so” risponde candida. “Era già qui, quando sono arrivata”.
“Eppure non può esserci arrivato da solo” replica Ludmilla con tono più rinfrancato.
“Chiedi in portineria. Forse loro lo sanno. Di certo è passato di lì”.
Detto e fatto: fa un salto all’ingresso ma la curiosità rimane intatta. Nessuno sa nulla. Nessuno ha visto entrare un mazzo di fiore. Nessun fattorino ha consegnato fiori.
“Forse” azzarda uno degli addetti. “Forse era nascosto sotto un impermeabile…”.
“Ma non è presto?” domanda stupita.
“Qualcuno lo porta già” risponde pronto.
“Chi sono i freddolosi?” chiede con tono incalzante Ludmilla.
“Non lo so” replica infastidito, alzando le spalle.
Delusa ritorna sui suoi passi. Il mistero continua. Anzi diventa più fitto.
“Non è possibile che si sia materializzato da solo” ragiona, rileggendo quel cartoncino color crema, dove una mano ignota ha vergato «Può un gesto bastare più di mille parole?» con una penna stilografica e inchiostro color seppia, perfettamente intonato al biglietto.
“Chi può essere?” si domanda nuovamente rigirando tra le mani quel rettangolo di carta di Pineider, raffinato e importante.
Si siede e tenta di concentrarsi sul lavoro. Niente da fare, il pensiero è fisso come un chiodo nel muro. Osserva colleghi e colleghe, quando entrano per conferire con lei nella speranza di cogliere un segno, un impercettibile indizio della mano misteriosa che ha vergato quella frase, che continua a frullare nella testa.
Qualcuno entra, lanciando un’occhiata distratta al mazzo che sta in modo appariscente sulla scrivania. Altri non lo notano per nulla come se fosse trasparente. Alcuni sorridono e azzardano un commento sul tipo «Compi gli anni?».
Nemmeno le telefonate sono d’aiuto. Tutte impersonali, distaccate, nessuna battuta o commento. Nulla di nulla. L’ansia di sapere cresce senza che uno spiraglio la illumini.
La mattina scorre lenta come se il fiume impetuoso, che scandisce il tempo, sia diventato un rigagnolo appena accennato, dove l’acqua ristagna tra i sassi.
Finalmente scocca l’ora della pausa pranzo. Ludmilla di solito inforca la sua Bianchi e con pedalate eleganti e decise torna nell’appartamento da single dove abita. Oggi però non ne ha voglia, preferisce fermarsi nel bar sotto l’ufficio a farsi un tramezzino e un bicchiere di vino bianco. Vuole camminare, riflettere, smaltire la curiosità. E pensa, mentre oziosa percorre i portici del Duomo. Le vetrine non la catturano, le persone sono fantasmi, mentre cerca di dare un senso a quel biglietto.
“Chi conosce la mia morbosa passione per la lettura?” si domanda, rigirando per l’ennesima volta quel biglietto.
Nessuna risposta fa capolino. Nell’ambito lavorativo nessuno è a conoscenza questo suo smodato amore per i libri. Mai una volta ha portato con sé al lavoro un volume, nemmeno tenendolo nascosto nella capace borsa che porta a tracolla. Nessuno di sua conoscenza l’ha sorpresa a leggere né di nascosto né apertamente.
Alla ricerca del biglietto fruga di nuovo nelle tasche, dove l’ha riposto. Si siede su una panchina all’ombra di una maestosa quercia e lo esamina con attenzione.
“Questa grafia è maschile o femminile?”
Nota le lettere arrotondate senza svolazzi, ordinate e precise. Consonanti e vocali sono unite tra loro, esattamente allineate come se posassero su un ipotetico filo perfettamente diritto.
“Potrebbe essere un uomo come una donna. Nessun indizio dichiara il sesso dello scrivente”.
Continua a pensare al maschile, non disdegnando una mano femminile.
“Chi usa ancora la stilografica?” si domanda incredula. “Ma sì! Solo un uomo potrebbe farlo! Solo un uomo sui quarant’anni potrebbe avere il vezzo di utilizzarla come indice di originalità e distinzione”
Di nuovo ripone con cura nella tasca interna della borsa il prezioso cartoncino e riprende la via dell’ufficio.
Mentre cammina assorta e dubbiosa, un viso la osserva e sorride.
“Quante volte ti ho vista entrare da Feltrinelli e sederti nel salottino a leggere qualche pagina di un libro. Quante volte sei uscita dalla libreria con un romanzo sotto il braccio” riflette sorridente. “Un mazzo di fiori ti ha spiazzata”
 
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L'incontro – Capitolo 20

Non può mancare, nonostante alcuni problemi che mi tengono impegnato, la pubblicazione del nuovo capitolo, arrivato al ventesimo, de L’incontro.
Buona lettura amici e naviganti.

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Il Borgo – Capitolo 44

Matteo e Alba fecero un lungo giro intorno alla ricerca di legna da usare per il fuoco senza trovare nulla a parte qualche ramo secco trasportato dalla piena del fiume sul prato.

Penso che non troveremo nulla” disse Alba affranta e scoraggiata. “Non vedo né alberi né cespugli. Inoltre non abbiamo nessun attrezzo per tagliare i rami”.

Proviamo ad arrivare in paese. Può darsi che ci sia qualche anima pia che ci venda qualche ciocco restato dall’inverno” replicò il ragazzo, prendendole la mano e incamminandosi verso Moraduccio.

Cosa fai? Studi?” gli chiese la ragazza, che sentiva il calore trasmesso dal contatto.

Lavoro con mio padre” rispose col fiatone per via della salita. “Finito il liceo, non avevo nessuna voglia di andare all’università e quindi …”

La ragazza l’osservò con attenzione. Era molto più alto di lei coi capelli biondi e aveva un fisico robusto. Non grasso ma aitante e muscoloso.

Sei altissimo” gli disse, notando la differenza di statura.

Non c’è male. Il mio metro e ottanta si vede” rispose ridendo. “Ma tu che fai di bello?”

Studio. Sono all’università di Bologna. Economia aziendale. Corso triennale. Sono al secondo anno”.

Ti ammiro. Non ce la facevo proprio a passare i miei giorni sui libri. Ho preferito dedicarmi all’azienda agricola paterna. Alzarmi presto, stare all’aria aperta, gestire il mio tempo per me è più stimolante che studiare”.

Matteo la guardava mentre Alba arrancava dietro di lui, quasi trascinata a forza. La trovava di suo gradimento. Rotondetta ma non grassa, una bella massa di capelli bruni che incorniciavano il viso di un bel colorito sano. Era un po’ troppo bassa per i suoi gusti ma il resto delle curve andava bene.

Cammino troppo in fretta?” le chiese, vedendola avanzare a fatica affannata.

Veramente … questa salita non finisce mai! Sono tutta sudata!” rispose con fiato corto.

Ci fermiamo. Così riposi un po’ e ti riprendi”.

Sì. Una sosta è quello che ci vuole” disse rinfrancata.

Sediamoci su quel masso”.

Dunque lavori nei campi. E’ faticoso?”

No. Ora è tutto meccanizzato. E poi io controllo chi lavora per noi, anche se mi piace guidare il trattore”.

Ma non è pericoloso? Ogni tanto leggo di qualcuno che ci rimane sotto” gli domandò sgranando gli occhi.

Quando si usa in collina, si corre questo rischio, se non si fa attenzione. Sui campi in pendenza usiamo mezzi dotati di sicurezze in caso di ribaltamento” le rispose sorridente.

Cosa coltivate?” gli domandò curiosa, seduta ai margini della strada.

Alberi da frutta. Pesche nettarine per lo più ma anche kiwi e ciliegie. Poi due campi di erba medica per le mucche”.

Urca! Sei un possidente terriero!”

Magari!” disse riprendendo a salire. “Qualche centinaia di pezze. Ne servirebbero circa altrettanti per essere ottimali. Però il lavoro non manca comunque”.

Pezze?”

Sì, pezze. All’incirca trenta ettari” rispose ridendo, mentre osservava la faccia stupita di Alba.

Ne so come prima” replicò mostrando meraviglia e curiosità. “Mi piacerebbe visitare la tua azienda”.

Quando vuoi, mi telefoni e ci mettiamo d’accordo”.

Mentre chiacchieravano, arrivarono in paese. Quattro case allineate lungo la strada con un negozio di alimentari.

Non vedo nulla” disse delusa la ragazza.

Chiediamo a quel vecchio” le rispose, avviandosi verso un anziano che fumava la pipa seduto fuori dalla porta.

Mi scusi” gli chiese Matteo, mettendosi davanti. “Sa se qualcuno può venderci un po’ di legna?”

Per farne cosa?” gli domandò con tono piatto.

Ci serve per il fuoco” replicò il ragazzo, riflettendo sulla domanda sciocca che aveva avuto una risposta ovvia.

No. Nessuno vende della legna. Se vuole gliene posso dare una cassetta della mia. Di più non posso”.

Ehi! Ma quello è Giacomo!” esclamò contenta Alba, sbracciandosi per farli fermare.

Va benissimo” gli disse Matteo. “Quanto le devo?”

Quanto? Un po’ di tabacco” rispose mostrando una bocca sdentata.

Ma non vedo una tabaccheria …”.

La prossima volta che capiti qui, se ti ricordi”.

Allora grazie! Sicuramente me ne ricorderò”.

Trinciato Italia e una busta aromatica” precisò l’anziano.

Il ragazzo sorrise per la precisione dell’ordine, allontanandosi con la cassa verso la macchina, ferma ad aspettarlo.

Grande, Giacomo!” disse Matteo sollevato. “Carichiamo questa cassa di legna nel baule!”

Il pensiero di tornare giù con quel peso non gli andava molto a genio.

Mentre tutti erano indaffarati nelle varie mansioni, Laura cercava di rimettere ordine dentro la tenda.

Aiutami a portare fuori i sacchi a pelo” ordinò secca a Teresa. “Li distendiamo bene al sole a prendere aria”.

La ragazza non disse nulla e cominciò a raccoglierli per portarli all’aperto.

«E’ veramente indisponente» rifletteva mentre li disponeva con cura al sole. «Acida come una vecchia zitella. Non accetta di essere messa in secondo piano. Lei vuol essere sempre la prima donna. Povero Mattia, se è il suo ragazzo!»

Laura spazzava con furia l’interno della tenda come se avesse un diavolo per capello.

«Questa sciacquetta sembra una mummia. Ma sono queste gatte morte le più pericolose. Ti distrai, le sottovaluti e loro quiete quiete, lavorando sott’acqua, ti fottono il ragazzo» diceva a se stessa, sbirciandola di nascosto.

«Giacomo è perso dietro a Betta» ragionava mentre aiutava Laura e sistemare l’interno della tenda. «Mattia pende dalle labbra dell’arpia. Matteo è un bel ragazzo. Alto, biondo. Di poche parole. Non male ma non so ancora se sia il mio tipo. Non è scoccato nulla, vedendolo. Lorenzo è il vecchio del gruppo. Sarà vero? Posato, maturo e con le idee chiare. Dubito che mi abbia notata. Quello che preferisco è Mattia ma se ci provo quella è capace di cavarmi gli occhi!»

Cosa fai all’università?” le domandò brusca Laura, interrompendole le meditazioni.

Il terzo anno di Chimica” rispose asciutta.

Una laureanda!” esclamò ridendo.

Più o meno”.

Come più o meno?” le domandò stupita.

In effetti la laurea sarebbe il febbraio del prossimo anno, se tutto procede per il meglio. Quindi non è dietro l’angolo”.

Mi domandavo il perché ti sei unita al nostro gruppo” le chiese cambiando radicalmente argomento.

Inizialmente per curiosità. Poi per mettermi in gioco. Non ho mai fatto parte di nessun gruppo. Questa è la prima esperienza. Ho notato che siete tutti molto simpatici e determinati con le idee chiare. Penso che mi piacerà sicuramente”.

«Anche fin troppo» rifletté Alba. «Specialmente questa strega, che non si ferma mai, nemmeno davanti a un cancello sbarrato».

Laura rimase un po’ perplessa dalla motivazione. Pensò di essere stata un po’ precipitosa nel accettare la sua candidatura senza approfondire più di tanto. Se mai ci fosse stata un’altra occasione sarebbe stata più prudente prima di dire sì.

Cosa ti aspetti?” proseguì, mentre, sedute per terra al sole, osservavano Lorenzo e Mattia impegnati nel difficile attraversamento del fiume.

Cosa mi aspetto? Un’esperienza piacevole e stimolante che mi faccia crescere e maturare. Uscendo dal mio mondo casa, studio e amori, credo che stare con voi mi farà acquisire consapevolezza dei miei limiti e superare le mie paure” replicò con un tono decisamente serio. “Ma tu perché ti sei lanciata in questa avventura?”

Mi piacciono le sfide e questa era veramente grossa. E poi …” si interruppe nelle spiegazioni, domandandosi perché doveva spiegarle gli stimoli che aveva e la grande curiosità che l’animava.

Non aggiunse nulla, lasciando il discorso in sospeso, quando con la coda dell’occhio intravvide la Punto di Giacomo che scendeva verso di loro. Tirò un sospiro di sollievo, perché la conversazione non le andava a genio e aveva preso una piega non desiderata. Non aveva la minima intenzione di rivelarle le motivazioni della sfida.

Sta tornando Giacomo!” disse indicando con la mano la macchina che scendeva prudente. “Speriamo che porti caffè e brioche per fare colazione”.

Sento anch’io un certo languorino” disse Teresa, preparandosi a riceverli.

La giornata sembrava procedere nel migliore dei modi.

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Il Borgo – Capitolo 43

Un bel sole risvegliò, si fa per dire, il gruppo che in realtà aveva trascorso la notte in grande allegria gli uni stretti agli altri per combattere il freddo. L’aria era pungente, il cielo era sereno di un bell’azzurro intenso senza nemmeno un fiocco bianco di nuvole.

Stanchi, assonnati e con gli occhi arrossati per la lunga veglia i ragazzi uscirono alla spicciolata dalla tenda per assaporare sul viso quella bava di vento frizzante che li risvegliò quasi di colpo.

Come ci laviamo?” chiese Alba. “L’acqua è fredda”.

Lasciala al sole. Si riscalderà” rispose una voce dal tono spiritoso, suscitando risate e lazzi sarcastici. La ragazza mise il broncio senza replicare. Matteo si avvicinò e l’abbraccio, sussurrandole di non prendersela troppo: “Ci piace scherzare”.

«Se vuol lavarsi, l’acqua del fiume va benissimo» pensò la ragazza, scuotendo il capo.

Come ci organizziamo per la giornata?” esordì Laura per cambiare argomento.

Qualcuno va in cerca di cibo. Dobbiamo pur mangiare” rispose Giacomo, stringendo Betta. “Altri andranno a far legna per il fuoco per scaldarci”.

Non abbiamo fatto provvista ieri sera?” domandò Teresa.

Sì. Ma abbiamo spazzato via tutto. Ci sono rimaste le briciole. Per un passerotto possono anche andare bene” replicò ironico il ragazzo, suscitando nuove risate. “Quindi oggi ci si deve procurare altro mangiare o patire la fame. Io preferisco riempirmi la pancia”.

Anch’io” disse Mattia.

Penso di fare una ricognizione del ponticello semidiroccato per valutarne la pericolosità, se lo dobbiamo usare per passare di là. Se non c’è troppo pericolo, stenderemo qualche corda per attraversarlo in relativa sicurezza” aggiunse Lorenzo. “Poi qualcuno dovrà sistemare un po’ la tenda. Sembra un campo di battaglia”.

Io e Betta” disse Giacomo. “Ci occupiamo delle cibarie e della colazione”.

Qualcuno mi fa compagnia nell’ispezione?” domandò Lorenzo, guardandosi attorno.

Io” rispose prontissimo Mattia.

Matteo e Alba cercheranno un po’ di legna” esclamò delusa Laura che avrebbe voluto far coppia con Mattia e restare soli un paio d’ore, liberandosi di quella ragazza petulante. “Io e Teresa ci occupiamo del campo base”.

E noi che facciamo?” domandò Eva.

Siete liberi di fare i turisti” rispose Laura.

Perfetto” disse Marco. “Ottima occasione per scattare qualche foto della cascata dei Briganti”.

I due ragazzi, salutato il resto del gruppo si avviarono verso la cascata, tenendosi per mano.

Restate a portata di voce”.

Perché?” chiese Marco, fermandosi.

Tra un po’ arriva la colazione”.

Giacomo prese l’auto per raggiungere Castel del Rio alla ricerca di un bar aperto per caffè, thè, brioche e quanto avrebbe potuto servire per la giornata. Percorso lo stradello che conduceva a Moraduccio, videro un locale aperto con una vecchia insegna arrugginita «ALIMENTARI».

Fermiamoci” disse il ragazzo.

Ma sarà chiuso!” rispose Betta, rimasta fino a quel momento in silenzio.

Non costa nulla chiedere”.

D’accordo”.

Accostata la macchina vicino al negozio, i due ragazzi misero la testa dentro, vedendo una signora che stava pulendo il pavimento.

Ci scusi. Siamo un gruppo di ragazzi che hanno trascorso la notte vicino al greto del fiume dopo aver ripulito il parcheggio …” cominciò Giacomo avvicinandosi alla donna.

Siete voi che armati di ramazza avete fatto quello che il comune non ha fatto?” gli rispose sfoderando un sorriso e guardandoli in faccia stupita e contenta.

Sì” replicò laconico per riprendere il discorso. “Le chiedevamo se poteva venderci qualcosa da mangiare. Lo so che è chiuso ma se facesse uno strappo … tutti noi le saremo grati”.

La donna arricciò il naso prima di rispondere. Rifletté se era opportuno sfidare una multa nel caso che passasse una pattuglia di vigili oppure fregarsene e vendere loro qualcosa. Poi si avviò decisa verso il banco. «Mi sembrano dei bravi ragazzi che hanno lavorato per sistemare un’area per i turisti. Quindi ..» ragionò, infilandosi il grembiule bianco.

Cosa volete?” gli domandò con cortesia.

Formaggi e salumi. Se ci fosse del pane …”.

E’ di ieri … Sarà raffermo”.

Va bene lo stesso. Poi qualcosa da bere”.

Betta rimasta in silenzio aggiunse: “Vedo che avete delle salcicce e delle piadine già pronte. Anche quelle vanno bene”.

Mezz’ora dopo i due ragazzi soddisfatti caricarono nel baule della Punto due shopper di plastica piene di pacchetti, due cartoni di birra, due confezioni di acqua Levissima, un paio di bottiglie di vino che non sapevano come aprire.

Siamo stati ingenui per il vino” disse Betta salendo. “Se non si rompe il collo, come si leva il sughero?”

Vedrai che troveranno il modo di togliere il tappo, se lo vogliono bere. Non ti preoccupare” rispose il ragazzo, ridendo. “Ora a Castel del Rio alla ricerca di un caffè”.

Arrivati in paese si fermarono nell’unico bar aperto.

Buongiorno” disse Betta avanzando con un bel sorriso. “Vorremmo una dozzina di caffè da portare via, quattro thè e una montagna di brioche …”.

Avete qualcosa dove mettere le bevande?” le chiese il barista, vedendola a mani vuote.

Veramente no … Lei non avrebbe qualcosa da prestarci o da venderci?”

Veramente no … servirebbero dei thermos per tenerli un po’ caldi”.

Ecco proprio quelli …” insistette Betta con un sorriso smagliante. “Ve li paghiamo …”.

Se vi do’ queste tazze termiche, me le riportate?” domandò incerto l’uomo, che continuava a guardare la ragazza con curiosità stupito, perché il ragazzo, che era con lei, taceva.

Certamente! Le lasciamo 50€ di cauzione. Così sta più tranquillo …” continuò sempre sorridente.

Il barista la guardò e poi scoppiò a ridere.

Ha una faccia pulita che ispira fiducia! Sono convinto che riporterete indietro tutto! Non ho dubbi”.

La ringrazio tanto! Siete aperti nel pomeriggio?”

Si, fino a mezzanotte”.

Bene. Ci vedrà sicuramente prima di quell’ora”.

Erano le nove e mezza quando Giacomo e Betta rientrarono al campo base, urlando dal finestrino «Caffè, thè, brioches calde! Gratis per tutti. Venghino, venghino! Il bar è aperto! »

Lorenzo, in attesa del ritorno dei due ragazzi, si incamminò con Mattia verso la passerella semidistrutta, portando con sé una corda e qualche attrezzo che aveva nel baule della macchina.

Fa attenzione” gli disse prima di avviarsi sulle asse sconnesse e pericolanti. “Seguimi. Posa i piedi dove li metto io”.

Il ragazzo annuì, stando attento a come si muoveva.

Lorenzo si fermò per sistemare qualche legno che minacciava di sprofondare nel fiume, tastò con cura la tenuta di altre tavole, avanzò con prudenza.

Tieni” gli disse, allungandogli la corda prima di estrarre un piccolo attrezzo che usò per sistemare al meglio un’asse.

Con molte precauzioni arrivarono sull’altro lato del Santerno, che adesso scorreva tranquillo dopo le piene di marzo.

Con un po’ di prudenza si può usare. Certo in alcuni punti fa veramente paura. Però piuttosto che trovare un punto dove l’acqua è bassa, è meglio questo ponte. Mi sembra piuttosto gelida e camminare a piedi nudi dentro non dev’essere un’esperienza piacevole”.

Il ragazzo sembrava soddisfatto della ricognizione. Tutto sommato era meglio del previsto e le corde tese avrebbero assicurato una relativa sicurezza.

Mattia annuì, perché trovava il ragionamento di Lorenzo molto calzante. Ne aveva ammirato la padronanza di come si muoveva sulle assi che parevano sprofondare a ogni passo.

Pensi che le ragazze ce la facciano senza farsi prendere dal panico?” gli domandò. “Forse Betta e Laura sì ma le altre due mi sembrano molto impaurite come se avessero terrore della propria ombra”.

Giusto. Ci stavo pensando proprio anch’io. Alba e Teresa mi appaiono molto incerte. Ma speriamo bene” rispose.

Lorenzo verificò che la spalletta del ponte fosse sufficientemente solida e ancorata al terreno prima di annodare con cura un capo della corda.

Ora rifacciamo il percorso inverso, tirando questa seconda corda corda che può aiutare nel passaggio” disse avviandosi sicuro verso l’altra sponda, dove si trovava la tenda.

Erano a metà percorso, quando udirono le grida gioiose di Giacomo e Betta.

Arriviamo, arriviamo!” gridarono insieme i due ragazzi, mentre procedevano attenti e sicuri.

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Il Borgo – Capitolo 42

Dopo il martedì con visita al comune di Fiorenzuola, Laura organizzò la pulizia dello spiazzo di parcheggio sul greto del Santerno, quasi inagibile per lo strato di fango che lo ricopriva.

Tutti i componenti del gruppo parteciparono al sabato di lavoro insieme ad altri volontari reclutati su Facebook tramite la fan page. Lavorarono sodo tutta la giornata fino al calar del sole, riuscendo a recuperare tre quarti dello spazio.

Mentre i volontari tornavano stanchi e infangati alle loro destinazioni, il gruppo dei dieci decise di rimanere, anche se il buio calava rapidamente e l’aria diventava gelida. Acceso un fuoco e sistemata una tenda per ripararsi dal freddo pungente dei primi di aprile su un prato adiacente all’area di parcheggio, si ritrovarono a discutere del progetto che stentava a decollare.

Passano i giorni e noi qui con le mani in mano a non far nulla” esordì Laura più battagliera e arrabbiata che mai. “Il sindaco ci ha presi in giro. Aveva promesso che avrebbe firmato le carte invece …”.

Veramente a dicembre non aveva detto esattamente così” la interruppe Giacomo.

Ricordi male!” esclamò la ragazza pronta a perdere il controllo dei nervi per la rabbia come una settimana prima.

Mi spiace, Laura, contraddirti …” disse con calma Mattia.

Vi siete coalizzati contro di me!” esplose la ragazza alzando il tono della voce. “Con te faccio i conti tra un po’, perfido bugiardo. Tutto latte e miele quando ti fa comodo per poi pugnalarmi alle spalle con la faccia da angioletto”.

Qualche sorriso comparve sul volto di chi non era coinvolto nella discussione, mentre il ragazzo rimase imperturbabile alla sfuriata di Laura.

«Se rispondo come merita» rifletté Mattia. «Finisce in un alterco colossale che non interessa a nessuno. Dobbiamo discutere del Borgo e non delle nostre questioni personali. Quindi è meglio tacere».

La ragazza era furente ma la mancata risposta ebbe stranamente il potere di calmarla.

Non credo che il nocciolo del problema siano le firme sulle scartoffie” esordì Lorenzo, che fino a quel momento aveva assistito in silenzio al battibecco.

Quale sarebbe?” gli chiese ironica.

Come pensi di trasportare il materiale al di là del fiume? Guadandolo?” replicò con altrettanta ironia il ragazzo.

Uffa!” disse sbuffando. “Ma con la passerella! Mi pare ovvio!”

Però è inagibile” proseguì implacabile.

La rimettiamo in sesto. Tu hai un’impresa edile, cosa vuoi metterci per renderla sicura?”

Certo, lo posso fare in un paio di giorni. Ma poi mi becco una denuncia per abusi e chissà quante altre imputazioni. Se tutto va bene, posso dire addio alla società”.

Matteo, che aveva ascoltato in silenzio l’intera discussione, rimase stupito dalla grinta che Laura metteva nella disputa. Era la prima uscita di gruppo per lui. Non si aspettava tanta animosità. Provando a ricapitolare quanto detto fino a quel momento, gli risultarono incomprensibili molte parole, perché non gli erano chiari i contorni della disputa. Quindi decise di intervenire per chiarire gli aspetti più oscuri e tentare di smorzare gli ardori dei contendenti.

Se deponete per cinque minuti le armi e se mi spiegate cosa stiamo dibattendo, ve ne sarei grato. Finora non ci ho capito un cazzo di quello che avete detto. L’unica cosa chiara che ho è che il ponte è pericolante e inutilizzabile”.

Laura, che stava per esplodere nuovamente, venne stoppata da Marco, che prese la parola.

Senza partire da troppo lontano e per non far notte, ti riassumo gli ultimi avvenimenti, che forse non ti sono noti. Per recuperare il Borgo servono delle scartoffie firmate che ci autorizza a cominciare. A dicembre abbiamo incontrato il sindaco di Fiorenzuola, competente per territorio. In modo velato e tartufesco ci ha illuso che sarebbe stato sufficiente portare un progetto firmato da chi ne ha i titoli per cominciare. In realtà, a pensarci bene, non era questo il messaggio trasmesso …”.

Ora ti metti anche tu?” lo interruppe Laura con la voce incrinata dalle lacrime.

Scusa, Laura. Interpreti male le mie parole” le disse mettendole una mano sul braccio. “Il Sindaco ha parlato in politichese e noi non ce ne siamo accorti”.

E va bene! Ammetto di essere nervosa ma non mi aspettavo che Mattia mi pugnalasse alle spalle …”.

Non mi pare” replicò tranquillo Marco, prevenendo una risposta pepata del ragazzo. “Comunque riprendo il discorso. Dove ero rimasto? Ah… il sindaco ci disse di portare il progetto esecutivo e avrebbe assicurato una corsia preferenziale al suo iter. Cosa che abbiamo fatto martedì scorso …”.

Okay! Ora qualcosa mi sembra più chiaro” disse Matteo con ampi gesti delle mani. “Comprendo il senso del primo discorso di Lorenzo. Le scartoffie non sarebbero tanto presto tornate indietro con tutte le firme. Quindi il problema più urgente da risolvere è quello della passerella. Ma la soluzione non è dietro l’angolo…”.

Sei un ragazzo sveglio!” cinguettò Mattia, che strappò una risata collettiva con la sua uscita.

Il clima si andava rasserenando, mentre la tensione tendeva a smorzarsi. Solo Laura rimase col muso lungo, perché a guidare la discussione erano i ragazzi.

Cosa si può fare?” domandò Giacomo. “A chi compete il ripristino?”

Bella domanda!” esclamò Lorenzo. “Qui c’è un macello di competenze. Regione Toscana, comune di Fiorenzuola, comunità montana e forse anche un magistrato delle acque. Sicuramente ho lasciato fuori qualche ente. A mettere d’accordo tutti rischiamo di invecchiare e di vedere ridotto in polvere il Borgo, però un’idea ce l’avrei”.

Ascoltiamola” dissero con una sola voce quasi tutti.

Facciamo una passerella provvisoria per il solo transito pedonale…” cominciò il ragazzo.

Ma hai appena detto che finisci col vedere il sole a scacchi” esclamò Giacomo.

Forse ci autorizzano senza troppe difficoltà e abbastanza rapidamente. Alla fine è provvisoria in attesa del ripristino di quella esistente Poi chiediamo di installare una teleferica per il trasporto di materiale dal greto del Santerno fino al Borgo. Questa soluzione avrebbe alcuni vantaggi: evita la ripida salita per nulla agevole, specialmente in caso di maltempo, non richiede molte autorizzazioni e collaudi”.

Mi sembra una buona idea” disse Marco.

Me ne occupo io” aggiunse Lorenzo, raccogliendo il plauso del gruppo.

Laura era in disparte perché si sentiva esclusa dai vari discorsi e senza nessuno che la confortasse. Betta l’osserva in silenzio e comprese lo stato d’animo della ragazza. Senza dare troppo nell’occhio si avvicinò e le sussurrò qualcosa nell’orecchio.

Non prendertela se non riesci a cominciare i lavori” le disse, prendendola per le spalle. “Vedrai che nel giro di qualche giorno tutto si sistema”.

Credi?” le domandò incredula. “Non ci credo per nulla”.

Poi alzandosi Betta, lanciò una proposta.

Cosa ne dite se invece di tornare in città, rimaniamo qui e domani proviamo a superare il fiume per andare a visitare il Borgo?”

Le parole della ragazza ebbero il potere di silenziare il brusio delle varie conversazioni.

Alba fu la prima a rompere il silenzio.

Veramente …” disse con tono alquanto incerto. “I miei mi aspettano per cena”.

Puoi sempre telefonare” rispose Matteo. “Io ci sto”.

Fu un coro di «anch’io» quello che si udì a parte Alba e Teresa.

E dove dormiamo?” chiese titubante Teresa. “Non ho nulla con me”.

Abbiamo sacchi a pelo per tutti” replicò Mattia. “La tenda è abbastanza ampia per contenere tutti. Staremo tanto vicini che non sentiremo il freddo della notte! Per il mangiare, facciamo un salto a Castel del Rio per comprare qualcosa da cuocere sul fuoco. Per lavarci c’è il Santerno”.

Le due ragazze rimasero ancora in silenzio.

Se non vi va e volete tornare” aggiunse secco Mattia. “Vi porto in stazione a Imola per prendere un treno per Bologna”.

No. Rimango” disse Alba meno indecisa.

Anch’io” si accodò Teresa con più vigore.

La sera trascorse in allegria. Ben pochi dormirono qualche minuto, perché tra chiacchiere, vino, birra e cibarie varie non ce ne fu tempo.

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Il Borgo – Capitolo 41

Verso le undici Eva e Marco passarono da Laura per avviarsi a Fiorenzuola, dove avrebbero pranzato con Lorenzo che li avrebbe aspettati in Piazza Agnolo a due passi dal comune.

Dopo aver parcheggiato con un po’ di fortuna nella piazza, videro nella vicina area pedonalizzata un ragazzo, che, seduto su una panchina fioriera, fumava una sigaretta.

Ciao. Lorenzo?” disse Laura titubante, accostandosi.

Li squadrò e fece un franco sorriso, mentre si alzava.

Ciao! Finalmente comincio a conoscere qualcuno del gruppo” disse con tono cordiale e caldo.

Laura” rispose la ragazza allungando la mano. “Lei è Eva e lui è Marco”.

Una serie di «Ciao» e di strette di mano sancirono la loro conoscenza. Lorenzo mostrava più dei suoi venticinque anni. Alto quanto Marco. Una chioma scura fluente come un hippie lo faceva sembrare più maturo.

Che ne dite un aperitivo nel bar gelateria alle nostre spalle?” disse Lorenzo, indicando col capo il locale sotto il porticato.

Buon’idea” rispose Marco, al quale il nuovo acquisto dava una buona sensazione.

Pranzato al Ristorante Cacciatori, i quattro ragazzi raggiunsero puntuali alle quindici il comune, che distava pochi passi.

Il sindaco li accolse con calore nel suo studio.

Sbaglio o c’è una faccia nuova?” chiese dopo averli osservati per bene.

No, signor Sindaco” rispose con immediatezza Laura. “Questo è Lorenzo …”.

… Tufoni” aggiunse il ragazzo.

Gli altri, che erano con noi a dicembre, erano impegnati col lavoro” proseguì la ragazza.

Bene. Avete le carte?”

Sì” rispose Eva, allungando una cartella che teneva in mano.

Il sindaco la prese e diede una scorsa veloce al contenuto.

Vedo delle firme importanti …” esclamò, inarcando le sopracciglia.

Sto collaborando col loro …” disse la ragazza, diventando rossa.

Già architetto? Mi sembra giovanissima!”

No. Manca solo la tesi che sto svolgendo nel loro studio. Sono stati molto cortesi, revisionando e firmando tutte le carte del progetto”.

Mi pare un promettente inizio. Mi sono noti per aver presentato alcuni progetti di recupero di edifici storici comunali. Sono una bella garanzia di serietà. Partite col piede giusto. Passerò le carte all’ufficio urbanistica per il loro esame. A chi si deve rivolgere l’ufficio per qualsiasi motivo? Allo studio oppure a lei, signorina?”

C’è il numero del mio cellulare come recapito. Poi mi attiverò per risolvere eventuali problematiche o fornire chiarimenti” rispose con prontezza Eva.

Il sindaco fissò Lorenzo come se quel nome gli suonasse familiare.

Anche lei è di Bologna?” gli chiese, fissandolo negli occhi.

No. Sono di Firenze” rispose asciutto.

Mi era sembrata una parlata familiare” continuò il Sindaco. “Anche lei architetto?”

No. Ingegnere edile. Lavoro con mio padre, che ha un’impresa di costruzione” replicò un po’ infastidito per quel interrogatorio.

Ah!”

Nella stanza era calato il silenzio, mentre il Sindaco riaprì la cartella.

Vedo che manca l’impresa costruttrice” disse, osservando il rigo vuoto.

Ha ragione” disse Eva. “Non avevamo ancora deciso a chi affidare i lavori. Oggi Lorenzo ci ha proposto la sua. Quindi ci riserviamo di inoltrare all’ufficio quanto prima tutte le informazioni necessarie”.

Dunque lei opera in regione” disse tornando a rivolgersi al ragazzo.

Sì” rispose laconico, perché non riusciva a comprendere dove volesse arrivare con tutte quelle domande, come se volesse fargli un terzo grado.

Ecco, perché il suo nome mi era familiare” aggiunse sorridente e sornione.

Non pensavo che fossimo così conosciuti. Questo mi rallegra” disse con un tono leggermente ironico.

Pensate di operare nel territorio comunale?”

Abbiamo un paio di progetti ma sfortunatamente sono incagliati”.

Un lieve sorriso comparve sul volto del Sindaco, che continuava a fissare il ragazzo.

Non pensi che vogliamo usare questo progetto di recupero di Castiglioncello come grimaldello per far avanzare le pratiche in sospeso” disse Lorenzo giocando d’anticipo. “E’ stata una mia iniziativa personale aderire. Non mi occupo di scartoffie burocratiche ma svolgo altri compiti”.

Non era mia intenzione pensare male” precisò con un sorriso ambiguo. “Le dò atto che se non gli avessi chiesto nulla, lei sarebbe rimasto in silenzio”.

Il Sindaco osservò l’orologio sulla scrivania.

Il tempo a vostra disposizione è finito, anche se rimarrei a chiacchierare volentieri con voi …Parlare con giovani simpatici e determinati fa sempre piacere”.

Le rubo un solo secondo, signor Sindaco” disse Laura, intervenendo mentre si stavano alzando.

Dica”.

Ci sarebbe da ripristinare il ponte che attraversa il Santerno, danneggiato da questo lungo inverno”.

Lui rimase in attesa che la ragazza proseguisse.

Solo che non riusciamo a trovare gli interlocutori giusti”.

Forse sono io?” domandò, corrugando la fronte.

Mi hanno detto che di competenza toscana. Senza di quella non possiamo iniziare nessun lavoro, quando ci rilascerete le autorizzazioni” completò Laura.

Telefoni al signor Strombelli, l’assessore all’urbanistica, sollevando il problema. Ma ora devo decisamente lasciarvi”.

Grazie per averci ricevuto, signor Sindaco” dissero quasi in coro i ragazzi, mentre uscivano dallo studio.

Arrivati in piazza Agnolo, Lorenzo sbottò con «Ve l’avevo detto che era un vero stronzo», mentre li salutava.

Eva, Laura e Marco non erano molto soddisfatti della gita a Fiorenzuola.

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Il Borgo – capitolo 40

Forse sarebbe opportuno telefonare al sindaco di Fiorenzuola prima di partire” esordì Giacomo al termine della telefonata con Eva.

E perché?” replicò Laura infastidita.

Potrebbe non essere disponibile. Rischiate un viaggio a vuoto …”.

E perché non dovrebbe essere disponibile? Ha detto che gli mandiamo le carte e lui le firma” rispose piccata e irritata.

Beh! Veramente non ha detto esattamente così” disse con calma il ragazzo.

Cosa ha detto, secondo te?”

Quando le carte erano pronte di contattarlo e presentargliele. Avrebbe sollecitato gli uffici competenti a esaminarle”.

Uffa! Le carte ci sono. Basta solo consegnarle …”.

Giacomo ha ragione. Se il sindaco non può ricevervi, si rischia di impantanarci nella burocrazia comunale e addio avvio dei lavori” disse Mattia, rimasto in silenzio fino a quel momento.

Come la fate tragica! Il progetto, ha detto Eva, è lì approvato dallo studio di architetti. Cosa serve ancora?” rispose arrabbiata.

Non funziona esattamente così. Il progetto serve per avere la licenza edilizia. E questa la rilascia il comune dopo avere passato vari uffici comunali. Il sindaco avrebbe agevolato l’iter velocizzando i vari passaggi. Una specie di corsia preferenziale. Capisci Laura che è vitale incontrare il sindaco e non altri …”. continuò il ragazzo con tono pacato ma deciso.

Sempre pronti ai predicozzi come Emma” replicò per nulla convinta.

Emma?” domandò curioso Giacomo.

Chi vuoi che sia? Mia madre!” rispose sbuffando. “Vi siete coalizzati contro di me?”

No. Cerchiamo solo di evitare errori” disse Mattia.

Mentre voi baruffate, provo a vedere se c’è ancora qualcuno in comune… ma data l’ora…” proseguì Giacomo, osservando l’orologio. “Hai il numero, Laura?”

No. Però su internet …” rispose la ragazza.

E come faccio? Non ho uno smartphone” esclamò mortificato il ragazzo.

Rimasero in silenzio, che fu rotto da Mattia dopo una breve consultazione sul suo Iphone.

Eccolo. 055 8199424. C’è scritto che riceve per appuntamento”.

Bene. Adesso provo. Ma sono quasi le venti … non penso di trovare qualcuno”.

Composto il numero, lo sentì squillare. Dopo una decina di squilli il ragazzo udì una voce femminile aggraziata e gentile che diceva «Segreteria del sindaco. Chi parla?”

Buongiorno …” si interruppe arrossendo. “Mi scusi. Buona sera, vista l’ora. Sono Giacomo Corsi. Vorrei fissare un appuntamento col sindaco”.

Per quale argomento?” chiese cortese la segretaria.

Il sindaco ci ha ricevuto circa quattro mesi fa. Gli abbiamo proposto il recupero di un vostro borgo abbandonato …”.

Fatico a seguirla. Cosa desidera esattamente?”

Stavo spiegandole l’oggetto della visita precedente. Dicevo. Siamo un gruppo di ragazzi che ha in mente di recuperare un borgo abbandonato del vostro territorio comunale. Ci disse allora che quando erano pronte le carte del progetto, le avrebbe esaminate e passate agli uffici competenti per le licenze edilizie …”.

Mentre Giacomo cercava di spiegare con calma i motivi della telefonata e di strappare un incontro per il giorno dopo, il telefono di Laura squillava con insistenza.

Pronto” rispose a un numero che non conosceva.

Ciao. Sono Lorenzo …”.

Ciao, Lorenzo! Come stai?” rispose la ragazza che aveva cambiato umore.

Bene, bene. Il progetto cammina o è fermo? Volevo avere qualche notizia fresca” domandò con un tono curioso.

Beh! Insomma …” replicò facendo una lunga pausa.

Ho capito. Tutti ai box, immagino” disse ridendo.

In effetti … ma forse no …”.

Sei criptica, Laura!”

Se tutto va bene, domani andiamo a Fiorenzuola dal sindaco. Eva ha il progetto pronto e firmato dallo studio per consegnarlo al sindaco”.

Ottimo!” esclamò contento. “Posso esserci anch’io?”

Certamente!” replicò sollevata. “Ci farà piacere e potrai conoscere Eva, la nostra architetto, e Marco, il suo ragazzo. Il fotografo ufficiale del progetto. Oltre a noi due, ovviamente”.

A che ora vedete il sindaco?”

Non lo so. Giacomo sta parlando con la segretaria proprio adesso”.

Scampoli … il sindaco, è un osso duro. Ci sta facendo morire per ottenere le licenze …”.

La ragazza rimase per un istante interdetta, perché non sapeva che Lorenzo avesse a che fare col comune di Fiorenzuola.

Scusa ma non capisco” riprese cautamente la ragazza. “Non ero a conoscenza che tu conoscessi il sindaco …”.

No, non lo conosco di persona…”.

Ma allora ..”.

Una storia lunga. Mio padre, io lavoro con lui, ha un’impresa edile e qualche volta abbiamo avuto la necessità di operare nel territorio comunale di Fiorenzuola. Non ti dico i cavilli, gli intralci burocratici e altro che hanno messo in campo pur di metterci i bastoni fra le ruote”.

Dunque tu sei del mestiere?” chiese timidamente.

Sì. Abbiamo pensato di mettere a disposizione muratori e attrezzature di cantiere, se non avete nulla in contrario. Un po’ di pubblicità nella vicina Romagna non guasta. E contiamo di acquisire qualche entrata giusta nel comune”.

Wow! Che bella notizia! Sarete i benvenuti. Ci fa comodo avere un’impresa edile! Già mi immaginavo con il berretto di carta in testa e la cazzuola in mano. Mi vengono i brividi!”

Un bella risata risuonò nelle orecchie di Laura ed ebbe effetti contagiosi. Lorenzo riprese a parlare.

Dunque Giacomo ha strappato un sì?”

Non lo so. Al momento è ancora al telefono. Posso richiamarti tra un po’, quando ho informazioni più precise?”

Certo. A dopo”.

Ciao” disse, chiudendo la conversazione. Poi trafficò un attimo per salvare il numero.

Nel frattempo Giacomo aveva concluso la lunga chiacchierata con la segretaria.

Che faticata!” disse facendo il gesto di detergersi la fronte dal sudore. “Sono riuscito a strappare mezz’ora agli impegni del sindaco. Alle quindici vi aspetta”.

Laura si alzò per baciarlo felice della conclusione positiva della lunga discussione.

Per me niente?” chiese porgendo le labbra Mattia.

Non meriteresti nulla!” esclamò tutta contenta. “Ma faccio uno strappo per te”.

Si avvicinò e gli scoccò un bacio caloroso.

Ora ho esaurito la scorta di baci. Basta stare a gigionare, lavativi! Telefono a Lorenzo e Eva per mettere a punto i dettagli della spedizione di domani” disse accalorata, sprizzando felicità da ogni poro.

Fece un rapido giro di telefonate per mettere a punto la visita di domani.

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L'incontro – Capitolo 17

Eccomi col consueto appuntamento del martedì e la storia L’Incontro che è arrivata alla puntata 17.
I due protagonisti …. non dico nulla. Leggete e commentate.

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